Vita da Avatar: istruzioni per l’uso

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by Mascia Luminos

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E’ inequivocabile, noi in Second Life siamo pixel, Avatar. Trascorriamo ore ed ore, mesi ed anni, a rimanere “anonimi”, non siamo obbligati a fornire il nome e le generalità, perciò possiamo permetterci di godere della nostra vita spensierata restando dei perfetti sconosciuti, appellandoci alla legge per la quale Second Life è Second Life e RL è RL ergo:  due mondi  ben distinti dunque. In effetti, nessuno può dire niente, questa è la prima regola per chi entra nella “seconda vita” ma poi, quando in questo “Metaverso” ci viviamo a lungo, sarà poi sempre così facile mantenere la privacy? Per rispondere a questo bisogna tornare indietro, a quando eravamo “niubbi”. Innazitutto quando entrai io, per esempio, si “nasceva” in una land di accoglienza, ove erano spiegati a caratteri cubitali tutti i passaggi tecnici per muoversi, agire, volare e teletrasportarsi, così come usare l’inventario cose tecniche quindi ma… c’erano anche i Mentor.  Ecco, proprio loro, “gli angeli” di Second Life, specie quando erano anche riconosciuti e approvati dalla Linden. Essere Mentor era una vera e propria missione, ed io mi imbattei proprio in un Mentor, che aveva modi un po’ sbrigativi, per quanto riguarda le informazioni tecniche, ma fu davvero unico nel darmi le informazioni “di vita”. Pensandoci bene fu un “insegnante di vita virtuale” perché mi fece tutte le raccomandazioni possibili su cosa può accadere in Second Life. Ecco alcune regole: non rivelare la tua identità o, ancor peggio, dove abiti; attenzione sempre a quello che scrivi in IM: ti si potrà ritorcere contro; non fidarti troppo, incontrerai persone che sono il peggio del peggio, mentiranno su tutto; e così via. Di tutte quelle raccomandazioni, che mi parvero esagerate, una mi restò impressa e decisi di ascoltarla, e mettere dei paletti, fra me e coloro che avrei incontrato. Li piantai bene, e nonostante fossi molto dubbiosa sul fatto che in Second Life vi siano ad ogni angolo persone contorte, bugiarde, eccetera, entrare in quel mondo fu subito affascinante… e lo è tuttora, voglio aggiungere.

Second Life mi piace, non c’è che dire, ma … le regole dell’uso, a distanza di tempo, hanno preso il loro valore e la loro giusta dimensione, ed io spesso mi sono ricordata di quel Mentor che fu fra l’altro il mio primo contatto ed, ahimè, ora entra anche pochissimo.

Mi informò anche delle land a luci rosse e di altre dove puoi essere fatta prigioniera o torturata, ed io… che domandavo e non capivo … ma torturata di cosa? Un Avatar? Certo, può accaderti di tutto, ma solo se accetti, però anche io appena entrata accettai un morso e  da non so chi solo perché pensavo che mi stesse inviando un Landmark di negozi freebies. Comunque, sempre per la regola “non è vero ma ci credo” meglio stare lontani dai “pericoli”, fino a quando non si comprendono i meccanismi e certe dinamiche di Second Life. Accade poi che incontri persone che vivono qui da molto più tempo, che sono già state svezzate dalla vita tormentosa di questo ambiente pixellato. Gente già smaliziata, che racconta la propria vita o storia rivelando la propria identità e dove abita, con tanto di telefono cellulare e ti chiedi ”che sia vero che si chiama sig. Rossi ed è separato e vive a Canicattì e fa lo psicologo?” A quel punto non si sa che comportamento tenere, perché, di fronte a cotanta sincerità, il non rivelarsi fa diventare automaticamente te “un falso” ma come? Non dire come ti chiami in RL, o che lavoro fai, o il tuo stato civile, ti rende ‘falso’ in un mondo virtuale? I dubbi si accumulano, e i sensi di colpa ci assillano. I sensi di colpa, sul non volerti svelare più di tanto, in attesa di sviluppi migliori, o di acquisire maggior fiducia. Eppure, io sostengo che questo è un modo per difendersi, che non deve destabilizzare, meglio non dire niente che milioni di bugie… poi, inevitabilmente, entrano i sentimenti, si conosce l’amore. E, per favore, non venitemi a raccontare “ah sai io non mi faccio coinvolgere Second Life rimane la finzione”. Mai parole furono più false, perché anche i più accaniti sostenitori di quella tesi, prima o poi, tolgono i baluardi e si “innamorano”. Si, innamorarsi in Second Life, è questo l’argomento che voglio trattare ma dal punto di vista umano.

All’inizio è sempre un gioco, uno scambio di frasi: inviti a vedere le land o eventi in genere poi inviti al gran ballo, e poi molto altro ancora. All’inizio c’è una stanza buia e un solo lumicino,, e il tempo da dedicare a lei/lui è contato, misurato, a volte sembra quasi un favore che fai a te stesso o alla tua lei. Poi… passano i giorni e, se la tua priorità non è usare le ball per le effusioni amorose, facendo a gara a chi ne usa di più, beh … se la tua priorità della tua vita Second Life non è solo il sesso, allora in quel caso il coivolgimento è sempre un crescendo. In Second Life si ama e si soffre per amore, spesso anche più o come in RL, e non lo dico io, lo dicono tutti quelli che si sono innamorati davvero, e poi lasciati per i motivi più disparati.

La differenza fra l’innamorarsi in Second Life e in RL è enorme. In Second Life ci si incontra, si inizia a parlare, a conoscersi sempre di più, il dialogo diviene il fondamento, si parla, si scherza, si piange, ci si confida senza pretese e senza voler sapere com’è l’altra persona, perché durante la fase della conoscenza si cerca di carpire ogni sfumatura nel modo di conversare, o nello scrivere, non importa l’età, non è importante l’aspetto, perché  si guarda l’Avatar… e poi, attraverso gli occhi dell’Avatar,  si arriva nel cuore. E’ una cosa lenta, molto lenta, e proprio perché tutto avviene lentamente, i sentimenti mettono radici profonde… ci si innamora della persona per come si pone, per come scherza o ride, per quello che dice, per i sogni, per i pensieri o per la voce.

E la voglia di stare insieme diviene forte… fortissima, l’aspetto esteriore reale passa in secondo, terzo, quarto piano, prevalgono le affinità elettive, il sentimento puro. Nella vita reale se due che non si conoscono si incontrano, se non si piacciono manco si mettono a parlare, e nemmeno si sorridono, e passano oltre, senza degnarsi di uno sguardo. Vedete, quelle persone lì che si sono sfiorate in RL, e non si sono guardate, e non hanno iniziato a parlare, se si fossero incontrate su Second Life forse si sarebbero anche potute innamorare … ecco la differenza. Mi è capitato qualche tempo fa di parlare con una persona, che mi raccontò di provare dei sentimenti talmente forti per una persona incontrata su questo mondo virtuale, che non era importante se fosse stata grassa, magra, alta, bassa o addirittura portatrice di qualche handicap, tale era la forza di quel sentimento. Beh, certo, dal dire al fare, sempre il mare è di mezzo… Ma finche si vive uno stato d’animo con quella potenza o forza, tutto pare più bello, anche questa vita. La maggior parte delle persone che muovono gli Avatar, in realtà, cercano una compagna o un compagno per farsi compagnia, per andare a ballare e ascoltare, o condividere la vita di questo mondo fatto di tanta fantasia. I sentimenti, le pulsazioni del cuore spesso vanno a mille, non appena vedi la scritta “online” accanto al nome dell’Avatar che in quel momento desideri. Quando si è innamorati non è l’avatar, ma è LEI… o LUI, è il tuo sogno che entra in linea con te.

Insomma, se fosse per me, che sono una romanticona, potrei evocare ormai la famosa frase “Va dove ti porta il cuore”, ma, responsabilmente, dico: “attenti al vostro cuore”. Second Life è tremendamente bella e, allo stesso modo, insidiosa, e spesso si esce distrutti. E’ risaputo che spesso le pene d’amore fanno allontanare dal PC, a volte in modo definitivo, a volte solo per un certo periodo di tempo, di “decontaminazione”, poi si ritorna o con un altro Avatar, o con lo stesso Avi, ma un po’ più corazzati.

Istruzioni per l’uso, non sono certo io la persona che può insegnare, non esiste un manuale d’uso… Ma posso però raccontare ciò che ho visto, e anche in parte vissuto e sentito, poi ognuno di voi faccia le proprie considerazioni. Come avrete notato, ho parlato poco da Avatar e più da persona, perché, in fondo, gli avatar li muoviamo sempre e comunque solo noi.

Ho letto su un profilo di un Avi francese “Se mi parli della tua RL ti muto immediatamente” anche questo avvertimento, in fondo, è una delle tante “corazze” che tentiamo di indossare, chissà se poi questa persona questo avvertimento lo applicherà… La frase mi è piaciuta, dice tutto, rimane un avviso, una “istruzione per l’uso”.

Imperdonabilmente vostra: Mascia.

Dal Medioevo al Rinascimento

by AquilaDellaNotte Kondor

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Erano i tempi gloriosi di Second Life, correva infatti l’anno 2007, ed erano tempi in cui esistevano grandi comunità all’interno del Mondo virtuale, per lo più aggregate intorno ad una land, al suo owner. Tempi in cui costoro rappresentavano i signori incontrastati delle communities, veri e propri monarchi, il cui volere era inappellabile, con tanto di corte e di adoratori reverenti intorno a loro. A quel tempo questi leader decidevano e organizzavano, sostenevano spese e dispensavano lavoro e incarichi, spesso avendo alle spalle un’azienda reale, per lo più di piccole dimensioni, ma con ambizioni da start up (le grandi aziende, con pochissime eccezioni, non si sono mai cimentate direttamente inworld). Il miraggio era ovviamente il grande business, che, nelle loro ambizioni, presto si sarebbe sviluppato portando fama e successo. C’era la speranza di cavalcare l’onda della crescita esponenziale dei Mondi Virtuali, ed il sogno era quello di incrementare il proprio giro d’affari, non solo in world, ma anche a vantaggio delle loro imprese reali. Insomma, il grande mito del successo imminente. Molte furono le grandi aziende che investirono in Second Life solo quel minimo che bastava per cavalcare l’onda, per essere trendy. E così, questi imprenditori virtuali fecero loro da tramite, per l’ingresso nel nuovo Eldorado, ritagliandosi un ruolo e una visibilità considerevole, spesso sfociata in articoli e interviste sulla grande stampa internazionale. Per un breve periodo sono circolati soldi veri in Second Life, fino a quando il miraggio ha mantenuto intatto la propria attrattiva ed il proprio fascino. Molti imprenditori, anche di talento, avviarono allora le loro attività in Second Life: i Templar Merlin, i Bruno Echegaray, i Basil Coage, gli Enea Lobo, i Luigi Vandeverre, e via discorrendo, profusero notevoli risorse, personali ed economiche, nell’impresa di far decollare il nuovo business. Alla lunga, pochissimi sono rimasti, e sarebbe certo interessante ritrovare oggi questi amici, per discorrere con loro su cosa non abbia davvero funzionato, a loro modo di vedere, nella realizzazione del sogno.

La disgregazione di queste comunità, di questi centri sociali, ha quindi aperto l’era della frammentazione. Le comunità si sono ristrette, molti hanno abbandonato per sempre il Metaverso, ma molti altri sono rimasti, ognuno con i propri scopi e con le proprie ragioni, spesso di puro divertimento e di svago. L’era dei Comuni ha lasciato il passo ad un lungo Medioevo, mentre tra i pochi nuclei di aggregazione, che hanno mantenuta intatta la loro motivazione con una presenza sempre costante, troviamo, prima di tutti, gli artisti. Sono stati loro che, con la loro creatività ed il loro impegno nell’organizzazione di eventi, hanno mantenuto intatta una certa organizzazione sociale, e continuato a tessere il filo dello sviluppo, tecnico e culturale del Metaverso. Con gli artisti, tra i pochi altri protagonisti indiscussi, troviamo i musicisti e i cantanti, ognuno col proprio gruppo, la propria “banda” di fans. E poi naturalmente gli intellettuali di vario genere: bibliofili, poeti, educatori, sempre presenti ed attivi in Second Life. Tante cellule separate, gruppi divisi, spesso in competizione tra di loro, con pochissimi progetti di grande respiro, portati avanti tra mille difficoltà e con pochissime risorse. Ma del business, quello vero, non troviamo più alcuna traccia ormai …

Di certo il Medioevo sarà lungo, poiché i presupposti per l’uscita dagli anni bui ancora non si sono realizzati, e il nuovo Rinascimento Virtuale, quando verrà, non potrà che originarsi da nuove forze, nuovi protagonisti, essendo la legge dei grandi numeri spietata e cinica. Tuttavia, i progressi tecnologici, spinti dalla ricerca di nuovi sbocchi commerciali da parte delle grandi corporation dell’elettronica, si susseguono ormai a ritmi elevati, e presto invaderanno le piattaforme virtuali, o, più probabilmente, saranno queste ad invadere il  mondo reale sulle ali dell’innovazione espressa dalla Realtà Aumentata, di cui vediamo in giro applicazioni sempre più numerose. Mondo Reale e Mondo Virtuale andranno lentamente ad integrarsi, espandendo le nostre capacità e le nostre esperienze. Sarà possibile “entrare” nell’Avatar, muovendolo e comandarlo con il nostro stesso corpo, lo sguardo, le mani, con tutti i nostri sensi. E verrà il tempo in cui le barriere tra i due mondi, quello reale e quello virtuale, verranno davvero abbassate, e un’ondata di neofiti arriverà dai videogiochi, dalle televisioni, dai Social Network. Dall’altra parte, il Mondo Virtuale diverrà sempre più invasivo, e non sarà più il tempo di cercare di portare il business reale dentro i Mondi Virtuali, ma saranno questi ultimi ad invadere la realtà, integrandola e complementandola.

Che cosa si salverà di questa preistoria dei Mondi Virtuali, di quest’epoca di pionieri? Nulla di quanto oggi conosciamo, temo. L’entusiasmo degli antichi neofiti, frequentatori del Metaverso, verrà travolto e integrato dalla massa dei nuovi arrivati. Le nuove applicazioni di realtà aumentata ci faranno sorridere, come di reperti preistorici, dei prims oggi faticosamente linkati dai nostri artisti virtuali. Le possibilità dell’Avatar, enormemente cresciute, ci consentiranno di vivere una Seconda Vita che sarà non un’alternativa, ma un’estensione, della vita reale, un suo completamento. A quel punto, i più fantasiosi e intraprendenti troveranno altri modi per evadere, per crearsi spazi ed esperienze individuali.  Sarà perciò il tempo della massificazione delle esperienze, del superamento dell’era pioneristica, e del ritorno alla normalizzazione dell’individuo, inteso come motore del cambiamento.

A quelli che sognano quindi un futuro radioso, una nuova età dell’oro per i Mondi Virtuali, possiamo dire che si, certamente le evoluzioni saranno enormi, e immense saranno le possibilità di cui disporremo. Ma l’emozione di trovarsi in un mondo “nuovo”, ancora inesplorato, in cui abbiamo appena imparato a muoverci e a costruire, sarà sempre più sfumata, e forse, chissà, rimpiangeremo i tempi in cui ci si trovava in quattro gatti in una piazza virtuale a godersi un concerto in santa pace, o una mostra con pochi intimi. Di certo non ci mancherà il lag, o le mille difficoltà tecnologiche che abbiamo oggi, ma forse ci mancheranno molte altre cose, in attesa di una nuova rivoluzione, che, chissà, ci porterà forse oltre la dimensione spaziale, verso il superamento di altri limiti … Ma questa sarà tutta un’altra storia …

2Lei in Second Life: la parola ad Alice Mastroianni

by AquilaDellaNotte Kondor

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Per fare un po’ il bilancio di questa settimana di eventi, legati alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne, 2Lei in Second Life, abbiamo voluto intervistare una protagonista del nostro Mondo Virtuale che, per quanto un po’ defilata negli ultimi tempi, ha una conoscenza dei meccanismi sociali di Second Life che la rendono una preziosa testimone delle sue trasformazioni. Abbiamo così approfittato dell’occasione per fare con lei una chiacchierata a tutto tondo che, per certi aspetti, ci ha favorevolmente impressionati per la lucida, e cruda, analisi di molti dei vizi nostrani. Ma l’essenza di questa intervista, è stato l’impegno che questa persona ha sempre profuso nelle iniziative sociali nel Metaverso, in particolare sul tema delle donne, e della violenza contro di esse, tanto da vederla protagonista nell’organizzazione di 2Lei in Second Life, e nella gestione dei primi due anni di questa iniziativa, e poi ancora protagonista, anche se un po’ defilata (per le ragioni che ci spiegherà), di questa terza edizione. Abbiamo voluto intervistare Alice Mastroianni.  Ascoltiamola …

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AquilaDellaNotte Kondor: ciao Alice.

Alice Mastroianni: ciao.

AquilaDellaNotte Kondor: Alice, grazie per aver accettato questa chiacchierata. Voglio farti qualche domanda sulla manifestazione 2Lei in Second Life, che è durata tutta la settimana.

Alice Mastroianni: certo.

AquilaDellaNotte Kondor: Alice, tu sei uno dei personaggi più conosciuti nella Second Life Italiana. Ogni volta che c’è una causa da difendere, un’iniziativa umanitaria, un evento di carattere sociale, tu sei sempre disponibile e in prima fila. In un certo senso era scontato, così come lo scorso anno, che ti impegnassi anche per questo megaevento 2Lei di quest’anno, non è così?

Alice Mastroianni: intanto mi permetto di correggerti, 2Lei in Second Life è il terzo anno che si svolge 🙂 Ad ogni modo, non è proprio cosi. Quest’anno avevo deciso di non occuparmi più di nulla in Second Life, per svariati motivi, uno fra tutti l’aver capito che non potevo cambiare mestiere e occuparmi di comunicazione digitale, e quindi dovevo tornare a aggiornarmi e migliorarmi nella mia reale professione. In secondo luogo, perchè finalmente, dopo anni, avevo trovato lavoro in RL per tutti i 5 giorni settimanali, e non avevo più tempo. In terzo luogo, perchè le persone mi avevano profondamente ferita, perché, oltre a considerarmi una delle più conosciute italiane di Second Life, non avevano capito un ca..o di me 🙂 Però poi Christower è riuscito, con arte sottile, a tirarmi in mezzo anche quest’anno, e sono felice ci sia riuscito.

AquilaDellaNotte Kondor: ne siamo felici tutti, la tua mancanza da Second Life si sentiva, e spero ci saranno altre occasioni. Ognuno di noi ha il suo lavoro RL, ma in qualche modo riusciamo a ritagliarci un pò di tempo per le attività qui.

Alice Mastroianni: certo, solo che io amo dare il 100%, e, dal 2007 al 2011, avevo messo in secondo piano la mia professione di igienista. Partecipavo poco agli incontri di aggiornamento, nessun master più nel mio curriculum, e questo perchè avevo scelto di dirigermi verso un altro lavoro, che però, pur avendomi dato tante gratificazioni, una tra tutte l’invito del politecnico di Torino a parlare di PR digitale, non ha dato altro 🙂 Ed io sono così, quando prendo una strada, e questa non arriva da nessuna parte, dopo 5 anni cambio percorso, non insisto, ci vogliono delle scadenze, secondo me, per riuscire. Un pò come dice Renzi ^^

AquilaDellaNotte Kondor: mettere insieme tanta gente, tante land, artisti, cantanti, è sempre un’impresa notevole in Second Life. Quali sono stati i problemi organizzativi?

Alice Mastroianni: diciamo la verità, mettere insieme tante persone non è facile, è quasi impossibile. Ma 2Lei non fa questo. 2Lei coinvolge in modo completamente diverso.Alice Mastroianni: non c’è un capo che decide, e gli altri che eseguono, c’è un invito a partecipare con la propria idea, testa, land, voce, arte, capacità. E’ un comitato spontaneo che nasce, cresce e a volte si separa, ed altre si amplia. Se così non fosse, 2Lei sarebbe finita ancora prima di iniziare. Sse proprio lo vuoi sapere, i problemi organizzativi vengono dopo. Vengono quando il comitato si è composto. Tante teste, troppe prime donne, troppo poca capacità di accettare la scelta della maggioranza. La cosa più difficile è sedare le discussioni in corso d’opera, non mettere insieme le persone. La cosa più difficile è non perdere gente durante il percorso, per incomprensioni o discussioni troppo accese, ” troppo violente”, che fanno veramente a botte col significato stesso di 2Lei 🙂 Questa è la fatica più grande. Questo il mio arduo compito. Quest’anno è stato l’anno più difficile, lo ammetto. Forse per colpa mia, che non sono stata da principio presente. In fondo sono una spaccapalle, ma so essere una brava regina 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: il punto che tu hai toccato è fondamentale, per tutte le attività che si portano avanti in Second Life. Gli stili manageriali, di conduzione di un gruppo, possono essere i più diversi, ma questo discorso ci porterebbe lontano, varrebbe la pena di approfondirlo a parte.

Alice Mastroianni: certo.

AquilaDellaNotte Kondor: altrimenti nascono le frustrazioni, e i progetti poi falliscono.

Alice Mastroianni: però sono sempre più convinta che sia necessario qualcuno che diriga l’orchestra… questo non toglierà ai solisti, comunque, il meritato rispetto.

AquilaDellaNotte Kondor: sono in parte d’accordo, ma il mio punto di vista è un pò differente, ne parleremo in un’altra occasione. Il tema della violenza sulle donne è questione di civiltà, prima ancora che un dramma sociale. Come vivi tu personalmente questo problema sociale? Cosa pensi che dovremmo fare di più?

Alice Mastroianni: lo vivo giornalmente sulla mia pelle. Non pensare che subisca violenze fisiche o psicologiche, da amori o familiari. Le subisco giornalmente passeggiando per strada con una minigonna, ad esempio. Il mio pensiero è molto semplice, e si basa su una esperienza personalissima. Credo che bisognerebbe educare le madri ad educare diversamente i figli. Io adoro mia madre, trovo sia una donna che ha saputo crescere molto bene i suoi figli. Ma anche in lei ho trovato l’errore. Noi due femmine sappiamo stirare, fare la lavastoviglie, curare la casa. Il mio fratello maschio ancora porta i panni a casa da lavare, e, comunque, è sempre il maschio. Sembra una sciocchezza si, ma io credo che parta tutto da queste piccole cose. Non dai branchi, i bulli, le tribù, i credo politici o le religioni. Ma dalle madri. Quindi c’è ancora molto da fare secondo me.

AquilaDellaNotte Kondor: fare il genitore è cosa difficilissima, ti porta ogni giorno a chiederti se quello che fai è la cosa più giusta o è un errore, a lungo termine. Non è facile decidere.

Alice Mastroianni: io non sono genitore, e non discuto la difficoltà. Ma sono donna educata da genitore, e mi rendo conto che, nel mio piccolo, pur sentendomi libera ed emancipata, ho inculcato nella mia educazione la cura dell’uomo, della casa, e poi…. sapessi quante volte sono condannata dallo sguardo delle stesse amiche madri, perché “ancora non ho procreato”, come se fosse l’unico impegno di una donna col mondo. Di tutti gli eventi organizzati per 2Lei infatti, quello che più si avvicina al mio pensiero è stato quello organizzato da Maryhola McMillan: violenza delle donne sulle donne. Sono convinta che solo partendo da qui si possano evitare uxoricidi o omicidi di donne, spesso chiamati erroneamente “omicidi passionali”.

AquilaDellaNotte Kondor: e poi c’è, ovviamente, il ruolo fondametale della scuola.

Alice Mastroianni: però a scuola siamo tutti uguali. In famiglia, soprattutto nella famiglia  di base cattolica, l’uomo è l’uomo, la donna bhe… 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: nel Metaverso i rapporti sociali sono spesso molto più semplici, diretti, che in RL, pensi che in questo ambiente il tema della violenza sulle donne sia un problema superato?

Alice Mastroianni: per esperienza personale ti dico di no. Il tema, nel Mondo Virtuale, non è superato.

AquilaDellaNotte Kondor: eppure, il modo di difendersi in Second Life c’è, ed è efficace: basta bannare e mutare, e la persona molesta scompare. O no?

Alice Mastroianni: e questo è proprio un errore. Primo, perchè esistono gli alt. Secondo, perchè non è cancellando una persona, e quindi non sentendola più, che una violenza finisce. Una violenza verbale, scritta, non sparisce se la cancelli, semplicemente è bannata virtualmente, ma siamo persone no? Abbiamo un animo, una psicologia, paure e ansie. E poi, io ti banno okei, ma come proteggo le altre donne, come impedisco che succeda ancora? Proteggo solo me stessa? Mi rendo così egoista? No, non è vero che virtualmente si hanno armi molto più valide che realmente. Anche virtualmente, puoi solo scegliere di denunciare, e andartene per essere libera dalla violenza, proprio come in RL. Almeno secondo me, ovviamente.

AquilaDellaNotte Kondor: è molto bello quello che dici, ma in rete la difesa contro le insinuazioni, la diffamazione, è costituita soprattutto dalla propria reputazione….

Alice Mastroianni: io credo sia costituita soprattutto dal non aver paura di denunciare la cosa, anche se ti si può riversare contro, anche se potresti pagarne amare conseguenze, come passare come una fanatica delle cause perse, o peggio, “inventate”.

AquilaDellaNotte Kondor: qui io e te adottiamo due metodi molto diversi, ma, potresti obiettarmi, tu sei un uomo, e certe cose non ti colpiscono, ma non è così. Io non mi curo delle falsità o delle insinuazioni, sono i fatti e la reputazione di una persona che parlano per lei.

Alice Mastroianni: parliamo di violenza sulle donne, ma in realtà la violenza virtuale è su ambo i sessi. Ma ancor di più, è sull’idea, sul pensiero, anche solo semplicemente dettata dalle persone che frequenti. Gli uomini possono essere vittime come le donne qui dentro.

AquilaDellaNotte Kondor: esattamente.

Alice Mastroianni: agli inizi della mia carriera virtuale, mi trovavo spesso, ad Italian Beach Jazz Club, a difendere uomini magari un pò dispettosini, o semplicemente giocherelloni, che per questo venivano condannati al ban eterno, quando i luoghi italiani erano molto pochi, e potevi restare solo ed esiliato. Sono violenze differenti, forse. Magari non ti danno della puttana e non dicono che sei solo una povera troia, con manie di protagonismo, ma anche un uomo diventa vittima sul web, forse più che in RL. Proprio per la facilità dei rapporti che possono crearsi o distruggersi.

AquilaDellaNotte Kondor: cerchiamo di trarre un insegnamento da questa esperienza degli eventi 2Lei. E’ possibile in Second Life portare avanti iniziative organizzate come questa, o si tratta di eventi rarissimi, a tuo parere?

Alice Mastroianni: sono convinta sia possibile solo se non si cerca di avere una organizzazione tutta allo stesso livello. In questo mi conosci, sono molto dittatoriale. A parer mio, e per la mia esperienza e i mie successi, si può, solo se una o poche persone hanno la voglia e le palle di dirigere la cosa, prendendosi responsabilità, odii e anche il compito di alzare la voce e dire di no quando serve.

AquilaDellaNotte Kondor: si ma il futuro è davanti a noi Alice, non nel passato. Ti impegnerai ancora, in futuro, in progetti in Second Life? Certo, con tutti i problemi che sappiamo, ma anche con le enormi potenzialità di questo ambiente?

Alice Mastroianni: per essere chiara, un evento come 2Lei può e deve coinvolgere più persone possibili, ognuno che aderisce a suo modo, e con le sue scelte, ma ci vuole chi gestisce tutto e lo amalgama, e non può essere un compito di tutti gli aderenti, sarebbe bello, ma è impossibile. Questo non vuole dire che non ci sia democrazia o scelte condivise, ma bisogna anche saper decidere, accettando critiche e pareri discordanti. Il futuro è avanti a noi Aquila si, e Second Life non è il solo futuro. Sicuramente delineerò delle linee guida per 2Lei per il futuro prossimo, ma non so, e non posso garantire, se me ne occuperò ancora, un’altra volta, in prima persona. Anche perchè nel mio futuro personale vorrei occuparmi del mondo vero. Ambisco a diventare Regina d’Italia. Capisci, ho da lavorare 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: Second Life è solo un prototipo, il Metaverso sarà una cosa ben più ampia, ma le problematiche sociali che si svilupperanno qui saranno sempre le stesse, e dobbiamo imparare a gestirle in maniera forse nuova, diversa… Hai qualche altra considerazione da aggiungere, prima di salutarci?

Alice Mastroianni: si, una cosa che ritengo molto importante.

AquilaDellaNotte Kondor: dimmi.

Alice Mastroianni: quest’anno alcuni aderenti a 2Lei, in prima battuta, si sono tirati fuori, adducendo tra le motivazioni principali il poco coinvolgimento della RL.

AquilaDellaNotte Kondor: in che senso?

Alice Mastroianni: 2Lei in SecondLife non ha lo scopo primario di sensibilizzare il mondo reale, o di finire su un telegiornale, o che un quotidiano nazionale o internazionale ne parli. 2Lei in Second Life ha lo scopo di essere un altro mezzo per sostenere la lotta all’eliminazione della violenza sulle donne nel mondo. Quello che ritengo fondamentale è imparare a capire che Second Life è un mezzo in più per fare questo, e non una vetrina per apparire in RL.

AquilaDellaNotte Kondor: come posso non condividere?

Alice Mastroianni: non puoi 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: Alice.

Alice Mastroianni: Aquila.

AquilaDellaNotte Kondor: questa è stata una delle interviste più belle che ho mai raccolto, ti ringrazio.

Alice Mastroianni: grazie, adoro i complimenti.

AquilaDellaNotte Kondor: non sono complimenti, io ne faccio raramente, è una mia constatazione sul modo in cui abbiamo affrontato certe problematiche in questa chiacchierata.

Alice Mastroianni: sono stata semplicemente sincera, e polemica a mio solito 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: grazie ancora Alice

Alice Mastroianni: grazie 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: buona domenica.

Alice Mastroianni: ciau.

E venne l’Avatar …

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Ultimamente si discute molto di identità dell’Avatar, ci sono stati vari dibattiti su questo tema, e ne ho anche accennato in un precedente articolo, a proposito del tema della diffamazione già discusso nelle scorse settimane. Addirittura si sostiene la possibilità che l’Avatar abbia una propria specifica personalità, diversa, e in gran parte separata, da chi “ci sta dietro”.

Non sono discussioni inutili, tutt’altro. Occorre tuttavia, a mio parere, portare la discussione ad un livello concreto, per poter cogliere l’effettiva novità di una rappresentazione della persona, caratterizzata dall’Avatar, che comincia ad assumere una propria precisa identità. Questa nuova identità si realizza muovendosi e lavorando, discutendo e partecipando, creando e progettando, in un ambiente che di virtuale ha solo l’apparenza, e in una comunità in cui gli interlocutori hanno anch’essi la propria specifica identità.

E’ indiscutibile che quando mi siedo davanti al Computer ed entro nell’ambiente virtuale sono me stesso e non un altro, con la mia cultura, la mia esperienza, i miei valori. Tutto quanto fa parte di me si manifesta nel mio Avatar, egli non è “altro” da me, sono io.

Tuttavia, l’ambiente virtuale, per le proprie caratteristiche, e per la possibilità di interagire con vincoli e assiomi un po’ “diversi” dalla vita reale, consente una serie di comportamenti e di interazioni che non avremmo la possibilità, la voglia, o addirittura il coraggio, di portare avanti nella vita quotidiana. Queste azioni, ovviamente, possono essere di diverso tipo, positive o negative. Si sviluppano capacità artistiche, relazionali, culturali, che per motivi diversi non siamo in grado, o non vogliamo, realizzare in Real Life. Tra queste caratteristiche rientrano, purtroppo, anche quelle negative, e a volte criminali. Ci troviamo in un ambiente, senz’ombra di dubbio, con molti meno vincoli al nostro comportamento.

Detto questo, per tracciare i contorni, e mettere dei paletti, alle fantasie e alle sciocchezze che spesso si leggono in giro, è importante guardare con oggettività a questi nuovi modelli di comportamento, consapevoli di avere di fronte personalità che non sono esattamente quelle che incontreremmo per strada o al bar, ed i cui comportamenti non sono sempre quelli che ci aspetteremmo nella vita Reale. Il fatto di avere meno vincoli (meno, non nessun vincolo…) rende le persone molto meno reticenti e più disponibili, ma apre anche la possibilità a camuffamenti, menzogne o slealtà di ogni tipo, poiché l’anonimato è uno scudo potente e rende le nostre inibizioni molto meno efficaci, in ambito di rapporti interpersonali. Cercherò di coinvolgere qualche amico psicologo in questa discussione, ma per il momento tentiamo di arrivare a qualche considerazione condivisa.

Sappiamo che quando incontriamo in world Tizia o Caio, dobbiamo prendere quello che ci dice, e i suoi comportamenti, con ampio beneficio del dubbio. I rapporti che si sviluppano servono a conoscere e a chiarire in gran parte i contorni della persona/avatar, ma resterà sempre un margine di dubbio, di incertezza, sulle caratteristiche della persona che abbiamo davanti, per interposto Avatar. A maggior ragione, se l’Avatar con cui abbiamo a che fare, mantiene, com’è suo inalienabile diritto, una netta separazione tra la sua vita virtuale e quella reale. Io non saprò mai se il mio amico Pinco Palla, residente del Metaverso, è nella vita reale un prete o un criminale, se mantiene il completo anonimato. Dobbiamo fare quindi i conti con un nuovo soggetto, che separandosi nettamente dalla sua vita reale, rinasce come Avatar.

Parliamo quindi di questa nuova entità che, in larga parte, “include” la nostra personalità reale, ma contiene anche altre caratteristiche, in gran parte presenti da sempre in noi stessi, ma spesso mai manifestatesi nella vita reale, positive o negative che esse siano. L’avatar a questo punto sviluppa una personalità alquanto diversa, in maggiore o minore misura, dal nostro io reale. I livelli di differenza variano notevolmente da individuo a individuo, ovviamente, e vanno da una totale identificazione, alla completa diversità, dal serio professionista che continua il suo lavoro nel Metaverso, come estensione della vita reale, al personaggio di fantasia, costruito interamente dal nulla e “nato” unicamente nel Metaverso.

Tornando quindi al punto da cui siamo partiti: chi è l’Avatar? L’Avatar è un personaggio che dobbiamo considerare a sé stante, non necessariamente espressione dell’io reale della persona.

Il grado di conoscenza che svilupperemo con questa entità servirà a delinearne i comportamenti nel Metaverso, ma mai la sua identità o personalità reale. A meno che non si esca dal virtuale e si entri nel mondo di tutti i giorni, come qualsiasi rapporto di amicizia o amore dovrebbe poter fare, se vuole vivere una realtà concreta e trasparente. Ma se restiamo nell’ambiente virtuale, dobbiamo sapere che l’entità che abbiamo di fronte, ha una sua propria identità, e che questa identità è data dai suoi comportamenti in world, non da chi è, o non è, nella vita Reale. Come ho già detto altre volte, sono i suoi comportamenti a determinare chi esso sia, e da qui nasce la vera carta di identità dell’Avatar: la sua reputazione. La reputazione è quindi il valore più grande che un Avatar possiede nel Metaverso, creata in anni di lavoro e di frequentazione, e soprattutto dalle cose che ha fatto e disfatto in questo mondo. Ricordiamocene quando incontriamo un Pinco Palla, e cerchiamo di guardare ai suoi comportamenti, e non alle chiacchiere o alle maldicenze, spesso gratuite, che si raccontano su di lui/lei, o a quanto l’Avatar stesso racconta in giro.

E come dicevo prima, lasciamoci sempre il beneficio del dubbio …

Flop Art

By Eva Auerman

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Digital Beauties è un volume edito da Taschen (in inglese, francese e tedesco, ISBN 978-3-8228-1628-8) così presentato: “The first book in our groundbreaking new series on digital culture focuses on beauty and cutting-edge computer-generated female characters.

Una prima riflessione mi porta a pensare che ciò che noi facciamo in Second Life è, da un tempo ben precedente i nostri discorsi, considerato come attività artistica. Con il di più che le nostre creazioni non solo generano immagini, ma queste possono interagire tra di loro e con l’ambiente in una serie, piuttosto ampia, di attività.

Tra queste attività vi è quella di fruire di “arte”, come pubblico di un museo o come chi ascolta un concerto e pertanto mi viene subito un dubbio: gli avatar possono essere considerati pubblico nel senso classico del termine? A mio parere no, essi non potranno mai essere un pubblico così come comunemente è inteso. Ciò contribuisce solo a confondere questioni del tipo “il mio è un avatar vero” “il mio è quasi vero” “il mio è completamente stravolto” “il mio è come Scooby-Doo perché mi piace così” “il mio è un uomo…” “il mio è una donna…”

Credetemi, quando apprendo soprattutto queste ultime due “informazioni”, dentro di me rimbomba sempre la domanda: “Un uomo? Una donna?… Ma che dice?” Voglio subito specificare che so benissimo chi e cosa sono un uomo e una donna, pertanto, non credo sia sufficiente una fattezza maschile per fare un “uomo” così come ho la speculare convinzione che non sia sufficiente un avatar femminile per fare “una donna”. E ciò a prescindere che “dietro” l’avatar ci sia un maschietto o una femminuccia. Per questo sostengo che non ci sono questioni né di voice, né di cam, né di dati olfattivi evocati, il più delle volte, a sproposito.

Giustamente noi spendiamo parole in proposito ma un avatar, umano o non umano, è da tempo classificato una creazione artistica, il cui campo di indagine può infatti spaziare dall’intrattenimento alla realtà e spingersi a sondare il mistero. Ora, se l’intrattenimento è relativamente facile da configurare, già la realtà è più difficile inquadrarla nei suoi infiniti rivoli. Ma se le premesse sono confuse da discorsi sviati da pseudo questioni di identità e assortita etica consumistica d’intorno, il mistero è precluso in partenza all’esperienza. Aggiungo che non giova, alla chiarezza di idee, se -sottolineo se– dell’arte se ne fa una questione meramente espositiva, fornendo oltretutto ragioni all’intendere SL come luogo dove si vive soprattutto l’ansia di dire chi si è con tanto di nome e cognome, indirizzo e targa della propria auto. In questo caso si creano solo occasioni per avatar gironzolanti tra occupazioni variamente altre che la mia fantasia non basta ad immaginarle tutte.

Cosa intendo per mistero? Intendo il fatto che se per esempio tra due persone vi è “amore”, significa che queste persone accettano il loro reciproco mistero consistente in quello che si farà anche da soli nell’ambito della coppia, in relazione agli eventi che il futuro può comportare e che, per molti motivi, costituiscono un qualcosa di insondabile. Poi, certo, anche il passato contiene una sua insondabilità e questo lo racconta soprattutto il web, che è fitto di racconti di “passati”, altrettanto fittamente commentati.

Non vi è mai capitato di apprendere di amori naufragati perché un qualcosa, foss’anche una percezione, nel futuro materializzato in un presente, è inaspettata? A me è capitato e credo che, in quel caso, di amore non si trattava. Ecco perché dalla delusione si guarisce: perché la nostra elaborazione  prima o poi ci porta a capire che si trattava di altro. Convenienza, feticismo, libido, narcisismo, controllo, invidia, gelosia, sadismo, masochismo e tante altre belle cose che siamo stranamente sempre convinti riguardino solo gli altri. O, peggio, i “perdenti”.

Cosa c’entra l’arte con tutto ciò? Centra perché ciò che non sappiamo vedere è l’arte che ha il compito di mostrarcelo, allargando la nostra capacità percettiva tramite “produzioni”. Ma negli attuali tempi ,quando ci scandalizziamo per tutto e dove “rivoluzionario” è indotto significhi paradossalmente affermare l’essere conformi. Come dobbiamo comportarci per allargare la capacità percettiva?

Oh, comprendo, dobbiamo tutelare il semplice che da tutto ciò è confuso. Sono certa che questa “tutela” è in genere solo funzionale al conformismo e, oggi, certamente prodigherebbe a banalizzare messaggi sferzanti come per esempio “L’origine del mondo” di Courbet, dipinto esposto nientemeno che al Museo D’Orsay al quale non mi stupirei se qualcuno troverebbe rivoluzionario “trasgredire” cercando di affermare che l’unica cosa comprensibile è la rappresentazione a colori della grisaglia che amiamo svisceratamente grazie all’educazione sentimentale tipica della nostra epoca che ci rende capaci di immaginare solo burocrazia.

http://www.musee-orsay.fr/it/eventi/mostre/archivi/archivi/browse/15/article/lorigine-du-monde-autour-dun-chef-doeuvre-de-courbet-6775.html?tx_ttnews[backPid]=252&cHash=d6486a38ae

Vedere qualcosa di simbolicamente altrettanto potente (che il gusto estetico avvezzo al porno può trovare difficile classificare in modo altro), nelle proposte che si fregiano della qualità artistica su SL, è pertanto impensabile. L’arte in SL dev’essere definita “seria” senza timore che così facendo si ricopre il discorso di un’indelebile patina di ridicolo che è percettibile anche se la definizione è espressa nelle segrete stanze. Avviene invece qualcosa di similmente efficace all’opera del XIX secolo nelle situazioni create da avatar senza nessuna dichiarata pretesa artistica, a volte inconsapevoli di proporre tematiche decisamente inquietanti.

La parola inquietante è per me una specie di garanzia che l’indagine si addentra nell’ attuale: non è forse inquietante l’alienazione subita dal lavoro intellettuale al cospetto dell’organizzazione imposta per renderlo funzionale alle macchine? Non è inquietante che la società si muova all’unisono, stimolata da problematiche iniettate da informazioni accordate, in senso musicale, a precisi modelli narrativi che avvolgono realtà e sogno di derivazione pubblicitaria? Non è inquietante che ci hanno resi spettatori di tutto, peraltro  incapaci di distinguere la claque? Non è inquietante che le nostre energie si spendono per identificare metodi di “content marketing” e similari? Non è inquietante che pretendiamo lecito solo ridurre l’opinione ai “mi piace”, “non mi piace più”, “mi associo/dissocio”? Non è inquietante che esista una realtà rispetto alla quale Gillo Dorfles si esprime così:

Quando assisto alla facilità vertiginosa con cui degli adolescenti, anzi dei bambini, si impadroniscono di nuovi gadget, della maestria con cui manovrano i tasti, i pulsanti, deputati alle più complesse operazioni, mi chiedo fino a che punto questa immane espansione delle conoscenze segnaletiche e informative vada a scapito dei faticosi sentieri della memoria e di quelli – un tempo beati – della fantasia creatrice.

Quello che aggiungo io è che reagire solo a segnali e informazioni non è un problema solo dei ragazzi, semmai è più ampio e si persegue pure con ostinazione, nella speranza che i criceti dentro il plastico siano sempre altri: anche questo, secondo me, fa parte del mistero di cui parlavo in precedenza.

Tutto ciò detto, adesso, pensando a come noi chiediamo alla politica una via d’uscita da tutto, commento che questa richiesta è in certi casi decisamente erronea, perché impossibile per questioni di competenza. In errore ci inducono molti fattori, compresa un arte didascalica, scolastica e schematizzata quale si vuole fortemente ridurre la nostra capacità creativa elettronica che ci si ostina ad ignorare come tale rispetto a discorsi di aderenza alla realtà fondati sullo sventolare repertori tratti maliziosamente dalla letteratura della concorrenzialità.

E’ parallelamente inutile discutere sul come la vita vera avverrebbe nelle “piazze”. Lì, oggi, si passa soltanto con un cellulare attaccato ad un orecchio che, come sa bene chi stila il codice della strada, rende traslati altrove e soggetti solo a collisioni alle quali si reagisce di malomodo. Nei casi migliori si tratta, analogamente agli avatars, di individui indaffarati in tutto piuttosto che essere lì. Reale è solo conformarsi più velocemente possibile, con comunicazioni pretese immediate, a decisioni di un élite di figure indistinte ma qualificate, rinchiuse in studi e uffici. Immaginare quegli spazi pervasi di rarefazione sexy è interessante: prova la realtà di tutto ciò che, appunto, riguardando l’umano, è infatti lecito esplorare con tutti i sensi. Inevitabilmente compreso quello artistico.

Chiudo proponendo due dubbi: il ricambio generazionale apporterà fantasia creatrice a tutto ciò? Quale arte descrive e dove avviene la catarsi della fantasia creatrice del (naturale) ricambio generazionale?

The sound of silence.

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Negli ultimi giorni, seguendo un post del mio amico Sacha Bowie, alcuni commenti molto interessanti sono stati postati riguardo al tema: voice si, voice no nel mondo virtuale. Dibattito interessante, poiché si confrontavano due modi diversi di concepire la propria presenza in Second Life. Gli argomenti pro e contro sono stati espressi con grande convinzione e, come spesso succede quando si trattano queste tematiche, ognuno è rimasto con la propria convinzione. E’ interessante notare che è esattamente questa la conclusione a cui è naturale giungere, quando approcci e scopi diversi si confrontano, per esporre il modo in cui utilizziamo i diversi strumenti di comunicazione. E’ come se un chirurgo ed un insegnante, o un giornalista e un pompiere,  si confrontassero sui rispettivi “ferri del mestiere”.

A mio parere ci sono sostanzialmente due diverse modalità di “sfruttamento” del mondo virtuale di Second Life: da una parte quanti vedono questo strumento, questo ambiente, come estensione della propria attività quotidiana, e usano gli strumenti disponibili per lavoro, cultura, sperimentazione, o altre attività di tipo “pratico”. Dall’altra, quanti sfruttano le potenzialità del Metaverso in maniera esperienziale e partecipativa, vivendo rapporti, esperienze, storie, avventure, che siano immaginarie o meno.

Che cosa hanno in comune il docente impegnato in una lezione in world (ovviamente utilizzando la comunicazione in voice come elemento indispensabile) e chi fa gioco di ruolo interpretando un personaggio improbabile, come un drago, un mostro spaziale o un vampiro? Che differenza c’è tra chi partecipa ad un dibattito politico-sociale, o organizza concerti dal vivo (tutte cose in cui il voice è indispensabile), con chi fa la escort virtuale, il cacciatore di vampiri o il BDSM, per vivere in maniera “protetta” emozioni ed esperienze che mai si sognerebbe di fare nella vita di tutti i giorni?

Per tali esperienze, esporsi con la propria individualità reale, di cui la voce è componente essenziale, può essere addirittura di impedimento allo sviluppo della propria esperienza. Poiché la voce, a differenza di altre comunicazioni “impersonali” come la chat, è parte essenziale della nostra individualità, che non siamo disponibili a mettere allo scoperto nelle situazioni in cui la fantasia, e l’anonimato, giocano un ruolo essenziale. Il tono della nostra voce, l’accento, l’inflessione, le pause, l’incrinatura emotiva, raccontano moltissimo di noi stessi. Nessuno può chiederci di mettere in piazza la nostra componente reale, in certe situazioni. E’ parte essenziale dell’esperienza fantastica, o del gioco di ruolo, il diritto all’anonimato.

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Sono approcci diversi, non ha senso sostenere la giustezza dell’uno o dell’altro: dipende da quello che si vuole fare. Proprio per questo, io consiglio un approccio non fideistico verso tale questione, poiché la scelta è strettamente legata alla propria individualità e all’esperienza che si vuole vivere. Ed è tanto più vero questo, quanto è comprensibile anche il fenomeno degli alter.

E’ assolutamente legittimo, a mio parere, che il nostro “io” reale operi nel mondo virtuale come un tutt’uno con la nostra vita reale, trasportandovi la propria personalità, esperienza e approccio al lavoro. E spesso anche la propria identità e la propria storia professionale. Molti usano Second Life come estensione del proprio ambiente lavorativo, e molteplici sono le esperienze del genere, sviluppate anche da istituzioni e aziende del mondo reale. Tutti noi ricordiamo gli impiegati della provincia o del comune, o i manager delle multinazionali e delle grandi aziende, entrati in Second Life con tanto di sim istituzionale, con il proprio brand e con tanto di nome reale nel profilo. Tutto assolutamente comprensibile e condivisibile.

Tuttavia è altrettanto logico che, per motivi di svago o voglia di esperienze insolite, ci si possa costruire un’identità assolutamente anonima, per vivere ed interpretare quei personaggi che la fantasia ci spinge a creare. E’ nostro diritto pretendere rispetto, e riservatezza, per queste nostre scelte. Vogliamo essere liberi di vivere le nostre vite immaginarie, interpretando escort, draghi, principi medioevali, o grandi managers del virtuale.

Qual è allora il problema? Perché nascono tante accese discussioni su questo tema? Il fatto è che spesso si cerca di conciliare l’inconciliabile, per questioni di principio o di falsa moralità. Io credo che tali ipocrisie vadano superate. Per parlarci ancora più chiaramente, è diritto del manager o del giudice, dell’avvocato o del commissario di polizia, vivere una esperienza virtuale secondo la propria fantasia e le proprie voglie. Ma tutto ciò non inficia assolutamente l’uso che del Metaverso possiamo fare per attività pratiche, education o servizi di vario genere. Solo che dobbiamo tenere separate le due esperienze e vivere, di volta in volta, quella che più ci aggrada. E’ estremamente difficile cercare di unificare i due aspetti in un’unica identità, e quelli che lo fanno sono costantemente in bilico, su un filo sottile, inficiando il più delle volte la completezza della propria esperienza virtuale.

Una particolare situazione vivono quanti sviluppano in Second life una esperienza relazionale di carattere affettivo. Ma questo è un tema che occorre lasciare alla sensibilità e all’emotività individuale. Non ci sono ricette, ma solo le proprie personali esperienze e l’onestà nel rapportarsi l’uno all’altro.

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Superiamo quindi il moralismo, ed anche le stucchevoli critiche alla pratica degli alter. E’ ovvio che se si fa il magistrato in Real Life, e magari si è chiamati in world per un dibattito, oppure si è un politico di fama, che magari usa il Metaverso per diffondere le proprie idee, mai e poi mai si vorrà usare lo stesso avatar per identificarsi in un guerriero medioevale, o vivere esperienze bdsm, nelle ore di svago. L’anonimato è un nostro diritto, lo pretendiamo. Basta con i falsi moralismi, tanto sappiamo bene come stanno le cose.

Per concludere, nel vivere esperienze di realtà virtuale, nessuno si erga a giudice del comportamento degli altri. Viviamo liberamente la nostra avventura virtuale, per ogni scopo che riteniamo lecito. Sforziamoci di essere il più possibile obiettivi nel rifuggire la critica, o la sentenza facile. Unico filo conduttore, deve essere il rispetto degli altri e la propria dignità personale, ma anche una grande apertura e disponibilità al dialogo e alla comprensione delle ragioni altrui.

Pensiero Avatariano o pensiero Umano?

by Serena Domenici

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Mi piace leggere e mi piace farlo a 360°, e per questo mi sono imbattuta in questo interessante articolo . Ma ci sono cose che ho condiviso ed altre meno. Spero di non recare disturbo al giornalista e all’intervistata se proverò ad analizzare anch’io quello che ritengo un pensiero molto importante e problematico e cioè: i confini tra il mondo virtuale e quello reale in tutti i suoi aspetti.

Sono d’accordissimo sul fatto che Second Life sia fucina di idee e creatività, anche  se molto spesso ho assistito ad “opere” di dubbio gusto, dove l’arte non ci azzeccava per nulla o poco. Va bene che il mondo virtuale sia massima espressione di libertà, ma un conto è esprimersi, un conto è voler far passare vere e proprie ciofeche per arte. Chi scrive non è un critico d’arte, ma non è nemmeno una persona incapace di saper cogliere il bello dove c’è. Allora credo sia ora di confrontarsi con sana onestà intellettuale e dare a Cesare quel che è di Cesare, parlare chiaro, senza ambiguità o situazioni di comodo o di politically correct.

L’arte c’è, ed è assodato, ma il Metaverso pullula di troppi artisti che non meritano questo titolo. E siccome non tutti hanno il coraggio di dirlo, e di prenderne le distanze, con educazione e savoir faire, si finisce di fare di tutta l’erba un fascio. E chi merita di essere esaltato e portato alla giusta fama e conoscenza, finisce per essere uno/a dei tanti. Chi sa di valere alla fine si scoccia e se ne va per altri lidi.
Riguardo ai libri è la stessa cosa. Meritevole è l’impegno di Volando Amat di spingere Second Life alla lettura e, a chi ne ha le capacità e la voglia, di scrivere. Anche io in passato ho aderito alla cosa con molta partecipazione, ma col tempo ho compreso quanto sia difficile coinvolgere la gente alla lettura sul Metaverso, è quasi utopistico. Si legge poco in RL, figuriamoci in un contesto virtuale dove la gente entra soprattutto per cazzeggiare.

Trovo molto più interessante e stimolante la lettura mediante una bella voce narrante, che sappia coinvolgere gli spettatori. Ci vorrebbero più persone capaci di dar voce a ciò che viene scritto. Ma è solo una mia personalissima opinione.
Se poi si vuole un prodotto di nicchia, il discorso cambia, tutto e il contrario di tutto può starci. Ma si finirà per essere i soliti quattro gatti a dar voce ad eventi che sanno più di mondanità che altro.
Poi non capisco perché Second Life non possa sconfinare in RL. Forse non avviene il contrario?
E non capisco perché ci si ostini a chiamarlo ancora “gioco”. Non è affatto un gioco, non ne ha nemmeno le caratteristiche, a parte per i Giochi di Ruolo, che con il tempo perdono strada la loro caretteristica iniziale, lasciando spazio comunque alle emozioni.
Vogliamo illuderci sia un gioco, in realtà, ma lo è solo per pochissime persone.
L’intervistata, parla di pensiero avatariano. Ma a soffrire o a gioire chi è: l’Avatar o la persona che lo manovra dietro lo schermo?

Trovo rischioso lasciarsi andare ad una “filosofia avatariana”, come la definisce l’intervistata. Se ci passo più ore al giorno, non solo non è un gioco, ma rischio, se ne faccio motivo filosofico, di dormirci pure di notte, lasciando vagare il mio dualismo all’infinito, perdendo di vista un contesto reale che è, volente o nolente, la mia vera vita. Tra l’altro diventerebbe, e in parte lo è già diventato, un alibi a qualsiasi comportamento scorretto. Della serie: lo stronzo, non sono io, ma il mio Avatar!
Io amo il virtuale, ma amo anche il mondo reale… Reale e virtuale per me si fondono in un’unica persona, che sono io nelle mie mille sfaccettature. Ci sono cose che posso fare solo in RL, ci sono cose che posso fare solo in Second Life, ma non è dissociazione o bipolarismo, ma solo contesti tecnici e pratici sicuramente differenti. In RL non potrò mai teletrasportarmi, o volare con un semplice click. E mentre in Second Life comunicare sentimenti ed emozioni diventa molto più facile, in un contesto reale fare amicizia o altro risulta molto più difficile.
Quello che proprio non mi piace del Metaverso, per esempio, è l’incapacità di liberarsi di determinate ipocrisie che in RL non è sempre possibile fare. Invece è peggio. Spesso il tentativo di chi cerca di uscire fuori dal coro, viene visto in malo modo. Ho assistito di persona ad atteggiamenti ostili verso chi, durante un dibattito o una riunione, si sforzava di evidenziare aspetti negativi di una determinata questione. E’ come se fosse vietato il confronto, il voler mettere e mettersi in discussione. Viene tutto enfatizzato e visto come un’offesa personale. C’è più confronto nel salotto di Vespa che nei salotti del Metaverso.
Nei salotti del Metaverso ci si siede, o si sta in pied,i e in IM privati si spettegola, ogni tanto si scrive nella chat local qualcosa di circostanza, e finisce tutto lì!

Ecco perché l’evoluzione si ferma. Si ferma perché è tutto così noioso e circonstanziato. Perché nessuno osa. La comunicazione, l’arte, è anche questo: il coraggio di osare. Stranamente invece, finiamo per essere più abbottonati in Second Life, che in RL. Solo in campo sessuale, a mezzo di alter, si vive il Metaverso in tutta libertà. Per il resto, è la trasposizione in peggio del mondo reale.

So anche che i miei discorsi danno fastidio a più di una persona, ma so anche che in molti li condividono, e che in tanti non hanno voglia di esprimerli. Ma è il mio pensiero è il pensiero di una persona che non si fossilizza in un posto, ma che viaggia in lungo e in largo per il Metaverso, parlando con tutti di tutto. Non ho alcun timore di dire ciò che penso, e anche di rettificarlo se è il caso. Mi assumo sempre il coraggio delle mie azioni, parlandone in prima persona. Si, comprendo che non tutto può piacere a tutti, e che ognuno vuole e deve potersi vivere questo mondo come più gli aggrada, ma senza mentire su ciò che sono determinati aspetti. Se qualcosa non funziona e non decolla, bisogna chiedersi il motivo del  perché non vada, nonostante tutti gli sforzi del caso. Forse sarebbe anche il caso che alcune persone, e non mi riferisco a Volando Amat, si prendessero meno sul serio, e scendessero dalla cattedra sulla quale salgono senza averne nemmeno i presupposti e le capacità. Mi si potrebbe obiettare che lo faccio anche io, con questi miei scritti, ma io non sto criticando singole persone, ma atteggiamenti dei quali siamo tutti a conoscenza, e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario. Mi si obietti che non sia vero, ma lo si dimostri, così come ho fatto io, e con educazione, perché anche quella latita spesso. Io ci metto la faccia in tutto ciò che dico e accetto qualsiasi critica purché fatta alle mie idee, e non alla mia persona. Lo ripeterò all’infinito, se necessario.

Tra un po’ sarà il mio compleanno, lo dico non perché voglia ricevere auguri o regali, ma per rimarcare ancora una volta il mio concetto iniziale. Lo trascorrerò in RL, con i miei amici, e poi in Second Life, sempre con amici. Per me questo significa solo una cosa: sono entrambi i miei mondi, che alle volte si fondono insieme, alle volte si sfiorano, ma sono entrambi importanti per ragioni diverse. Ma la festeggiata sarò sempre io, unica e sola identità.

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Translation in English by Duncan Bradders

I like reading and I like to do it at 360°, and for this I came across this interesting article . But there are things that I share and others less. I hope not to disturb the journalist and the interviewee if I explore what I believe a thought that is very important and problematic: the boundaries between the virtual and the real in all its aspects.

They could not agree on the fact that Second Life is a source of ideas and creativity, although I have seen very often “works” of questionable taste, where art was there for little or nothing. OK, so the virtual world is ultimate expression of freedom, but one thing is express yourself, another thing is to go into real bullshit believing is art. Who write here is an art critic, but neither is a person unable to grasp the beauty where there is it. So I think it’s time to deal with healthy intellectual honesty and give to Caesar what is Caesar’s, speaking clearly, without ambiguity or situations of convenience or political correctness.

The art is there, and it is a fact, but the Metaverse is full of too many artists who do not deserve this title. And since not everyone has the courage to say so, and to take distance from it, with education and savoir faire, you end up doing all the same brush. And who deserves to be exalted to the right and brought to fame and knowledge ends up being one of many. Who knows it at the end got annoyed and goes for other shores.
About the books is the same thing. worthy is the commitment to push Volando Amat in Second Life to read books, and whoever has the ability and desirem to write. Me too once joined the thing with a lot of participation, but over time I realized how difficult it is to engage people in reading books in the Metaverse, is almost utopian. We read just a little in RL, you can image in a virtual environment where people come mainly to hang and have a good time.

I find it much more interesting and stimulating reading through a beautiful narrative voice, that can involve the audience. There should be more people able to give voice to what is written. But that’s just my personal opinion.
Then if you want a niche product, the question changes everything and even can be its opposite. But you will end up being the usual four cats to give voice to mundane events more than anything else.
Then do not understand why Second Life can not cross over into RL. Perhaps it is the other way? And I do not understand why you still insist on calling it “game.” It’s hardly a game, do not even have the features, except for Role Playing, which eventually lose his initial characteristic, still leaving room for emotions.
We want to deceive is a game, actually, but it is only for very few people.
The interviewee speaks of avatarian thought. But who is to suffer or rejoice: the Avatar or the person who maneuver behind the screen?

I find it risky to lean towards a “avatarian philosophy”, as defined by the interviewee. If I spend inworld more hours per day, not only is not a game, but a risk, if I make philosophical reason, to sleep well at night, leaving my duality wander endlessly, missing a real context that is, willingly or unwilling, my real life. Among other things become, and to some extent has already become, an alibi for any misbehavior. Like: asshole, not me, but my avatar!
I love the virtual, but I also love the real world … for me Real and virtual merge into one person, that’s me in my many facets. There are things I can only do in RL, there are things I can do only in Second Life, but not about dissociation or beeing bipolar, but definitely different technical and practical contexts. In RL I can not teleport, or fly with a simple click. And while in Second Life to communicate feelings and emotions becomes much easier to make friends, in a real context or another is much more difficult.
What I do not like about the Metaverse, for example, is the inability to get rid of certain hypocrisy, like in RL is not always possible to do. Instead it’s worse. Often the attempt of trying to get out from the crowd, is seen in a bad way. I have personally witnessed such hostility toward those who, during a debate or a meeting, tried to highlight the negative aspects of a particular issue. And as if it were forbidden the confrontation, the wish to want to put things into questions. Everything is emphasized and seen as a personal affront. There is more confrontation in the living room of a political tv show than in the salons of the Metaverse.
In the salons of the Metaverse you sit down, or you stand, gossiping in private IMs, sometimes you write something circumstantial in the chat local, and it all ends there!

That’s because evolution stops. It stops because it’s all so boring and circumstantial. Because no one dares. The communication, art, is this: the courage to dare. Strangely, however, everuthing end up being more cuddly in Second Life, that in RL. Only in the sexual field, by the use of alters, the Metaverse is living in complete freedom. For the rest, is the translation for the worse in the real world.

I also know that my speeches bother more than one person, but I also know that many share them, and that many are unwilling to express them. But it is my thought is the thought of a person who does not fossilize in one place, but traveling the length and breadth of the Metaverse, talking to everybody about everything. I have no fear of saying what I think, and also to correct myself if necessary. I take more courage for my actions, talking in first person. Yes, I understand that not everything can please everyone, and everyone wants and needs to be able to experience this world as they wish, but without lying about who I am in certain aspects. If something does not work and does not take off, ask yourself the reason why they do not go, despite all the efforts of the event. Perhaps it would also be the case that some people, and I do not mean Volando Amat, were taken less seriously, and come down from the desk on which they climb even without having the requirements and capabilities. I could argue that I do too, with my own writings, but I’m not criticizing individuals but attitudes of which we are all aware, and I challenge anyone to show me otherwise. I objected that it is not true, but it proves, as I did, and with education, because even education is a missing behaviour. There I put my èrson in everything I say and I accept any criticism if made to my ideas, and not to me. Will repeat indefinitely, if necessary.

In fews days will be my birthday, I say this not because I wants to receive cards or gifts, but to emphasize once again my initial concept. I’ll spend it spend in RL, with my friends, and then in Second Life, always with my friends. To me, this means only one thing: they are both of my worlds, that sometimes melt together, sometimes they touch on, but both are important for several reasons. But I’ll always be celebrated it, and only with one identity. Myself.

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Traduccion al Espanol by Duncan Bradders

Me gusta leer y me gusta hacerlo a la redonda, y por es me encontré con este interesante artículo . Pero hay cosas que comparto y otras menos. Espero no molestar a la periodista y el entrevistado si yo voy a explorar lo que creo un pensamiento muy importante y problemático: los límites entre lo virtual y lo real en todos sus aspectos.

Estoy muy de acuerdo sobre el hecho de que Second Life es una fuente de ideas y creatividad, aunque he visto muy a menudo “obras” de dudoso gusto, donde el arte entraba allí por muy poco o nada. Està bien que el mundo virtual sea la maxima expresión de libertad, pero una cosa es expresarse, otra cosa es querer pasar verdaderas tonterias por arte. Quien escribe no es un crítico de arte, pero tampoco es una persona incapaz de captar la belleza donde sea. Así que creo que es hora de recorrer a sana honestidad intelectual y dar a César lo que es del César, hablar con claridad, sin ambigüedades ni situaciones de conveniencia o politicamente correcta.

El arte está ahí, y es un hecho, pero el Metaverso está llena de demasiados artistas que no merecen este título. Y puesto que no todos tienen el coraje de decirlo, y de tomar distancia, con educación y savoir faire, se termina haciendo de todo en el mismo saco. ¿Y quién merece ser exaltado y ser llevado a la justa fama y publicizado, termina siendo uno/a de los muchos. Quién sabe de valer realmente algo al final se molesta y se va por otros lados.
Acerca de los libros es la misma cosa. Digno es el compromiso de Volando Amat de empujar la poblaciòn de Second Life a la lectura, y el que tiene la capacidad y el deseo, de escribir. Yo también una vez me agreguè a estos eventos con mucha participación, pero con el tiempo me di cuenta de lo difícil que es involucrar a la gente en la lectura del Metaverso, es casi una utopía. Se lee muy poco en la vida real, y mucho menos en un entorno virtual donde la gente viene sobre todo para pasarse un rato.

Me parece mucho más interesante y estimulante lectura a través de una hermosa voz narrativa, que puede involucrar a la audiencia. Debería haber más personas capaces de dar voz a lo que está escrito. Pero eso es sólo mi opinión personal.
Entonces, si usted quiere un producto de nicho, la cuestiòn cambia, podemos conseguir todo y hasta su contrario. Pero va a terminar siendo los habituales cuatro gatos que dan voz a unos eventos que saben mas de mundanidad que cualquier otra cosa.
Entonces no entiendo por qué Second Life no se puede cruzar con la RL. Tal vez es al revés?
Y yo no entiendo por qué siguen insistiendo que se califique como “juego”. Es apenas un juego, ni siquiera tiene las características, a excepción de Juego de Roles, que con el tiempo pierden su camino caretteristica inicial, dejando espacio para las emociones.
Nos quieren dejar creer que es solo un juego, y en realidad lo es sólo para muy pocas personas.
El entrevistado habla de pensamiento avatariano. Pero, ¿quién es a sufrir o regocijarse: el Avatar o la persona que maniobra detrás de la pantalla?

Me parece arriesgado inclinarse hacia una “filosofía avatariana”, tal como se define por el entrevistado. Si paso en Second Life muchas horas al día, no sólo no es un juego sino un riesgo, si hago mis razones filosóficas, dejando mi dualidad vagar sin cesar, perdiendo de vista el contexto real que al final es mi vida real. Sin embargo se vuelve, y ya actualemente lo es, en una coartada para cualquier mal comportamiento. De la serie: gilipollas si, pero no yo, sino mi avatar!
Me encanta lo virtual, pero también me gusta el mundo real … para mí real y lo virtual se funden en una sola persona, que soy yo en mis múltiples facetas. Hay cosas que sólo se puede hacer en la vida real, hay cosas que puedo hacer sólo en Second Life, pero no es disociación o bipolarismo, pero solo contextos técnicos y prácticos definitivamente diferentes. En RL no puedo teletransportarse, o volar con un simple clic. Y mientras que en Second Life comunicar sentimientos y  emociones esmucho más fácil, hacer amigos en un contexto real u otro es mucho más difícil.
Lo que no me gusta el Metaverso, por ejemplo, es la incapacidad para librarse de cierta hipocresía que en la vida real no siempre es posible hacer. Ademas es peor. A menudo, el intento de tratar de salir de la manada es juzgado de mala manera. Yo personalmente he visto tanta hostilidad hacia aquellos que, durante un debate o una reunión, trató de poner de relieve los aspectos negativos de un tema en particular. Y es como si se prohibió la confrontación, el querer de ponerse en tela de juicio. Todo se enfatiza y se ve como una afrenta personal. Hay más confrontación en una transmisiòn televisiva de politicos que en los salones del Metaverso.
En los salones del Metaverso te sientas, o te queda parado, y en privado mensajeas chismes, a veces escribimos algo circunstancial en el chat local, y todo termina ahí!

Eso es porque la evolución se detiene. Se detiene, porque todo es tan aburrido y circonstanziato. Debido a que nadie se atreve. La comunicación, el arte, es la siguiente: el valor de atreverse. Extrañamente, sin embargo, llegamos a ser más cerrados en Second Life que en la vida real. Sólo en el campo sexual, a través de alter, el Metaverso se vive en completa libertad. Por lo demás, es la traducción en peor del mundo real.

También sé que mis discursos molestan más de una persona, pero también sé que muchos comparten, y que muchos no están dispuestos a expresarlo. Pero es mi pensamiento es el pensamiento de una persona que no se fosiliza en un solo lugar, sino que viaja a lo largo y ancho del Metaverso, hablando a todos de todo. No tengo miedo de decir lo que pienso, y también de corregirme si es necesario. Tomo el valor de mis acciones, hablando en primera persona. Sí, entiendo que no todo se puede complacer a todos, y todo el mundo quiere y necesita ser capaz de experimentar este mundo a su antojo, pero sin mentir acerca de quién soy en ningun aspecto. Si algo no funciona y no despega, pregúntese a sí mismo la razón de por qué no va, a pesar de los esfuerzos del caso. Tal vez también sería el caso de que algunas personas, y no me refiero a Volando Amat, fueron tomadas menos en serio, y bajar del lugar donde quieren subir, sin tener los requisitos y capacidades. Se podría decir que yo también con mis propios escritos lo hago, pero no estoy criticando a los individuos, sino las actitudes de los cuales todos somos conscientes, y yo desafío a cualquiera a que me demuestre lo contrario. Se me observe que no es cierto, pero se me pruebe, como hago yo, y con educación, porque incluso hace falta de educaciòn a menudo. Yo pongo mi cara en todo lo que digo y acepto cualquier crítica relativa a mis ideas, y no a mí. Lo repetirè indefinidamente si es necesario.

Dentro de poco serà mi cumpleaños, lo digo no porque quiero recibir tarjetas o regalos, sino para enfatizar una vez más mi concepto inicial. La pasarè en la vida real con mis amigos, a continuación, en Second Life, siempre con amigos. Para mí, esto significa sólo una cosa: son mis dos mundos, que a veces se reúnen, a veces se tocan, pero ambos son importantes por varias razones. Pero la cumpleañera serè solo yo, unica y sola identidad.

Donne in cerca di guai

by Serena Domenici

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Quando decido di scrivere, mi piace accompagnare i miei pensieri con la musica. Ciò che mi appassiona in quel determinato momento, enfasi e trasporto, fluiscono a tempo di musica. Oggi ho scelto: Tango di Roxane. Ed infatti è un tema spinoso quello che ho scelto: scrivere del magico e complesso universo femminile.

Spesso ho “parlato” dei comportamenti maschili, tralasciando l’aspetto femminile nel Metaverso: mi cimenterò in un’impresa scomoda, perché se c’è una cosa che noi donne non perdoniamo ad un’altra donna è quella di sentirci dire una verità, che non vorremmo ascoltare. I maschi, tra di loro hanno il coraggio di dirsi le cose in faccia, senza colpo ferire, e di essere molto solidali: se non sono amici, al massimo si ignorano. Noi invece, siamo in perenne competizione, anche quando non lo diamo a vedere. Se un uomo fa soffrire una nostra amica, spesso non abbiamo il coraggio di dirle che è uno stronzo. Ci aiutiamo ad auto ingannarci, illudendoci che sia sufficiente rivestire i comportamenti di illusioni.
Questo e altro, nella vita reale, questo e altro, anche nel metaverso. Mi sono fatta un avatar maschile e sono andata in giro a “mietere” vittime, comportandomi come ho visto fare a molti uomini con me e le mie amiche. Al primo segnale di un interesse che andava oltre, ovviamente, mi dileguavo per non ingannare nessuno sui sentimenti.

E’ stato affascinante vedermi dall’altra parte, divisa in due tra la mia componente latente maschile, rafforzata dall’avatar, e la mia parte predominante femminile, che dovevo sopprimere per l’occasione. Mi si è aperto un mondo! La prima cosa che ho notato è stata una elevata aggressività. Più mi ponevo in modo pacato e garbato, più venivo aggredito, nonostante fossero loro, le donne, ad immarmi con scuse davvero improbabili. Faticavo ad addolcirle. C’era una diffidenza di fondo: in alcuni casi era un atteggiamento di difesa per trascorsi deludenti o sofferenti, ma il più delle volte era un atteggiamento solo caratteriale. Donne di ultima generazione, spesso inacidite dalla vita, per nulla dolci, piuttosto dominanti. Se ero dolce, non stucchevole, mi liquidavano dopo un quarto d’ora di confidenza, se facevo lo stronzo, sicuro di me ma non volgare, erano totalmente disponibili a conoscermi. Su cinquanta donne che ho abbordato, sono riuscito a rapportarmi in modo piacevole e normale soltanto con una decina. Donne davvero splendide da conoscere queste ultime. Le altre, francamente, da dimenticare. Le peggiori erano le finte Sante e le Aggressive, pronte ad addolcirsi se aprivi il portafogli per fare shopping. Nel Metaverso si sono ricreati gli stessi meccanismi della vita reale, ma meno camuffati. Diverse caste e ceti di appartenenza. Pollai di diversa natura, culturale e non. Mi si perdoni il termine “pollaio” al quale mi onoro di appartenere, ma è per descrivere al meglio la situazione. Gli ambienti “pseudointellettuali” sono i più feroci. Tutto sembra in amicizia, ma è solo apparenza. In realtà le sgomitate e gli sgambetti sono all’ordine del giorno. E’ una lotta tra donne, senza esclusioni di colpi e se nel pollaio c’è il pollo (il termine gallo, mi suonava discriminante) che ha visibilità, ahimè, ci si scatena! Se invece hai veramente qualcosa da dire, ti isolano, fanno finta che non esisti, e sono davvero molto brave nel metterlo in pratica. Negli ambienti “nazional-popolari” il discorso è più scoperto. Mancando certe raffinatezze, certi meccanismi sono più sgamabili. Di solito le donne sono predominanti e gli uomini più “zerbini”. Nel mondo “radical-chic” molte donne cosiddette “impegnate” si fanno degli alter, per poter agire indisturbate e ingiudicate. Ne ho conosciute due che mi hanno confessato di avere un’immagine pubblica ed una privata… Non ho ancora compreso quale sia quella più vera…

Insomma, nell’unico posto dove potremmo essere libere, noi donne ci condanniamo ad una vita virtuale falsata, neppure qui facciamo quadrato né sposiamo cause comuni che ci renderebbero davvero più libere. Ci facciamo avatar perfetti, in primis la sottoscritta, perdendo la consapevolezza di essere diversamente belle e meravigliose, perché nonostante tutto, lo siamo a prescindere. Vorrei che certe dinamiche di vanità e vanagloria venissero una volta per tutte bruciate sul fuoco della verità, perché, alla fine dei giochi, non portano da nessuna parte. Vorrei meno finzioni, almeno tra noi donne, e maggiore collaborazione e complicità. Viceversa, ogni giorno si consuma una guerra tra donne, con propaggini persino sulle pagine di Facebook, dove tanti avatar hanno preso dimora. Su quelle pagine, che potrebbero rivelarsi utili per tanto altro, spesso si consumano ‘tragedie’ e si rompono amicizie. Bacheche piene di insulti, e accuse per rivalità, storie irrisolte e delusioni varie. Il tutto senza ritegno e sensibilità, senza rispetto verso gli altri e verso se stessi, senza nessuna forma di privacy.

Non siamo avatar, siamo esseri umani che si servono di un mezzo virtuale per comunicare, e non tollero che chicchessia si senta in diritto, a torto o a ragione, di sputtanare pubblicamente qualcuno.
Invito il mio genere di appartenenza ad abbandonare tutto ciò. E’ orribile leggere profili di noi donne colme di insulti, è orribile assistere a sceneggiate che si spostano in chat local o sulle pagine di facebook. Lasciamo a certi contenitori televisivi determinati atteggiamenti distruttivi.
Rivendico il diritto ad una vera sorellanza, termine abusato, ma mai veramente messo in pratica. Ci osserviamo diffidenti, pronte a colpirci, formiamo i nostri personali branchi di adoranti zerbine, pronte a prendere il posto delle dominanti di turno. Mors tua vita mea… Ma non funziona così in realtà… Si possono dire scomode verità, senza nascondersi, ma senza nemmeno esagerare… Il tutto dosato sulle basi di regole civili, valide nel reale come nel virtuale. Mi sembra d’obbligo aggiungere che noi donne siamo tanto altro in positivo, ma credo sia più giusto evidenziare ciò che si può migliorare di noi. Sarebbe più facile e meno rischioso raccontare di un “mondo femminile” perfetto: è giusto partire dagli errori per guardare avanti.

Il Metaverso può dare molto a noi donne, e le donne intelligenti ed operative possono dare molto al Metaverso… Ma di strada da fare ce n’è ancora tanta, facciamola insieme , senza sterili e inutili litigi, o vuote autocelebrazioni.

SL e RL: sono poi così distanti?

Anche solo venti anni fa nessuno avrebbe mai immaginato che il computer sarebbe diventato un mezzo per comunicare col mondo. In Italia, a differenza del resto del mondo, il PC rimane ancora per molti un mezzo diabolico, pieno di trappole virtuali capaci di sconfinare anche nel mondo reale. Sicuramente l’uso della rete da parte di minorenni o persone ingenue può comportare rischi, anche seri. Ma con i dovuti accorgimenti credo che la rete offra quello che in realtà si cerca. Quindi, libero arbitrio, a proprio rischio e pericolo. In rete si trova anche l’amore, ma nello specifico parlerò del Metaverso come filo conduttore sospeso tra “due mondi” che si camminano a fianco. Può una storia d”amore nata in SL valicare i confini del mondo virtuale e vivere nel mondo concreto e reale? Penso sia possibile, purché si sia fondamentalmente onesti. Onestà nel non mentire sul proprio aspetto fisico e sulla propria condizione … un domani nel mondo reale eventuali menzogne o esagerazioni potrebbero avere un effetto devastante sul nostro partner una volta divenuti di carne ed ossa. Tanto più che ci ‘costruiamo’ avatar esteticamente perfetti, capaci di creare straordinarie aspettative nei nostri interlocutori in un processo di reciproca identificazione della nostra persona con la fisicità dell’avatar. Da qui cocenti delusioni! A volte però non è solo questione di migliorare il proprio aspetto, ma anche il carattere e la personalità vengono mistificati per soddisfare desideri o creare modelli comportamentali ambiti. Sono davvero in pochi coloro i quali riescono a mantenere il giusto distacco dal proprio avatar ed a presentarsi con semplicità e come realmente sono, con i propri pregi e difetti. Ebbene, ho pensato di presentarvi una simpatica galleria di personaggi che, come avatar, tentano, più o meno abilmente, di presentarsi diversamente da quello che sono nella realtà, ci tengo a precisare che chi mente, se mente, non appartiene solo al genere maschile, gli esempi che leggerete si rivolgono ad entrambi i sessi, senza sconti per nessuno:  1) Mi è capitato il tipo che mi parlava in voice con un tono così basso che tentare di capirlo era un’impresa. Alla mia richiesta di alzare il tono della voce mi son sentita dire: ”Scusa, parlo piano perché ho il cane che dorme e non vorrei disturbarlo!” Ho riso per almeno un quarto d’ora 🙂 Pensate, insisteva per vedermi nel mondo reale… Non oso pensare che fine avrebbe fatto fare al suo “cane”! Ma, dico, ci fate così sceme!? Tra l’altro definire la propria ignara compagna un cane, è proprio di cattivo gusto. Quindi “ragazze e ragazzi” se qualcuno vi dice che ha un cane che dorme e non puo’ parlare come si deve, non abbiate tentennamenti, eliminatelo dai contatti subito!  2) Il finto separato…Si presenta come tale, in realtà è sposatissimo in RL. Dovreste accorgervene subito. Sparisce nei fine settimana e di sera difficilmente lo beccate. Chiude all’improvviso la comunicazione e torna come se nulla fosse nella propria finta rl. Ormai poveretto/a non distingue più la realtà dalla finzione. E’ disponibilissimo ad incontrarvi in RL , salvo sparire dopo aver consumato.  3) C’è poi l’uomo che si traveste da donna, e si finge lesbica, ed in questo alcuni sono diventati molto bravi , così bravi che sgamarli diventa sempre piu’ difficile. In genere sbagliano le proporzioni dell’avatar femminile che vanno a crearsi e il modo di porsi, usando spesso  esclamazioni non proprio da gentil sesso. Circolano persino programmini per modificare la voce, ma se possono evitano il voice come la peste adducendo scuse del tipo: Sono sposata, ho le cuffie che non funzionano, preferisco lasciare un alone di mistero … Ah! dimenticavo. Se riuscite a sentirne la voce, vi accorgerete se non siete già cotti che è totalmente diversa da una voce naturale, ma è piuttosto metallica e simile al verso di un tacchino che fuma troppe sigarette.  Se si innamorano di voi (caso rarissimo), pur di incontrarvi in RL si uccideranno come avatar donna e si ripresenteranno a voi con un avatar maschile nuovo di zecca capitato lì per caso.   4) Poi ci sono i pupazzi e le pupazze, che come ti immano chiedeno subito: Quanti anni hai? Sei fidanzata/o o sposato/a? Che lavoro fai e dove vivi. Sono tra quelli piu’ pericolosi, se te li metti addosso, sono peggio delle sanguisughe. Cercano disperatamente fidanzato o fidanzata da impalmare in RL . In realtà non gli frega una cippa di chi sei o cosa pensi. Vogliono solo sistemarsi e togliersi dallo status sociale di zitelli.  5) L’adulatore … Quello che ti dice che sei unica, talmente unica, che usa le stesse identiche frasi per conquistare la pupazza che ti sta accanto, ignorando sia la tua migliore amica 🙂 Questa categoria in realtà non pensa ad una RL , gli basta fare il conquistatore in SL, fuori da S L non avrebbe nessuna chance , nemmeno col lampione di fronte casa.  6) Il collezionista… Uomini, ma anche donne, che vivono il Metaverso e non solo quello come se andassero in macelleria. Cercano solo sesso. Hanno i ferormoni a mille e cercano emozioni forti. In SL come in RL … ma prosperano soprattutto nel virtuale. Se gli piaci si fingono interessati alla tua personalità, pur di averti. Disponibilissimi a incontrarti in RL per una toccata e fuga. Non li conquisterete mai. Sono così cinici che al posto del cuore hanno la foresta amazzonica. Al massimo li potete destabilizzare…  7) Attenti anche alle coppie sposate in RL, che vivono il metaverso o la realtà virtuale sempre in coppia, ma pascolando ognuno per i fatti propri. In realtà sono complici. Compensano la noia coniugale così. Ognuno si fà le proprie storie qui e altrove. Come i collezionisti, sono cinici e disposti ad inventarsi di tutto. Cercano solo evasione e gli va bene così… Raramente perdono realmente la testa. Se non state attenti potreste ritrovarvi in RL a letto in tre 😉  8) Gli Incompresi. Sono coloro che hanno coniugi o fidanzati in rl che li vessano e cercano tanta, tanta comprensione … Mi hanno raccontato alcune persone intervistate, che una volta conosciuti fuori dal Metaverso, si sono rivelati delle iene, salvo scoprire, persino, in alcuni casi fossero single.  9) L’uomo CAM. Ti cerca, ti sta col fiato sul collo, ti riempie di attenzioni, ma ha come scopo ultimo di convincerti ad aprire Messenger o Skype per far sesso. Ama le emozioni forti … Attenti! Potreste vedervi sputtanati su un qualsiasi sito di Video nostrani e casalinghi.  Ma esiste anche l’altra faccia del Metaverso. Non tutti gli avatar in giro sono così, fortunatamente. Ma non si può negare che simili personaggi siano piuttosto numerosi.  Il mondo virtuale è frequentato anche da tante persone per bene che non fingono nei propri sentimenti. Persone che ti parlano chiaro, che amano, soffrono e desiderano come te. Disposte a incontrarti e tentare di costruire. O anime che seppur affini per ragioni contingenti e reali non possono trasferire i propri sogni altrove. Gente che comunque non si nasconde e si presenta per quel che è e può offrire.  Ecco l’onestà di cui parlavo. Ho avuto l’impressione che le persone desiderose di costruire un rapporto oltre SL siano quelle che alla fine hanno più timore. Timore di soffrire o far soffrire. Timore di non piacere o di rimanere delusi … e anche paura. Solo chi cerca evasione e avventure in realtà si butta senza pensarci due volte, perché sa già cosa vuole in realtà. Chi ama o pensa di amare porta con sè la sensibilità propria di chi mette in conto tutto, compreso dover soffrire.

by Serena Domenici

Il segreto degli Avatar

Qualcuno fa fatica a capire la differenza tra un Mondo Virtuale ed una semplice piattaforma di chat, e, a volte, perfino gli stessi utilizzatori, abituati da tempo all’ambiente immersivo che frequentano, utilizzano in misura molto ridotta le potenzialità di un Mondo Virtuale. Molto si è detto, e volumi interi sono stati scritti sull’ ”immersività” ma, a mio parere, la differenza non è nella grafica, nelle architetture fantastiche, nella fantasia degli architetti, ma nelle modalità di interpretazione delle nostre esperienze. In tutto questo, la vera innovazione, il  vero e proprio salto di paradigma, è costituito dalla figura dell’Avatar.

 Andiamo con ordine. Voglio qui utilizzare, per rendere attuale e concreto il nostro ragionamento, degli esempi tratti dal mondo dello reale dello spettacolo.

 Il film linkato di seguito è “S1M0NE”, di Andrew Niccol, del 2002, con Al Pacino (http://www.youtube.com/watch?v=ejfyp043zBI&feature=share). E’ la storia di un personaggio immaginario, creato al computer da un regista fallito, che ne fa un’attrice di grande successo, nascondendo a tutti la vera natura del personaggio. In fondo, S1m0ne è lui stesso, che interpreta, con l’ausilio di un Avatar “perfetto”, quello che ha sempre desiderato che fosse un’attrice reale. Deluso e snobbato dalle grandi star, e approfittando di un’occasione unica fornitagli da un inventore, si crea la star ideale. L’Avatar è la rappresentazione di se stesso, o meglio, rappresenta quello che lui immagina sia la perfezione di un’attrice. E’ un successo straordinario. Ma l’Avatar non ha ancora cittadinanza. E’ presentato al pubblico come una persona reale, e nessuno, tranne il suo autore, conosce la verità.

 Facciamo un salto in avanti, ai giorni nostri. Non è più un film, ma la realtà. La Crypton Future Media di Hokkaido, Giappone, utilizzando un software della Yamaha denominato Vocaloid, crea una cantante virtuale, un ologramma, un Avatar, di nome Hatsune Miku:

http://www.youtube.com/watch?v=i_RVLOsUW6U

La cantante virtuale sta riscuotendo in questi mesi un grande successo in Giappone, e lo scorso 2 luglio si è esibita a Los Angeles, davanti ad un pubblico ristretto ma entusiasta. Tutto lascia prevedere un successo straordinario a livello planetario. La novità sta nel fatto che tutti sanno, stavolta, che si tratta di un’Avatar, non c’è più bisogno di camuffamenti. Un’Avatar che si è conquistato direttamente uno spazio nel mondo dello spettacolo. Per le persone che vanno ai suoi concerti e ascoltano i suoi vocalizzi perfetti, non fa nessuna differenza che la cantante sia persona reale o virtuale, la cosa che importa sono gli effetti, i “contenuti”.

 Siamo in un’era di passaggio, della realtà appena “aumentata”: frammenti di virtuale che si cominciano a inserire nella realtà quotidiana, e non più solo nei film.

 Gli Avatar, ovviamente, sono la rappresentazione dell’intelligenza che li guida, della persona (o delle persone, nel caso di Hatsune) che gli sta dietro. Un’immagine creata come noi la vogliamo, di quello che noi vogliamo comunicare, che cerchiamo di trasmettere agli altri attraverso questa nostra rappresentazione. L’Avatar trova il modo di esprimersi, di vivere esperienze, in un ambiente a sua volta virtuale, il Mondo Sintetico, che offre un ambiente anch’esso creato al computer, per accogliere queste nuove espressioni comunicative.

 L’ambiente sintetico offre addirittura paesaggi e luoghi fantastici, in cui ogni azione è possibile, amplificando il numero e le tipologie delle esperienze che si possono vivere. Il gioco, la fantasia, il lavoro, l’amore, la vita sociale, le esperienze educative, formano un sovrapporsi di livelli esperienziali, tutti “reali” e legittimi, che spesso non si incrociano o si sfiorano soltanto. Creare un ambiente fantastico (come la cantante o l’attrice perfette degli esempi precedenti), facilità l’emergere della fantasia, e dei comportamenti non altrimenti riproducibili nella realtà quotidiana, e offrono veramente una sfida sulla qualità dei contenuti. Se riusciamo a riprodurre un ambiente sociale di tipo universitario, di spettacolo o di gioco, ideale, possiamo dedicarci alla qualità della comunicazione, a quello che vogliamo creare e trasmettere. Possiamo sperimentare forme nuove di realizzazione, nuovi livelli di esperienza e di comportamenti, e forse nuovi mestieri ed attività lavorative.

 D’altra parte, dobbiamo anche essere coscienti che ambienti di tal genere, “luoghi” di frequentazione reale, in cui persone si incontrano e si conoscono, scambiano esperienze ed affettività, non hanno gli stessi livelli di protezione sociale che abbiamo sviluppato, nei millenni di storia, nel mondo reale. La gestione di questi Mondi è ancora anarchica, senza regole, e persone prive di scrupoli possono facilmente aver ragione di ingenui o impreparati a vivere questo tipo di esperienze. E’ sicuramente auspicabile uno sviluppo, anche in termini sociali, di tali ambienti virtuali, lo sviluppo di “codici di comportamento” e, perfino, di una specifica funzione di sorveglianza sugli abusi. Ma questo è ancora ben lontano dall’accadere. Siamo attualmente ad un livello di sviluppo di tipo “tribale”. Le singole comunità cominciano ad organizzarsi, ma la strada sarà lunga e contrastata, e richiederà probabilmente tempi lunghissimi.

 Possiamo definire tali esperienze, allo stadio attuale di sviluppo, “simulazioni”. Un’anticipazione di un qualcosa che in futuro potremo sfruttare al meglio, col progredire delle tecnologie, e con la risoluzioni di molti dei problemi primari dell’umanità. Per il momento, accontentiamoci di questi prototipi, per quanto rudimentali ed inefficienti.

 La realtà aumentata è appena cominciata…

La pupa e il … niubbo: il falò delle vanità.

 

Frequentando il Metaverso  ho compreso quanto conta l’immagine, sia pure sotto forma di pixel, tanto da decidere di parlarne su queste pagine. Comincio col dire che faccio parte di coloro che curano il/la proprio/a avatar e confesso pure di averci preso gusto al punto da personalizzarla al massimo delle possibilità offerte da SL e dalle mie capacità. Scelgo con cura quasi maniacale gli abiti da farle indossare e cerco di renderla più simile a come sono io nella realtà. Ovviamente, usando le tipiche civetterie femminili… nascondo le mie lacune ed evidenzio i miei pregi estetici che in RL non potrei mai occultare o migliorare. Parliamoci chiaro, per quanto si possa essere belli e desiderabili nella realtà, questo è nulla a confronto dei miracoli che possiamo fare in Second Life  per renderci superstrafighi! E poco importa se poi mettiamo nel nostro profilo foto di bellocci o bellocce presi da Google immagini per simulare le nostre fattezze contando sul fatto che non è possibile una loro verifica.  Ma esiste anche l’altra faccia della medaglia e cioè una minoranza di “puristi”, che per scelta deliberata, e non per altre ragioni, hanno optato per un’immagine semplice e non curata. Non confondeteli però con “niubbi” o “seminiubbi”, perché a loro differenza sono molto esperti di Second Life e sanno bene come ‘muoversi’ in questo contesto virtuale. Sono una minoranza, ma  molto incisiva che non passa inosservata in un contesto di perfezione presunta. Molte differenze nel curare il/la proprio/a avatar derivano poi dalle diverse nazionalità di appartenenza dei proprietari, ma credo sia un capitolo da trattare a parte. Questa volta mi soffermerò soprattutto sulla comunità italiana, alla quale appartengo.   Proveniamo tutti da una realtà o, meglio, da una società che ci vuole belli e perfetti. Da quel che ho potuto osservare lo stesso avviene anche in Second Life, anche qui, credo sia inutile negarlo, la società virtuale è basata sull’immagine. Cosa ci colpisce a prima vista? Siamo in grado di andare oltre gli abitini super strizzati o i muscoli dopati di shape di ultima generazione? Quali sono le motivazioni che spingono ognuno di noi ad essere o apparire in Second Life? E chi dice che non si possa essere pur apparendo? Io posso cominciare col dire cosa motiva me a curare la mia immagine: una sufficiente dose di narcisismo, la voglia di piacermi e piacere, il gusto del travestimento e del gioco e una sana competizione tra femmine.

In quante lo ammetterebbero? Stesso discorso per gli avatar maschili ovviamente…C’è da dire che a loro Second Life non rende molta giustizia in fatto di abiti ed accessori, ma la vanità e il gioco è molto radicata anche nel mondo maschile.  Ma cosa accadrebbe se non avessi un bell’avatar? In quanti mi “mimerebbero”? Quale persona si cela dietro ad un ammasso supercurato di pixel? Sembrano domande da poco, ma rifletteteci sopra un attimo… e vi accorgerete che la risposta è determinante per l’esperienza di molti frequentatori del metaverso di Second Life. Si potrebbe sostenere che con un avatar bello, ma dalla personalità insulsa, non si vada molto lontano…ma lontano dove, soggiungo?  Chi sceglie di rimanere un “purista” ha un percorso diverso davanti a se… Difficilmente avrà intasata la casella degli IM e poco se ne importa….forse cerca altro. Già, cosa cerca? Non gioca forse di fioretto, realizzando un ‘prodotto’ di nicchia per un gioco limitato a pochi eletti?  Cosa fa scattare in ognuno di noi  il bisogno di essere al massimo anche su Second Life…e come si arriva a desiderare l’avatar più bello, e perché? Mi guardo intorno e vedo un interesse che oltre che surreale, finisce per diventare reale. Ci si astrae al punto da interessarsi più alla skin che alla personalità proposta da chi ci sta di fronte. Ci si cala nel proprio ruolo al punto da estraniarsi dalla vita reale per vivere il personaggio in una seconda vita. E in questa seconda vita ognuno sogna di essere probabilmente quello che più gli aggrada o gli sarebbe forse piaciuto essere. Ci si innamora, desidera, ci si ammira in modo totalizzante.

 

Per i “puristi” il discorso è più o meno uguale, ma senza filtri.   La verità è che non c’è unica risposta a queste domande, ma tante risposte possibili.  Il Metaverso riproduce su scala minore il nostro mondo reale, ma lo rende a portata di tutti, basta solo avere buon gusto e idee chiare. Peccato che in alcune casi, le frustrazioni e le ossessioni delle vita reale non trovano poi modo di liberarsi là dove è tutto possibile o quasi e si finisca per scimmiottare ciò che di solito non apprezziamo in un contesto di vita reale. Quello che è certo è che esiste una linea di demarcazione, un sottile filo rosso, che permette di delineare anche su Second Life ciò che è sano e divertente, e quello che non lo è, perché malato e distruttivo.  Ho trovato interessante dare la parola ad alcuni protagonisti della vita sul Metaverso, ponendo loro alcune domande le cui risposte lascerò giudicare o commentare a chi leggerà. Il mio compito è soprattutto osservare e scrivere ciò che vivo in prima persona. Non ci sono giudizi, ma solo constatazioni. A voi le risposte.

 

 

Intervista a Jennyfer Miles (owner di Porto Venere)

[13:55]  Serena Domenici: La scelta di curare l’avatar nasce da cosa per te?

[13:56]  Jennyfer Miles: la scelta della cura dell’ avatar nasce prima di tutto da un piacere mio di girare provare le skin che offre il mercato, modificare la mia shape

[13:56]  Jennyfer Miles: faccio diversi esperimenti con skin diverse e modifiche sulla shape

[13:58]  Jennyfer Miles: anche per il mio lavoro di modella e owner di agenzia e scuola

[14:02]  Serena Domenici: Cosa pensi invece di chi non cura per niente o poco il suo avatar e sceglie non avendo problemi di lind di rimanere ‘purista’ per non dire niubbo?

[14:03]  Jennyfer Miles: io ho avuto modo di sconoscere persone davvero brave a lavorare in Second Life avendo avatar diciamo niubbi

[14:03]  Jennyfer Miles: credo che importante stare bene che la persona che si sente bene cosi

[14:03]  Jennyfer Miles: con avatar diciamo niubbi si sente a suo agio

[14:04]  Serena Domenici: si ho compreso cosa vuoi dire

[14:04]  Jennyfer Miles: intendiamoci io anche facendo un lavoro come quello di modella è anche una necessità

[14:05]  Jennyfer Miles: a volte è anche sinonimo di originalità

[14:05]  Jennyfer Miles: di distinguersi dalla massa

[14:05]  Jennyfer Miles: io sto bene cosi mi piace curare il mio avatar

[14:06]  Jennyfer Miles: però chi vuole essere purista sono convinta che lo faccia perchè sta bene cosi

[14:07]  Serena Domenici: Quindi non sei prevenuta in ogni caso

[14:07]  Jennyfer Miles: ammettiamolo l immagine è sempre la prima cosa che vediamo

[14:07]  Jennyfer Miles: come nella real

[14:07]  Jennyfer Miles: ho conosciuto persone poi che erano davvero interessanti pur avendo un avatar non curato

[14:09]  Serena Domenici:Secondo te chi cura di più il proprio avatar gli uomini o le donne, o si equivalgono?

[14:13]  Jennyfer Miles: le donne senza dubbio

[14:13]  Jennyfer Miles: gli uomini almeno io ne conosco pochi che davvero lo curano

[14:14]  Jennyfer Miles: diciamo che un uomo lo cura tanto basta per essere carino ma poi si ferma lì

[14:14]  Jennyfer Miles: noi donne non ci fermiamo mai

[14:19]  Serena Domenici: Hai ogni tanto la tentazione di travestirti da purista e vedere l’effetto che fa?

[14:19]  Jennyfer Miles: si ahahaa

[14:19]  Jennyfer Miles: l’ho fatto alcune volte

[14:20]  Serena Domenici: interessante

[14:20]  Jennyfer Miles: è una esperienza che consiglio

[14:20]  Serena Domenici: Sei stata super “immata” lo stesso?

[14:20]  Jennyfer Miles: ehehehe mi “immavano” le persone che mi conoscevano ma per dirmi ma che ti è successo?

[14:21]  Jennyfer Miles: una volta avevo un appuntamento galante

[14:21]  Jennyfer Miles: ho detto alla persona che ero niubbia

[14:21]  Jennyfer Miles: avevo problemi con Second Life

[14:21]  Jennyfer Miles: mi ha detto peccato sarà per domani

[14:21]  Serena Domenici: interessante continua

[14:21]  Jennyfer Miles: allora ho detto no, domani credo che avrò da fare

[14:22]  Serena Domenici: Quindi l’abito fa il monaco o viceversa?

[14:23]  Jennyfer Miles: e purtroppo in certi casi si

[14:24]  Serena Domenici: Mi pare di capire che tu non avresti fatto lo stesso vero?

[14:25]  Jennyfer Miles: no assolutamente, io adoro Second Life perchè da modo si guardare oltre

[14:25]  Jennyfer Miles: però bisogna saper guardare oltre

[14:26]  Jennyfer Miles: saper cogliere le sensazioni

[14:26]  Jennyfer Miles: sarà perchè io mi diletto a scrivere versi poetici.

 

Intervista al purista che vuole restare anonimo: Niente nome.

[08:56]  Serena Domenici: La scelta di non curare l’avatar particolarmente, nasce da cosa per te?

[08:57]  Niente Nome: allora molti motivi ma sopratutto due

[08:57]  Niente Nome: sono pigro 😛

[08:58]  Niente Nome: credo che sia più importante la caramella della carta

[08:58]  Niente Nome: ma poi sostanzialmente e una questiona di coerenza

[08:58]  Niente Nome: sono affezionato al mio avatar

[08:58]  Serena Domenici: Cosa pensi invece di chi lo cura quasi in modo maniacale?

[08:59]  Niente Nome: e una forma di comunicazione non verbale

[08:59]  Niente Nome: e poi è molto divertente

[09:00]  Serena Domenici: Vuoi dire che è un modo per lanciare ‘messaggi’ anche?

[09:00]  Niente Nome: certo

[09:00]  Niente Nome: un avatar e una cosa molto personale

[09:00]  Niente Nome: e osservando un avatar si può intuire molto di una persona

[09:01]  Serena Domenici: Ti attrae chi è purista come te o esattamente l’opposto? O la cosa ti è indifferente?

[09:01]  Niente Nome: questa domanda e difficile

[09:01]  Niente Nome: non ci ho mai pensato

[09:01]  Serena Domenici: 🙂

[09:02]  Niente Nome: ma credo che mi attrae un ava un po’ complesso

[09:02]  Niente Nome: sai con i fronzoli

[09:03]  Serena Domenici: andresti al di là dell’aspetto , qualunque esso sia?

[09:03]  Niente Nome: ci vado sempre

[09:03]  Niente Nome: a me piace sentire l’anima di chi e dietro il suo ava

[09:04]  Niente Nome: e poi le persone sono affascinanti

[09:04]  Serena Domenici: Hai avuto delle storie su Second Life? Se è si cosa ti ha colpito immediatamente.

[09:04]  Niente Nome: per storie cosa intendi ?

[09:04]  Niente Nome: relazioni ?

[09:05]  Serena Domenici: si

[09:05] Niente Nome: allora si ho avuto delle relazioni

[09:05] Niente Nome: e la cosa che mi colpisce sempre, come ti ho detto, è la personalità

[09:06]  Niente Nome: sopratutto la sensibilità

[09:06] Niente Nome: e incredibile come Second Life riesca a mostrare gli aspetti delle persone

[09:07]  Niente Nome: i loro sentimenti

[09:07] Serena Domenici: In sostanza mi pare di capire che non sei comunque prevenuto, nonostante tu preferisca il contenuto , piuttosto che la confezione.

[09:07]  Niente Nome: certo che non sono prevenuto

[09:08]  Niente Nome: esplorare e conoscere e una delle cose più affascinanti di Second Life

[09:08]  Niente Nome: e non mi riferisco solo a luoghi

[09:08]  Serena Domenici: Hai conosciuto diversi avatar femminili puriste?

[09:09]  Niente Nome: no

[09:09]  Serena Domenici: Più uomini o donne puristi?

[09:09]  Niente Nome: e’  difficilissimo che delle femmine abbiano avatar trascurati.

[09:12]  Serena Domenici: Hai ogni tanto la curiosità di passare dall’altra parte e renderti superstrafigo?

[09:13]  Niente Nome: haha potrei rispondere con una battuta

[09:13]  Serena Domenici: fallo pure

[09:13]  Niente Nome: tipo che lo sono già ;).

 

 

Intervista a due noti DJ italiani di SL Stefano Eleonara e Ducjy Anatra.

[13:30]  Serena Domenici: La scelta di curare l’avatar, nasce da cosa per te?

[13:30] Ducky Anatra: La scelta di curare l’avatar per me è un divertimento, e secondo me dimostra il carattere della persona che c’è dietro

[13:31]  Stefano Eleonara: la ringrazio per avermi fatto questa domanda

[13:31]  Stefano Eleonara: io non curo molto l’avatar

[13:31]  Ducky Anatra: se mi faccio l’avatar dall’aspetto aggressivo o dolce significa che voglio mostrare quel lato di me stessa..

[13:31]  Ducky Anatra: oppure chi non lo cura affatto secondo me non ha capito lo scopo del gioco

[13:32]  Stefano Eleonara: ci sono anche quelli che usano forme animali non solo umane

[13:32]  Stefano Eleonara: io sono ermetico

[13:32]  Stefano Eleonara: ho la stessa shape da quando conosco pap

[13:33]  Stefano Eleonara: anche la skin e capelli uguali

[13:33]  Ducky Anatra: lui non si cambia l’avatar da quando se l’è creato cosi appena entrato..

[13:33]  Ducky Anatra: segno che non gli piacciono i cambiamenti..

[13:33]  Stefano Eleonara: credo sia più un vizio da donne

[13:33]  Stefano Eleonara: dei vestiti?

[13:33]  Stefano Eleonara: ah si, i vestiti si

[13:34]  Ducky Anatra: si per l’abbigliamento, si vero ci tiene

[13:34]  Ducky Anatra: ha un suo gusto personale nel cambiarsi

[13:34]  Stefano Eleonara: i vestiti si li cambio

[13:34]  Stefano Eleonara: ma non è un lavoro

[13:34]  Ducky Anatra: per me il gioco è fatto di tante cose, Second Life va sfruttato un po’ in tutto

[13:34]  Stefano Eleonara: a me piace la musica

[13:34]  Ducky Anatra: altrimenti manchi di fantasia.

[13:36]  Serena Domenici: Cosa pensate invece di chi non cura per niente o poco il suo avatar e sceglie, non avendo problemi di linden dollar, di rimanere ‘purista’ per non dire niubbo?

[13:36]  Ducky Anatra: chi non cambia l’avatar non è uno che ha capito lo scopo del gioco

[13:37]  Ducky Anatra: che è quello di usare la fantasia per impersonare quello che vuoi, o per cambiare qualcosa di te, ed essere come ti piace

[13:37]  Stefano Eleonara: per me, chi non cambia l’avatar fa bene e a me non interessa molto quello che fanno gli altri

[13:37]  Stefano Eleonara: ognuno gioca come gli pare qui

[13:38]  Ducky Anatra: ognuno lo fa come gli piace ma a me piace la gente con fantasia

[13:38]  Ducky Anatra: se usano Second Life come chat di testo non mi interessano molto

[13:38]  Stefano Eleonara: ma la fantasia è nella testa

[13:38]  Stefano Eleonara: non solo nell’aspetto fisico

[13:38]  Ducky Anatra: è nella testa ma qui la esprimi

[13:38]  Ducky Anatra: e perchè ti cambi i vestiti allora tu?

[13:39]  Stefano Eleonara: a me piace

[13:39]  Ducky Anatra: perchè ti piace sbizzarrirti

[13:39]  Ducky Anatra: questo mi piace di te

[13:39]  Stefano Eleonara: e © © σ ❣

[13:39]  Ducky Anatra: uno che non si cambia a me non piace ma sono gusti eh

[13:39]  Serena Domenici: Per voi l’attrazione, la simpatia, l’interesse scatta o no a prescindere dall’avatar?

[13:39]  Ducky Anatra: ◕‿◕

[13:39]  Ducky Anatra: l’avatar per la simpatia non conta molto, per me importante è sicuramente la simpatia, ma ripeto, l’aspetto dell’avatar mi dice qualcosa del carattere della persona

[13:40]  Ducky Anatra: c’è anche quello che si cura troppo, e quello ti darà poco sul piano personale

[13:40]  Ducky Anatra: ci vuole una giusta via di mezzo, come in rl

[13:40]  Ducky Anatra: quello che è maniacale per avere l’ultima skin la più costosa forse è troppo concentrato su se stesso..

[13:40]  Stefano Eleonara: si, secondo me, qui l’aspetto fa scattare prima l’attrazione “fisica”, poi, magari, se ci chatti puoi scoprire che è meglio lasciar perdere

[13:40]  Ducky Anatra: si in generale poi…non so

[13:41]  Serena Domenici: Insomma andreste al di là dell’aspetto?

[13:41]  Stefano Eleonara: si può accadere anche il contrario però

[13:41]  Stefano Eleonara: un avatar insignificante e dietro una persona intelligente no?

[13:41]  Ducky Anatra: al di là dell’aspetto io andrei sia in Second Life che in rl..alla fine non conta molto..

[13:42]  Ducky Anatra: andrei oltre l’aspetto, perchè alla fine conta poco, voglio dire

[13:42]  Stefano Eleonara: allora non ti dovrebbero interessare i vestiti o l’aspetto

[13:42]  Stefano Eleonara: se vai oltre…

[13:43]  Ducky Anatra: mi interessano ma non scarto nessuno per l’aspetto

[13:43]  Ducky Anatra: pero’ l’aspetto denota una parte del carattere..in ogni caso

[13:43]  Stefano Eleonara: ma se ha l’avatar da niubbo che capisci di quella persona? Potrebbe essere chiunque..

[13:43]  Ducky Anatra: infatti prima lo conosco meglio e poi giudico se mi piace

[13:44]  Ducky Anatra: ma se è niubbo da tre anni..già un punto in meno

[13:43]  Serena Domenici: Secondo voi chi cura di più il proprio avatar gli uomini , le donne o si equivalgono?

[13:44]  Stefano Eleonara: più le donne (mi pare di averlo detto sopra alla prima domanda)

[13:45]  Ducky Anatra: allora chi cura di piu’ l’avatar? per me di più le donne

[13:45]  Ducky Anatra: e in particolare gli italiani

[13:45]  Stefano Eleonara: ho conosciuto uno che teneva l’avatar strano per scelta per protesta

[13:45]  Ducky Anatra: gli stranieri meno di noi, hanno altro stile

[13:45]  Ducky Anatra: noi spesso siamo maniacali eheheh

[13:45]  Ducky Anatra: nè in rl nè in Second Life vero ahah

[13:46]  Ducky Anatra: cmq di piu le femmine sono piu’ civettuole si..

[13:46]  Ducky Anatra: l’avatar ti dice qualcosa sul carattere e gusti rl

[13:46]  Stefano Eleonara: più gli europei

[13:47]  Ducky Anatra: come in rl

[13:48]  Serena Domenici: Avete ogni tanto la tentazione di travestirvi da ‘purista’ e vedere l’effetto che fa?

[13:48]  Stefano Eleonara: a me, viene spesso la voglia (come adesso) di stravolgere l’avatar (ne ho una da prete, uno da diavolo, uno da corvo, ecc.)

[13:48]  Ducky Anatra: ci ho pensato ogni tanto

[13:49]  Ducky Anatra: una volta ho detto a te di farci due account nuovi e fare i nubbetti insieme in giro per Second Life

[13:49]  Stefano Eleonara: si, stiamo pensando di fare una festa con avatar da niubbi

[13:49]  Ducky Anatra: si vero

[13:50]  Serena Domenici: Secondo voi che chance ha un avatar poco carino esteticamente al pari di un avatar strafigo di essere “immato” durante una delle vostre serate?

[13:50]  Stefano Eleonara: e © © σ ❣

[13:51]  Ducky Anatra: in Italia zero

[13:51]  Ducky Anatra: con gente italiana non ha possibilità di essere cacato di striscio lo posso dire?

[13:51]  Stefano Eleonara: quelli poco interessanti non credo che vengano “immati” (ma anche fuori dalle nostre serate)

[13:51]  Stefano Eleonara: no c’è molto razzismo anche qui

[13:51]  Stefano Eleonara: anzi vengono derisi

[13:52]  Stefano Eleonara: si, è una forma di discriminazione

[13:52]  Ducky Anatra: quello che dico io, non ci vuole niente qui, non ci vogliono soldi per migliorarsi

[13:52]  Ducky Anatra: è un gioco 3d

[13:52]  Stefano Eleonara: si, ma essere diversi non significa essere scemi

[13:55]  Serena Domenici: in sostanza per voi l’abito fa il monaco o viceversa?

[13:56]  Stefano Eleonara: no, per me qui no

[13:56]  Ducky Anatra: beh l’abito non fa il monaco, ripeto pero’ mi da un’idea della fantasia che puo’ avere la persona che non ci tiene a cambiare aspetto

[13:57]  Ducky Anatra: in un gioco 3d è il divertimento principale, assumere l’aspetto che si vuole, sia umano che animale

[13:57]  Stefano Eleonara: per me la fantasia si “vede” quando ci chatti con un avatar

[13:57]  Stefano Eleonara: si ma molto spesso dietro un bell’avatar non c’è niente

[13:57]  Ducky Anatra: certo parlandoci capisci com’è la persona, pero’ io ho sempre fatto amicizia con qualsiasi tipo di avatar

[13:58]  Stefano Eleonara: a volte dietro un bell’avatar femminile c’è un uomo, quindi è una truffa

[13:58]  Serena Domenici: Chi è più sfrenato/a nella ricerca ossessiva dell’immagine l’uomo o la donna e chi è più propenso secondo voi ad andare oltre?

[13:58]  Ducky Anatra: la ricerca dell’immagine per se stessa è più della donna, forse come in rl..

[13:58]  Ducky Anatra: andare oltre che significa?

[13:59]  Stefano Eleonara: secondo me, le donne sono più introspettive; gli uomini se vedono un bell’avatar iniziano a fare gli scemi.

 

Intervista a Grigio Horan owner Del Garden of Love

[06:37]  Serena Domenici: Tu ci tieni particolarmente a curare il tuo avatar?

[06:38]  Grigio Horan: il mio avatar ormai è come una seconda pelle

[06:38]  Grigio Horan: è sempre uguale da quasi tre anni

[06:38]  Grigio Horan: o forse di più

[06:39]  Serena Domenici: Quindi diciamo che ci tieni, il giusto…lo hai personalizzato e Amen!

[06:39]  Grigio Horan: si

[06:40]  Grigio Horan: non vedo il motivo di elaborarlo oltre

[06:40]  Grigio Horan: anche l’AO è la stessa

[06:41]  Serena Domenici: Cosa pensi invece di chi non cura per niente o poco il suo avatar e sceglie di rimanere purista?

[06:45]  Grigio Horan: penso che sia caratteriale

[06:46]  Grigio Horan: penso che sia da ricollegare sia alla personalità

[06:46]  Grigio Horan: ma anche dagli interessi che si hanno in

[06:47]  Serena Domenici: Sinceramente, ti affascina a prima vista un bell’avatar o la cosa ti è indifferente. Insomma vai oltre a prescindere?

[06:48]  Grigio Horan: un avatar esprime in ogni caso un poco la personalità di chi lo veste

[06:49]  Grigio Horan: ma nella conoscenza si va oltre

[06:51]  Grigio Horan: per cui se le sembianze non sono supportate e confermate dal cxarattere che esprime la persona che ci sta …. difficilmente si va oltre una conoscenza superficiale.

[06:54]  Grigio Horan: come nella vita reale

[06:54]  Grigio Horan: anche qua chi vale esprime carattere

[06:54]  Grigio Horan: personalità, capacità

[06:55]  Grigio Horan: e quelle sono doti che vengono rilevate

[06:55]  Grigio Horan: i maschi badano di più alle esteriorità

[06:50]  Serena Domenici: Ti capita di essere “immato” da avatar femminili, per proposte ‘indecenti’?

[06:52]  Grigio Horan: le proposte ci sono, anche se non sempre in modo esplicito

[06:56]  Grigio Horan: mi è capitato più volte di avere proposte particolari

[06:56]  Serena Domenici: del tipo?

[06:57]  Serena Domenici: proposte di BDSM?

[06:57]  Grigio Horan: ma per alcune persone il piacere passa attraverso anche quei canali

[06:57]  Grigio Horan: non solo BDSM

[06:58]  Grigio Horan: sono due cose differenti

[06:58]  Serena Domenici: dimmi è interessante

[06:59]  Grigio Horan: se si entra in quei meandri, bisogna cercare di vedere oltre

[06:59]  Grigio Horan: Tutti possono nominarsi Master

[07:00]  Grigio Horan: ma non corrisponde il carattere alle parole

[07:02]  Grigio Horan: sono due ruoli ben definiti

[07:02]  Grigio Horan: ma non semplici

[07:03]  Grigio Horan: come nel sesso

[07:03]  Grigio Horan: ognuno si esprime secondo i propri gusti

[07:03]  Grigio Horan: e qua in Second Life l’anonimato fa si che tutto possa venire espresso liberamente.

[07:05]  Grigio Horan: come nella vita reale si passa attraverso esperienze a modi di essere più definiti

[07:06]  Grigio Horan: qualcuno non va oltre perchè finisce per averne a noia delle solite cose.

[07:06]  Grigio Horan: se hai interessi e hai le capacità di esprimerli, allora Second Life dura

[07:06]  Grigio Horan: dico dura nel tempo

[07:07]  Grigio Horan: si acquista conoscenza del gioco

[07:03]  Serena Domenici: insomma Grigio, tu sei un moderato mi pare di capire, curi il giusto il tuo avatar, non hai pregiudizi e vai per la tua strada. Ti piace dedicarti alla tua bellissima Land e costruire insieme a Kristall scenari fantastici.

[07:07]  Grigio Horan: per me è giunto ilo momento di esprimere un poco di creatività

[07:08]  Grigio Horan: ho un poco di conoscenza per poterlo fare

[07:08]  Grigio Horan: creo ciò che mi intriga come idea

[07:09]  Grigio Horan: il mio sogno nel cassetto e sempre stata una land frequentata da tante persone

[07:10]  Grigio Horan: ho pensato che si potesse dare un senso creando il Garden of Love.

[07:11]  Grigio Horan: un posto dove chiunque può lasciare una traccia dei propri sentimenti. Che poi alla fine sono sempre quelli che contano.

 

by Serena Domenici

Il business in SL: il commercio.

In questo viaggio alla scoperta delle opportunità di business in Second Life, che stiamo sviluppando per gettare uno sguardo sull’economia di questo Mondo Virtuale dopo molti mesi di crisi e di stasi nella crescita, ci cimentiamo questo mese su una analisi del settore del commercio in Second Life.

Il mese scorso abbiamo esaminato le opportunità derivanti dalla commercializzazione e dalla gestione delle land, e abbiamo riflettuto sul fatto che questa attività, “labour and capital intensive”, non riesce ad assicurare, almeno su numeri relativamente bassi di sim, una redditività soddisfacente, almeno allo stato attuale delle cose. Abbiamo anche detto però, che questa gestione imprenditoriale è spesso la base di partenza, su cui attività più proficue possono realizzarsi. Questo genere di attività imprenditoriali, più profittevoli, è legata al commercio.

Se pensiamo all’evoluzione di un Mondo Virtuale, esaminandone le diverse fasi di crescita, il commercio, così come la storia della razza umana insegna, è sicuramente la fase in cui il gruppo, la tribù, o il semplice individuo, esce dalla fase della pura sopravvivenza, per rapportarsi agli altri, proponendosi come fornitore di beni (o di servizi, ma di questo parleremo una prossima volta). Questi beni prodotti vengono quindi trasformati in valuta corrente, da spendere a loro volta, procurandosi così ciò di cui si ha bisogno nella (seconda) vita quotidiana. Non a caso i creatori di Second Life hanno dotato, fin da subito, questo mondo virtuale di una valuta corrente, da utilizzare per gli scambi e per alimentare la crescita economica del nuovo mondo. Ed è sull’espansione di questa economia che si giocano le possibilità evolutive del nuovo, dei nuovi, Mondi.

Il commercio è lo sviluppo degli scambi, prima di beni, poi di titoli o moneta, e poi, seguendo l’evoluzione sociale, di servizi. Nella fase iniziale di “costruzione” del nuovo mondo, gli oggetti di immediato utilizzo, nella costruzione e nell’organizzazione di una sim, sono stati quelli prodotti dai builder: case, alberi, strutture, panchine, fontane, ecc. Subito dopo, l’esperienza dei builder si è cimentata nella produzione di oggetti di arredamento sempre più sofisticati e dettagliati. E tutta questa produzione alimenta il mercato dei beni immobili e dell’oggettistica di arredamento.

Un po’ più tardi, ma non molto dopo, sfruttando la necessità dell’Avatar di perfezionare il proprio aspetto, si sono cimentati gli stilisti ed i produttori di capi di abbigliamento, facendo nascere in questo modo quel mercato florido ed interessantissimo, che alimenta tutto il mondo del Fashion. Intorno a queste attività imprenditoriali è nato un vero e proprio settore di punta di SL, in cui l’aspetto commerciale è solo una delle implicazioni. Si aggiunge infatti ad esso un’intera economia di strutture, e servizi, che basandosi sul settore della produzione di beni di vestiario, sviluppa le diverse attività: la moda, le sfilate, i concorsi, la progettazione di capi sempre più perfetti ed attraenti. E’ qui che il mondo del commercio incrocia le caratteristiche più importanti di un mondo virtuale: l’ambiente di simulazione e di produzione di manufatti, spesso di notevole interesse anche artistico , come vedremo più avanti.

Un’attività di produzione di manufatti, del tutto peculiare del Mondo Virtuale, è quella della produzione di parti di Avatar: shape, skin, occhi, capelli, e altre appendici del genere. E’ la merce di completamento dell’aspetto esteriore dell’Avatar, che sfrutta la vanità e la voglia di apparire. E’ tema per psicologi spiegare il perché un Avatar bello e attraente facilita i rapporti virtuali e le possibilità di socializzazione. Dal punto di vista che interessa noi in questo momento, possiamo esaminare queste produzioni, inserendole a buon diritto, tra le più redditizie di Second Life.

Negli ultimi tempi si sta affermando inoltre un mercato in notevole sviluppo come quello degli animali da compagnia e dei cavalli. Si, avete capito bene, allevamenti di cavalli virtuali in Second Life. Non più tardi di qualche sera fa ho scambiato quattro chiacchiere con un’amico che vegliava la sua giumenta in attesa di un puledrino, sperando poi nella nascita di un animale con caratteristiche particolari. Non commento la cosa, ma la prendo unicamente come segno dell’evoluzione di un nuovo tipo di business.

Un mercato che sembra tuttora tra i più redditizi è senz’altro quello della produzione di soluzioni architettoniche complesse o, addirittura, di set di allestimento di intere sim. Qui vale molto la bravura del builder e quelli più bravi sono molto contesi. Non faccio nomi perché, come negli altri settori, ce ne sono di bravissimi, e non ha senso citare solo qualche nome.

Un mercato fiorentissimo è, a sua volta, quello dell’Arte: sculture, foto, dipinti (virtuali) e oggetti artistici di ogni genere. E’ un mercato molto particolare legato, molto più degli altri, oltre che alla qualità, all’inventiva dell’artista e all’originalità della soluzione. Ovviamente la produzione non è di serie, come è quella dei capi di vestiario o degli oggetti di arredamento, o perfino delle parti di Avatar. Qui siamo spesso di fronte a delle opere “uniche”, ma non sempre. Naturalmente, ogni artista cerca di graduare la propria produzione mantenendo il più possibile limitato il numero di copie prodotte. Si cerca quindi un equilibrio tra l’originalità della produzione ed i ricavi. In ogni caso, non si va mai oltre qualche unità, altrimenti non saremmo più di fronte a manifestazioni artistiche, originali, ma ad oggetti commerciali non dissimili dagli altri che abbiamo descritti. Ogni acquirente vorrebbe, dai più bravi artisti, l’opera “unica”, ma non tutti sono disposti a pagare cifre elevate per averle realmente. Quindi, la soluzione di compromesso, tra il numero di copie ed il prezzo, è quella più praticata. Gli artisti più bravi, specie sul mercato americano più ampio e disponibile alla spesa, sono capaci di fare opere realmente uniche, arrivando a farsi pagare cifre che per i canoni di SL sono stratosferiche (arrivando anche a superare i 100.000 L$) .

In tutti questi settori in cui l’originalità e l’inventiva sono importantissimi, gli Italiani sono tra i migliori del mondo. Penalizzati dal ristretto mercato interno, ma sfruttando Second Life, che dà loro ampie opportunità di misurarsi sullo scenario (virtuale) internazionale.

Se esaminiamo più da vicino i meccanismi che fanno girare gran parte dell’economia di Second Life ne individuiamo i protagonisti: i produttori, i commercianti, gli acquirenti. Nella maggior parte dei casi i produttori si organizzano in proprio per commercializzare i propri prodotti, aprendo negozi o addirittura grandi mall, altri si dedicano esclusivamente alla produzione delegando i resellers alla vendita. I più famosi brand riescono a ricavarne un discreto reddito. Sono nati in questo modo i grandi marchi, che vanno oggi per la maggiore in Second Life.

In tutti questi settori di mercato, vediamo che gli elementi che ne contraddistinguono l’evoluzione sono esattamente gli stessi che ci guidano l’economia della nostra vita reale: la bellezza, la novità, la qualità, la voglia di mostrarsi “unici”. Nessuna differenza con la vita reale, in cui i ragazzi chiedono l’ultima novità della moda, l’ultimo tipo di cellulare, le scarpette da ginnastica più “fighe”.

Perfino le parti di Avatar possono trovare una lontana parentela con le meraviglie promesse dal mercato della chirurgia plastica (seni, labbra, nasi, ecc.). Tutti i Mondi (virtuali) sono paese.

I più famosi stilisti, artisti, builder, hanno cominciato sperimentando la propria abilità in questo ambiente di simulazione. Hanno messo a frutto un’abilità, spesso innata, aiutandosi con gli strumenti tecnici di simulazione 3D. Molti non hanno avuto grosso successo, rimanendo al livello di appassionati, senza molte ambizioni commerciali. Molti continuano a ritenersi grandi stilisti o artisti, ma l’unica legge che conta in questi casi, al di là delle chiacchiere, è quella del mercato: se la gente (gli Avatar) comprano i tuoi prodotti, ammirano le tue mostre, frequentano i tuoi negozi, allora sei riuscito nell’intento di creare qualcosa di originale. Altrimenti, nulla di grave, si continua a divertirsi, sperimentando e continuando ad imparare.

Molti si definiscono “artisti” o grandi “stilisti”, ma l’originalità e l’arte la riconosce solo il mercato, e dovremmo sempre ricordarci che questo spietato giudice è l’unico che stabilisce le diverse classi di valore.  La passione e il gioco sono importanti, ma i sogni di gloria non sono sempre realizzati dalla sera alla mattina.

In conclusione, il mondo della produzione e del commercio è la vera anima che alimenta l’economia di Second Life, ed è una base indispensabile per valutare l’evoluzione possibile del mondo virtuale. E’ su questo, sull’alimentazione del mercato, e nella facilitazione dei meccanismi distributivi, che andrà misurata la prossima crescita, o il prossimo tramonto, di questo mondo della Linden Lab.

The (Second) Style Hunting

“Oh my God, look at her…she is soooo 2005!”
*commento colto per caso,  su un avatar, di una magrezza abnorme e gambe chilometriche, scarsamente coperte da minigonna flexi, febbraio 2010.

Cogliere i segnali di stile, in un melting pot così vivace come Second Life, potrebbe suonare alle orecchie di molti come la ricerca del proverbiale ago nel pagliaio. E’ un mondo virtuale, dentro il quale noi possiamo sentirci liberi di saccheggiare l’immaginario collettivo delle nostre culture, per trasformare e per trasformarci. Non c’è etichetta, nessuno ci vieta di indossare l’abito rosso Valentino-inspired , in qualsiasi momento del giorno – già, perchè forse, da qualche parte, è già notte. E’ così: non ci sono limiti, di spazio o di tempo, e così, mai come in questo universo, comprendere la storia della moda e riuscire persino a giocarci , risulta naturale come infilarsi un cappotto di cachemire. Vita dura per le trendsetters di Second Life, insomma…aver ragione di migliaia di segni, di tendenze, saperli mixare, cercando di scansarne l’ovvietà, scardinando l’anonimato in cui spesso certi avatar precipitano, risucchiati dal vortice del massificato, del normale, o semplicemente, del brutto a vedersi. Sienna Miller, al confronto, è una dilettante. Continue reading