Lo sport nazionale: la polemica.

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Il mio ultimo articolo terminava con queste parole: “…con lo stesso entusiasmo, da parte dei valorosi pionieri di oggi, che saranno chiamati a compiere il salto di qualità. Sarebbe quindi il caso di cominciare da adesso … “.

Era un invito alla discussione, all’approfondimento. Il dibattito che ne è seguito, con molte decine di commenti, è stato più o meno simile a quello svoltosi in altre occasioni analoghe. Da un lato non si è colto, a mio parere, il senso dell’invito all’approfondimento, dall’altro, alcuni lodevoli interventi di merito, che hanno espresso pareri molto interessanti, sono stati subissati dai soliti post di rivalsa e di polemica, se non di vero e proprio insulto.

Intendiamoci, non che sia stata una situazione diversa dalle solite discussioni tipiche del popolo di Second Life, ma è servito a focalizzare la mia attenzione esattamente su tale fenomeno. Alcuni interventi notevoli, tra cui mi piace citare quelli di Melusina Parkin, di Eva Auer, di Sniper Siemens, e di pochi altri, sono stati annegati in un mare di repliche sbrigative e superficiali, non propriamente rivolte all’approfondimento. Classico.

Vorrei qui citare, parlando invece di contenuti, una massima di Marco Porcio Catone: “Bada di possedere i contenuti, le parole verranno…”, che ci ammonisce a considerare prima le idee, le cose che abbiamo da dire, e dopo il modo, l’eloquenza, poiché è questa che deriva dalle prime, e non viceversa. Che cosa voglio dire? Dico che una discussione si basa su un confronto di idee, sul mettere a fattor comune punti di vista diversi, poiché la risultante del confronto è sempre superiore alla somma delle idee di partenza. Discutendo si sviluppa l’analisi, si acquisiscono fatti e punti di vista che non si conoscevano, o non si erano considerati, prima, e si arriva perciò ad una sintesi superiore a quelli che erano i punti di partenza. Logico, chiaro, scontato…

Perché allora ci troviamo sempre di fronte a questa vis polemica, addirittura condita di astio e di ripicche personali, e a volte addirittura di insulti?

Io credo che siano due le motivazioni. La prima è che polemizzando con l’altro pensiamo di primeggiare intellettualmente, di sopraffare con l’aggressività, i punti di vista dell’altro. Una voglia, insomma, di prevalere, basata non sulle idee, ma sulla sterile polemica. E’ il mormorio di fondo, la fiera delle vanità e dell’inutilità. La seconda motivazione è che, volendo intervenire nela discussione, e mettersi in evidenza a tutti i costi, non avendo assolutamente nulla di originale da dire, si innescano discussioni basate sul nulla.

Non voglio entrare nel merito degli insulti, se non chiedendo aiuto, ancora una volta, ai latini: “Gli insulti, se non li prendi in considerazione, vengono presto dimenticati; se invece ti ci arrabbi, appaiono meritati (Publio Cornelio Tacito)”. E’ la politica che di solito adottiamo noi della redazione.

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Tuttavia si pone a questo punto un problema: come vogliamo continuare a portare avanti le nostre discussioni e i nostri approfondimenti? O vogliamo forse rinunciare del tutto alla discussione, limitandoci ad un approccio unidirezionale, senza pubblicare interventi esterni alla redazione, o repliche?

Per quanto mi riguarda, questo Magazine è stato fondato avendo tra gli obiettivi quello di contribuire a far crescere la consapevolezza nelle potenzialità e nel futuro dei Mondi Virtuali (lo scrivo in maiuscolo perché mi piace così, se non condividete, rassegnatevi…). Rinunciare alla discussione sarebbe un venir meno a uno degli elementi fondanti di questo progetto. Quindi nessuna rinuncia, il problema neanche si pone.

Esiste però una questione di metodo. E qui io penso, col mio innato ottimismo, che gran parte del miglioramento nel livello della discussione, debba basarsi sull’autodisciplina. Invito quindi tutti quelli che hanno idee e argomenti da portare al confronto, a esprimere liberamente il proprio pensiero, e a seguire sempre i dibattiti, contribuendovi. Saremo sempre riconoscenti a questi amici, che ci stimolano e ci aiutano a crescere. Viceversa, invito i polemici e quanti non hanno voglia di portare contributi di merito, ma solo ripicche e attacchi gratuiti, ad andare a esercitare tali loro prerogative da un’altra parte. Senza rancore, sempre con amicizia, ma senza avere nulla da dirci. Rinunceremo alla metà dei commenti a beneficio dell’approfondimento. E, dato che l’ottimismo non è pazzia o ingenuità, se l’autodisciplina facesse difetto a qualcuno, saremo costretti a tagliare o stigmatizzare i commenti del tipo suddetto.

Sarebbe una scelta dolorosa, poiché nessuna censura è consentita in rete, da prendersi quindi non a cuor leggero. Si potrebbe poi gestire in maniera democratica tale tipo di intervento, ad esempio delegando questi casi particolari a un team di tre persone, di provata obiettività (da individuare). Sarebbe un sistema macchinoso e poco rapido, tuttavia si potrebbe provare… Un altro sistema potrebbe essere quello di pubblicare il commento in questione seguito da una replica immediata della redazione, che lo identifichi come inutilmente polemico o offensivo. Ma qui gli effetti potrebbero essere ancora più perversi, alimentando ulteriori polemiche, se non addirittura risentimenti personali. Insomma è un tema molto delicato e complesso e chiedo quindi anche il vostro contributo per l’identificazione di una soluzione accettabile.

Una cosa è certa, l’auspicato salto di qualità, che citavo all’inizio, non può tardare ulteriormente a compiersi. Ci sono molti segnali di ripresa dell’interesse nelle potenzialità e negli sviluppi dei Mondi Virtuali, occorre prepararsi a sfruttare la seconda ondata, e non tutti ne sono o ne saranno capaci. La storia del progresso ce l’ha insegnato, spesso tocca ricostruire partendo dalle macerie, su un terreno non vergine. Ed è quello che spero vorremo fare…

11 thoughts on “Lo sport nazionale: la polemica.

  1. ha detto:

    Se io scrivo un semplice articolo intitolato Tempo e sotto metto ” Domani piove” sicuramente tra tante persone ci sarà quella che dirà “che cazzo scrivi scema domani c’è il sole”..
    Non credo che sia nella natura umana non polemizzare o comunque non dibattere un argomento e credo che questo sia anche positivo. Discorso differente è l’insulto..spesso gratuito o dovuto a fatti personali che non riguardano il tema dell’articolo, qui mi ci metto anche io e chiedo scusa per il mio piccolo sfogo su Metacosmo ma ero fresca di visita (e di insulti) da quel “mondo” e mi son lasciata prendere la mano. Per il resto la mia è stata solo una valutazione tecnica sul futuro di Second Life basata sulle mie conoscenze che possano essere non condivise.

  2. ha detto:

    Lo so Giampiero, e anche Holden, che a volte potrei essere più “shortly” ma in tal caso… dove sarebbe il divertimento?

    Anche quello vostro, eh 😉

    Però, non mi pare sia cominciato tutto con il discorso del Metacosmo… è più lontana l’origine del cercare sempre di ricondurre a uno scontro di due fazioni qualsiasi discussione avvenga. Per onor del vero, ciò non avviene solo qui ma è un po’ una caratteristica del web in generale.

    Il parlare di prima e di seconda repubblica è un esempio che calza a pennello per capire come l’uso delle parole possa essere subdolo.

    Abbiamo forse mai avuto una seconda repubblica? Mi riferisco al fatto che i francesi, che sono alla 5a repubblica (mi pare) è perché hanno scritto almeno 5 volte la costituzione. Noi, che l’abbiamo scritta 2 volte non mi risulta.

    Pertanto “seconda repubblica” è sopratutto un modo di dire, comodo al fine di dimostrare alle non coraggiosissime genti italiche che quel famoso motto che è “cambiare tutto per non cambiare niente” è validissimo. Quindi che vi mettete in testa, italica gente? Di emancipavi da noi che comandiamo? (poi, per prendersi il sicuro, i gran signori hanno pensato bene di blindare la “democrazia” trasformandola in un elezione ben controllata di gente decisa “inter nos” e che la gente decide in base al sommo criterio appreso cambiando canale nel telecomando… click, click, click… mi piace, non mi piace, mi sta “proprio qui”…

    Quanto a prima o seconda (Repubblica), era come le guerre in stile Prussia, Francia, Inghilterra, Austria-Ungheria, con i fanti e la cavalleria, le Legnano e le Waterloo… i soldati che avanzano in prima fila vengono falcidiati dai fucilieri avversari… e allora quelli della seconda fila diventano prima fila.

    Qui è successo lo stesso. A fine anni ’80, caduti (ma per palese stanchezza) i politici cui si allude quando si parla di prima repubblica, è subentrata la seconda fila.

    Un colonnello, diventato generale mentre si avvicendava in prima fila, sapeva che molto era dato dall’immagine e quindi ha imposto ai suoi di cambiare in continuazione divisa per confondere il “nemico”. Funzionò e, per questo, il conseguente consenso, che si accoda sempre ai vincitori, lo proclamò “genio”.

    Ora, senza di lui, tutti loro si sentono persi al punto di non ritrovare la strada del seggio e, pertanto, sono chiusi nelle loro catacombe -con antenna- a pregare affinché il loro messia abbia vita eterna.

    Per far preoccupare pure noi almeno quanto loro, diffondono notizie terrificanti al riguardo le condizioni dell’ostaggio: il portafoglio. Tramite un intermediario, abbiamo ricevuto dalla prigione, sui Monti, un orecchio mozzato recapitato in ogni nostra casa con il corriere F24.

    In tutto ciò, è forse eccessivo dire che i fiancheggiatori fingono bene. Sto pensando: forse non si accorgono davvero che, in tutto ciò, c’è molto deja-vu.

    Credo che la terapia sia una sola: l’Italia, specchio del web che esprime, ha bisogno di vera fantasia.

  3. Holden ha detto:

    Eva, non ho ben compreso cosa non ti sia chiaro o cosa tu abbia trovato di scorretto nel commento di Giampi, quello con la M). Per come scrive, credo che la M sia solo uno scivolone voluto in realtà.
    Ad ogni modo, giusto per non divagare, vorrei che tu me lo spiegassi senza tanti giri di parole. Non è una battuta, non ho davvero compreso. Ho solo afferrato la stizza.
    Io invece, riguardo a questo commento, mi trovo perfettamente d’accordo. Alle volte, ho condiviso anche Claudio. Insomma, due persone che la pensano in modo different ma che almeno argomentano con dati, opinioni, conoscenze. Anche Melusina, nonostante non condivida per nulla il suo pensiero, ha comunque detto la sua, insomma ha argomentato.
    Il resto? A parer mio è meglio stendere un velo pietoso.
    Accuse ed offese. Terminologia pessima, a mio avviso, o giri immensi per arrivare allo stesso risultato. Delegittimare gratuitamente, lanciando accuse per creare un meccanismo contorto di rifiuto sull’argomento.
    Ed ora mi rivolgo a te Aquila: non mi è piaciuto questo tuo nuovo articolo. Sembrava, leggendoti, di essere ritornati a scuola. I ciuchi da una parte ed i bravi dall’altra. L’ho trovato offensivo anche nei miei confronti, e non solo nei miei.
    Se mi permetti, dovresti bacchettare di meno, o farlo senza valutazioni personali (forse dovute a tue conoscenze personali). Stavolta sarò io ad essere non offensivo, ma eloquente. Scusami Aquila, ho letto anche belle cose scritte da te, ma stavolta sei andato in una direzione ostinata e contraria, che francamente non so dove possa portare.
    Avresti dovuto tacere o, molto francamente, dirla tutta. Ma proprio proprio a tutti!
    Non so se mi pubblicherai, visto quanto da te affermato. Certo non sarebbe piacevole per me, visto che con educazione ho soltanto espresso un mio parere.

    1. AquilaDellaNotte Kondor ha detto:

      Capisco il risentimento di Holden, ma non ritiro una parola di quanto ho scritto. Esporre poi il mio pensiero senza dare valutazioni personali, dovute alle mie conoscenze, lo troverei alquanto bizzarro….

  4. Eva ha detto:

    Leggere l’incipit di un intervento dove ci si rivolge all’interlocutore sostituendo il suo nome con una sua citazione, non ispira immediate sensazioni di correttezza. Ma potrei anche essere ipersensibile. Non aiuta il relax, appresso, leggere vocaboli come diatriba (diatriba?) e apprendere che essa sarebbe partita da un recente articolo di Serena…

    L’articolo in questione se non sbaglio parlava di Metacosmo e appresso sono fioriti discorsi che osservavano come nel mare virtuale vi sono portaerei e anche pescherecci. Non solo. Sono spuntate altre opinioni di vario genere, debordati anche in post successivi che diventavano pertanto “collegabili a”, che alludevano a gruppetti, altre insinuazioni sul percepire mance dall’associazione “amici delle portaerei”, divagazioni sullo status societario di aziende che se non iscritte alla camera di commercio non sono degne di tale nome e altri scritti che sembravano le moli di testo-prova che si usavano per testare i programmi per l’impaginazione dei giornali: “Lorem ipsum…ecc. ecc.”.

    Non credo di essere superintelligente ad aver capito che chi parlava di aziende parlava semplicemente di simulazioni ma a qualcuno sembra divertente far finta di non capire (oddio… a volte effettivamente lo è).

    “Discutendo” in questo modo si replica nel virtuale (o chiamatelo web, se preferite) quell’impressione di impattare sul granito che è normale quando si ha a che fare con quel tipo di interlocutore che è particolarmente caparbio nel difendere il proprio film. Ciò, come sa bene Crozza, è comune in politica. Tale tattica è difensiva ma anche offensiva ed è praticata spesso confezionando una definizione (in genere dalle implicazioni spregevoli) nella speranza che qualcun’altro, magari con smania di protagonismo, la renda concreta.

    Mi spiego meglio 🙂 :
    se io non capisco cosa mi sta disarcionando dal potere, accuso la parte che incalza (specie se è incazzata) di essere violenta… sperando, contestualmente, che qualcuno da qualche parte spacchi qualche vetrina di un negozio: in tal caso tutti quelli che mi si oppongono sono solo degli spaccavetrine. E se “i capi” sono materialmente innocenti, possono benissimo essere i mandanti ideologici. In ogni caso che siamo in balia della loro violenza è chiaro: il “vero” filmato passa e ripassa nei monitor televisivi e la notizia è ripetuta dalle radio e dalla stampa e, si spera, da tuiccer e feisbùk.

    Tutti “liberi i miei – schiavi i tuoi”. Se i tuoi non esistono o quasi ciò non riguarda la gente semplice che non sa come possono essere complicate le trame dei subdoli. Quanto a loro, tutelati da me, è bello essere semplici: i miei giochi sono strapieni di gente semplice che è felice così. Guarda come sorridono…

    Ora, nel nostro gioco che è lecito fare qui (web e ecc.) e meno altrove, la stessa caparbietà sembra eccitarsi nel definire continuamente Serena (forse si cerca di agire sulla sua passionalità?) una specie di oppositrice di non so quale associazione di gente che non si sa bene chi sia, quindi forse rappresentante il Golia della situazione. L’insinuazione si diffonde anche con “i non so dove vuoi andare a parare” pronunciati apparentemente “da semplici”, facendo contestualmente finta di non dire che se tu hai un argomento, esso non può che essere pescato su Wikipedia e/o su Google.

    Come se Wikipedia e Google non fossero cultura.

    Ogni tanto si cerca di fare leggi per chiuderli e perciò non mi stupisco: come ad alcuni sentir parlare di cultura fa venire voglia di mettere la mano alla fondina per estrarre la Colt, ad altri, Wikipedia e Google, fanno rimpiangere i tempi in cui la Treccani ce l’avevano solo quattro gatti…

    1. Giampiero ha detto:

      Si sei ipersensibile, Eva. Suvvia, mi sia permessa almeno un pò di retorica.

      Non vedo quale sia la scorrettezza nell’attribuire all’articolista il nome di un personaggio storico che l’autore stesso cita, di cui inserisce l’immagine nel testo e con il quale ha alcune affinità.
      Considera poi che, dando la possibilità ad Aquila di pubblicare il mio commento, gli ho pure dato la possibilità di smentire la fama che gli volevo appena attribuita.

      Diatriba è forse un termine scorretto per indicare la discussione polemica e, a tratti, ironica che si è trascinata nelle pagine di questo sito?

      Il via alla discussione (rectius alle discussioni) non è forse partito dall’articolo di Serena del 10 giugno 2012 “Non la solita cosa, ma il Metacosmo”?

      Detto questo ammetto che dopo le prime 5 o 6 righe dei commenti di Eva mi perdo “quasi regolarmente” e subentra in me una sensazione di déjà vu…
      ricordardate i discorsi televisivi dei politici della prima Repubblica?

  5. Giampiero ha detto:

    Caro Marco Porcio Catone,
    intervengo sperando che tu non abbia qualcosa anche di un altro Catone che, per prudenza, non nomino neppure.

    Noto che tutta questa lunga diatriba ha avuto come incipit ed, invero, anche come prosecuzione, l’articolo di Serena “Non la solita cosa, ma il Metacosmo”.

    Tuttavia, a leggere questo tuo apparentemente saggio articolo sembrerebbe che:

    – tu abbia lanciato e alimentato l’argomento, cosa che invece non risponde al vero;
    – i protagonisti non graditi (il sottoscritto, Serena stessa e altri) non vi abbiano preso parte;
    – non vi siano stati contenuti degni di nota, circostanza smentita dalla profusione di dati e nomi che emerge in molti commenti pro e contro.

    Questo per amore di verità.

    Mi pare poi si possa dire che senza vis polemica forse non avremmo un buon terzo della letteratura… e tra questa molta di quella latina.

    Sono sicuro che tu metteresti a tacere Cicerone a tutto vantaggio di Tacito, ma non sono altrettanto certo che io e molti altri tuoi lettori faremmo lo stesso.

    Dunque: il tuo pensiero è più o meno questo: questo giornale è uno strumento didattico per sl (e per altri mondi virtuali che però è meglio non nominare neppure).

    Gli articoli e il Virtual World Magazine sono un mezzo di divulgazione e presa di consapevolezza delle potenzialità di sl.

    Come tu stesso dici:

    “Per quanto mi riguarda, questo Magazine è stato fondato avendo tra gli obiettivi quello di contribuire a far crescere la consapevolezza nelle potenzialità e nel futuro dei Mondi Virtuali ”

    Il VWM fa quindi conoscere agli utenti gli eventi di sl, come utilizzare sl al massimo delle sue potenzialità, quali land ci sono e come sono fatte.

    Ecco dunque che non possono trovare spazio polemiche personali o discussioni troppo accese, ragionamenti sul perchè di sl e su eventuali alternative, altrimenti si perde di vista l’obiettivo e con esso il progresso di sl.

    Già, il progresso. Quella sorta di macchina che accende il motore, corre in autostrada ed arriva da sola nel posto indicato nella mappa.

    Ma se abbandoni l’autostrada e scendi dall’auto scoprirai nuove strade, ancor più metafisiche ed affascinanti di sl: le vie del dialogo, del confronto e della conoscenza.

    1. Ruvi Sagittaria ha detto:

      Si Giampiero, se abbandoni l’autostrada puoi prendere la Root 66 e riscoprire la vecchia America on the road. Non è che dopo tanto manzoniano “latinorum” sei finito con il citare “Cars” della Pixar? 🙂 “Non conta arrivare, conta viaggiare…” Vallo a dire a chi è in coda sul lungo nastro d’asfalto.
      Quanto alle “vie della conoscenza”.. Ehm, lascerei perdere. Temo che lo spunto catoniano del direttore ti abbia portato un po’ troppo fuori strada. Per certi versi potrei anche capirti. ma il polemismo fine a se stesso mi dà fastidio, poichè a tuo dire cercare di riportare un minimo di moderazione nello scambio di opinioni andrebbe contro “il dialogo”, “il confronto” e, udite, la “conoscenza”. Nientemeno.
      -Ruvi-

  6. ha detto:

    Condivido ad unguem!

    Another way to avoid fruitless polemics would be allowing only comments in English: difficulty to manage quarrels in a foreign language would discourage those who don’t have anything to say but polemical words.
    (I’m kidding, but… actually, it could work ;))

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