La giornata contro la violenza sulle donne

Non penserete che io scriva questo post per ripetere le solite cose trite e ritrite, vero? Alla fine questa giornata è diventata una ricorrenza come tante, in cui si fanno discorsi, articoli di giornale, e la solita sequenza di condanne alla violenza ripetuta da politici e autorità. Stop, il resto dell’anno ci si dimentica di tutto questo.

Ogni volta che mi pongo domande su questo fenomeno aberrante della nostra società mi rendo sempre più conto della complessità del problema. Ma una cosa è certa, almeno per me, non so per voi: quelli che esercitano la violenza fisica contro le donne sono una esigua minoranza, per fortuna, ma se guardiamo alla violenza diffusa, alle forme di ricatto, alle mortificazioni, esercitate contro le donne, allora il fenomeno si rivela in tutta la sua gravità, e pervade l’intera nostra civiltà.

E’ un problema complesso, che riguarda tanti aspetti della vita civile, dicevo. Ci sono, intanto, due questioni preliminari, su cui non ci sono altre considerazioni da fare, tanto sono scontate. La prima riguarda l’educazione dei nostri ragazzi, responsabilità delle famiglie, certo, ma anche della scuola, dello stato. Ci sono argomenti che vanno trattati fin da piccoli, perchè la violenza non è innata in una società come la nostra, la si accumula durante tutta la nostra vita, con le nostre frustrazioni, il nostro individualismo, man mano che cresciamo. La seconda è la repressione di quelle frange di violenti che arrivano alla violenza fisica, e a volte al femminicidio. Credo che si stia ragionando sul rendere le pene più certe e non aggirabili, e fondamentale è il ruolo dei centri antiviolenza e dell’assistenza alle donne in situazioni di pericolo.

In mezzo a queste due questioni, c’è il mare magnum del funzionamento della nostra società, e dell’ancora considerevole disparità di trattamento tra uomini e donne, sia nel lavoro, che nelle istituzioni, che nella società. Qui dei passi avanti si stanno gradualmente compiendo, ma con troppa lentezza, se consideriamo ad esempio che la nostra Presidente del Consiglio era l’unica donna a sedere al summit del G20 a Bali una decina di giorni fa.

E poi dobbiamo anche porci anche dei problemi a livello personale, non solo verso la società, sui nostri comportamenti, verso le nostre compagne e verso i nostri figli, su quello che facciamo ogni giorno all’interno delle nostre famiglie. Perchè il clima familiare è fondamentale, per trasmettere valori ai ragazzi e alle ragazze. Insegnare la comprensione la tolleranza e, elemento fondamentale, il valore dell’indipendenza economica attraverso il proprio lavoro. Il lavoro come fondamento della dignità della persona, e della sua indipendenza, la necessità di non dover dipendere da nessuno. Perchè molti sono i casi di donne che non rompono un rapporto di sopraffazione per una dipendenza economica che non si riesce a superare. Qui fondamentale è il ruolo dei centri di assistenza e di formazione, per aiutare la donna a trovare una strada. Senza lavoro non c’è indipendenza, e, purtroppo, ancora esiste una notevole differenza fra tasso di occupazione maschile e femminile. Ma deve anche essere una rivendicazione personale. Certo, ci sono i bambini da crescere, la scuola, la casa, ecc. Ma questi problemi si devono affrontare, ognuno di noi c’è passato, e se guardiamo alle nostre esperienze personali, ognuno di noi può vantare dei successi, o avere rimpianti, ma questo è il punto, da qui ognuno di noi deve partire a mio parere.

Tanto cammino c’è da fare ancora, e tanti problemi devono essere ancora efficacemente affrontati dallo stato, dalla scuola, dal mondo del lavoro. Ma se non vogliamo tornare ogni anno a recitare ipocrite lamentazioni, o a celebrare una semplice ricorrenza, tocca anche a ognuno di noi fare delle cose concrete. In famiglia, nel mondo del lavoro, nelle istituzioni in cui lavoriamo. Un augurio a tutte le bambine, perchè il loro futuro possa loro riservare meno problemi di quanti ne hanno vissute le loro mamme, e di costruirsi la propria strada nella vita, con le proprie forze.

Il Metaverso prossimo venturo.

Da qualche mese, a partire dal Facebook Connect di ottobre scorso, si parla diffusamente di “Metaverso”. Lo scalpore suscitato dallo speech di Mark Zuckerberg (https://www.facebook.com/facebookrealitylabs/videos/561535698440683/) ha catturato l’attenzione di tutti, a partire dagli esperti di tecnologia, poi dagli istituti di ricerca, gli ambienti dei social, le aule universitarie, e gli ambienti industriali. E si capisce bene il motivo: la discesa in campo del colosso di Menlo Park ha fatto capire a tutti che ci troviamo di fronte ad una vera e propria svolta, e anche se si è fantasticato molto sui motivi pseudopolitici per cui Facebook voglia cavalcare questo nuovo settore, non sfugge a nessuno che la potenza economica, e la diffusione di penetrazione sulla rete, di Facebook (ora META) cambierà per sempre le cose.

Mark Zuckerberg

I tempi sono finalmente maturi, vista la potenza di calcolo dei processori attuali, sia delle CPU che delle GPU, e vista anche la crescita graduale della tecnologia 5G, che rendono molto realistica la possibilità di una diffusione esponenziale di queste piattaforme. Ancora qualche ritardo si registra sui visori, apparecchiature indispensabili per creare l’esperienza immersiva, ma su questo terreno si stanno ormai cimentando i maggiori brand di tecnologia, a cominciare dalla stessa META, proprietaria del prodotto Oculus, e dalla Apple, che ha già pronto il suo visore di Realtà Virtuale, attualmente in fase di sperimentazione, e che verrà presentato probabilmente in autunno, anche se qualcuno mormora che l’evento WWDC22 di lunedì 6 giugno (ore 19 italiane) servirà a presentare già il prodotto agli sviluppatori, per consentire loro di iniziare in anticipo lo sviluppo di applicazioni, presupposto indispensabile alla commercializzazione.

Visore 3D

Insomma, questo mercato si è finalmente messo in moto, e per noi che frequentiamo il “Metaverso” da ormai quasi 20 anni, è un’ottima notizia, perché fino ad oggi il settore ha sofferto di scarsi investimenti e di scarsa considerazione, sia dai media che dal mondo accademico ed industriale. L’esperienza più significativa finora, dal punto di vista sociale, e non di gaming, Second Life, ha continuato per questi 19 anni a mantenere la sua presenza di affezionati, ma è sempre stata vista con sufficienza, a parte il boom degli anni 2007-2009, rapidamente esauritosi come hype, almeno per quanto riguarda il grande pubblico e i giornali.

Gli sviluppi futuri saranno sicuramente molto rapidi, quindi occorrerà seguire con attenzione questa evoluzione, perché oltre agli aspetti positivi, ci sono anche degli sviluppi che occorrerà evitare che si realizzino. Io vedo, sopra di tutti, due potenziali problemi, che occorre disinnescare prima che diventi troppo tardi.

Metaverso

La prima questione è la possibilità che un attore industriale (come Meta, o anche Apple) assuma l’iniziativa, e la porti avanti in modo tanto rapido (con investimenti e campagne massicce) da diventare rapidamente una specie di monopolio di fatto. Il pericolo è molto concreto, perché la potenza economica di questi soggetti è tale da poter investire qualunque cifra in questo settore di mercato.

Devo qui dire fermamente che io non credo affatto ad un futuro in cui il “Metaverso” possa essere uno spazio unico ed onnicomprensivo, come descritto nel 1992 da Stephenson nell’ormai mitico Snow Crash. Ci saranno, ci dovranno essere, una serie di “Metaversi” sviluppati da attori diversi, con caratteristiche simili ma concorrenziali, e questo sarà indispensabile per consentire la libertà di scelta e il contrasto ad un monopolio anche commerciale. Non vorremmo insomma che si ripetesse il “fenomeno” Facebook, che ha monopolizzato il mondo dei social. SI rende quindi indispensabile sviluppare e diffondere la tecnologia dell’interoperabilità, fornendo delle API Open Source a chiunque voglia sviluppare il suo “Metaversino”. E’ solo una questione di volontà, perché tecnicamente non ci sono grossi ostacoli. Già nel 2008 la IBM e la Linden Lab effettuarono dei test per teletrasportare un avatar da Second Life ad Open Sim (https://www.youtube.com/watch?v=v45EOma7wDo). Poi in IBM calò l’interesse per questo progetto, non vedendo all’epoca sviluppi industriali adeguati. I tempi ora sono maturi, quindi ci vorrà poco per completare questo percorso, ma dovrà essere rigorosamente in ambito Open Source, con garanzie “Creative Common”, dando a tutti la possibilità di usare, e di sviluppare ulteriormente, la tecnologia. Un ambiente cooperativo insomma.

Uno degli utilizzi più diffusi delle piattaforme immersive: i meetings e l’education

Un postulato di questo sviluppo chiave dovrà essere anche la “portabilità” dell’identità dell’Avatar, da un Metaverso all’altro, in modo da conservarne l’identità e le proprietà, sia intellettuali, che dei manufatti che si andranno a creare in ambito virtuale. La tecnologia block-chain dovrà quindi garantire l’autenticità dei prodotti, e difendere la proprietà intellettuale e “materiale”. E’ tutto fattibile, le tecnologie ci sono già, occorre solo farlo … ed evitare che qualcuno monopolizzi il mercato.

Il secondo aspetto di cui occorre occuparsi con grande anticipo (e cioè subito..!) è quello della proprietà intellettuale e della privacy. Le normative attuali non sono sufficienti in una piattaforma immersiva. La stessa normativa europea GDPR dovrà avere degli aggiornamenti, così come anche una sorta di SPID dell’avatar dovrà assicurare il diritto di accesso e di proprietà, oltre che la trasparenza delle responsabilità in ambito Virtuale, evitando un far west incontrollato e senza regole. Le esperienze fatte fino ad oggi sulla rete ci hanno insegnato molto a questo riguardo.

Insomma, sia apre finalmente una nuova frontiera, grazie al progresso della tecnologia, e alla perseveranza di chi ha sempre creduto in questo prossimo futuro. Seguiamone costantemente gli sviluppi, perché la strada non sarà affatto lineare, ma alquanto tortuosa, e con parecchi rischi da evitare. Un saluto.

La dura vita del DJ in Second Life

Quella del DJ è una professione, o se volete un hobby, molto diffuso in Second Life. Negli ultimi anni infatti la musica e le serate danzanti sono diventate il filo conduttore delle serate trascorse con gli amici, nelle numerose land che offrono eventi di tipo musicale. Di pari passo, è cresciuto il numero dei DJ che si impegnano in queste serate, e questo è un dato di fatto, molto positivo. Il rovescio della medaglia è che spesso le serate in Second Life sono trascorse unicamente in disco, con la musica in sottofondo e con chiacchierate in IM con gli amici, finendo per diventare una noiosa routine. Ma questo è un altro discorso, e riguarda la difficoltà nel portare avanti progetti in Second Life.

Torniamo ai nostri DJ, perchè non è un mestiere facile, almeno per quelli che ci si impegnano seriamente, con fatica nel preparare le serate e un impegno notevole nel condurle. Ovviamente, ci sono anche quelli che si improvvisano DJ in pochi giorni, e fanno quello che possono, non avendo esperienza pregressa o cultura musicale sufficiente, ma l’impegno che mettono tutti è fuori discussione. Tuttavia, il risultato che si ottiene, e la “soddisfazione” dei residenti, dipende da diversi fattori.

Direi che la cosa più importante è la cultura musicale che c’è dietro, e l’attenzione nel preparare le playlist, dosando opportunamente la qualità scelta e i desiderata dell’uditorio. E a questo proposito è importante l’interazione in local o in IM con i presenti, perchè qui entra in gioco un’altra abilità importante: la capacità di comunicare e l’empatia con i presenti, nel percepirne le preferenze e l’andamento della serata.

Ci sono poi i fattori negativi, che diminuiscono la resa e la soddisfazione dei frequentatori delle serate musicali, come la voglia di qualche DJ di mettersi in evidenza in prima persona, rispetto alla musica che mandano, e l’eccessivo protagonismo nel condurre le serate. Ma questa è una caratteristica personale di alcuni personaggi, spesso anche molto bravi nella selezione dei brani e nella gestione della serata.

young people relax and have fun in a disco night

Ci sono poi quelli davvero bravissimi, che lasciano una traccia anche per il giorno dopo, per il tempo passato in loro compagnia e per il piacere della serata. Nei mesi scorsi ho avuto il piacere di intervistarne alcuni, e di capire come intendono la loro professione. In conclusione, il mestiere del DJ non è affatto facile, ma se si persegue la qualità, e si privilegia la musica rispetto alla chiacchiera, è una professione che può dare molte soddisfazioni, e può davvero essere apprezzata dalla gran parte dei residenti, contribuendo molto al piacere di passare nel Metaverso qualche serata in pieno relax.

Il 2Lei in Second Life

Nella giornata di ieri, 20 novembre, in seguito ad un bel post di Mebius Alenquer e agli interventi di altri amici, si è aperta una discussione sulla scarsa partecipazione agli eventi di quest’anno per il 2Lei, e ho avuto modo di esprimere anch’io alcune impressioni immediate sul tema. Voglio ritornare su questo argomento, in maniera più ragionata, perchè questo non è un problema che possa essere messo da parte per tutto l’anno, e ritornare poi a discuterne solo in vista del 25 novembre del 2022. Occorrerà ragionarci su durante tutto il prossimo anno, e credo anche che alcune cose possano essere fatte a partire da subito, per fare della prossima ricorrenza una occasione in cui potremo davvero dire di aver fatto dei passi avanti.

Io non credo che il problema sia poco sentito. Anche se le donne sono certamente quelle maggiormente sensibili, tanto è stato fatto per sensibilizzare anche gli uomini, e si sono fatti dei notevoli passi avanti negli ultimi anni. Purtroppo, il tema è davvero scottante, visto gli episodi che succedono tutti i giorni, uno stillicidio continuo di crimini e di abusi, a cui anche la forzata permanenza a casa durante il lockdown ha contribuito.

In Second Life, a partire dal 2010, e grazie ad un piccolo gruppo di volontari, si celebra questa giornata con eventi di impegno civile, e come occasione per discutere sul fenomeno, e coinvolgere la maggior parte possibile di residenti. Quest’anno la partecipazione non è stata elevatissima, nonostante l’impegno e la buona volontà dei volontari del “comitato”. Quindi occorre capire le motivazioni per cui l’argomento non fa presa, nonostante l’attualità sia di drammatica evidenza. Naturalmente, nella discussione non dovrebbero avere diritto di cittadinanza le polemiche contro nessuno, antico vizio dei residenti, soprattutto italiani, di Second Life. L’intento dovrebbe essere quello di fare qualcosa di utile, e di perseguire degli obiettivi chiari. Quindi io partirei proprio da qui: quali sono gli obiettivi da darsi in Second Life per questo progetto?

Prima questione: la sensibilizzazione, ma questo non basta, occorre focalizzarsi su cose più specifiche, che riescano a coinvolgere la gente, in modo non generico, ma nei fatti. Allora credo che occorra dare anche degli strumenti conoscitivi su quello che si fa nella vita reale, sulle organizzazioni di sostegno alle donne, sui siti, i numeri di telefono, le strutture pubbliche che possano essere di supporto, facendo quindi un lavoro di raccolta e organizzazione delle fonti, e di messa a disposizione delle informazioni per coloro che non ne sono a conoscenza.

Seconda questione: non può essere un problema di cui si parla solo una settimana all’anno, dovrebbe essere qualcosa di permanente e riconoscibile in Second Life. Io credo che occorra darsi un’immagine, un’identità precisa, e una presenza permanente con una sede, con iniziative non sporadiche, e con dei link nella vita reale, coinvolgendo anche consulenze esterne che possano contribuire al progetto. Mi piacerebbe che ci fosse un “luogo” in Second Life in cui si possa andare e trovare informazioni e possibili contatti.

Terza questione: quella organizzativa. Occorrerebbe che il gruppo di volontari sia permanente, e cambi anche connotazione, perché la parola “comitato” fa venire l’orticaria, e richiama alla mente vecchie e nuove polemiche dannose alla causa. Il gruppo di coordinamento non dovrebbe solo fare da “tramite” con chi organizza poi gli eveni, ma dovrebbe essere parte attiva nel costruire proposte e iniziative, un vero e proprio gruppo di lavoro, che abbia certamente un impegno limitato, secondo le possibilità di ognuno, ma che sia sempre presente in Second Life, per portare avanti il progetto.

Quarta questione: gli eventi. Credo che il format degli eventi itineranti sia confuso, e non dia dei punti di riferimento precisi, se non le notice e gli eventi creati sui social. In Second Life è prassi chiedersi la sera cosa fare e cercare di trovare gli eventi più interessanti dove andare, per poi finire solitamente a fare quattro salti in discoteca. Avere una sede fissa per il 2Lei può servire anche a creare un riferimento preciso, di cui poter disporre ogni volta che si vuole. Molto bella l’idea di coinvolgere gruppi diversi ma “portandoli” nella sede dell’evento, con il loro seguito di membri aderenti e di credibilità acquisita nel tempo.

Ma sono tante le idee e le proposte che ognuno può portare ad un tavolo di lavoro, queste sono le prime cose che mi vengono in mente, ma ci sono persone che seguono l’iniziativa da anni, che sicuramente ne hanno altre e di migliori da proporre. La cosa importante è dare un seguito alle discussioni, lavorando per il prossimo anno in modo costruttivo, e senza conflitti. Quindi la mia proposta immediata è la creazione di un tavolo di lavoro per costruire il percorso che dia una svolta a questa iniziativa in Second Life, e credo anche che la presenza di chi ha portato avanti per anni questa battaglia sia indispensabile a questo tavolo, mettendo da parte ogni polemica o incomprensione passata.

Un saluto.

P.S.: Metto il riferimento ad un mio articolo di due anni fa, in cui ragionavo sul problema più generale della violenza contro le donne, e che sottoscrivo ancora oggi, parola per parola.

stylish man in vr headset

Saremo tutti figli di Facebook?

La notizia del giorno, per gli appassionati di Mondi Virtuali, è stato l’annuncio fantasmagorico di Mark Zuckerberg sul cambio di nome in “Meta” della galassia Facebook – Instagram – Watsup, cosa che già da sola pone obiettivi ambiziosi, e sull’annuncio del Metaverso globale targato Meta del prossimo futuro.

Naturalmente, dal punto di vista della comunicazione e del business, l’annuncio e il cambio di nome cercano di far superare, nell’immaginario collettivo, i tanti problemi che la multinazionale di Zuckerberg ha attraversato negli ultimi anni: le fake news, il furto di dati ad opera di Cambridge Analytica, le imbarazzanti testimonianze dello stesso Zuckerberg davanti al Congresso USA, ecc. Ma l’attenzione dei più esperti commentatori di tecnologia, e degli appassionati della Virtual Reality, si è concentrata su quello che potrà essere il futuro Metaverso targato Facebook (o Meta, come ora si chiamerà).

Realtà Virtuale: le applicazioni in medicina • Lumi

Le reazioni dei nostalgici di Second Life sono sostanzialmente improntate al “Non c’è nulla di nuovo, Second Life faceva queste cose già dal 2003”, e quelle degli antesignani della VR sul fatto che non hanno nulla a che fare con questa futura creatura di tipo “commerciale”. Addirittura, il creatore della parola “Metaverso”, Neal Stephenson, che per primo la usò nel famoso romanzo Snow Crash, del 1992, ha tenuto a precisare che lui non ha nulla a che vedere con questa iniziativa. Quindi una pletora di prese di distanza.

Ma ci sono stati anche commenti entusiastici e di grande curiosità da parte dei novizi, e del grande pubblico, un’attesa messianica di qualcosa che non si conosce, vista solo nei film e nei filmati ad effetto proiettati da Zuckerberg nella sua presentazione.

Quello che sfugge a tutti questi commentatori, è che l’annuncio di Meta è uno spartiacque nella evoluzione dei Mondi Virtuali, per la necessità che aveva Facebook di voltare pagina, e di adeguarsi agli sviluppi futuri dei Social Network di oggi, e per la potenza di fuoco economica che questa grande compagnia, una della più grandi al mondo, è in grado di mettere in in campo per questa impresa. Queste due direttrici rendono quasi certa la possibilità di riuscita di questa impresa. Quindi la discussione dovrebbe ora spostarsi sul problema principale che abbiamo davanti, dato che il fatto che questo Metaverso verrà costituito non è in dubbio: come sarà questo Metaverso, sarà un monopolio di Meta, solo per venderci prodotti, o sarà “collaborativo” come promette Zuckerberg?

Sono interrogativi di grande rilevanza, perchè quello che potrà succedere, quando centinaia di milioni di utenti entreranno in questo nuovo Metaverso, lo possiamo solo intuire vedendo quello che è successo in Facebook: ingovernabilità sostanziale, capacità di manipolare la pubblica opinione, messa a disposizione incontrollata (nella sostanza) di dati personali, possibilità di influire addirittura sulle scelte politiche degli elettori, condizionando la politica di grandi stati. Se il nuovo Metaverso ha queste premesse, il futuro potrebbe essere davvero quello di Snow Crash.

Metodi formativi dell'altro mondo: realtà virtuale e aumentata - Ricam Group

Evitare questo scenario apocalittico sarà compito degli Stati, e degli organismi internazionali, introducendo regole chiare nel trattamento dei dati (cosa che l’Europa ha già parzialmente fatto), e ponendo serie limitazioni alle possibilità di manipolazione delle informazioni e al proliferare di fake news. Certo, sarebbe di gran lunga preferibile che non ci fosse un monopolista a gestire la nuova era di Internet, ma, purtroppo, i piccoli hanno fallito, almeno finora. C’è da sperare che gli altri operatori e le nuove startup si diano una mossa, e si mettano in cammino anch’essi. Il futuro è cominciato da un pezzo …

I nuovi sentimenti onlife.

Il tema dei rapporti “virtuali” è ormai vecchio di una quindicina d’anni, da che la rete ha creato le condizioni per mettere in contatto persone da ogni dove e in ogni quando… Così come è chiaro a tutti che la separazione tra vita “online” e vita “offline” ormai non ha più senso. Viviamo un tempo in cui noi siamo costantemente connessi, e i messaggi che ci arrivano dalla rete si aggiungono, e si integrano, con quelli che i nostri sensi percepiscono direttamente. Tanto che il filosofo Luciano Floridi, italianissimo docente ad Oxford di “Filosofia ed etica dell’informazione”, ha coniato per questo nostro modo di vivere il termine “ONLIFE”. Naturalmente non è sulla parola, in sè brillante, che dobbiamo soffermarci, ma sul senso che assume il nostro modo di vivere in questi tempi della rete.

Il nostro cervello è uno solo, e assorbe ogni stimolo che provenga dall’esterno, elabora e forma dei pensieri coerenti (si spera…) e una visione del mondo complessiva, che forma la coscienza di ogni individuo. Gli stimoli ci provengono da diverse parti, e oggi anche dal mondo allargato rappresentato dalla rete. Se io vi chiedessi di darmi la vostra descrizione di una bistecca, su quali elementi vi basereste? Sulla vostra esperienza visiva? Sul gusto, o sull’olfatto? E’ evidente che tutti questi stimoli si integrano tra loro, e formano l’idea che voi vi siete fatti di una bistecca. Se ai sensi tradizionali aggiungete anche le nuove informazioni provenienti dalla rete, la vostra idea di bistecca diventa ancora più elaborata e circostanziata. Così la descrizione di una bistecca che mi dareste sarebbe la vostra percezione complessiva, gusto, olfatto, vista, rete… Mi dareste, insomma, la vostra descrizione dell’esperienza onlife con una bistecca. Questo modo di ragionare onlife riguarda ormai tutta la nostra esistenza, ogni nostra esperienza, e anche i rapporti umani.

In rete noi tutti abbiamo conosciuto tanta gente negli anni che l’abbiamo frequentata, abbiamo creato esperienze, amicizie, amori… Ha senso paragonare un’amicizia in rete con una reale? In che cosa si somigliano e in che cosa sono invece diverse? Naturalmente online mancano certi sensi, mancano il tatto, il gusto, l’olfatto. Anche se forse, man mano, la tecnologia ci darà gli strumenti per superare questa separazione, anzi, a livello sperimentare certe soluzioni sono già operative. E’ però anche vero che un rapporto in rete sviluppa sensibilità del tutto nuove: lo sforzo nell’esprimersi in chat, l’approfondimento, la continuità in un rapporto, e, soprattutto, la possibilità di aprirsi completamente, mettere a nudo se stessi, avendo comunque quella sensazione di sicurezza e di protezione data dalle distanze, e spesso dall’anonimato. A volte comprendiamo molto meglio una persona, per quella che è veramente, conosciuta in rete, piuttosto che fisicamente. Pro e contro, differenze e similitudini. Certo è, che i rapporti sono diventati oggi più complessi, variegati, e la tipologia di sentimenti che proviamo assume una dimensione più ampia, e a volte più difficile da interpretare.

La nostra vita onlife è molto più complessa anche da gestire, rispetto alle vecchie sicurezze dell’offline, anche perchè noi siamo la prima generazione che si confronta con queste tematiche, siamo dei veri pionieri. Stanno nascendo nuovi paradigmi di esperienze nei rapporti, e non ha davvero senso chiedersi se è meglio l’online o l’offline, distinguere un rapporto in cui prevalgono certi sensi, rispetto ad uno in cui prevalgono altri. Certo, certe cose sono ancora limitate nei rapporti virtuali, ma l’intensità e la qualità di una relazione non è affatto in discussione. Quanto vale nella nostra vita un amore virtuale? E quanto sono “virtuali” quei sentimenti? Sono domande retoriche. Un amore è un amore, un’emozione è un’emozione, è diverso solo il modo di viverlo, e i mezzi per dargli continuità, e le differenze possono essere tante o poche, a seconda di come lo si vive.

Sono tempi nuovi, in cui la complessità, anche nei sentimenti, è aumentata di parecchio, ma abbiamo strumenti e intelligenza tali da poter affrontare queste nuove sfide, e vincerle, nella consapevolezza che niente è più come prima, nella nostra nuova vita onlife.

Terzo appuntamento artistico a GenovArt

The artistic initiatives of GenovArt continue. Four other international artists participate in this third appointment: deyanira Yalin, Jamee Thomson (jamee.sandalwood), Vanessa Jane (vanessajane66) and Eʏᴇs Kɪʀsᴄʜᴛᴀʀɪᴀ (varutina). As on other occasions, we asked them questions about their artistic activity and about art, in general, in Virtual Worlds. In this way we count on gathering the opinions of many of the most important virtual artists, in order to have as complete a picture as possible of the state of the art.

(Proseguono le iniziative artistiche di GenovArt. A questo terzo appuntamento partecipano altri quattro artisti internazionali: deyanira Yalin, Jamee Thomson (jamee.sandalwood), Vanessa Jane (vanessajane66) ed Eʏᴇs Kɪʀsᴄʜᴛᴀʀɪᴀ (varutina). Come nelle altre occasioni abbiamo rivolto a loro delle domande sulla loro attività artistica e sull’arte, in generale, nei Mondi Virtuali. Contiamo in questo modo di raccogliere i pareri di molti dei più importanti artisti virtuali, per avere un quadro il più completo possibile dello stato dell’arte.)

AquilaDellaNotte Kondor: How was your passion for photography in Second Life born?

(Come è nata la tua passione per la fotografia in Second Life?)

Vanessa Jane: I started playing around with Second Life photography a number of years ago but decided about two years ago to focus on Second Life landscape art and capturing some of the incredible Second Life sims and builds found here. I wanted to fuse my rl art training and experience with what SL has to offer.  Of course that meant mastering the technical aspects of SL photography plus GIMP and this has given me wings to really bring my creative vision into my work.

(Ho iniziato a giocare con la fotografia Second Life un certo numero di anni fa, ma ho deciso circa due anni fa di concentrarmi sull’arte del paesaggio Second Life e catturare alcune delle incredibili sim e costruzioni Second Life trovate qui. Volevo fondere la mia formazione artistica e la mia esperienza con ciò che Second Life ha da offrire. Ovviamente ciò significava padroneggiare gli aspetti tecnici della fotografia SL più GIMP e questo mi ha dato le ali per portare davvero la mia visione creativa nel mio lavoro.)

AquilaDellaNotte Kondor: Do you think you continue to follow this passion of yours, or do you think there are objective limits in a Virtual World?

(Pensi di continuare a seguire questa tua passione, o pensi che ci siano dei limiti oggettivi in un Mondo Virtuale?) 

Vanessa Jane: I very much need beautiful Second Life sims to really give me the best end results to my work  I also work extensively and obsessively with Windlights, playing with settings. EEP is a big change and something I have to really learn to adapt my style to.  I see no end to my creative drive but it is about adapting to the changes in Second Life, good or bad.  It is about seeing not objective limits but challenges I can overcome.

(Ho davvero bisogno di belle sim di Second Life per darmi davvero i migliori risultati finali al mio lavoro. Lavoro anche molto e ossessivamente con Windlights, giocando con le impostazioni. L’EEP è un grande cambiamento e qualcosa a cui devo davvero imparare ad adattare il mio stile. Non vedo fine alla mia spinta creativa, ma si tratta di adattarsi ai cambiamenti in Second Life, buoni o cattivi che siano. Si tratta di vedere non limiti oggettivi ma sfide che posso superare.)

AquilaDellaNotte Kondor: How would you explain your artistic activity to those unfamiliar with Second Life?

(Come spiegheresti la tua attività artistica a chi non conosce Second Life?)

Vanessa Jane: At base what I am is a digital artist, and effectively Second Life, and Second Life photography is the medium I work in (aided by post processing in GIMP).  I explore the visual opportunities this amazingly rich virtual world and let it inspire my artistic vision.

(Alla base quello che sono è un artista digitale, ed effettivamente Second Life, e la fotografia di Second Life è il mezzo con cui lavoro (aiutato dalla post-elaborazione in GIMP). Esploro le opportunità visive di questo mondo virtuale incredibilmente ricco e lascio che ispiri la mia visione artistica.)

AquilaDellaNotte Kondor: Do you think you have your own personal characteristics in expressing your art in Second Life, compared to other virtual artists?

(Pensi di avere delle tue caratteristiche personali nell’esprimere la tua arte in Second Life, rispetto ad altri artisti virtuali?)

Vanessa Jane: I think all artists have a unique vision, and a unique way of expressing it, and this develops more and more over time.  For me I love the artistic challenge of landscape art, the need to focus on the pure aesthetics of composition, tonality, colour and the flow of light through the picture.  However I try to use these, and especially light, to also suggest an emotion to each image.  I want my pictures to hint at a story, to touch a deeper dimension. I want to draw the viewer in and leave them tantalised by what lies within each piece.  I am inspired by some rl landscape painters too, notably James Burrell Smith, and how they infused emotion with incredible aesthetic vision in their work.

(Penso che tutti gli artisti abbiano una visione unica e un modo unico di esprimerla, e questo si sviluppa sempre di più nel tempo. Per me amo la sfida artistica dell’arte del paesaggio, la necessità di concentrarsi sull’estetica pura della composizione, della tonalità, del colore e del flusso di luce attraverso l’immagine. Comunque cerco di usare queste, e soprattutto la luce, per suggerire anche un’emozione ad ogni immagine. Voglio che le mie immagini suggeriscano una storia, tocchino una dimensione più profonda. Voglio attirare lo spettatore e lasciarlo stuzzicato da ciò che si trova all’interno di ogni pezzo. Mi ispiro anche ad alcuni paesaggisti di rl, in particolare James Burrell Smith, e come hanno infuso emozione con un’incredibile visione estetica nel loro lavoro.)

AquilaDellaNotte Kondor: Why do you take pictures in the virtual world of Second Life, what do you find more than RL?

(Perché scatti foto nel mondo virtuale di Second Life, cosa trovi più di RL?)

deyanira Yalin: In Second Life I find every thing my imagination can create, In RL I find myself limited to what I can imagine. And I love to quote Albert Einstein. “I am enough of the artist to draw freely upon my imagination. Imagination is more important than knowledge. Knowledge is limited. Imagination encircles the world.”

(In Second Life trovo tutto ciò che la mia immaginazione può creare, in RL mi trovo limitato a ciò che posso immaginare. E mi piace citare Albert Einstein. “Sono abbastanza artista da attingere liberamente alla mia immaginazione. L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata. L’immaginazione circonda il mondo”.)

AquilaDellaNotte Kondor: How do you organize your shots, plan what you want to do, or do you go instinctively?

(Come organizzi i tuoi scatti, pianifichi ciò che vuoi fare o procedi istintivamente?)

deyanira Yalin: Well lets see I have created folders for different subjects, nature, people, buildings something like, and I try very hard to keep them organized, of course it never happened, but I hear is a monster in the inventory that keeps making a mess of it. And I think I take the pictures instinctively, all I need is to like what I see.

(Beh, vediamo che ho creato cartelle per diversi soggetti, natura, persone, edifici qualcosa del genere, e cerco molto di tenerle organizzate, ovviamente non è mai successo, ma ho sentito che è un mostro nell’inventario che continua a fare casino esso. E penso di scattare le foto istintivamente, tutto ciò di cui ho bisogno è che mi piaccia quello che vedo.)

AquilaDellaNotte Kondor: How did you start your artistic activity?

(Come hai iniziato la tua attività artistica?)

deyanira Yalin: All my life I have been into art, remember painting in 5th grade. Started with Oils as school projects and move to Acrylics and that media was my favorite and I use it for few years. I had some exhibits in RL. Later I went into Graphic Design and animations graduating from both. When I discover I could do digital paints and if I use vector programs my art cold be printed to a large size without loosing resolutions so I stay with that and between Illustrator and PhotoShop I like what I create.

(Per tutta la vita mi sono appassionato all’arte, ricordo la pittura in quinta elementare. Ho iniziato con gli oli come progetti scolastici e sono passato agli acrilici e quel supporto era il mio preferito e lo uso da alcuni anni. Ho avuto alcune mostre in RL. Successivamente sono passato al Graphic Design e alle animazioni diplomandomi in entrambi. Quando scopro che potrei fare pitture digitali e se uso programmi vettoriali la mia arte verrà stampata su un grande formato senza perdere risoluzioni, quindi rimango con quello e tra Illustrator e PhotoShop mi piace quello che creo.)

AquilaDellaNotte Kondor: What are you missing in order to better express your artistic skills in a virtual world?

(Cosa ti manca per esprimere al meglio le tue capacità artistiche in un mondo virtuale?)

deyanira Yalin: I would say time, yes time is what I need to do much more of what I have been doing so far, and also more opportunities to show your work, that is what also inspire to keep creating. And I thank GenovArt for this opportunity. Thank You.

(Direi che è il tempo, sì il tempo è ciò di cui ho bisogno per fare molto di più di quello che ho fatto finora, e anche più opportunità per mostrare il tuo lavoro, questo è ciò che ispira anche a continuare a creare. E ringrazio GenovArt per questa opportunità. Grazie.)

AquilaDellaNotte Kondor: How was your passion for photography in Second Life born?

(Come è nata la tua passione per la fotografia in Second Life?)

Eyes Kirschtaria (varutina): At first, I only took a commemorative photo for my second life. I didn’t think about the processed photos.Because I didn’t know there was such a wonderful world of SL art. After that, I wanted to leave beautiful memories with my friends, so I started making edited photos.

(All’inizio, ho scattato solo una foto commemorativa per la mia seconda vita. Non ho pensato alle foto elaborate. Perché non sapevo che esistesse un mondo artistico così meraviglioso in Second Life. Dopodiché, volevo lasciare bei ricordi ai miei amici, così ho iniziato a fare foto modificate.)

AquilaDellaNotte Kondor: Do you think you continue to follow this passion of yours, or do you think there are objective limits in a Virtual World?

(Pensi di continuare a seguire questa tua passione, o pensi che ci siano dei limiti oggettivi in un Mondo Virtuale?)

Eyes Kirschtaria (varutina): Things have changed since I started working as a blogger and started filming, but I’m still passionate about it.

(Le cose sono cambiate da quando ho iniziato a lavorare come blogger, e ho iniziato a filmare, ma ne sono ancora appassionato.)

AquilaDellaNotte Kondor: How would you explain your artistic activity to those unfamiliar with Second Life?

(Come spiegheresti la tua attività artistica a chi non conosce Second Life?)

Eyes Kirschtaria (varutina): I think Second Life is a new art where you have a 3D creator, coordinate yourself, and express your various imaginations together, unlike an illustration you create by yourself. It is difficult to explain in words, so I want you to play with your second life first!

(Penso che Second Life sia una nuova arte in cui hai un creatore 3D, ti coordini ed esprimi le tue varie immaginazioni insieme, a differenza di un’illustrazione che crei da solo. È difficile da spiegare a parole, quindi voglio che tu giochi prima con la tua seconda vita!)

AquilaDellaNotte Kondor: Do you think you have your own personal characteristics in expressing your art in Second Life, compared to other virtual artists?

(Pensi di avere delle tue caratteristiche personali nell’esprimere la tua arte in Second Life, rispetto ad altri artisti virtuali?)

Eyes Kirschtaria (varutina): I think everyone has their own personality.
If you know how to express yourself, everyone has a wonderful personality.
I try every day to find my identity.

(Penso che ognuno abbia la sua personalità. Se sai come esprimere te stesso, ognuno ha una personalità meravigliosa. Cerco ogni giorno di trovare la mia identità.)

AquilaDellaNotte Kondor: Why do you take pictures in the virtual world of Second Life, what do you find more than RL?

(Perché scatti foto nel mondo virtuale di Second Life, cosa trovi più di RL?)

Jamee Thomson (jamee.sandalwood): I like to shoot in Second Life because it is an escape for me. It’s relaxing and allows me to focus on something that gets my mind off of things that are stressing me out or worrying me. It’s a release.

(Mi piace girare in Second Life perché per me è una via di fuga. È rilassante e mi permette di concentrarmi su qualcosa che mi distrae dalle cose che mi stressano o mi preoccupano. È una liberazione.)

AquilaDellaNotte Kondor: How do you organize your shots, plan what you want to do, or do you go instinctively?

(Come organizzi i tuoi scatti, pianifichi ciò che vuoi fare o procedi istintivamente?)

Jamee Thomson (jamee.sandalwood): For me – it depends on what I am shooting. Shooting for the fashion realm I have to organize the shots and think about backgrounds and model placement. When I shoot the landscapes it’s all about seeing a shot and capturing it. Don’t ask me to repeat it – lol – even windlight – they are all one of a kind, one time things that happen to be what I see.

(Per me, dipende da cosa sto riprendendo. Scattando per il mondo della moda devo organizzare gli scatti e pensare agli sfondi e al posizionamento delle modelle. Quando scatto i paesaggi, l’importante è vedere uno scatto e catturarlo. Non chiedermi di ripeterlo – lol – anche windlight – sono tutte cose uniche nel loro genere, una volta che capita di essere quello che vedo.)

AquilaDellaNotte Kondor: How did you start your artistic activity?

(Come hai iniziato la tua attività artistica?)

Jamee Thomson (jamee.sandalwood): Well, I started out taking photos within the fashion realm because I was entering contests and I wasn’t getting the vision I wanted with other photographers…they just didn’t see what I saw inside my own head. So I attended Visionaire to learn and perfect my craft mainly for that. But along the way I found landscapes and that has become a big part of what I shoot now…especially water…love shooting water things.

(Bene, ho iniziato a scattare foto nel mondo della moda perché stavo partecipando a concorsi e non ottenevo la visione che volevo con altri fotografi… semplicemente non vedevano quello che vedevo nella mia testa. Quindi ho frequentato Visionaire per imparare e perfezionare il mio mestiere principalmente per questo. Ma lungo la strada ho trovato paesaggi e questo è diventato una parte importante di ciò che scatto ora… specialmente l’acqua… amo fotografare cose d’acqua.)

AquilaDellaNotte Kondor: What are you missing in order to better express your artistic skills in a virtual world?

(Cosa ti manca per esprimere al meglio le tue capacità artistiche in un mondo virtuale?)

Jamee Thomson (jamee.sandalwood): Time. I just need more time to be able to spend more time shooting and in Second Life.

(Tempo. Ho solo bisogno di più tempo per poter dedicare più tempo alle riprese e in Second Life.)

Un nuovo progetto artistico: GenovArt

Una nuova avventura inizia a Genova City, con il progetto GenovArt, creato e gestito da Junanuj: nello spazio espositivo della Glass Gallery, 4 splendide donne dell’arte virtuale italiana propongono stili e sensibilità artistiche diverse, il tutto accompagnato, la serata dell’inaugurazione, dalla musica di DJ Nio, per continuare la serata in compagnia.

In occasione di questa collettiva, ho intervistato le quattro artisti espositrici, per avere le loro testimonianze sulla loro attività artistica e, più in generale, sull’arte nei mondi virtuali: Fiona Saiman, Lita Mendez, Magda Schmidtzau e Paola Bianchi Mills.

(ENGLISH: For each answer there is the translation in English between brackets, following the italian)

AquilaDellaNotte Kondor: Come prima domanda vorrei chiedervi se il vostro interesse per l’arte, la fotografia, era presistente al vostro ingresso in Second Life o se questo interesse è nato nel mondo virtuale.

Fiona Saiman: Ho scoperto questa passione in Second Life, e poi ho cercato di appassionarmi anche in real life.

(I discovered this passion in Second Life, and then I tried to get passionate in real life too.)

Paola Bianchi Mills: L’interesse per la fotografia non è nato con il mio ingresso in Second Life nel maggio del 2007 anche se nella vita private non disdegnavo di fare degli scatti su soggetti che incontravo quotidianamente,cosa che continuo a fare tuttora… Nel 2007 lavoravo in una azienda di telecomunicazioni, qualche anno dopo ho inziato a lavorare in una azienda di grafica solo in quel momento ho coniugato la professione con la fotografia nel mondo virtuale.

(The interest in photography was not born with my entry into Second Life in May 2007 even if in my private life I did not disdain to take shots on subjects I met daily, which I still do today … In 2007 I worked in a telecommunications company, a few years later I started working in a graphics company only at that moment did I combine the profession with photography in the virtual world.)

Magda Schmidtzau: Sì, sono una persona creativa e amante dell’arte sin da bambina, in tutte le sue forme.

(Yes, I’m a creative person who loves every way of art since I was a kid.)

Lita Mengez

Lita Mengez: Quello che  faccio da sempre in rl è disegnare, matita, carboncino, china o anche  una semplice biro. Da bambina restavo  ore a guardare i quadri che comprava mio papà o a guardarlo disegnare. Il creativo  di famiglia è sempre stato lui.  Su Second Life è stato  un pò per caso, ho iniziato  facendo le  foto per i vendor per una mia cara  amica designer, la passione per la fotografia su Second Life e poi per photoshop e altri programmi è cresciuta in modo esponenziale. Nel 2009 ho aperto  il  primo blog finchè non ho lasciato sl per circa tre anni per problemi in RL.

(In rl I have always done draw… pencil, charcoal, ink or even a simple pen. As a child, I would spend hours looking at the paintings my dad bought or watching him draw. He was always the creative one in my family.  On Second Life it was a bit by chance, I started by making photos vendor for a dear friend of mine, the passion for photography on sl and then for photoshop and other programs has grown exponentially. In 2009 I opened the first blog until I left sl for about three years for rl  problems.)

AquilaDellaNotte Kondor: Cos’è che vi spinge a sperimentare questa vena artistica in Second Life, e come riuscite a trovare ispirazione per le vostre creazioni?

Fiona Saiman: Dipende da come mi sento, il mio stato d’animo è il timone e musa ispiratrice di ogni mia foto. Oltre ad avere la voglia di raccontare con pensieri e immagini questo mondo che ancora mi affascina.

(It depends on how I feel, my state of mind is the helm and the poetical inspiration of all my photos. In addition to having the desire to tell with thoughts and images this world that still fascinates me.)

Paola Bianchi Mills: La fotografia è l’unico interesse che mi tiene legata al mondo virtuale, dopo 14 anni di militanza nel metaverso, non facendo vita sociale.Le mie immagini nascono quasi tutte da testi di canzoni,prevalentemente dei Pearl Jam, Nirvana, Pink Floyd. Se una frase del testo mi colpisce emotivamente, cerco di trasformarla in una immagine,prima di iniziare ho già ben presente cosa voglio realizzare, mi serve solo trovare i supporti adatti nel vasto mondo del metaverso.

(Photography is the only interest that keeps me tied to the virtual world, after 14 years of militancy in the metaverse, not making a social life. My images are almost all born from song lyrics, mainly by Pearl Jam, Nirvana, Pink Floyd If a sentence of the text strikes me emotionally, I try to transform it into an image, before starting I already know what I want to achieve, I just need to find the right supports in the vast world of the metaverse.)

Magda Schmidtzau: Nasce tutto spontaneamente, SL è un continuo stimolo creativo. Adopero quasi sempre l’avatar come strumento di lavoro.

(It happens all spontaneously, SL is a continous creative incentive. I generally use the avatar like  a work tool.)

Lita Mengez: Diciamo che un pò sono vincolata dalle creazioni dei miei sponsor, il che è un bene dato che mi da un pò di stabilità, perchè… è strano e  non ne parlo  molto  volentieri, ma di solito lavoro e riesco ad esprimermi nelle mie foto anche se  sono costantemente sulle  montagne  russe emotive che la  mia particolare condizione mi provoca, non scendo  nei dettagli in merito, è una cosa  che credo sia troppo personale. Ma si tratta di una condizione che spesso mi crea difficoltà.

(Let’s just say that I’m a little bit constrained by the creations of my sponsors, which is good since it gives me some stability, because… it’s strange and I don’t like to talk about it, but I usually work and manage to express myself in my photos even if I’m constantly on the emotional roller coaster that my particular condition causes me, I won’t go into details about it, it’s something I think is too personal. But it’s a condition that I often struggle with.)

Magda Schmidtzau

AquilaDellaNotte Kondor: Come avete iniziato, spontaneamente o ispirate da qualcuno che conoscevate, che magari vi ha supportato all’inizio?

Fiona Saiman: Ho iniziato da sola, ma non dimentico le tantissime persone che ho incontrato e che hanno condiviso con me il loro sapere, dandomi suggerimenti e dritte. Inoltre visito molte pagine di altri fotografi, apprendo sempre tanto da tutti.

(I started on my own, but I don’t forget the many people I met and who shared their knowledge with me, giving me tips and advice. I also visit many photographers’ pages and I always learn a lot from everyone.)

Paola Bianchi Mills: Ho iniziato come autodidatta cercando soprattutto di studiare le funzionalità del viewer di supporto e le varie funzionalità subentrate in seguito come l’utilizzo di luci e ombre. La persona che senza saperlo mi ha iniziata a questa passione è Christower Dae, partecipando come spettatrice ad una sua mostra durante la quale mi fece dono di un ritratto di una avatar. Chi invece mi ha incoraggiata a fare la prima mostra è stato Mistero Hifeng che mi ha segnalata agli owner della Nitroglobus Gallery, Dido Haas e Nitro Fireguard.

(I started as a self-taught person, trying above all to study the functionalities of the support viewer and the various functions that subsequently took over, such as the use of lights and shadows. The person who unknowingly initiated me into this passion is Christower Dae, participating as a spectator in an exhibition of her during which she gave me a portrait of an avatar. The one who encouraged me to do the first exhibition was Mistero Hifeng who pointed me out to the owners of the Nitroglobus Gallery, Dido Haas and Nitro Fireguard.)

Magda Schmidtzau: tutto è iniziato tramite un sito web, koinup. Poi sono arrivati i primi contest e le prime richieste di expo alle quali però rispondevo sempre rifiutando, non mi sentivo consona! La mia prima expo risale all’anno 2015 al Solodonna.

(It all begins using KOINUP, a photo sharing web site. Then the first contests and requests for expo, that I usually declined because I felt innapropriate. My first expo dates back in 2015 to “Solodonna”).

Lita Mengez: Come dicevo prima, ho iniziato  aiutando una mia cara amica  a fare le foto per i vendor. Poi qualcuno ha iniziato a dire  che ero brava e sono iniziate  le prime richieste di foto da parte dei designers. All’epoca  i blogger  nemmeno esistevano, parliamo della preistoria di SL  quando  il voice  era  utopia  e i corpi  e le teste mesh erano impensabili. Oddio quanto mi sento vecchia… XD

As I said before, I started by helping a good friend of mine take photos for vendors. Then someone started saying I was good at it and from then the first requests for photos from designers started arriving. Back then bloggers didn’t even exist, we’re talking about the prehistory of SL when voice was utopia and mesh bodies and heads were unthinkable. Oh God how old I feel… XD

Paola Bianchi Mills

AquilaDellaNotte Kondor: Qual è il vostro modo di organizzarvi per realizzare le vostre creazioni? Ci pensate in anticipo, vi preparate a fondo prima di iniziare, o credete nella spontaneità ed esprimete quello che vi viene in mente al momento?

Fiona Saiman: il più delle volte è per caso, esploro molti posti, e zummando quasi li “spoglio” cercando ispirazione, ma non scatto subito, attendo un momento di calma preparo una playlist musicale e mi perdo nel mio mondo per ore a volte anche per tutta la notte.

(The most of the time it is by chance, I explore many places and zooming in, I almost “strip” them looking for inspiration, but I don’t shoot right away, I wait for a moment of calm; I prepare a music playlist and I get lost in my world for hours, sometimes even for the whole night.)

Paola Bianchi Mills: Come ho già accennato prima, le mie immagini nascono dai testi di canzoni, tutto il resto viene di conseguenza. Una fotografia non la realizzo con un semplice scatto,per giungere la prodotto finale faccio dai 30 a 40 scatti tra i quali poi seleziono i 2 o 3 che ritengo accettabili e scartando tutto il resto.

(As I have already mentioned before, my images are born from the lyrics of songs, everything else comes as a consequence.I don’t make a photograph with a simple click, to reach the final product I take from 30 to 40 shots among which I then select the 2 or 3 that I consider acceptable and discarding everything else.)

Magda Schmidtzau: Ogni volta è un percorso diverso, sono un’anima sognatrice e mi piace sperimentare sempre tecniche nuove e diverse… C’è un inizio ma non c’è mai una fine, le immagini una volta create resteranno sempre sospese.”

(Everytime i choose a different creative path, I’m a dreamy soul and I like to experiment new and different techniques.)

Lita Mengez: Siccome  nella maggior parte dei casi le  mie  foto nascono per il blog, di solito  guardo le varie  proposte dei designer, c’è sempre qualcosa che m’ispira,  poi metto assieme i pezzi e la foto  prende forma nella mia testa.  La vedo  ed è come se  già fosse fatta. Il punto è qualche volta capita  che quello che sento non è piacevole o bello, per via della condizione di cui accennavo prima … Quindi boh, ho bisogno di tempo, allora  punto  sulla tecnica  piuttosto  che  sul trasmettere qualcosa. Una foto  tecnicamente fatta bene non viene  mai rifiutata  e poco importa  se non esprime quello che sento, in quel caso mi accontento  di  rispettare la scadenza con lo sponsor

(As in most cases my photos are born for the blog, I usually look at the various proposals of designers, there is always something that inspires me, then I put the pieces together and the photo takes form in my head. I see it and it’s like it’s already done. The point is that sometimes it happens that what I feel is not pleasant or good, because of the condition I mentioned earlier … So… I need time, I focus on technique rather than on conveying something. A technically good photo is never rejected and it doesn’t matter if it doesn’t express what I feel, in that case I’m just satisfied to meet the deadline with the sponsor.)

Fiona Saiman

AquilaDellaNotte Kondor: Credete che l’arte possa trovare modi peculiari di esprimersi in Second Life, rispetto al mondo esterno, o pensate che non ci sia distinzione tra i due ambienti, e che contino soltanto l’ispirazione e le capacità dell’artista?

Fiona Saiman: L’arte è arte ovunque, a parer mio. E’ la capacità di percepire emozione in un qualsiasi cosa e di portarlo all’attenzione degli altri con la stessa intensità di come l’hai pensata e realizzata. La mente creativa trova materiale emozionale in ogni mondo. L’unica nota dolente e mancante iw è la fisicità. Uno scultore in sl non toccherà mai la pietra della sua opera con mano.

(In my opinion, art is art everywhere. It is the ability to perceive emotion in everything and bring it to the attention of others with the same intensity as you have thought and created it. The creative mind finds emotional material in every world. The only sore and missing note inworld is physicality. An SL sculptor will never touch his work stone with his hand.)

Paola Bianchi Mills: Idelamente non dovrebbero esserci distinzioni,una fotografia rimane tale sia che sia stata fatta da una macchina fotografica o da un semplice clic sulla tastiera di un computer. In realtà non è così,perchè le immagini tratte dal mondo virtuale sono considerate prodotti di una ristretta cerchia di dilettanti,anche se devo dire che hanno comunque un ottimo mercato di vendita soprattutto all’estero.

(Ideally there should be no distinctions, a photograph remains such whether it was made by a camera or by a simple click on a computer keyboard. In reality this is not the case, because the images taken from the virtual world are considered products of a small circle of amateurs, even if I must say that they still have an excellent sales market, especially abroad.)

Magda Schmidtzau: Cosi come in RL, ci sono cose impossibili da fare in SL, è vero però anche il contrario e questa è una cosa che molti non sono riusciti a comprendere bene o, forse, non sono stati capaci di sfruttare al massimo le potenzialità di questo mondo virtuale portandosi dietro mentalità creative tipiche della RL. Fortunatamente tanti hanno avuto, al contrario, la capacità di capire questa apparente differenza e l’hanno sfruttata al massimo dando sfogo alla creatività in maniera non alternativa ma inglobata in un ampissimo discorso variegato, rendendo Second Life e RL non separati ma connessi in un pensiero unico. Io sono attratta da tutto quello che è singolare e nella – Second Life attuale – incontrare avi stravaganti, fantasiosi, originali ed eccentrici diventa sempre più difficile. Quindi li creo, oppure paparazzo in giro avi che poi mi diverto a risistemare creando immagini nuove, un po’ reali, o più astratte… Ogni immagine ha una sua trasformazione personale.

(Like in RL, also in SL the are impossible things to do, but the contrary is also true and that is an idea that a lot of people don’t understand, maybe because they doesn’t  take advantage of the potentiality on this virtual world, thinking like they are in the real word. Fortunately a lot of people, at the contrary, take to they favour this apparently difference between the two worlds, giving vent to creativity in a no ordinary way. In this way, RL and SL aren’t to different realities but they are a unique idea. I’m attracted from extravagant things and people and in the actually Second Life meet no ordinary avatars isn’t simple, so I create originals avatars, o when I meet them I “paparazzo” this people and than I modify the pictures in a more reale way, or at the contrary more abstract. Every picture has a proper personal transformation.)

Lita Mengez: SL  è di per se un modo peculiare  di esprimere la propria arte. Poi c’è chi  come me lavora le foto in modo grafico  come fanno diversi artisti che usano programmi per comporre le proprie opere, e c’è chi preferisce la fotografia “cruda”  ovvero senza ritocchi. Ma questo succede anche in rl, per esempio, il dibattito fra fotografia digitale e purista  è sempre aperto!

 (Second Life is in itself a peculiar way of expressing one’s art. Then there are those who, like me, work on photos in a graphic way as many artists do who use programs to compose their works, and there are those who prefer “raw” photography, that is without retouching. But this also happens in rl, for example, the debate between digital photography and purist is always open!)

AquilaDellaNotte Kondor: Come pensi di continuare la tua carriera artistica in Second Life? Hai dei progetti a cui stai lavorando, o pensi di seguire i tuoi interessi seguendo l’istinto e l’ispirazione del momento?

Fiona Saiman: La mia non è una vera e propria carriera artistica, ringrazio Juna per questa nuova opportunità dal momento che ne sono stata lontana per un po’ di anni, continuerò a fare foto a scrivere dei posti che esploro e tutto continuerà normalmente, anche lo sperimentare cose nuove sempre in campo fotografico, come queste foto che esporrò qua tutte diverse dal mio solito operare.

(Mine is not a real artistic career, I thank Juna so much for this new opportunity I got, since I have been away from it for few years. I will continue to take pictures and write about the places I explore. Everything will go on as it is, even experimenting with new things always in the photographic field, like these photos that I will exhibit here, so unusual for me…)

Paola Bianchi Mills: Personalmente non ho una carriera in Second Life come fotografa,non ho mai guadagnato nulla, rimane un puro divertimento e una condivisione con altri delle mie emozioni.Impegni personali spesso mi costringono a non accettare nuove mostre, spesso ho rifiutato di farle perchè dopo 14 anni ritengo di promuovere idée un pò inflazionate, sarebbe come prolungare un viale del tramonto visto che ci sono molte/i giovani artisti che hanno diritto di avere spazio e visibilità.

(Personally I do not have a career in Second Life as a photographer, I have never earned anything, it remains pure fun and sharing my emotions with others. Personal commitments often force me not to accept new exhibitions, I often refused to do them because afterwards 14 years I think I promote a little inflated ideas, it would be like extending an avenue of sunset as there are many young artists who have the right to have space and visibility.)

Magda Schmidtzau: La mia creatività è una compagna di vita, quindi il mio cassetto di lavori è sempre colmo, soprattutto per le opere d’istinto e che seguono l’ispirazione del momento.

(My creativity is my life partner, I’ve always ready works on my hands, istinctive picture that follows the moment inspiration.)

Lita Mengez: Progetti? No. Nessuno. Non potrei, la mia vita è abbastanza complicata anche senza impelagarmi in progetti in cui finirei per farmi risucchiare. Seguo  il momento  e l’ispirazione e  accetto quello  che mi viene  proposto se  si tratta di un impegno che sono sicura di poter  affrontare  serenamente.

(Plans? No. No one. I couldn’t, my life is complicated enough even without getting caught up in projects that I would end up getting sucked into. I follow the moment and the inspiration and accept what’s offered to me if it’s a commitment I’m confident I can handle comfortably.)

AquilaDellaNotte Kondor: Come vedete il futuro dei mondi virtuali, in relazione alle possibilità artistiche che qui possono esprimersi?

Fiona Saiman: Trovo affascinante che un Artista possa coinvolgere tante persone a distanza fra loro in un mondo che accoglie ed emoziona tutti allo stesso tempo. Sopratutto in un periodo così difficile che stiamo vivendo Second Life ancora una volta è il futuro che aiuta l’uomo a non sentirsi emarginato.

(I find so fascinating that an artist can involve many people far away from each other in a world that welcomes and excites everyone at the same time. Especially in such a difficult period that we are experiencing, once again Second Life is the future that helps man not to feel marginalized.)

Paola Bianchi Mills: Ritengo Second Life un mondo di nicchia,un pò autoreferenziale,comprensibile come atteggiamento per chi è dentro da parecchi anni,ma è un mondo che di fatto è mai realmente decollato,anche per politiche aziendali di basso profilo da parte dei proprietari. La media di 50.000 residenti collegati contemporaneamente in Europa, non conosco i dati notturni oltreatlantico, sono l’immagine di un paesino rispetto la globalità di altre piattaforme online. Purtroppo anche le piattaforme di supporto dove fare upload delle immagini virtuali tipo Flickr per farsi conoscere nel mondo esterno,sono poco inclusive,infatti le immagini dal mondo virtuale sono classificate schermate e non fotografie quindi considerate prodotti di seconda categoria.

(I think Second Life is a niche world, a bit self-referential, understandable as an attitude for those who have been in it for several years, but it is a world that has never really taken off, even for low-profile company policies on the part of the owners. average of 50,000 residents connected at the same time in Europe, I do not know the overseas night figures, they are the image of a village compared to the totality of other online platforms. Unfortunately, even the support platforms where you can upload virtual images such as Flickr to make yourself known in the outside world, are not very inclusive, in fact the images from the virtual world are classified screens and not photographs therefore considered second category products.)

Magda Schmidtzau: Credo che i  mondi  virtuali possono essere usati benissimo come luoghi esperienziali.

(I think that virtual worlds can be used as experential laboratories.)

Lita Mengez: Sicuramente ci saranno evoluzioni. Io le  ho viste nel corso degli anni,  le modalità di espressione artistiche su Second Life sono direttamente  proporzionali all’implementazione della piattaforma  stessa. Più la piattaforma diventa  prestante e migliora  le proprie risorse  grafiche, più possibilità di espressione ci sono e, ovviamente non solo in ambito fotografico.

(Surely there will be evolutions. I have seen them over the years, the ways of artistic expression on Second Life are directly proportional to the implementation of the platform itself. The more the platform becomes powerful and improves its resources, both graphic and not, the more possibilities of expression there are, and obviously not only in the photographic area.)

Parliamo dell’invidia

L’invidia è sempre vista in termini negativi, di condanna. Ma, a pensarci bene, non sempre merita questo disprezzo. L’invidia verso qualcuno che ha delle qualità, o che ha raggiunto dei risultati migliori dei nostri, oppure possiede qualche dono di natura che noi non abbiamo, è un sentimento naturale. Diventa patologico se questa invidia porta all’odio, al disprezzo, alla diffamazione.

In questo caso c’è poco da discutere, si tratta di un sentimento di basso livello, quasi animalesco, e non merita la nostra attenzione. Ci vengono in mente le parole di H. de Balzac: “L’invidia è una confessione di inferiorità”. Dante pone gli invidiosi nel purgatorio (Purg. 43-72), ma è evidente che da qui all’inferno il passo è breve per quelli che dall’invidia passano all’odio. La gente che si comporta in questo modo va evitata, perché, prima o poi, troverà qualcosa da invidiare anche in noi, e ci disprezzerà.

Quello che ci interessa è invece l’invidia positiva, che ci fa riconoscere nella persona invidiata delle capacità, o dei risultati, che noi non abbiamo, o forse, non abbiamo ancora. Questa invidia si può trasformare in ammirazione, stimolo, autocritica, voglia di raggiungere gli stessi risultati. Quindi ci può spingere a fare qualcosa per andare in quella direzione, a metterci alla prova, a misurarci, o almeno a provarci.

L’invidia è un sentimento naturale, trasformarla in odio oppure in una opportunità di crescita, è compito di ognuno di noi, ed è da come ci comporteremo che deriverà il giudizio e l’immagine che gli altri avranno di noi.

Tu chiamale se vuoi …

Se c’è un tema classico, inflazionato quando si parla di Mondi Virtuali, è quello degli “Amori virtuali“, sempre citati e molto spesso banalizzati, o criticati. Il motivo di questa visione discutibile è originato dalla superficialità con cui si discute questo tema, e dalla mancanza di una visione chiara del contesto, che lo collochi nella corretta visione, in termini sociali.

Non tutti i mondi virtuali utilizzano le stesse tecniche e le stesse modalità di interazione, si va dalle chat rooms di una volta, in cui la comunicazione avveniva quasi esclusivamente tramite chat scritta, fino ai Mondi Virtuali “sociali” alla Second Life, in cui la “presenza fisica”, tramite l’Avatar, diventa un elemento caratterizzante e fondamentale della comunicazione.

Un primo punto su cui occorre fare chiarezza, e mettere dei punti fermi, è quello del ruolo dell’Avatar, scartando decisamente le folli teorie, da qualche buontempone diffuse in passato, della vita propria dell’Avatar, distaccato dalla persona che lo ha creato. Argomentazioni da psichiatria, ovviamente. E occorre mettere anche da parte le modalità con cui viene utilizzato un avatar nei GdR, perchè lo scopo a cui è destinato è di tipo ludico, orientato al Role Playing. La figura dell’Avatar è fondamentale nelle relazioni tra i residenti dei Mondi Virtuali: è infatti una realizzazione oggettiva, e visibile a tutti, del modello concettuale che rappresenta noi stessi in questi Mondi. Il modello che esprimiamo può essere di qualsiasi tipo, da una rappresentazione di se stessi, la più fedele possibile al corpo fisico, alla idealizzazione di un modello visivo per come lo vorremmo interpretare. Non importa come viene rappresentato, il punto è che l’Avatar assume la nostra personalità, il nostro comportamento sociale. In questi Mondi Virtuali l’Avatar siamo noi, comunque siamo rappresentati.

Il secondo punto da chiarire è quello dell’ambiente virtuale in cui l’avatar si muove. Un Mondo Virtuale come Second Life è certamente una costruzione, in ambiente tridimensionale, realizzata dalla tecnologia, dal codice software scritto da qualcuno, e dalla scheda grafica del nostro computer che renderizza le immagini tridimensionali inviate dai server del gestore del Mondo Virtuale. Ma questo aspetto, ai fini della nostra analisi, è irrilevante. Non ci interessa affatto l’aspetto tecnologico, ci interessa dimostrare che ci troviamo in presenza di un “luogo fisico” in cui si muovono gli Avatar, un vero e proprio “posto” in cui si va, ci si incontra, e si vivono esperienze. Certo, mentre avviene tutto questo, si è nella realtà seduti al computer, a manovrare i comandi con cui si effettuano le interazioni in questo Mondo. Ma anche questo è irrilevante ai nostri fini, in questo momento, perchè quello che conta è che noi, attraverso l’Avatar, frequentiamo un posto fisico effettivo, fatto per noi, secondo la nostra fantasia, per consentirci degli scambi sociali con altre persone come noi.

Chiariti questi due punti di partenza, è evidente che in un posto dove ci sono interazioni sociali fra persone di ogni origine, cultura e nazionalità, nascono rapporti di ogni genere: amicizia, collaborazione professionale, vicinanza culturale, fino ad arrivare a vivere delle storie affettive intense, che, dal nostro punto di vista, non sono distinguibili da quelle che viviamo nella vita reale. I centri cognitivi del nostro cervello, che vengono stimolati, sono sempre quelli, qualunque sia il posto che noi frequentiamo: un locale, un ufficio, una piazza, o anche un posto virtuale attraverso gli Avatar. Quando nasce una storia d’amore in un Mondo Virtuale occorre dargli la stessa importanza che assume un rapporto del genere nel mondo reale, perchè le sensazioni, gli stimoli, le difficoltà e gli ostacoli, sono sempre quelli, dovuti a noi, ai nostri pregi e ai nostri limiti. Il posto in cui questo avviene non ha importanza.

Il terzo punto quindi, che vorrei fissare come concetto chiave, è esattamente questo dei rapporti affettivi. Sgombriamo il campo dai gossip, dalle critiche stucchevoli, e dalle banalizzazioni. Gli Avatar sono persone che si incontrano, interagiscono tra loro, e possono odiarsi, criticarsi, o anche amarsi. E le modalità con cui l’interazione si sviluppa, sono quelle fornite dall’ambiente in cui ci si trova: gli sguardi, il modo di muoversi e di parlare nel mondo reale, ed espressioni analoghe, ma mutuate dalla tecnologia, nei Mondi Virtuali. Non è il mezzo che è importante, è lo scopo dell’interazione, e le emozioni che si sviluppano tra due persone. Un amore che nasce nella vita virtuale si sviluppa, e cresce, indipendentemente dal mezzo usato, entra nella quotidianità delle persone, nella vita e nei pensieri reali, e diventa parte del vivere quotidiano. Viene inserito nel contesto sociale e familiare, e si conquista infine un suo spazio effettivo nella vita reale. Quindi, giù il cappello quando si guarda a questi episodi, essi meritano il rispetto che si deve alle persone, e alla vita reale. Nessuno ha il diritto di entrare nella vita degli altri, se non gli è consentito.

All’altro estremo ci sono, naturalmente rapporti più limitati e superficiali, gli “amori” che durano pochi giorni, ma anche forti amicizie o collaborazioni, che possono durare anni. Non c’è differenza anche qui da quello che succede anche nella vita reale, cambia solo il mezzo che utilizziamo per comunicare.

L’ultimo punto che vorrei condividere riguarda i limiti, e i possibili rischi, insiti nei Mondi Virtuali. Perchè la facilità con cui ci si muove, la possibilità di avere diverse versioni di se stessi, l’impossibilità, a volte, di distinguere il vero dal falso, la realtà dall’inganno, ci pone in situazioni di esposizione emotiva, che spesso sono difficilmente gestibili. Anche qui, occorre sgombrare il campo dai moralismi o dal vittimismo, di cui sono pieni i profili delle persone “tradite” in Second Life. E’ davvero un campionario stupefacente, degli errori e delle delusioni, quello che si legge sui profili, quasi esclusivamente delle donne, in Second Life. E’ una pratica che non ho mai apprezzato, che mette il piazza problemi ed esperienze personali, esponendoli alla pubblica piazza.

E la stessa cosa avviene anche su Facebook, diventato un Mondo Virtuale integrativo, e qui non c’è distinzione tra uomini e donne, è una vera fiera di ovvietà e recriminazioni su pubblica piazza. Ed è in Facebook che gli Avatar di Second Life, aggirando i limiti posti da Facebook nei suoi ToS, si sono ricavati uno spazio complementare, in cui si confrontano durante tutto il giorno, siano essi a casa, in ufficio, o in giro per il mondo, prima di arrivare a sera ed entrare in Second Life. Bisogna sgombrare il campo dai vittimismi stucchevoli e umilianti, perchè chi naviga questi mari virtuali deve accettarne vantaggi e rischi. Deve sapere che ci sono delle possibilità di vivere situazioni ambigue, spesso false, e deve essere attrezzato per gestirle e limitarne le ricadute. La protezione da questi raggiri non è nella morale, ma nella fiducia e nella stima che si crea tra le persone. Perchè, senza di queste, non c’è alcun rimedio, e il vittimismo non serve, umilia solo chi lo pratica.

Ho cercato qui di esprimere la mia visione della vita e dei rapporti che si sviluppano nei Mondi Virtuali, ma molto altro ci sarebbe da dire sulle dinamiche di gruppo, ad esempio, o sui progetti e sulle realizzazioni artistiche, che si sviluppano nei Mondi Virtuali, in modi spesso originali e innovativi. Ma di questo abbiamo parlato in altre occasioni. Un saluto a tutti.

Tra uomo e donna

Al di fuori, e al di sopra, di ogni tipo di suddivisione dell’umanità in classi, razze o religione, c’è la separazione tra uomo e donna. Almeno da quando gli umani hanno smesso di essere cacciatori-raccoglitori, con la rivoluzione agricola circa 10.000 anni fa, e hanno creato insediamenti stabili, e regole di convivenza da rispettare.

Per migliaia di anni la donna è stata semplicemente una “proprietà” dell’uomo, da cui dipendeva in tutto e per tutto, assumendosi il compito della cura e della crescita dei figli. Ma questa suddivisione di compiti ha motivazioni biologiche, o ha semplicemente radici nelle regole sociali che ci siamo dati? In fondo, ci sono stati nella storia esempi di società matriarcali, che hanno funzionato altrettanto bene di quelle a prevalenza maschile. Non si è quindi creata questa separazione unicamente per scelte casuali, legate a specifici eventi storici, a particolari modelli di vita che si sono affermati nei secoli passati?

Neanche il sesso è sufficiente a giustificare questa suddivisione dei ruoli, perchè in natura la sessualità (tanto più oggi, come nell’antichità) non è esclusiva del rapporto uomo – donna.

Un ruolo fondamentale è stato svolto, nei secoli recenti, dalle religioni, che, con le loro leggi moralistiche, hanno contribuito a consolidare la separazione dei ruoli, come se fossero “naturali”, da accettare come fatto ineluttabile. Questo, almeno, fino all’avvento del Papa rivoluzionario che abbiamo oggi, da cui verranno sicuramente ulteriori aperture su sessualità e convivenza civile.

Naturalmente, ci sono anche alcune differenze fisiche tra i due sessi, differenze tra i cromosomi X-Y maschili e quelli X-X femminili, e ci sono differenze di conformazione fisica e di tratti distintivi, derivanti dall’evoluzione della nostra specie nel corso dei millenni, ma non sono questi che hanno dato origine ad una suddivisione di ruoli e compiti sociali.

Non c’è alcuna motivazione biologica per suddividere l’umanità in due categorie sociali distinte, se non quella, ineludibile, del ruolo di procreazione, perchè la donna ha l’utero e l’uomo i testicoli, ineludibile differenza fisica. Ma questo non rendeva affatto inevitabile il tipo di società maschilista che si andò creando nei millenni scorsi.

E’ quindi assolutamente giustificato, e sacrosanto, il lento movimento di liberazione della donna da soprusi e prevaricazioni, sia nella società che nei nuclei familiari, che, a partire dal XIX secolo, sta cambiando i ruoli sociali a cui eravamo abituati da millenni. E’ un movimento che ha conquistato alle donne diritti e possibilità di espressione, a pieno titolo.

Oggi molte aziende hanno a capo dei CEO donna, e fanno della parità di genere un tratto distintivo delle loro politiche sociali, ma tutto ciò ancora non ha pervaso l’intera società umana, e non in tutto il mondo. Ed è intollerabile che all’interno dei nuclei familiari sopravvivano ancora residui di prevaricazione, e di violenza vera e propria.

Questo processo di affermazione della parità di genere, dei ruoli e dei compiti (così come anche di posizione economica, non dimentichiamolo) andrà avanti, senza fermarsi. Ma ognuno di noi può contribuire ad accelerarlo, uomo o donna che sia. L’unica cosa da evitare è la creazione di contrapposizioni, sterili e dannose, che possono ostacolare questo processo.

E la questione della lotta per il cambiamento non riguarda solo il genere femminile, perchè nella società attuale le posizioni di potere prevalenti le ricoprono ancora gli uomini. Riguarda l’intera società, la sua cultura, le sue regole, le sue leggi. Ma riguarda anche, personalmente, ognuno di noi nelle idee, e nei comportamenti.

La giornata contro la violenza sulle donne, che si celebra ogni anno il 25 di novembre, deve essere l’occasione per fare il punto sullo stato di avanzamento di questo processo, e per allargare la platea delle sensibilità e dei comportamenti virtuosi. Diamoci da fare, dipende da noi, da ognuno di noi.

Museum Island: un caso emblematico

Sembra che la situazione che si è venuta a creare, di mancanza di land da vendere da parte della Linden Lab, sia dovuta ai “ritardi” con cui va avanti la migrazione dei server della Linden su quelli del cloud Amazon AWS. Non so se questa sia una scusa o meno, per coprire altri problemi. Certo è che questa migrazione va avanti da più di tre anni, e neanche migrare i server della NASA avrebbe richiesto tanto tempo.

Spero che le cose si risolvano rapidamente. Effetto di questa carenza è, naturalmente, la lievitazione dei prezzi delle sim possedute dai privati che le affittano a terzi. Nulla di strano, nè di criticabile, sono le leggi del mercato. Purtroppo c’è chi questi prezzi non è in grado di permetterseli, così, se si trova costretto a cambiare land, o a iniziare un nuovo progetto, si trova in grosse difficoltà, che per alcuni risultano insormontabili.

Oltre a questo problema generale, ci sono casi specifici dovuti a difficoltà nel mantenere l’affitto di land esistenti, come sta succedendo alla nostra italianissima Museum Island, in difficoltà per il venir meno della presenza di alcuni contributori. Questa situazione sta facendo decidere gli attuali owners di lasciar perdere tutto e, a malincuore, ritirarsi. Sono stati presi contatti con la Linden Lab, per poter accedere ad una nuova sim, a prezzi standard o scontati (sarebbe l’ideale, vista la rilevanza culturale e storica di questa sim) ma il problema della non disponibilità di land non consente di dar corso alla richiesta.

Speriamo naturalmente che questa situazione possa sbloccarsi, o con la messa a disposizione da parte della Linden Lab di una sim esistente, o che, superati i problemi sul cloud, possano essere create nuove sim e procedere a far fronte alla richiesta. Ma cosa si può fare, nel frattempo? E se dovessero passare altri sei mesi? E’ disposta la comunità italiana a perdere il valore storico, e anche simbolico, rappresentato da Museum Island?

Partendo da questo caso specifico, credo vada fatta una riflessione di fondo sulla gestione delle land, usate da tutti, ma pagate da uno, o da un gruppo ristrettissimo di “soci”. Certo si potrebbe procedere ad una sottoscrizione, con cui, per alcuni mesi, si possa aiutare a sostenere le spese, e spero vivamente che questo possa essere fatto, ma occorre a mio parere creare un nuovo modello di gestione.

Certe sim, per il valore che rappresentano, o per i servizi che offrono, potrebbero essere gestite come “public sim“, suddividendo la spesa, e quindi la proprietà, fra un gruppo di “azionisti“, dai 12 ai 15, ad esempio.

Questi, oltre a ripartirsi la spesa (a questo punto limitata, essendo il gruppo di azionisti superiore a quello solito dei due tre amici), potrebbero anche suddivedersi l’uso della sim, per i progetti o gli eventi che possano interessare loro, sempre seguendo ovviamente i canoni etici stabiliti dal gruppo.

Questo modello sarebbe altamente efficiente, con l’unico vincolo della costanza e dell’affidabilità nel partecipare a un progetto innovativo, limite che molte volte è stato insuperabile per la comunità italiana. Spero che questa volta un nuovo corso possa partire, proprio iniziando da Museum Island. In bocca al lupo alla land, ai suoi owners John Noone e Morgan Darkrose, e a chi vorrà collaborare con loro in qualche modo.

P:S: Chiunque sia interessato al sostegno della sim può rivolgersi agli owners, su Facebook o su Second Life, il prima possibile.

Dalla Terra alla Luna….

Era il luglio del 2008 quando un team composto da sistemisti IBM e sviluppatori della Linden Lab effettuarono la prima comunicazione intramondo, facendo sbarcare un avatar da Second Life a una Open Sim appositamente installata per l’esperimento: https://www.ilsecoloxix.it/sport/2008/07/09/news/teletrasporto-di-avatar-da-un-mondo-all-altro-1.33391446?refresh_ce La notizia, all’epoca, fece molto scalpore, perchè Second Life era all’apice della sua popolarità, e qualcuno si azzardò perfino a paragonare questo sbarco a quello di Armstrong sulla Luna.

A quel tempo parlai con i sistemisti che si erano occupati di quell’esperimento, e li trovai molto possibilisti circa le evoluzioni future. Era quello il momento giusto per una collaborazione, perchè Big Blue credeva molto nei Mondi Virtuali. Aveva creato in Italia una delle land più belle in Second Life, con un magnifico auditorium, in cui ho avuto modo di effettuare anche una sperimentazione ante litteram di formazione rivolta a professionisti specializzati, e una serie di altre land in cui si effettuavano simulazioni e percorsi informativi.

Certo i mezzi erano lontani da quelli di oggi, e anche la rete funzionava con la prima ADSL, altro che il lag di oggi. Esisteva allora una consistente pattuglia di IBMers in Second Life (qualcuno è ancora sopravvissuto) e la compagnia aveva redatto un vero e proprio codice di comportamento per i suoi esponenti che entravano nei mondi virtuali (IBM Virtual Worlds Guidelines – October 11th 2007), riuniti nella Virtual Universe Community, a cui i suoi dipendenti dovevano attenersi. Queste guidelines sono ancora oggi in rete (revisione 2014) e gli IBMers continuano fedelmente a seguirle.

Naturalmente, c’era un interesse di business nelle attività che molte aziende (ENEL, Telecom, San Pellegrino, ecc.) svolgevano e favorivano in Second Life. Non lo facevano certo per divertimento, ma per favorire la creazione di progetti che, sfruttando la nuova piattaforma, creassero nuove occasioni di business sulla rete. Quando le difficoltà divennero evidenti, e le aspettative andarono gradualmente a diminuire, anche l’interesse andò calando, e non furono tentati altri esperimenti.

Certo l’interoperabilità tra Mondi Virtuali vorrebbe dire creare la famosa Hypergrid, dove avatar di ogni tipo sarebbero liberi di scorrazzare da un Mondo Virtuale all’altro. Come se ci si potesse spostare tra Second Life e Sansar, e fra questa e Minecraft o IMVU, e così via…. Una rete virtuale costruita sulla rete fisica di internet, come successe a suo tempo con il Web, che Tim Berners-Lee sviluppò sulla prima Internet. Fantascienza? Forse solo al momento, perchè oggi non ci mancono nè i mezzi tecnici, nè la capacità di banda, nè il knowhow per fare una cosa del genere.

Ci vorrebbero un pò di finanziamenti e una collaborazione tra diverse aziende (come lo fu all’epoca tra IBM e Linden Lab). Magari potrebbe nascere un super consorzio di Mondi Virtuali, una specie di Hyper Grid Consortium. Ma so, per esperienza diretta, che noi italiani saremmo gli ultimi a poter entrare in un progetto del genere, per la nostra indole e per il nostro individualismo. Noi siamo bravissimi a collaborare solo quando ci siamo costretti, e questo è il motivo principale, oltre ai finanziamenti, per cui i nostri giovani vanno all’estero per sviluppare le loro potenzialità e competenze. Ma questa è un’altra storia …

Quando i mondi si incontrano

Ho sempre percepito l’ambivalenza di un Mondo Virtuale, un ambiente sintetico costruito dai computer, in cui gli utenti possono fare esperienze di tipo diverso: utilizzarlo come un “luogo” qualsiasi, sintetico certo, ma reale nell’esperienza di incontro e di scambio intellettuale con altri utenti. Oppure usarlo per immergersi in scenari completamente fantastici, in cui si è liberi di vivere i propri sogni, le proprie fantasie, grazie alle creazioni realizzate da macchine sempre più efficienti e intelligenti. Ma le due cose raramente si incrociano, le due modalità di interazioni si mantengono ben distinte nella mente di chi le utilizza.

Quello che invece è successo in Corea del Sud, protagonista una tale Jang, che tre anni prima aveva perso tragicamente la figlioletta di sette anni, costituisce a mio parere un “corto circuito” dagli effetti imprevedibili:

https://www.repubblica.it/tecnologia/2020/02/08/news/una_mamma_incontra_la_figlia_morta_grazie_alla_realta_virtuale_l_esperienza_in_un_documentario-248071885/

La donna ha potuto interagire con la figlia morta, la cui immagine è stata ricostruita in un ambiente di realtà virtuale, vivendo un’esperienza esaltante e carica di emotività. Certo, nell’immediato la donna ne ha avuto un grande sollievo ed è stata felice dell’esperienza vissuta (e magari vorrebbe ripeterla quando più gli aggrada) ma che cosa succederà nella sua mente, che gradualmente stava accettando la realtà della morte della figlia? Potrebbe tragicamente rimanere in un limbo, in cui non sarà più possibile superare il trauma, replicando all’infinito una condizione non più reale?

La psiche umana è fragilissima, e in certi soggetti ha spesso portato a evoluzioni tragiche. Cosa succederà a questa donna? Gli auguriamo naturalmente tutto il bene possibile, sperando che sia abbastanza forte, e stabile mentalmente, da poter gestire questa esperienza. Ma oggi ancora non sappiamo cosa le succederà in futuro, e da molte parti si sollevano dubbi e perplessità sull’esperimento fatto: https://www.wired.it/attualita/tech/2020/02/14/madre-figlia-morta-abbraccio-3d-realta-virtuale/

La realtà virtuale ci offre grandissime opportunità, e notevoli possibilità applicative, da usare a vantaggio dell’umanità in molti settori, dall’education alla medicina, dall’arte alla ricerca sperimentale, all’esperienza fatta con culture diverse dalla propria, ma, come tutte le tecnologie, può avere dei lati “oscuri” a cui bisogna prestare molta, ma molta, attenzione. In particolare, se all’evoluzione tecnologica si affiancano, come sta avvenendo con una rapidità impressionante, le nuove techiche di Machine Learning e di Intelligenza artificiale. Un computer intelligente, utilizzando la realtà virtuale potrà simulare qualsiasi cosa e, conoscendo intimamente i nostri gusti e preferenze (il nostro computer sa tutto di noi) potrà manipolare, in un modo oggi non immaginabile, la nostra psiche.

E’ quindi giusto porsi il problema dell’uso “etico” dell’intelligenza artificiale (AI). Così ha fatto l’ Unione Europea, affidando ad un gruppo di “saggi” la stesura di un Codice Etico per l’approccio europeo all’ AI. Del team hanno fatto parte anche tre italiani: Luciano Floridi (professore di filosofia ed etica dell’informazione ad Oxford), Giuseppe Quintarelli (Agenzia per l’Italia Digitale) e Chiara Giovannini (ANEC). Trovate il codice qui: https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/high-level-expert-group-artificial-intelligence . E un commento in italiano qui: https://www.zerounoweb.it/analytics/cognitive-computing/ethics-guidelines-for-trustworthy-ai-cosa-dice-il-documento-dei-52-esperti-nominati-dalla-ce/ .

Abbiamo quindi un futuro prossimo estremamente stimolante, ma da affrontare in maniera sempre equilibrata e razionale, perchè i rischi, individuali e sociali, potranno essere consistenti. Io credo che finchè riusciremo a gestire consapevolmente la separazione fra esperienze “reali” e “fantastiche”, entrambe possibili con i Mondi Virtuali, saremo in grado di mantenere la nostra integrità prichica, altrimenti correremo pericoli non facilmente valutabili a priori.