Fatto personale

By Serena Domenici

Ho sempre scritto anche in prima persona. Ho sempre raccontato quello che percepivo con i miei occhi, le mie orecchie e le mie sensazioni. A tutto questo,mancava solo l’uso del tatto e dell’odore. Ho scritto di cose irritanti, scomode, belle e piacevoli, ma ciò che evidenziava gli aspetti negativi  scatenava sempre l’inferno. Non mi diverte irritare il prossimo, mi piace semplicemente scrivere di tutto e nel tutto è compreso anche ciò che non va bene a molti, non soltanto a me.
Ieri al Suspiria non era in corso un dibattito, ma un agguato in branco. Un’occasione mancata anche per farsi quattro risate e ridimensionare la faccenda.
Sono stata attaccata in chat, in im privati, in voice local , insomma ovunque. Non avrei dovuto partecipare , sapevo sarebbe andata così…Ma confidavo sulla moderazione, e su  qualcuno che avrebbe dovuto impedire si andasse troppo oltre e non è stato così. Alla fine sono sbottata con un sano vaff…niente a confronto delle volgarità scritte in chat , allo scopo di sembrare forse simpatici. Non sono fatta solo di pixel per fortuna.
Potrei fornire le prove di vecchi e nuovi im, vere e proprie provocazioni e ‘persecuzioni’, avrei davvero potuto anche io praticare lo sport più diffuso nella comunità italiana: Lo sputtanamento e la maldicenza.Vi basti sapere che mi sarei macchiata del reato di avere chiesto un tip in una land dove si ballava e di averlo chiesto alla persona sbagliata.Insomma cazzate di questo genere. Ma non voglio soffermarmi molto sulle miserie in pixel. Voglio ribadire altri concetti.
Sul significato di seconda vita.
In realtà nonostante Eva cerchi di affermare sempre il contrario, mi dispiace deluderla, ma questo concetto di astrattismo è vivo solo in pochissime persone. In realtà piaccia o meno ,la seconda vita di tanti non è che la replica enfatizzata della prima, nel bene e nel male.
Le stesse paure, le stesse frustrazioni.
Le stesse logiche di branco.
Si individua il presunto anello debole della catena e lo si sbrana. O come nel mio caso si cerca di delegittimarmi, per mettermi a tacere o perché risulto antipatica o solo Dio sa cos’altro.
Ma esiste anche la poesia sul Metaverso…e non è quella scritta dei vari concorsi. E’ una poesia molto più intima e privata. Quella che ti fà desistere da non cancellare il proprio account. E’ l’incontro. Spesso inaspettato con anime affini.,che incroci in modo del tutto casuale. Sconosciuti e sconosciute che ti rivolgono la parola e che ti incantano. Pixel liberi che non seguono logiche di ‘mercato’, che non sgomitano e che vivono in questo mondo fantastico con curiosità benevola ed estrema educazione.
Nascono così sentimenti, amicizie, che alle volte possono durare anche solo il tempo di un battito di ciglia. Ma  conta il tempo? Conta la pienezza di questi incontri. Io sono stata fortunata. Ho incontrato voci fuori dal coro. Gente che entra su SL, veramente con la voglia di lasciarsi alle spalle tutto quello che lo rappresenta nella vita reale e che magari lo affanna. Di astratto c’è solo il modo di comunicare l’estro in tutta libertà. Ma quello che siamo oltrepassa lo schermo… sempre.  Anche io ho peccato …non ho seguito i consigli di chi, più saggio di me, mi diceva di lasciar perdere. Ho peccato di presunzione probabilmente. Ma ci mettevo passione nel cercare di cambiare le regole del gioco.
Sono ‘battaglie’ perse in partenza . Ieri ho conosciuto un avatar donna, in un negozio di capelli. Mi ha dato un’informazione e da lì siamo finite a parlare di altro. Dei nostri cani e dell’amore per gli animali. Cose semplici solo in apparenza…Umanità che spesso nel mondo reale non trova il tempo o anche il coraggio di manifestare determinate emozioni. Credo, che in fondo  la maggior parte della gente cerchi questo entrando in SL: emozioni ,poter condividere qualcosa. Peccato che in tanti ci si perda per strada massificandoci e riproducendo gli stessi usi e costumi che tanto ci stanno stretti nella vita reale.
Semplicità dovrebbe essere la parola d’ordine. Ridimensionarci un po’ tutti. Educazione sempre e solo educazione che è l’unico concetto non astratto nemmeno sul Metaverso.

P.S.
Non so se Aquila esaudirà il mio desiderio di non far commentare questo mio scritto. La mia è sola una replica . Il mio modo di vedere il Metaverso è racchiuso nell’ultima parte di quanto scritto. Non è un articolo, questa volta è davvero un fatto personale.

One thought on “Fatto personale

  1. Eva ha detto:

    Calma, calma, calma. Quello di cui parli, in maniera molto semplice lo definisco “trollismo”, dando per scontato che chi legge qui, sappia di cosa si tratta. Così com’è trollismo quello che qui porta a distribuire stelle in più o in meno ai vari scritti che vengono pubblicati. Allo stesso genere appartengono altre “critiche” assortite che giungono e che sopportare è già di per se un atto di misericordia perché certe affermazioni che girano, per il rispetto che dimostrano tra le sconnesse e sindacabilissime righe, meriterebbero solo un sonoro ceffone.

    Ciò non toglie che resto fermamente convinta delle mie affermazioni, portate a sostenere l’idea (non solo mia) che il rapporto virtuale è un qualcosa che si muove in quella che possiamo anche definire astrazione perché NON può essere ricondotto a un linguaggio semplice in qualche modo similare a un ipotetico linguaggio RL. Che un dialogo diretto, face to face, sia semplice, francamente lo escludo. Infatti, appena il dialogo tocca questioni non tangibili, tipo progetti, opinioni o sentimenti, si tende ad espriomersi con strategia, non rivelando ciò che si pensa realmente, come sanno bene coloro che analizzano “dati” per impostare le loro campagne commerciali. Questa di comprendere “l’aria che tira” è una cosa talmente difficile che coloro che in questa materia hanno successo, non a caso, sono definiti “Guru”.

    Tornando alle conseguenze dello sviluppo tecnologico, la migliore critica (che riguarda anche noi che usiamo tecnologie sofisticatissime per comunicare) l’ha espressa, molto tempo fa, Stanley Kubrik con “2001, Odissea nello spazio”.

    Nella sua “critica” Kubrick affermava che le imprese spaziali fossero mosse dallo stesso spirito che era dei progenitori scimmioni. Pertanto, il progresso tecnologico era un qualcosa di inutile, perché non costituiva, moralmente, di fatto, nessun progresso. Ma lo stesso film esprimeva, allo stesso tempo, anche un messaggio ottimista: nella deriva, vi è sempre qualcuno che ha quella che i religiosi definiscono una rivelazione. Gli atei, questa cosa, la definiscono “un idea”.

    Il genere umano festeggia la rivelazione, o l’idea. Il trollismo, invece, non lo festeggia nessuno. I troll, consci di questo, si consolano facendo branco e contandosi. Poi, riuniti attorno alla specchio d’acqua “amico”, ridacchiano facendo “uh! uh! uh!”. La loro festa è essere in sintonia con lo scimmione più prepotente che ha l’osso in mano e lo agita verso il cielo.

    Sono intelligenti, infatti riescono addirittura a far funzionare il cellulare. La mossa successiva è cercare di capire che se chiamano qualcuno per dirgli che la sua casa sta andando a fuoco, quello riesce a capire da chi arriva la chiamata… ecc. ecc.

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