La comunità nei Mondi Virtuali

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Com’era prevedibile, la domanda che ho espresso al termine del mio articolo del 5 gennaio, su “Il nuovo cittadino dei Mondi Virtuali”, è stata accolta con reazioni contrastanti. La domanda era: “Un’opportunità è stata persa negli anni passati?”, e l’opportunità è stata quella di costruire una comunità italiana che potesse avere un minimo di coordinamento, e di organizzazione, per poter puntare a obiettivi comuni all’intera comunità, e non a un singolo gruppo o a singoli individui. Le reazioni sono state le più varie, ma siccome il tema si è dimostrato molto sentito, è stato organizzato un incontro-dibattito lo scorso mercoledì, e a cui hanno partecipato più di cinquanta persone. L’incontro, ospitato ad Oltranza, dopo averlo inizialmente previsto a SoloDonna (auguri Sniper, rimettiti presto!), è stato moderato da Eviana Robbiani. Nel corso del dibattito sono intervenuto per esporre i fatti che, a mio parere, avevano generato la domanda-provocazione dell’articolo. Le posizioni che sono emerse nel dibattito sono state di diverso tipo, provo quindi a riassumerle con ordine:

La posizione individualista: un Mondo Virtuale è un mondo di libertà, in cui ognuno può esprimere se stesso, la sua arte, la sua cultura, il suo modo di giocare, senza dover appartenere ad alcun gruppo organizzato. Ogni organizzazione limita la libertà del singolo.

La posizione “internazionalista”: qualsiasi tentativo di organizzazione nazionale è un modo per chiudersi all’interno dei nostri confini, limitati e provinciali. L’unico scenario è quello internazionale, con l’interazione verso l’intera comunità di Second Life. Ogni tentativo di creare una struttura nazionale è un tentativo di rinchiudersi.

La posizione “tecnologica”: è inutile muoversi ora, con le molte novità tecnologiche che sono in arrivo, senza sapere come saranno organizzate le nuove piattaforme, e senza sapere che tipo di tecnologia ci verrà messa a disposizione. Occorre aspettare per avere ben chiaro tutto ciò e prendere le decisioni di conseguenza.

La posizione del gruppo organizzato: ci sono gruppi in Second Life che lavorano da anni, con risultati molto soddisfacenti, basati spesso sugli sforzi di un singolo e di un gruppo di amici. Si è andati avanti senza aiuti e senza alcun riconoscimento, e il lavoro fatto ha dato risultati. Non c’è alcuna necessità di mettersi insieme perché non credibile, si continua su questa strada.

La posizione del business reale: lo sforzo da fare è quello di portare “dentro” Second Life istituzioni e realtà esterne, per poterle poi guidare nell’utilizzo dei Mondi Virtuali, facendone un’opportunità anche di lavoro.

La posizione “utopistica”: è possibile lavorare per creare un coordinamento tra vari gruppi e land, per poter sviluppare una comunità maggiormente integrata, e arrivare alla costruzione di una vera e propria organizzazione virtuale italiana. E’ un tentativo che vale la pena di fare, perché la posta in gioco potrebbe essere molto importante.

Come si vede, le motivazioni del NO sono molte, e sono state molto ben argomentate nel corso del dibattito, con grande correttezza e passione. Quelli che potrebbero starci, a costruire qualcosa di nuovo, si sono rivelati davvero pochi, reduci di molti anni di delusioni, ma ancora motivati e disposti a provarci. E’ del tutto giustificabile che i motivi del NO siano innumerevoli, dopo anni di tentativi e diversi fallimenti alle spalle, tuttavia qui si parla di fare una esperienza innovativa, di tentare strade nuove.

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Mi piace ricordare quello che diceva Steve Jobs, quando gli chiedevano di spiegare il senso dell’innovazione, e, spesso, la solitudine degli innovatori. Steve Jobs ricordava una frase pronunciata da Henry Ford:

Se avessi chiesto alla gente che tipo di nuovo mezzo di locomozione desiderava, la gente mi avrebbe risposto “un cavallo più veloce!”. Noi gli abbiamo costruito un’automobile.

Vuol dire che uscire dagli schemi e rischiare, è qualcosa per cui a volte vale la pena di spendere tempo ed energie. Certo, nove volte su dieci si fallirà, ma quell’unico tentativo andato in porto, potrà avere risultati straordinari.

Scendiamo ora con i piedi per terra e vediamo come potrebbe partire questo nuovo progetto:

  1. In un primo tempo si potrebbe creare un coordinamento costante tra alcune land e owner e altri singoli protagonisti, coordinando un calendario di eventi comune, un sito dell’associazione, un livello di comunicazione unitario sia all’interno di Second Life, sia all’esterno sugli altri Social Network. Questo eviterebbe la frequente concomitanza di eventi, e potrebbe rendere disponibili risorse per aiutare, di volta in volta, la singola land, o il singolo, impegnato in specifiche attività, spesso onerose.
  1. L’associazione potrebbe avere un logo, un sito web, un livello di comunicazione unitario, e dovrebbe anche avere un coordinamento, fatto dagli owner e dai personaggi più rappresentativi dell’associazione.
  1. L’associazione dovrebbe essere rigorosamente senza scopo di lucro, basata solo sul volontariato, sulla passione dei singoli, e sulla condivisione degli intenti. Non avrebbe, almeno nella prima fase, sponsor o finanziatori, e non avrebbe alcuno scopo commerciale. Questo assunto potrebbe avere delle evoluzioni in futuro, con lo svilupparsi dell’iniziativa, ma è essenziale che non sia un presupposto da cui si parte, per evitare malintesi e false aspettative.
  1. Ci si dovrebbe dotare di un regolamento interno e di uno statuto, in modo da poter poi evolvere verso una organizzazione no profit, man mano che l’iniziativa cresce e raggiunge un livello di partecipazione adeguato.
  1. Le decisioni verrebbero assunte a maggioranza, con la regola dell’uno vale uno, e tutti seguono le decisioni della maggioranza. Questa è una regola fondamentale, senza la quale nessuna organizzazione può sopravvivere.
  1. Diverse attività che oggi sono svolte, con grande difficoltà e abnegazione, da singoli potrebbero trovare supporto e coordinamento all’interno dell’associazione. Le principali attività sono quelle di Formazione, con corsi, laboratori, seminari ecc., eventi di spettacolo, rappresentazioni culturali, ecc.

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Il punto di partenza di tutto questo potrebbe essere la redazione di uno Statuto, una specie di manifesto delle regole fondanti. Servirebbe sia a dare una base solida e duratura all’iniziativa, sia a selezionare quelli che davvero vogliono starci, sciogliendo in partenza ambiguità e malintesi. E’ evidente che lo scrivente non dovrà avere, per scelta e convinzione, alcun incarico di tipo organizzativo, o di coordinamento, di alcun genere. Nessun ruolo. Il “Virtual World Magazine” sarebbe sempre a supporto dell’iniziativa, senza alcun tipo di intervento diretto e alcuna condizione.

Ho voluto elencare alcuni punti solo per mettere sul tavolo argomenti di discussione, sono solo idee di partenza, non condizioni, ma servono a scendere nel concreto, a passare dai discorsi generici ai fatti, poi il gruppo deciderà. E’ evidente che se la strada che si sceglierà sarà di altro tipo, con regole o obiettivi in contrasto con questi principi di base, le strade si separeranno, e ognuno continuerà come crede, ma chi vorrà starci dovrà sentirsi impegnato verso il gruppo e avere la responsabilità di un grande progetto che nasce. Se un gruppo di persone vorrà portare avanti questo progetto, occorrerà organizzare un secondo incontro, per entrare nel vivo degli argomenti e dell’organizzazione da dare alla startup.

Un caro saluto a tutti.

One thought on “La comunità nei Mondi Virtuali

  1. ha detto:

    sorry my italian is not very good, but the translation works nicely. Your analysis is very good, and especially for Second Life what you say is very much true.

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