Alla scoperta dell’arte virtuale: Moki Yuitza

Ho incontrato Moki Yuitza nello spazio da lei creato per la sua installazione “Synapses”, e ho affrontato con lei il tema di come nasce un’idea, come si riesce a creare un’opera del genere. Dopo qualche suo (vano) tentativo di spiegarmi come è fatta tecnicamente questa installazione (prims, particles, ecc.) entriamo nel merito delle domande che avevo in mente di farle. Riporto la discussione così come si è svolta, per mantenere la struttura colloquiale della chiacchierata, per come si è sviluppata.

AdN: a parte gli aspetti tecnici, Moki, vediamo come ti nasce questa idea. Hai preso spunto da qualcosa che hai visto, o cos’altro?

Moki Yuitza: è una domanda difficile, mi spiego… In realtà quello che vedi è una “evoluzione” se così possiamo dire, di diversi lavori precedenti, li hai visti

AdN: si, certo, sempre sul tema delle luci e delle proiezioni

Moki Yuitza: se ti ricordi, io finisco sempre per creare questi spazi a più dimensioni. E’ una via di mezzo tra una illusione ottica e un gioco matematico. Sono affascinata dagli spazi che si muovono, che cambiano. Quasi tutti i miei lavori girano intorno al concetto delle dimensioni multiple, strati sovrapposi, a seconda di come li guardi, ti danno una impressione diversa

AdN: il punto di vista varia

Moki Yuitza: si, ed è per questo che invito sempre le persone a camminare, invece di usare la cam. Quando cammini, i punti di vista cambiano molto di più, che girando con la cam. Il massimo è muoversi in mouselook, ma molti si sentono disorientati a farlo

AdN: anche perchè hai il tempo di osservare, la cam è troppo veloce a spostarsi, non ti fa osservare bene i dettagli

Moki Yuitza: si, a me piace stare ferma in un punto, e guardare come cambia quello che ho davanti, e i miei lavori alla fine sono concepiti così, puoi muoverti, ma anche rimanere fermo e osservare come cambia intorno a te. Inoltre, e questo non ci pensa mai nessuno, la percezione dello spazio cambia totalmente insieme al punto di vista

AdN: quindi l’idea di questa installazione segue un tuo percorso di ricerca, come un filo conduttore che si dipana un pò alla volta, attraverso i tuoi lavori

Moki Yuitza: si, anche se sono idee magari diverse, o che nascono in condizioni e per posizioni differenti, c’è sempre un filo conduttore

AdN: questo però vuol dire una cosa, che la costruzione dell’opera è una, per così dire, “ricerca in corso d’opera”, non c’è un “progetto” iniziale, ma un percorso da seguire

Moki Yuitza: si e no. Ogni cosa che faccio è pensata di per se. Nasce, ha il suo momento di esposizione, e poi viene cancellata. Il fatto che ci sia un percorso è una cosa naturale, perché il legame sono io

AdN: ma non l’hai pensato così fin dall’inizio, lo hai sviluppato poco alla volta

Moki Yuitza: provo a spiegarmi, è difficile da dire quando è nata l’idea originaria, in genere mi viene parlando con chi mi offre la possibilità di esporre, mi mostra lo spazio. E così nella mia testa parte un processo naturale, sul come “riempire” quello spazio, cosa creare, nascono immagini, sensazioni. Tutto quello che faccio è cercare di realizzarle, sfruttando le conoscenze tecniche che ho acquisito.

La cosa bella è che le cose cambiano durante la realizzazione, magari imparo una tecnica nuova, o uno strumento, e provo ad applicarlo al lavoro in corso, e vedo se fa scopa con l’idea che ho in mente oppure no. Se lo fa, viene inserito, se non lo fa, viene accantonato e sperimentato altrove. Per esempio, qui, le rampe, inizialmente dovevano essere diverse, l’idea era di creare una illusione ottica. Ma una volta realizzata, ho visto che non dava per nulla l’idea dello spazio che volevo creare, l’impressione dello spazio era distorta. Ma te ne accorgi solo quando la realizzi, e ci cammini dentro. L’idea funzionava, la realizzazione no.

AdN: quindi all’inizio c’è un’idea generale, di cosa vuoi rappresentare, ma l’espressione pratica la sviluppi “sul campo” per così dire

Moki Yuitza: ecco, si, ho una idea, una immagine dello spazio, della sensazione che vorrei creare, e lavoro per raggiungere quel fine

AdN: come un pittore che parte con un’idea e poi la sviluppa sulla tela, senza avere il disegno preciso all’inizio, ma lo crea man mano che lo “vede” nella pratica

Moki Yuitza: si, è così. Io ho una idea di una sensazione, delle immagini, magari parto da un elemento, in questo caso sono i nastri verdi, e da quello si sviluppa il resto

AdN: un lavoro “artigianale” dell’artista digitale insomma 😊

Moki Yuitza: mai riferito il termine “artista”, lo sai, mi sono sempre definita una “spaccaprims”, dico sempre che sono un artigiano, mi piace fare cose. Io ho una idea di una sensazione, delle immagini. Magari parto da un elemento, in questo caso sono i nastri verdi, e da quello si sviluppa il resto

AdN: si, ma qui non ci sono solo prims…

Moki Yuitza: ah invece qui ci sono solo prims, il resto sono effetti speciali, luci, proiezioni, particles. Sono anche quelli dei mattoncini, e da bambina adoravo le costruzioni, qui ci gioco

AdN: anche una cattedrale prima di costruirla erano solo pietre, ma qualcuno poi dalle pietre ha creato qualcosa. Perchè non ami la definizione di “artista” riferita a te?

Moki Yuitza: nono, non è che non la amo. Cosa significa “artista”?

AdN: per me?

Moki Yuitza: si, ora lo chiedo a te 😊

AdN: io credo che arte sia una materializzazione di un’idea, che qualcuno, l’artista, ha trovato il modo di comunicare agli altri, usando tecniche tra le più varie, in questo caso un ambiente digitale in 3D

Moki Yuitza: con questa definizione, posso anche riconoscermi 😊

AdN: però questo vale anche per lo chef che fa la matriciana, ha dei limiti, o no?

Moki Yuitza: quel qualcuno che ha creato la cattedrale di cui parlavamo prima, 9 volte su 10 era un artigiano, faceva il suo lavoro al meglio delle sue capacità, sono altri che lo hanno definito artista, perchè quello che ha creato lo hanno riconosciuto come un’opera d’arte. Io non mi definisco artista, non ho velleità di “creare arte”, cerco di fare qualcosa di bello, per me, e che dia una emozione a chi lo vede, in questo senso, ho difficoltà a definirmi artista 😊

AdN: quindi matriciana, cattedrale, o installazione 3D, possono essere definite tutte manifestazioni “artistiche”? Questa discussione mi porta ad una conclusione che mi lascia perplesso però…

Moki Yuitza: cioè?

AdN: che Cracco fa bene a farsi pagare un primo piatto 40 €, perché, dal suo punto di vista, la sua è un’opera d’arte!

Moki Yuitza: hahahaha, si, hai colto il punto, non è quanto lui pensa che valga, ma quanto gli altri sono disposti a pagarlo 😊

AdN: ma, a questo punto, entra in ballo lo “spettatore”, l’utente, se per me quel primo piatto, o questa installazione 3D, è qualcosa che mi trasmette un messaggio, un’emozione, allora la posso definire “artistica”, sennò dico che quel primo piatto è un furto a 40 €!!

Moki Yuitza: se per te messaggio ed emozione sono il significato di “arte”, allora si 😊 Per inciso, lo sono anche per me, non tanto il messaggio, ma la sensazione e l’emozione

AdN: è il solo metro di giudizio per definire l’arte, a mio parere, altrimenti anche la “fessura” di Fontana è un’opera d’arte…

Moki Yuitza: e infatti, lo è

AdN: vedi? A te dà un’emozione, ma a me no. L’arte dipende da chi la fa e da come la si guarda

Moki Yuitza: concordo 😊

AdN: e con questo possiamo concludere con un interrogativo storico: è più arte la matriciana, o la cattedrale di San Pietro?

Moki Yuitza: hahahahaha

Moki Yuitza: arte edibile o secolare?  Chissà…

AdN: e chi lo sa. L’unico osservatore oggettivo sarebbe un extraterrestre.

Moki Yuitza: il poveretto arriverebbe comunque col suo bagaglio di conoscenze e sensibilità

AdN: la matriciana però se la mangerebbe di certo.. 😊 Grazie mille Moki, per la tua disponibilità. Arrivederci a presto!

Che cos’è arte?

Da quando la specie umana ha cominciato a formulare ragionamenti complessi, e a cercare di comunicare il proprio pensiero agli altri membri della comunità a cui appartiene, ha iniziato a creare dei messaggi formali da mostrare agli altri.

Dai dipinti preistorici nelle grotte di Lescaux, all’arte egizia e mesopotamica, fino alle meraviglie della civiltà araba e del nostro Rinascimento, e poi alle opere, via via più sofisticate, che si sono succedute nei secoli. Sul concetto di arte si discetta da sempre, e diverse sono le interpretazioni che se ne danno. Tutti però si trovano d’accordo nel definire “Arte” un messaggio che comunichi delle emozioni, che stimoli la fantasia, e che trasmetta un pensiero dell’autore. Certo, ognuno recepisce a modo suo certe sensazioni, e quindi i giudizi comuni sono spesso in contrasto con la percezione che ne ricaviamo noi, ma se ci si ferma un attimo a riflettere, ognuno può farsi un’idea delle differenze che nota tra la banana appiccicata al muro, di Cattelan, e un’opera di Van Gogh, o fra certa musica fracassona e le composizioni di Chopin o dei Queen. Probabilmente le emozioni maggiori ce le danno quelle creazioni che stimolano i nostri sensi distanti, collettivi. Quindi il miscelare luci e ombre, colori e forme, suoni e armonie, stimola maggiormente la nostra immaginazione.

Quando cerchiamo qualcosa in un Mondo Virtuale, patria di mille “artisti” o sedicenti tali, cerchiamo qualcosa del genere. Diversi sono gli artisti che negli anni hanno creato opere e manufatti apprezzabili. Ma anche qui, ognuno giudica a modo proprio quello che vede, e che sente, e ognuno ha quindi le proprie preferenze.

A me è piaciuta molto, ad esempio, una realizzazione fatta da Moki Yuitza che si è inaugurata ieri, e che ho visitato oggi in assenza di avatar. Vi allego delle immagini che ho ripreso da diversi angoli di visuale, ma vi invito ad andarla a vedere direttamente, perchè è il solo modo per farsi un’idea diretta di una realizzazione artistica ( http://maps.secondlife.com/secondlife/Amaro/248/169/23 ).

Un saluto.

Arte e Artisti in Second Life

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by AquilaDellaNotte Kondor

Con frequenza inquietante, si scatenano polemiche intorno ad Arte e mostre artistiche in Second Life. Ovviamente, spesso le polemiche sono frutto di antipatie gratuite e personalistiche, le corrispondenti espressioni virtuali delle “piazzate” di una volta. Ma ormai, si sa, siamo nell’era digitale, per cui anche le piazzate e le parolacce viaggiano via internet, e Facebook ne è il profeta principale. Devo dire che non riesco mai a leggere fino in fondo le sequenze di contumelie che si susseguono, con violenza degna di miglior causa, su alcune pagine. Anche perché, letto il nome dell’autore, si fa presto a cambiare pagina con un click, a volte prima ancora di cominciare …

Tuttavia, il tema riguardante le forme di Arte Virtuale non è privo di interesse, se affrontato seriamente. Devo dire che, per quanto mi riguarda, ho il massimo rispetto per qualsiasi forma di espressione, o di manifestazione “artistica”, che venga prodotta in Second Life, sostanzialmente per due motivi. Innanzitutto, l’innovazione introdotta da questo Mondo Virtuale, è esattamente quella di consentire ai suoi abitanti la costruzione del Mondo stesso. La geniale intuizione di Philip Rosedale si è basata proprio su questo: ognuno può sbizzarrirsi a produrre qualsiasi cosa gli venga in mente, può sentirsi, poco o tanto, “padrone” delle proprie creazioni, qualunque forma esse assumano. E per gente che, magari, nella vita reale ha poco o nulla in termini di soddisfazioni, questo elemento è fondamentale, ed è uno dei motivi principali della popolarità di Second Life. In secondo luogo, ogni “creazione” prodotta in Second Life è frutto di ore e ore di lavoro, sacrificio di tempo, e di impegno personale, spesso sottratto alla famiglia. Ottenere un manufatto che possa poi essere esibito agli altri abitanti del Metaverso è una soddisfazione, credo, impagabile, per questi novelli artisti virtuali. Ad essi, alla loro creatività, e al loro impegno, va tutta la mia stima e la mia ammirazione, anche perché io non avrei mai la pazienza, il tempo e la capacità di fare altrettanto. Complimenti a loro.

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Un cenno d’apoteosi artistica di Grazietta Cazenove

by priesthe spiritor

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.Devo porgere un mio inchino personale a codesta eccezionale artista, Grazietta Cazenove, la quale ha saputo cogliere nella sua arte figurativa l’essenziale, pur essendo, i suoi dipinti, intrisi di colori.

Un osservatore che ammira un’opera d’arte non deve né giudicare né criticare un dipinto con la mente, ma ascoltare in sé, cioè nel suo cuore, le emozioni, le quali vengono suscitate da una qualsiasi opera osservata. Sì, è proprio così; ogni opera d’arte suscita in noi emozioni di ogni genere.  E queste ultime, le emozioni, non devono essere filtrate dalla nostra mente razionale, bensì dai nostri sensi e dai nostri istinti, i quali creano in noi un rapporto emozionale-pedagogico; Insomma, per dirla in breve, possiamo gioire per ogni opera d’arte a patto che la nostra razionalità non si insinui tra le nostre emozioni.

Qualche giorno avanti, io personalmente assistetti a una conferenza sul grande regista Federico Fellini. Tale regista trattò, nei suoi appunti illustrati dell’epoca, dei suoi pensieri  sugli occhi che guardano, che osservano e che creano. Fellini fece notare a noi tutti, com’è già noto, che l’occhio sinistro è l’occhio della donna, l’occhio che crea. Un po’ come la mano sinistra, che rappresenta la mano dell’artista e la mano del femminile. Tutti noi siamo sia donne sia uomini, ma di ciò non ne siamo coscienti, e a tal punto subentra una donna come Grazietta Cazenove, la quale ci ricorda che il femminile che c’è in noi è una parte da scorgere e riscoprire.

Senza la nostra donna interiore noi siamo pietre e terra, ma se cerchiamo e troviamo quella parte sensibile, che ci “attanaglia” alla natura del nostro essere, essere sia uomo che donna, allora riscopriremo il fuoco della passione e dell’amore creatori; come nel celebre dipinto qui in foto, in testa all’articolo, che l’artista  ha creato e dal quale ci lascia percepire tutto ciò. “Volando… Flying…” è il titolo di questo straordinario dipinto su cui mi sono appena espresso.

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Anche dal punto di vista tecnico l’artista non è da meno, è un pò restio a denunciare le proprie tecniche pittoriche. Ma, da quello che s’intende nella sua arte pittorica – digitale, è abile nel creare una simbiosi perfetta tra il reale e il surreale, dalla quale trapela la straordinaria volontà alla vita e all’essere se stessi, in ogni momento.

Ma la sua voglia di libertà e d’espressione materico-digitale, nonchè d’espressione sensibile-artistica è presente in tutti i suoi eccellenti dipinti. Difatti possiamo semplicemente notare la sua volontà d’espressione, osservando semplicemente senza alcun giudizio le sue opere, così da rapirci e trasportarci in un mondo del tutto vivo e genuino. Il mondo della nostra benemerita artista… Grazietta Cazenove.

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La creatività di Talullah Winterwolf

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Il tema della creatività è solitamente associato alla possibilità che ognuno ha, nel mondo di Second Life, di costruire oggetti e riprodurre immagini, di metterle poi insieme per “creare” opere più o meno artistiche. Tali opere sono poi definite, solitamente dal creatore, “arte”. Se ripensiamo criticamente a questi modelli di creatività, a cui ci hanno abituato in Second Life, dobbiamo ammettere che la creatività deve necessariamente essere qualcosa di diverso. Partiamo dalle definizioni, largamente condivise, di creatività (http://it.wikipedia.org/wiki/Creatività):

“Tra le moltissime definizioni di creatività che sono state coniate, si segnala per semplicità e precisione quella fornita dal matematico Henri Poincaré: “Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”. Le categorie di “nuovo” e “utile” radicano l’attività creativa nella società e nella storia. Il “nuovo” è relativo al periodo storico in cui viene concepito; l'”utile” è connesso con la comprensione e il riconoscimento sociale. Nuovo e utile illustrano adeguatamente l’essenza dell’atto creativo: un superamento delle regole esistenti (il nuovo) che istituisca una ulteriore regola condivisa (perché rivelatasi utile). Si individuano anche le due dimensioni del processo creativo che unisce disordine e ordine, paradosso e metodo. Infine, le categorie di nuovo e utile ampliano la sfera delle attività creative a tutto l’agire umano a cui sia riconosciuta un’utilità economicaestetica o etica – e che sviluppi uno dei tre possibili gradi di novità: applicazione nuova di una “regola” esistente, estensione di una regola esistente a un campo nuovo, istituzione di una regola del tutto nuova. Poiché si fonda sulla profonda conoscenza delle regole da superare, la creatività non può svilupparsi in assenza di competenze preliminari. Caratteristiche della personalità creativa sono curiosità, bisogno d’ordine e di successo (ma non inteso in termini economici), indipendenza di giudizio, spirito critico, insoddisfazione, autodisciplina.

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Ho riportato in grassetto quelle che, a mio parere, sono le parole chiave di questa definizione: un processo cioè innovativo che propone idee nuove, o l’utilizzo di idee preesistenti per nuove applicazioni. Per far questo occorre conoscenza delle regole, spirito critico e indipendenza di giudizio. La creatività cioè, è la capacità di creare nuovi modelli, o di applicare in modo completamente nuovo modelli esistenti, che si danno per acquisiti. La capacità quindi di mostrare agli altri nuove idee, nuove strade da percorrere. Un contributo originale all’evoluzione del pensiero e della fantasia, sostanzialmente. Alla luce di queste definizioni, dovremmo analizzare criticamente ogni nuova, presunta “opera d’arte” per capire se si tratti o meno di una manifestazione di creatività.

Questa premessa mi era indispensabile per spiegarvi il motivo per cui, visitando la mostra di Talullah Winterwolf ho avuto la netta sensazione di trovarmi di fronte all’opera di un’artista, un vero “creativo” (http://www.youtube.com/watch?v=TrigD__r3oU&feature=youtu.be). Ho visto le sue opere, la sua maestria nel miscelare immagini e colori a partire da un’idea che si forma nella sua fantasia, e fino ad arrivare a materializzare quello che lei stessa definisce una “storia”, miscelando i suoi disegni con immagini catturate sul web, per dare quindi forma a quanto aveva già intuito e immaginato con la sua fantasia. Una miscela perfetta di immagini per comunicare qualcosa che prima non c’era, una forma mai vista in precedenza, un’espressione di “creatività”, per l’appunto.

Talullah è un caso raro di artista prestata al Metaverso: ha studiato Fashion Design all’istituto d’arte e ha un suo studio personale, per quanto il suo lavoro RL si svolga in una galleria fotografica in Irlanda del Nord, nel Regno Unito.

Vi riporto la sua biografia ufficiale, e aggiungo delle immagini che dovrebbero darvi una minima anticipazione di quanto vedrete nella mostra allestita da Pyramid Cafè, e da Tanalois Art, all’isola di Solaris (http://maps.secondlife.com/secondlife/Solaris Island/22/128/2001).

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Biography  Talullah Winterwolf

From as far back as I remember  I have had a pencil in my hand  making pictures and stories on any kind of surface available about  the  strange  goings  on in my head 🙂 These were  always  almost like a private journal to me and I’d never thought  of exhibiting them before Second Life, even though  I was trained in Art College  in Fashion Design and had  my own studio. At the minute I’m working in photography , and and have a  small  vintage fashion  outlet.

My inspirations come from many sources, but the common thread is that all my creative works be it fashion, a photograph or a painting is that  tells a story in some form or other.
Some of the stories are deeply autobiographical,exploring dreams,childhood memories and feelings, others  could be inspired by a chance  snippet of conversation, an unintentional image caught   in a random photograph, a memory, a  line in a song or book…

I have tried to capture those feelings in the images, and in doing so have realised that the very effect of layering the images and textures  is suggestive of  the way our memories are layered on top of each other and each whole is the sum of many parts.

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Nuditè – by Tani Thor

Tani Thor @ VWM

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Virtual Worlds Magazine è lieto di invitarvi all’inaugurazione della mostra Fotografica “Nuditè” di  Tani Thor  – Mercoledì 9 dicembre 22.30 IT – 1.30 PM PDT

http://maps.secondlife.com/secondlife/Solaris%20Island/241/235/3501

Nuda (Pablo Neruda)

Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, strade di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.

Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l’estate in una chiesa d’oro.

Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t’addentri nel sotterraneo del mondo.

Come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.

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******************* Biografia di Tani Thor ******************

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Tani

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Tani nasce in una fredda giornata di dicembre del 2007, e come se fosse una sorpresa di Natale, scopre un mondo parallelo fatto di pixel e di emozioni.
Ho girovagato mesi in questo modo virtuale, scoprendo posti e persone, ma il mio primo contatto con l’arte è avvenuto per caso.

Non sono un’artista o una creatrice. Non studio, e difficilmente approfondisco, ma metto nelle mie “cose” (non mi sento di chiamarle opere!) tutto il mio istinto.
Unisco prims, usando un mio personale senso del colore e delle forme, ma  l’arte è un’altra cosa!!

Non troverai notecard di spiegazione nelle mie “cose”, ognuno deve vedere ciò che l’istinto gli stimola, solo il nome farà immaginare quello che io ho sentito creandola… Il mio approccio alla fotografia in Second Life è istintuale, come tutte le cose che faccio…. uno, due scatti al massimo, per cercare di cogliere quell’emozione sfuggente.
I miei scatti vengono lavorati con Photoshop e Paint Shop Pro, ma cercando di non stravolgere mai l’essenza della foto stessa…

http://maps.secondlife.com/secondlife/Whispering%20Angels/209/188/3101

Mostra fotografica di Paola Mills a Solaris.


 Si è inaugurata oggi, e rimarrà aperta fino al 18 novembre, presso la Flute Gallery, nella sede di Pyramid Cafè a Solaris, a cura di Tani Thor e Aloisio Congrejo, una straordinaria mostra fotografica di paola Mills, che invito tutti a visitare (http://maps.secondlife.com /secondlife/Solaris Island/24/92/2006). Riporto l’intervista a Paola Mills di Tani Thor.

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By Tani Thor

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Due brevi cenni sull’artista tratti dalla sua biografia. Paola dice: “Sono piombata in Second Life per curiosità lavorativa, perchè il mondo virtuale è la realtà di tutti i giorni, traslata in un luogo dove è permesso personalizzare, gestire a proprio modo, secondo le nostre pulsioni, paranoie, ogni tipo di emozione. Ognuno, a modo suo, è un’artista, l’apertura mentale che si genera, acquisendo questa consapevolezza, ti permette di vivere la vita in modo diverso”.

Di seguito l’intervista all’artista, con le domande lette in voice da Sergej Zarf, l’owner di Pyramid Cafè, con la collaborazione di Fiona Saiman, per la lettura della chat scritta.

Tani Thor: Paola, cosa ti ha portato in Second Life?

Paola Mills: La curiosità, legata alla mia esperienza professionale. Si vedeva Second Life in un modo particolare che pero’ nel tempo e’ cambiata, io sono rimasta svincolata dalla professione
perche’ ho intravisto altri utilizzi prettamente personali.

Tani Thor: Cosa ti ha spinto a fare la tua prima fotografia in Second Life?

Paola Mills: Sicuramente l’idea di catturare istanti di vita sociale da regalare agli altri residenti, come ricordo di un attimo passato insieme. Mi sono accorta che, nel tempo, hanno acquisito un loro significato, memoria dei cambiamenti nel
tempo di Second Life.

Tani Thor: Cosa vuoi rappresentare con le tue opere?

Paola Mills: Utilizzo l’avatar come un semplice mezzo per rappresentare miei stati d’animo del momento.

Tani Thor: Da cosa vieni ispirata per le tue creazioni?

Paola Mills: Io dipendo quasi esclusivamente dalle migliaia di creatori di Second Life, senza di loro avrei difficolta’ a rappresentare qualsiasi cosa. Io ci metto solo l’inventiva, tutto il resto viene dalla collaborazione inconsapevole di tante persone.

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Tani Thor: Cos’è per te l’arte in Second Life?

Paola Mills: Premesso che io non sono artista, ma fermo delle immagini, l’arte e’ la consapevolezza di ognuno di noi di poter trasmettere agli altri il meglio di noi stessi, utilizzando qualsiasi mezzo. Potenzialmente, Second Life puo’ concederti non un momento di popolarita’, ma la possibilita’ di donare agli altri sensazioni che altrimenti non potresti condividere.

Tani Thor: Quali sono i tuoi soggetti preferiti?

Paola Mills: Sicuramente i soggetti che più utilizzo sono avatar femminili, personalmente non ho un’identita’ unica, ma centinaia di soggetti che utilizzo al momento

Tani Thor: Sei un’artista anche in RL?

Paola Mills: In RL svolgo un’attivita’ molto aliena all’arte. Faccio fotografie, che elaboro su siti non virtuali come soggetti, ma non mi ritengo fotografa.

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Tani Thor: Quale tecnica usi?

Paola Mills: Non sono una eccelsa utilizzatrice di Photoshop. Diciamo che smanetto con filtri che trovo in rete, però sto studiando parecchio, purtroppo nel poco tempo libero di cui dispongo.

Tani Thor: Hai qualche artista di Second Life che preferisci?

Paola Mills: Parecchi direi, non vorrei dimenticarne nessuno, per questo invito chi ama l’arte della fotografia virtuale a visitare i siti di Koinup e Flickr: www.koinup.com, www.flickr.com

Tani Thor: Quali sono i tuoi piani per il tuo futuro artistico?

Paola Mills: Azzardando parecchio, mi piacerebbe, unito all’uso piu intensivo di Photoshop, cimentarmi nei soggetti astratti. Mi piace la pittura di De Chirico o Dali’, insomma, vediamo cosa ne verrà fuori. Spero nei creatori di avatar, che escano dal circolo vizioso del soggetto eccessivamente bello per puntare su profili più umani. Non sono mai riuscita a trovare donne con cellulite o grasso, io quelli cerco.

Tani Thor: Paola c’è molta tristezza in alcune tue foto. E’ voluta o è data dal caso?

Paola Mills: No viene dalla vita quotidiana.

Tani Thor: Utilizzi anche molto colori scuri, e il bianco e nero? Questo tuo stile, anche questo è dato dalla vita? O è uno stile artistico tuo preferito?

Paola Mills: Il colore cattura l’immagine per quello che è, il bianco e nero sa cogliere emozioni, sfumature piu’ profonde.

Tani Thor: Usi sempre donne, perchè i maschietti no?

Paola Mills: Perche’ io utilizzo molto il nudo, e il nudo maschile richiede la presenza di un organo tra le gambe, che i siti rifiutano, censurandoli. Un culo rende di meno.

Intervista creativa

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by Serena Domenici

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Ho scritto più volte di creatività e arte all’interno del Metaverso, e spesso sono stata volutamente fraintesa, perché non ho nascosto una certa insofferenza per tutto ciò che a parer mio, e non solo, non era meritevole di tale definizione. L’arte esiste anche in Second Life, ne sono sempre più convinta. Diciamo che attorno all’arte c’è anche tanta spazzatura, spacciata per tale. E chi entra in Second Life per una breve toccata e fuga, non ha il tempo di rendersi conto di quante iniziative, progetti e realizzazioni di ottimo livello sia impregnato il mondo virtuale.

Di recente ho conosciuto due creativi, a mio parere eccezionali, una coppia di architetti. Mi sono piovuti dal cielo, è il caso di dirlo… Ci siamo conosciuti per caso e in modo anche simpatico, avevano casa dove io ora ho la mia, e ogni tanto me li ritrovavo in giardino :). Casper e Stephan, sono di poche parole, ma di una gentilezza e disponibilità mai riscontrata a questi livelli nel Metaverso. Mi ricordano, per certi versi, la disponibilità di un’altra grande builder: Sniper Siemens… E’ nata così la nostra amicizia, tra una chiacchiera e l ‘altra ho scoperto la loro arte e li ho messi alla prova anche.

Volevo una casa particolare in Second Life, che richiamasse un po’ le costruzioni dell’antica Roma, (e mi riferisco alle case romane patrizie fuori porta) ma riadattata in chiave moderna. Ora posso confessarlo: ero molto scettica, visto che loro prediligono soprattutto lo stile moderno, ma gli ho dato carta bianca. Il risultato è stato, al di là di ogni previsione, fantastico. Usano texture di ottima qualità per cominciare, e ascoltano ogni  desiderio o consiglio che gli si voglia dare. E, cosa molto apprezzabile, ti dicono in faccia  cosa pensano. Fanno coppia anche nella vita, non solo sul Metaverso, e lavorano con un affiatamento non comune. Compensano i loro gusti e canalizzano la loro energia in un unico obiettivo: fare belle case, vivibili e a prova di telecamera. Finalmente non mi sento più una falena impazzita che sbatte ovunque, che si sposta da un punto all’altro della casa. Cosa molto frequente in altre abitazioni di Second Life.

Chi mi conosce, o ha imparato a conoscermi, sa benissimo che non parlerei mai così, per scopi di interesse personale. Sul Virtual Worlds Magazine nessuno di noi accetta offerte di denaro, o favoritismi vari, per parlare bene di chicchessia. Il nostro è un “lavoro” no profit. Sul Magazine si scrive e discute di ciò che cattura la nostra attenzione, e che secondo noi merita di essere conosciuto da chi ci legge. Ovviamente, gusti e opinioni restano personali. Ho deciso di scrivere di loro perché ciò che fanno è oggettivamente particolare, bello o meno è soggettivo, anche se io ritengo i loro lavori bellissimi. Ritenevo importante farli conoscere a quella parte del Metaverso che ancora non li conosce. Ogni loro creazione rimane unica. Lo stile è inconfondibile, del resto è la loro impronta, il loro marcare il territorio nel mondo del designer e non solo… ma di volta in volta viene trasformata ed elaborata in base ai desideri dei committenti.

Ho avuto il piacere di intervistare entrambi, ed è stato un piacere misurarmi con la loro eleganza innata, che traspare anche dai loro avatar, molto particolari anche nei loro AO ( “animazione avatar” per i non addetti ai lavori). Di seguito l’intervista a due artisti  che hanno, a mio parere, interpretato magistralmente l’arte del design e dell’architettura moderna all’interno del Metaverso.

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 Sere (serena.domenici): Siete su Second Life da molto tempo?

 Casper (eterprising.kingmaker): io da circa due anni e qualche mese, 804 giorni per la precisione

 đonniearo (stephan.lanfier): anche io, praticamente tra il mio avatar ed il suo ci sono 17 giorni di differenza.

đonniearo (stephan.lanfier): 787 giorni.

Sere (serena.domenici): 🙂 Vi siete conosciuti subito? 

Casper (eterprising.kingmaker): no, ci è servito circa un anno per incontrarci

đonniearo (stephan.lanfier): si, circa un anno, ci siamo incontrati mentre lui lavorava

Sere (serena.domenici): Quale mezzo ha usato il destino per farvi “scontrare”?

Casper (eterprising.kingmaker): una mostra d’arte… io la seguivo da profano, lui invece più da critico.

Sere (serena.domenici): 🙂

Sere (serena.domenici): Insomma come nelle migliori commedie romantiche…

đonniearo (stephan.lanfier): 🙂

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Sere (serena.domenici): L’arte, in generale, mi sembra il filo conduttore della vostra storia, o sbaglio?

Casper (eterprising.kingmaker): arte e design, diciamo

đonniearo (stephan.lanfier): si, più che altro il filo conduttore è la passione per il “bello”

Casper (eterprising.kingmaker): esatto

Sere (serena.domenici): Mi sembra di capire che non riguardi solo Second Life, ma anche la vostra vita reale …

Casper (eterprising.kingmaker): si, in un certo senso la vita su Second Life è una estensione più creativa e libera di RL, ma trattiamo entrambi gli stessi argomenti anche in Real

Sere (serena.domenici): In Second Life avete trovato intoppi o avete potuto manifestare la vostra creatività al massimo della sua potenzialità?

Casper (eterprising.kingmaker): mai nessun intoppo, forse qualche piccola “noia” ma troppo piccola per essere ricordata

đonniearo (stephan.lanfier): bhè, penso che su Second Life la creatività superi il limite che ci impone la RL, nel senso che su Second Life si possono fare alcune cose che in RL si possono solo pensare

Sere (serena.domenici): Qual è la forma d’arte che preferite in assoluto assecondare nel Metaverso?

Casper (eterprising.kingmaker): per quanto mi riguarda il design, l’architettura, perchè mi permette di ideare fuori dagli schemi. La maggior parte dei costruttori su Second Life cerca di avvicinarsi il più possibile alla realtà, e quindi ai vincoli che la caratterizza. Io invece creo edifici (case, palazzi, discoteche) partendo dalla progettazione, con l’idea che dovranno essere abitate da avatar e non da esseri umani… prediligo principalmente case moderne, open spaces, e discoteche.

đonniearo (stephan.lanfier): è quello che intendevo prima. Su Second Life puoi uscire fuori dagli schemi, senza copiare dal reale, ma creare una sorta di nuovo mondo.

Sere (serena.domenici): Come funziona il vostro Team?

Casper (eterprising.kingmaker): la HQB nasce circa due anni fa, io e il mio primo socio decidemmo di creare qualcosa per finalizzare la nostra attitudine per l’architettura… nacque così la High Quality Builders. Fin dall’inizio progettavamo, disegnavamo e creavamo gli edifici per lo più facenti parte di città, quindi sempre con un tema comune. Poi abbiamo cominciato a chiedere l’aiuto di altri builders perchè il lavoro aumentava, le SIM da costruire erano sempre di più, poi, alcuni mesi fa, ho preso una pausa da Second Life, e diciamo che da quel momento ho lasciato tutto in standby. Quello che ha sempre accomunato, nel corso del tempo, tutte le creazioni HQB è che sono uniche, poiché abbiamo sempre costruito CUSTOM ovvero su misura… il cliente sceglie ogni aspetto, questo fa si che la HQB si impegni a non rivendere o cedere progetti di case già venduti, ed è uno dei motivi per cui non esistono case in vendita sul Market Place. Al momento la HQB è composta da me, il mio socio Stephan Lanfier, e la nostra manager Lunastella Drachios. Anche se a breve troverete dei prodotti in esclusiva anche su Market Place, ci stiamo lavorando con buona lena.

Sere (serena.domenici): Cosa vi diverte in assoluto e vi soddisfa allo stesso tempo di più, l’inizio o la fine del progetto  o i lavori in corso!?

đonniearo (stephan.lanfier): dal mio punto di vista i lavori in corso, sono quelli più divertenti a mio parere

Casper (eterprising.kingmaker): l’inizio, l’ideazione, ma soprattutto la soddisfazione del cliente a lavoro finito

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Sere (serena.domenici): Vi è capitato di rifiutare un lavoro che consideravate non nelle vostre corde ?

Casper (eterprising.kingmaker): si, spesso succede che ci chiedono di creare delle cose che sono oggettivamente di bassa qualità, e quindi, a prescindere dal compenso, lo rifiuto, preferisco scegliere i miei clienti …

Sere (serena.domenici): Cosa vedete nel vostro futuro… è facile realizzare i vostri sogni qui indubbiamente, ma credete entrambi in un ponte che colleghi tutto questo tra Second Life e RL? E’ possibile, secondo voi, cominciare a sognare e progettare qui, per farsi poi conoscere nel mondo reale?

Casper (eterprising.kingmaker): spesso Second Life è stato precursore di mode e stili di vita, io credo che non sia solo uno specchio distorto della realtà, ma una vera e propria scatola magica dalla quale fuoriescono idee innovative, maturate nella libertà assoluta. Quindi, perché no, potrebbe essere l’inizio virtuale di un progetto di vita reale.

đonniearo (stephan.lanfier): io penso che Second Life rimanga collegato alla RL solo in alcuni minuscoli punti, per il resto, nella maggior parte dei casi, rimangono due mondi totalmente diversi.

Vi ringrazio per l’intervista concessami e vi auguro in bocca al lupo!!!

Questo è un loro video: http://www.youtube.com/watch?v=BprsFQYvOy8

Flop Art

By Eva Auerman

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Digital Beauties è un volume edito da Taschen (in inglese, francese e tedesco, ISBN 978-3-8228-1628-8) così presentato: “The first book in our groundbreaking new series on digital culture focuses on beauty and cutting-edge computer-generated female characters.

Una prima riflessione mi porta a pensare che ciò che noi facciamo in Second Life è, da un tempo ben precedente i nostri discorsi, considerato come attività artistica. Con il di più che le nostre creazioni non solo generano immagini, ma queste possono interagire tra di loro e con l’ambiente in una serie, piuttosto ampia, di attività.

Tra queste attività vi è quella di fruire di “arte”, come pubblico di un museo o come chi ascolta un concerto e pertanto mi viene subito un dubbio: gli avatar possono essere considerati pubblico nel senso classico del termine? A mio parere no, essi non potranno mai essere un pubblico così come comunemente è inteso. Ciò contribuisce solo a confondere questioni del tipo “il mio è un avatar vero” “il mio è quasi vero” “il mio è completamente stravolto” “il mio è come Scooby-Doo perché mi piace così” “il mio è un uomo…” “il mio è una donna…”

Credetemi, quando apprendo soprattutto queste ultime due “informazioni”, dentro di me rimbomba sempre la domanda: “Un uomo? Una donna?… Ma che dice?” Voglio subito specificare che so benissimo chi e cosa sono un uomo e una donna, pertanto, non credo sia sufficiente una fattezza maschile per fare un “uomo” così come ho la speculare convinzione che non sia sufficiente un avatar femminile per fare “una donna”. E ciò a prescindere che “dietro” l’avatar ci sia un maschietto o una femminuccia. Per questo sostengo che non ci sono questioni né di voice, né di cam, né di dati olfattivi evocati, il più delle volte, a sproposito.

Giustamente noi spendiamo parole in proposito ma un avatar, umano o non umano, è da tempo classificato una creazione artistica, il cui campo di indagine può infatti spaziare dall’intrattenimento alla realtà e spingersi a sondare il mistero. Ora, se l’intrattenimento è relativamente facile da configurare, già la realtà è più difficile inquadrarla nei suoi infiniti rivoli. Ma se le premesse sono confuse da discorsi sviati da pseudo questioni di identità e assortita etica consumistica d’intorno, il mistero è precluso in partenza all’esperienza. Aggiungo che non giova, alla chiarezza di idee, se -sottolineo se– dell’arte se ne fa una questione meramente espositiva, fornendo oltretutto ragioni all’intendere SL come luogo dove si vive soprattutto l’ansia di dire chi si è con tanto di nome e cognome, indirizzo e targa della propria auto. In questo caso si creano solo occasioni per avatar gironzolanti tra occupazioni variamente altre che la mia fantasia non basta ad immaginarle tutte.

Cosa intendo per mistero? Intendo il fatto che se per esempio tra due persone vi è “amore”, significa che queste persone accettano il loro reciproco mistero consistente in quello che si farà anche da soli nell’ambito della coppia, in relazione agli eventi che il futuro può comportare e che, per molti motivi, costituiscono un qualcosa di insondabile. Poi, certo, anche il passato contiene una sua insondabilità e questo lo racconta soprattutto il web, che è fitto di racconti di “passati”, altrettanto fittamente commentati.

Non vi è mai capitato di apprendere di amori naufragati perché un qualcosa, foss’anche una percezione, nel futuro materializzato in un presente, è inaspettata? A me è capitato e credo che, in quel caso, di amore non si trattava. Ecco perché dalla delusione si guarisce: perché la nostra elaborazione  prima o poi ci porta a capire che si trattava di altro. Convenienza, feticismo, libido, narcisismo, controllo, invidia, gelosia, sadismo, masochismo e tante altre belle cose che siamo stranamente sempre convinti riguardino solo gli altri. O, peggio, i “perdenti”.

Cosa c’entra l’arte con tutto ciò? Centra perché ciò che non sappiamo vedere è l’arte che ha il compito di mostrarcelo, allargando la nostra capacità percettiva tramite “produzioni”. Ma negli attuali tempi ,quando ci scandalizziamo per tutto e dove “rivoluzionario” è indotto significhi paradossalmente affermare l’essere conformi. Come dobbiamo comportarci per allargare la capacità percettiva?

Oh, comprendo, dobbiamo tutelare il semplice che da tutto ciò è confuso. Sono certa che questa “tutela” è in genere solo funzionale al conformismo e, oggi, certamente prodigherebbe a banalizzare messaggi sferzanti come per esempio “L’origine del mondo” di Courbet, dipinto esposto nientemeno che al Museo D’Orsay al quale non mi stupirei se qualcuno troverebbe rivoluzionario “trasgredire” cercando di affermare che l’unica cosa comprensibile è la rappresentazione a colori della grisaglia che amiamo svisceratamente grazie all’educazione sentimentale tipica della nostra epoca che ci rende capaci di immaginare solo burocrazia.

http://www.musee-orsay.fr/it/eventi/mostre/archivi/archivi/browse/15/article/lorigine-du-monde-autour-dun-chef-doeuvre-de-courbet-6775.html?tx_ttnews[backPid]=252&cHash=d6486a38ae

Vedere qualcosa di simbolicamente altrettanto potente (che il gusto estetico avvezzo al porno può trovare difficile classificare in modo altro), nelle proposte che si fregiano della qualità artistica su SL, è pertanto impensabile. L’arte in SL dev’essere definita “seria” senza timore che così facendo si ricopre il discorso di un’indelebile patina di ridicolo che è percettibile anche se la definizione è espressa nelle segrete stanze. Avviene invece qualcosa di similmente efficace all’opera del XIX secolo nelle situazioni create da avatar senza nessuna dichiarata pretesa artistica, a volte inconsapevoli di proporre tematiche decisamente inquietanti.

La parola inquietante è per me una specie di garanzia che l’indagine si addentra nell’ attuale: non è forse inquietante l’alienazione subita dal lavoro intellettuale al cospetto dell’organizzazione imposta per renderlo funzionale alle macchine? Non è inquietante che la società si muova all’unisono, stimolata da problematiche iniettate da informazioni accordate, in senso musicale, a precisi modelli narrativi che avvolgono realtà e sogno di derivazione pubblicitaria? Non è inquietante che ci hanno resi spettatori di tutto, peraltro  incapaci di distinguere la claque? Non è inquietante che le nostre energie si spendono per identificare metodi di “content marketing” e similari? Non è inquietante che pretendiamo lecito solo ridurre l’opinione ai “mi piace”, “non mi piace più”, “mi associo/dissocio”? Non è inquietante che esista una realtà rispetto alla quale Gillo Dorfles si esprime così:

Quando assisto alla facilità vertiginosa con cui degli adolescenti, anzi dei bambini, si impadroniscono di nuovi gadget, della maestria con cui manovrano i tasti, i pulsanti, deputati alle più complesse operazioni, mi chiedo fino a che punto questa immane espansione delle conoscenze segnaletiche e informative vada a scapito dei faticosi sentieri della memoria e di quelli – un tempo beati – della fantasia creatrice.

Quello che aggiungo io è che reagire solo a segnali e informazioni non è un problema solo dei ragazzi, semmai è più ampio e si persegue pure con ostinazione, nella speranza che i criceti dentro il plastico siano sempre altri: anche questo, secondo me, fa parte del mistero di cui parlavo in precedenza.

Tutto ciò detto, adesso, pensando a come noi chiediamo alla politica una via d’uscita da tutto, commento che questa richiesta è in certi casi decisamente erronea, perché impossibile per questioni di competenza. In errore ci inducono molti fattori, compresa un arte didascalica, scolastica e schematizzata quale si vuole fortemente ridurre la nostra capacità creativa elettronica che ci si ostina ad ignorare come tale rispetto a discorsi di aderenza alla realtà fondati sullo sventolare repertori tratti maliziosamente dalla letteratura della concorrenzialità.

E’ parallelamente inutile discutere sul come la vita vera avverrebbe nelle “piazze”. Lì, oggi, si passa soltanto con un cellulare attaccato ad un orecchio che, come sa bene chi stila il codice della strada, rende traslati altrove e soggetti solo a collisioni alle quali si reagisce di malomodo. Nei casi migliori si tratta, analogamente agli avatars, di individui indaffarati in tutto piuttosto che essere lì. Reale è solo conformarsi più velocemente possibile, con comunicazioni pretese immediate, a decisioni di un élite di figure indistinte ma qualificate, rinchiuse in studi e uffici. Immaginare quegli spazi pervasi di rarefazione sexy è interessante: prova la realtà di tutto ciò che, appunto, riguardando l’umano, è infatti lecito esplorare con tutti i sensi. Inevitabilmente compreso quello artistico.

Chiudo proponendo due dubbi: il ricambio generazionale apporterà fantasia creatrice a tutto ciò? Quale arte descrive e dove avviene la catarsi della fantasia creatrice del (naturale) ricambio generazionale?

Gli estremi di Second Life

by Eva Auer

Aquila è un vecchio amico (virtuale) … in Second Life. Si parlava di Second Life (può apparire ovvio) e mi fa: “parlami dei suoi estremi…”. La sua richiesta non mi sembra poi così strana, infatti, ci penso un attimo e faccio, si, parliamone pure…  Per prima cosa vediamo un po’, cosa sono gli estremi di Second Life? Naturalmente, Aquila, la predo larga, com’è mio solito … Per iniziare, ti propongo una poesia di Sylvia Plaths. Non sono il mio forte ma, ogni tanto, una ci sta bene, quindi citiamo pure “To Eva Descending the Stair” (http://www.writework.com/essay/analysis-sylvia-plath-s-poem-eva-descending-upon-stair):

Clocks cry: stillness is a lie, my dear;

The wheels revolve, the universe keeps running.

(Proud you halt upon the spiral stair.)

Gridano gli orologi: quiete è menzogna, mia cara;

volgono le ruote, l’universo procede indisturbato.

(fiera ti arresti sulla scala a spirale.)

Ci fermiamo qui.  Tanto per iniziare, osservo questi versi trasgrediscono quella “regola” che serpeggia in Second Life e ovunque: una donna parla per le donne, e un uomo parla degli uomini. Siamo molto attenti alle questioni di “competenza” noi. Ci sembrano quindi un po’ sciocche, le persone, uomini o donne che siano, che pretendono di parlare dell’umanità. Infatti, la Eva della poesia, può rappresentare chiunque, insomma l’umanità, ma dal punto di vista odierno ciò si tratta di roba d’altri tempi. Inoltre, la Plath è considerata femminista. Ma se il femminismo è da un lato superato, forse il suo affermare che il mind-game di coppia è deleterio lo sarebbe un pò meno… ma noi abbiamo fretta, è superata e basta.

Propongo due domande. Una è se ciò cui siamo giunti rende felici, e, la seconda, se non siamo né felici, né migliori, la relativa insoddisfazione come la possiamo esprimere? Sinceramente, credo non possa verificarsi tramite forme d’arte come quella della Plath, visto che esistono, oggi, modalità espressive completamente nuove.   Resta però un fatto: esprimere, non è parlar chiaro. E’ dire “gridano gli orologi: quiete è menzogna, mia cara”. E questo è, per certi versi, Second Life estrema.   Ma cos’è Second Life?

Saltiamo le spiegazioni di carattere tecnico… Second Life intanto non è tramite di un messaggio personalizzato, cioè non si rivolge a un pubblico come ci si può rivolgere con un annuncio del tipo, “36 enne, single, cerca amici per organizzare viaggio in camper attraverso il Vietnam”, magari corredato da foto. Questo tipo di approccio è ancora fattibile in Facebook, strumento considerato il più dignitoso in assoluto (anche perché nato in una delle università più prestigiose del pianeta). Ma tutto questo non è possibile in Second Life, che è pura finzione. Pertanto, Second Life è arte.  Ma nei Virtual Worlds accade un qualcosa di tipico, che si verifica quando i propri fini sono più tra le righe, che espressi palesemente. Ciò implica tutta una serie di dialoghi “sull’identità” che trovano un ottimo e, per certi versi, illuminante, esempio nei dialoghi del film “Inglorious Bastards” di Tarantino.  Dove esiste una permeazione di tradizione, si temono fini occulti che, spesso e volentieri, ruotano attorno a motivi di libido. La libido è oltre la soglia di quel castello che chiamiamo “romance” e che, virtualmente, esiste perché la nostra fantasia spesso è erotica. Il fatto di restare interdetti lungo il discendere, o salire, un ideale scala a chiocciola, ha una sua carica erotica.  Ecco, la Second Life estrema è una creazione artistica, forse differente da quella che dichiaratamente lo è. E’ fatta di situazioni che i giocatori accettano per convenzione e che affrontano situazioni da scala a chiocciola, con il suo eros, la sua suspence.  Per fare questo, le personalità in gioco devono rimanere virtuali, perché solo in tale caso si può dare il massimo: la percezione di se stessi, contestualizzata, è condizionante. Nel senso che è un ostacolo, all’espressione.  Il tutto ha un interessante parallelismo con il finale di Eyes Wide Shut: “… ringraziando di averci fatto uscire… senza condanna… da tutte le nostre… avventure… sia da quelle vere… che da quelle solo sognate.”  http://www.youtube.com/watch?v=OxznxyufohI  Insomma, l’estremo è nel classico.

‘Back To Home’, il viaggio verso casa di Nessuno Myoo

Nella singolare ambientazione della sim Alaska, lo scultore Nessuno Myoo espone la sua nuova e originalissima installazione dal titolo ‘Back To Home’, che rimarrà a disposizione del pubblico fino a metà ottobre 2011:

http://slurl.com/secondlife/Sakharov/65/135/62

Il vero protagonista che occupa la scena, nel vero senso del termine, è un galeone spagnolo quasi stellare, d’ispirazione fantastica vagamente steampunk, che ci conduce nella metafora del viaggio, quello che tutti siamo chiamati a compiere, oggi come ieri. ‘Back To Home’ è un vascello in bilico tra sogno e realtà, che mescola particolari antichi e attuali, proprio come si presenta inclinato e ancorato a cime sospese nel vuoto… come in attesa di condurci verso mete immaginarie. Le cime che lo reggono sospeso suggeriscono una misteriosa scrittura musicale, tra luci e ombre; al suo interno vi sono 8 particolari nascosti, alcuni evidenti, altri meno ma in ogni caso non impossibili da trovare, in una caccia al tesoro  tracciata con segni impercettibili sospesi nel tempo e nello spazio.

Ascoltiamo i dettagli dell’opera dalla voce dell’autore:

Loredana Loring:Nessuno, questo splendido galeone spagnolo ci porta immediato il desiderio di navigare: come è nata l’idea di questa nuova e originale installazione?

Nessuno Myoo: – Il suggerimento di usare un’imbarcazione, come possibile soggetto per un mio lavoro, è arrivato dalla proposta di un’amica, Giada Cortes, che all’inizio di questa estate ha organizzato nella sua sim una grande esposizione di arte collettiva, dove il tema principale che faceva da filo conduttore a tutte le opere presentate era appunto ‘la barca’. Appena mi fu proposta la cosa pensai immediatamente di lavorare a un galeone, così ricco di mistero, di bellezza e di romanticismo. Sapevo già che avrei esagerato, sia nelle dimensioni che nel numero dei prim -sono circa 1200-, ma ne fui attratto così fortemente da decidere lo stesso di tuffarmi nell’impresa.-

Loredana Loring:“Vorrei essere vissuto al tempo dei viaggi veri, quando offrivano in tutto il suo splendore, uno spettacolo non ancora infangato, contaminato, maledetto…” scrisse Claude Lévi Strauss: vi è qualche relazione con la tua opera in bilico tra passato e futuro?

Nessuno Myoo: – Direi proprio di si. La metafora del viaggio è di sicuro fra le più utilizzate nel raccontare qualcosa del nostro percorso emotivo. A cui tutti siamo chiamati. Nessuno escluso. In realtà la decisione di trasformare -o trasfigurare- un’icona così classica e ben definita come quella di un galeone in qualcosa d’altro, che tenti di porre un ponte fra passato e futuro, è anche il tentativo, appunto, di offrire un’esperienza di viaggio assolutamente nuova ed inedita…

Loredana Loring:“Back To Home”: il titolo della tua opera indica un ‘ritorno a casa’… ma dove?

Nessuno Myoo: – Sono convinto che tutti noi abbiamo ben chiaro il concetto di ‘casa’. Un concetto spesso legato a delle situazioni impossibili da ristabilire, perché oramai inesistenti, se non nella nostra memoria. Nella mia opera qualche indicazione la offro. C’è ad esempio l’immagine di una famiglia, accanto alla figura accucciata in viaggio. O di un piccolissimo e solitario cuore rosso, imprigionato nella grata posteriore del vascello. Meglio ancora, di una lettera, appoggiata su uno dei barili alla deriva sul ponte… Delle altre non dico nulla, per non togliere il piacere della scoperta a chi vorrà cimentarsi nella ricerca ^^ –

Loredana Loring:Il galeone che hai creato è inclinato e sospeso nel vuoto, ci si sposta in modo instabile, le cime compongono la forma del rigo musicale: indicaci qualche traccia sui messaggi che intendi trasmettere al ‘viaggiatore’… .

Nessuno Myoo: – Innanzi tutto quella che da molti è stata percepita con estrema chiarezza: l’instabilità. Poi, paradossalmente, il senso di immobilità, e di sospensione del tempo e dello spazio. Lavoro molto sul movimento. O sulla assoluta assenza di movimento. Direi che gran parte della mia produzione, se non addirittura tutta -volendo banalizzare- si possa ridurre a questo. Nello specifico dell’opera poi, ho cercato di infondere anche quella che io chiamo -per semplicità- frammentazione dell’individuo. In altre parole, l’incapacità di saper apprezzare l’essere umano nella sua completezza. Nella sua interezza. E’ uno dei temi a cui sono maggiormente legato e che nei miei lavori ritorna in maniera costante da sempre.

Loredana Loring:Quale posizione assegneresti a “Back To Home” nel tuo percorso artistico?

Nessuno Myoo: – E’ un’opera matura. Ricca di dettagli e di  riferimenti che amo. Tutt’altro che semplice da leggere e da apprezzare fino in fondo. Credo esprima molto bene il livello di crescita e di complessità cui sono giunto in questi 4 anni di viaggio. Man mano che procedo in questa mia passione per la scultura digitale, mi accorgo di quanto in realtà sia complicato il lavoro dello scolpire, seguendo le proprie pulsioni, nella speranza -spesso nell’illusione- che queste vengano accolte con la giusta attenzione. La tua domanda mi da anche la possibilità di chiarire un equivoco che ritengo sia necessario venga chiarito: io non sono un artista. Sono uno scultore. Non faccio arte ma sculture. Se qualche volta sono ‘inciampato’ in qualcosa che qualcuno ha definito -bontà sua- ‘arte’, si è trattato solo di un incidente di percorso. Almeno, nelle mie intenzioni così è. Non dico questo per una falsa modestia che non mi appartiene. Dio sa quanta onestà, quanto amore, quanto rispetto e quanta dedizione metto in quello che realizzo all’interno di SL. E che alta opinione ho dei miei ‘manufatti’. Dico questo perché non mi sento in nessun modo equiparabile a chi fa dell’arte il motivo della propria esistenza. Nè tanto meno a chi ne fa sberleffo proponendo -in assoluta malafede- prodotti francamente imbarazzanti…

Loredana Loring:Programmi? Idee nel cassetto? Cosa ci riserva la tua instancabile creatività in questo scorcio di fine 2011?

Nessuno Myoo: Ho un paio di progetti a cui tengo molto, e di cui sento – inevitabilmente – la responsabilità. Il primo prevede una serie di omaggi legati ad un mondo che mi ha ‘cullato e benvoluto’ durante tutta l’ultima parte dell’adoloscenza, fino alla prima giovinezza. E sarà ospitato nella sim italiana del MiC, sotto la cura di Mexi Lane. Il secondo è una collaborazione a 4 mani con Kicca Igaly, che prevede la nostra partecipazione alla prima edizione della ‘LEA FULL SIM ART SERIES & UWA SKY SIM ART SERIES’, curata da Bryn Oh e Jayjay Zifanwe, con una installazione dal titolo ‘The Labyrinth Of Absurdity’. Poi ci sono gli appuntamenti imperdibili, come quello con la Piramide di Lion Igaly, e un paio di esposizioni in gallerie indiane e francesi in cui non ho mai esposto prima… insomma di roba da fare non ne manca proprio 🙂

Per concludere, volate con il bellissimo video di realizzato da LionIgaly sull’installazione, nel quale il viaggio è ancora più reale:

http://www.youtube.com/watch?v=pHpZ4UaikAA … e ricordo a tutti il LM dove visitare la scultura di Nessuno Myoo:  http://slurl.com/secondlife/Sakharov/65/135/62

Un consiglio fondamentale per poterne godere appieno la visione fantastica: settate un’alta qualità grafica della scheda video e muovetevi avvicinandovi con l’avatar alle varie parti del galeone, prima di iniziare ad esplorarlo con la cam 🙂

Buon viaggio e felice… “ritorno a casa” !!!

By Loredana Loring

 

Playing with Stock

Lo scorso venerdì 3 giugno si è inaugurata la nuova galleria Arte Libera, presso la sim di Stregatti, con una mostra “PLAYING WITH STOCK” di due artiste fuori dal comune: AELIN QUAN e CHLOE GAUNTLEY. A descrizione dell’evento riporto la nota diffusa dalla owner Simba Schumann:

 Dopo qualche mese di inattività, torna nel metaverso la galleria gitana Arte LIbera, completamente rinnovata e ancorata nel panorma di una splendida sim: Emerald Resort, gestita dal gruppo amico di vecchia data degli Stregatti. Ad inaugurare la nuova locations due meravigliose artiste che Arte Libera aveva da tempo in programma di invitare: la belga Aelin Quan e la turco-inglese Chloe Gauntley, con una mostra raffinata ed elegante. “Playing with stock” è un interessante esperimento di manipolazione digitale di immagini d’archivio reali o di cross over delle stesse con materiale  sl. La maestria con cui le due artiste hanno saputo giocare con questo materiale, plasmandolo in splendide opere d’arte 2D,  raccoglierà di certo ottimi riscontri. La mostra occuperà i due piani alti della galleria, più giù, per chi avesse voglia di curiosare, opere sparse,  memoria storica degli oltre tre anni di attività di Arte Libera.

Quando ho visitato la mostra, pur avendo un’esperienza ormai di lungo corso, in questo tipo di eventi in Second Life, sono rimasto molto colpito dalla qualità e dalla peculiarità delle opere delle due artiste. Diversi messaggi sembravano emanare da quelle immagini. Non ci ho pensato su più di tanto, e mi sono messo immediatamente in contatto con Chloe Gauntley, per raccogliere direttamente da lei le indicazioni sui messaggi che avevo ritenuto di percepire.

Riporto il colloquio avuto con lei sotto forma di intervista. Le considerazioni si riferiscono alle diverse foto che ho inserito, col suo permesso. (IN SETTIMANA RIPORTERO’ LA TRADUZIONE IN ITALIANO)

[9:43]  Chloe Gauntley: hello

[9:43]  AquilaDellaNotte Kondor: hello Chloe. Thank for your time for the interview. I sow this exhibition yesterday, ad I’m very interested to your creations. This one for exemple….


[9:44]  Chloe Gauntley: butterflies …

[9:44]  AquilaDellaNotte Kondor: what did you wont to say with this image?

[9:44]  AquilaDellaNotte Kondor: I’m sure there is a meaning in there

[9:44]  Chloe Gauntley: I was in love when I did this picture

[9:44]  AquilaDellaNotte Kondor: 🙂

[9:45]  Chloe Gauntley: so, feeling butterflies and such a joy when you feel them in your tummy

[9:45]  AquilaDellaNotte Kondor: I understand  what you mean …

[9:46]  AquilaDellaNotte Kondor: when did you start to make this kind of pics?

[9:46]  Chloe Gauntley: 13th of march, few days

[9:46]  AquilaDellaNotte Kondor: is this your first exhibition?

[9:47]  Chloe Gauntley: no, the 3rd

[9:47]  AquilaDellaNotte Kondor: so, you are very joung, as artist in Second Life

[9:47]  Chloe Gauntley: one year … i do pictures

[9:47]  AquilaDellaNotte Kondor: do you prepare these with PhotoShop?

[9:47]  Chloe Gauntley: yes, I do

[9:48]  Chloe Gauntley: they are all stock pictures

[9:49]  AquilaDellaNotte Kondor: this is a wonderful exhibition

[9:49]  AquilaDellaNotte Kondor: I see you prepare all this images outside Second Life

[9:50]  Chloe Gauntley: yes, as i said, this expo contains stock pictures not Second Life

[9:50]  AquilaDellaNotte Kondor: yes, I see


[9:51]  AquilaDellaNotte Kondor: this is another very nice pic: a face of a kid

[9:51]  Chloe Gauntley: I love the expression on her face

[9:51]  AquilaDellaNotte Kondor: she was a real subject, I imagine….

[9:52]  Chloe Gauntley: some photo, but it was small pictures and crop … no head no hair

[9:52]  Chloe Gauntley: so, i added this flowers

[9:52]  Chloe Gauntley: i mean if you look at her

[9:52]  Chloe Gauntley: you will see she is almost death, a ghost

[9:52]  Chloe Gauntley: she lost her joy of life …

[9:52]  Chloe Gauntley: but the flowers on her head give her alive

[9:53]  Chloe Gauntley: i just wished to say when you give up from life or everything you can still have hope , and anytime spring blossom is so close to you

[9:53]  AquilaDellaNotte Kondor: I think you’re right, Chloe

[9:54]  Chloe Gauntley: but she is so so far, away form this world

[9:54]  Chloe Gauntley: trying to come up … that’s why she is distant

[9:54]  AquilaDellaNotte Kondor: maybe, this represented a bad period for you, didn’t it?

[9:54]  Chloe Gauntley: all pictures tell me

[9:55]  Chloe Gauntley: i was in very bad mood, yes

[9:55]  Chloe Gauntley: so upset …

[9:55]  AquilaDellaNotte Kondor: long time ago, I hope….

[9:55]  Chloe Gauntley: who knows?

[9:56]  AquilaDellaNotte Kondor: here is the night

[9:56]  Chloe Gauntley: i like to write moonlight stories

[9:56]  Chloe Gauntley: i did few pictures about the Moon

[9:56]  AquilaDellaNotte Kondor: the Moon as a dream…..

[9:57]  Chloe Gauntley: and black stars are saying sometimes stars can’t shine on your night

[9:57]  Chloe Gauntley: and it’s all about how you feel

[9:57]  Chloe Gauntley: she makes her own stars

[9:58]  AquilaDellaNotte Kondor: what kind of stories do you write?

[9:58]  Chloe Gauntley: all about is one woman

[9:58]  Chloe Gauntley: it means my stories

[9:58]  AquilaDellaNotte Kondor: fantasy?

[9:59]  Chloe Gauntley: i am not living in fantasy world anymore … they are all real, but translate them as a fantasy, maybe

[9:59]    AquilaDellaNotte Kondor: here are other butterflies

[10:00]  Chloe Gauntley: this is about she doesn’t wanna hear anything

[10:00]  AquilaDellaNotte Kondor: I see…

[10:00]  Chloe Gauntley: all thoughts and everything … she just wanna get away from her head and hiding her face

[10:03]  AquilaDellaNotte Kondor: all this images get the visitors very full of real sensations, as I was seeing it. Thank you very much Chloe, thanks for your time

[10:03]  Chloe Gauntley: i thank you for the interview. Bye for now.