I buchi nella rete.

by AquilaDellaNotte Kondor

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Si sta discutendo negli ultimi giorni, anche sull’onda di alcuni episodi venuti alla luce nella comunità di Second Life, sul tema dello “stalking”. Cioè della messa in atto, da parte di un “molestatore”, di comportamenti persecutori verso una persona, mediante atti di vario genere, e ripetuti nel tempo, che creano nella vittima uno stato psicofisico di disagio, e un senso continuo di timore e di ansia. E’ un fatto molto positivo che su questi temi, spesso taciuti per timore di ripercussioni, o per personale timidezza, si faccia una pubblica discussione. Ho quindi partecipato personalmente a discussioni su questo tema, anche durante una serata recentemente organizzata  e condotta con efficacia dalla mia amica, e reporter di VWM, Serena Domenici. Ho rilevato tuttavia, in questi dibattiti, che il tema dello stalking non viene affrontato in maniera diretta, poiché la discussione spesso sfocia, anche da parte di persone esperte di diritto (ma è comprensibile, vista la “novità” del tema) in temi che riguardano invece la diffamazione. Non parliamo qui di calunnia che costituisce un caso specifico di reato, rilevabile quando la falsa denuncia è rivolta all’autorità giudiziaria o a chi possa esserne un tramite diretto.

Entrambi gli atti, di stalking e diffamazione, costituiscono reato penale, la cui tipologia è sanzionata dagli artt. 612 bis e 595 del codice penale Italiano. Naturalmente questi atti costituiscono reato penale anche negli altri paesi, ma con alcune differenze riguardanti l’onere della prova, ma su questo non è il caso di approfondire. Cerchiamo quindi di distinguere le due casistiche, tenendo conto che entrambi i reati possono essere denunciati alla forza pubblica per richiedere di procedere contro il molestatore. Esiste addirittura un apposito ufficio online della Polizia Postale a cui ci si può rivolgere (vedi linkografia).

Quello che vorrei mettere in evidenza, nel sottolineare questa distinzione, è che non è solo questione di reato penale, ovviamente da perseguire nei casi di gravità rilevata e di condizionamento ripetuto della vita online della vittima, ma che queste fattispecie di reato, presenti da sempre nella nostra vita sociale, risultano purtroppo notevolmente amplificati da questa nuova dimensione di vita sociale in rete. Infatti, la dimensione di comunità “in rete”, non solo non ne è esente, ma addirittura moltiplica e amplifica i casi, poiché gli strumenti di vessazione sono purtroppo pervasivi e di grande impatto nella vita quotidiana, visto il nostro modo di vivere la rete in ormai perenne connessione, tra PC, tablet e smartphone.

Il mio punto di vista è di estrema intolleranza per i casi di stalking, che vanno pubblicamente denunciati, nella comunità online, e all’autorità pubblica se persistenti. Questa gente non deve trovare spazi di azione, deve sapere che si pongono, con tali comportamenti, al di fuori della comunità e della convivenza civile in rete. Sul tema della diffamazione la questione è molto più complessa, dal mio punto di vista, poiché mette in evidenza l’esistenza di un notevole “buco” nella rete, che ormai è uno dei nostri ambienti di vita quotidiani.

La nostra presenza in rete è di due tipi: diretta, se ci presentiamo col nostro nome e cognome, o mediata da un avatar, ed è il caso della stragrande maggioranza dei residenti in Second Life. In entrambi i casi, il tema della “reputazione” in rete è di grande importanza, ma mentre se siamo presenti con la nostra identità reale, è la nostra personalità, la nostra storia reale, e la nostra effettiva reputazione, nota a molti di quelli che ci vedono in rete, che ci viene in aiuto e rende evidenti alcune falsità o di invenzioni, se siamo presenti invece con un avatar, tutto quello che di noi si sa in rete, passa attraverso la nostra reputazione, costruita in molti casi in anni di presenza online. La personalità di un avatar è la sua reputazione. Gli atti che facciamo durante la nostra permanenza online rappresentano la nostra storia e la nostra identità. E’ questo il motivo per cui la diffamazione costituisce un attacco diretto alla stessa nostra presenza in rete.

Molteplici sono i casi di abbandoni della vita online, di avatar eliminati e poi ricostruiti da zero, dopo esperienze catastrofiche o fenomeni di distruzione della reputazione. Così come pure è diffusissima la pratica degli Alter, avatar doppi, per mettere l’avatar principale al riparo di certi rischi. Io non credo che la pratica degli Alter sia uno strumento efficace, penso che il problema vada affrontato alla radice, contrastando efficacemente questa pratica. Da un lato è necessario che la comunità online, e quella nostra italiana in Second Life è abbastanza ristretta, sviluppi dei propri anticorpi, e una rete di solidarietà verso i soggetti colpiti da questa pratica, dall’altra, le vittime devono porre in atto tutti gli strumenti di protezione, denunciando efficacemente i casi di diffamazione, “sputtanando” i soggetti pettegoli o diffamatori. Questa autodifesa deve essere costante, non occasionale o dettata dalle specifiche emergenze.

Il primo livello di denuncia da porre in atto è, ovviamente, verso i gestori della rete di Second Life, e cioè la Linden Lab. Contrariamente a quanto si pensi, la Linden è molto severa nei casi di violazione dei Terms of Services (ToS), l’unica legge, ma molto efficace, imposta dai gestori ), e di cui una traduzione in italiano è stata diffusa in world. Un caso recentemente verificatosi, di violazione di dati sensibili, e di diffusione di informazioni sulla vita reale di una persona (che conosco direttamente, in quanto collaboratrice di questo Magazine), è un caso che grida vendetta. Una violazione così palese dei ToS, se fosse stata denunciata alla Linden da parte di più soggetti, e molti ne erano a conoscenza per diretta testimonianza, avrebbe comportato provvedimenti seri nei confronti del violatore. Ma forse questa coscienza della comunità e della solidarietà, che anche in rete deve esistere tra gli individui (con troppa superficialità definiti “friends”), è un qualcosa che molti non hanno affatto nel proprio DNA. Teniamone conto, nei nostri rapporti quotidiani online, e sforziamoci di crescere anche da questo punto di vista.

Per concludere. Credo che la discussione debba andare avanti, e so che altri dibattiti si stanno organizzando nei prossimi giorni, ma soprattutto occorre comprendere il fenomeno nella sua vera portata, distinguendo i casi di stalking e di diffamazione, e costituendo una rete di solidarietà che potrebbe aiutare ognuno di noi, nel momento in cui fossimo minacciati da queste pratiche. Solo così potremo definirci una “comunità” il primo passo verso una stabile organizzazione sociale del Metaverso.

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Linkografia:

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Polizia Postale:

http://www.commissariatodips.it/

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Stalking (art. 612 bis c.p.):

http://it.wikipedia.org/wiki/Stalking

http://www.filodiritto.com/index.php?azione=visualizza&iddoc=1660

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Diffamazione (art. 595 c.p.):

http://it.wikipedia.org/wiki/Diffamazione

http://www.mondodiritto.it/normativa/codice-penale/art-595-codice-penale-diffamazione.html

La calunnia è un venticello …

by Serena Domenici

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Mercoledì scorso, presso la land Plusia Ars Island, si è dibattuto di un tema spinoso, che è agli “onori” della cronaca Real Life ormai da tempo. Si è parlato di stalking all’interno del Metaverso e si è discusso sull’uso che in genere si fa di questo termine, che, spesso erroneamente, viene caricato di implicazioni puramente sessuali. In realtà lo stalking non è altro che un atteggiamento persecutorio ai danni di una persona. Una vessazione continua e persistente che in taluni casi può sfociare in minacce e violenze non solo verbali nei confronti dell’oggetto causa dell’ossessione, fino alla sua soppressione fisica. Ovviamente, nel Metaverso l’eliminazione fisica non è possibile, come non è possibile la violenza sessuale. Ma lo stalking si sviluppa in tante direzioni, come un antibiotico a largo spettro. Si tratta di un discorso molto complesso e, per quanto io sia piuttosto documentata sulla materia, non ne sono un’esperta e non ho certezze assolute in proposito, né possiedo ricette o soluzioni.

Nel corso del dibattito la presenza di uno psichiatra avrebbe probabilmente reso la discussione  ancora più esaustiva. Forse sarebbe stato più corretto parlare di maldicenza, calunnia, invidia, pettegolezzo, sopraffazione. Atteggiamenti che, se portati all’estremo, assumono i connotati di una vera condotta persecutoria e, gettando la maschera, rivelano il loro vero volto: quello, truce e detestabile, della violenza. Lo stalking ha tanti fattori scatenanti, e altrettanti modi, per insinuarsi nella vita altrui. Di certo causa, in chi lo subisce, paura, ansia e prostrazione. Quella che dovrebbe essere una seconda vita rilassante e appagante, per alcuni diventa motivo di sofferenza o insofferenza. Dal dibattito sono emersi disagi personali che hanno portato a più di una considerazione. C’è chi fa spallucce e afferma di poter risolvere il problema con un MUTE, chi decide di andar via da Second Life e chi vi resta, vivendo male in un contesto che, invece, dovrebbe essere l’occasione per trascorrere in tutta serenità il proprio tempo libero.

Nonostante la buona volontà di alcuni, pensare che Second Life sia solo un teatro dove si rappresentano, di volta in volta, opere o operette, è mera illusione. Siamo troppo umani per distaccarci dalla carne e vivere e ragionare solo in termini di pixel. Io non ho mai visto un cartone animato in cui dall’inizio alla fine trionfano i buoni. Figuriamoci se ciò possa accadere in un ambiente in cui, dall’altra parte dello schermo, c’è tutto un genere umano sull’orlo di una crisi di nervi. Questo vale per ogni contesto virtuale, non solo per Second Life. Un tempo pensavo che Seconda Vita significasse libertà, ed anche espiazione da tutte quei bordelli mentali di basso profilo che fanno parte della nostra vita reale. Invece, le uniche libertà che ho riscontrato, sono state quelle sessuali e creative. Intendiamoci, validissime anche quelle, in un certo senso strutture portanti della rete sociale radicata nel Metaverso. Ma c’è anche dell’altro. Ci sono le amicizie, i rapporti sociali, le relazioni comunicative. Questo ed altro ancora, che spesso assume i connotati di una brutta copia del mondo reale. Ma … shhhh! Non bisogna dirlo, bisogna far finta che non sia così. Invece io lo penso, lo dico e lo scrivo.

Allo stesso tempo, affermo che, se siamo ancora sul Metaverso, è perché per fortuna non ci scontriamo solo con il brutto, o saremmo affetti tutti da masochismo delirante. Quindi dibatterne, parlarne, aiuta a capirsi, ed  a cercare di migliorare atteggiamenti viziati in origine. Credo  che la soluzione sia nell’individualità, nella capacità di ognuno di noi di andare oltre determinati schemi, e vincere i pregiudizi che portano ad isolare, solo per sentito dire, determinate persone.

Tempo fa, al mio ingresso su Second Life, fui messa in guardia verso una persona (la chiamo persona volutamente e non avatar, perché è poi entrato nella mia RL). Me ne dissero di tutti i colori a riguardo, avvertendomi finanche di starne alla larga. Per circostanze che ora non sto a raccontare, lo incrociai sul mio cammino. E siccome non sono una persona influenzabile, decisi di conoscerlo. Sono passati circa tre anni, e posso oggi affermare di aver conosciuto una delle persone/avatar  più squisite del Metaverso. Un vero signore. Certo, ha i suoi difetti, chi non ne ha di noi … ma sul piano etico e civile è senza dubbio una persona correttissima. Mentre chi me ne parlava male, non sempre ha dimostrato di esserlo. Questo per dire che forse sconfiggere determinate persone consiste anche nella capacità di andare oltre. Oltre i preconcetti, la calunnia e le falsità. Convincerci che bisogna dare sempre, a chiunque, una chance di dimostrarci quello che è realmente. Per tutto il resto c’è la Polizia Postale. Più si ha visibilità, in qualsiasi contesto, e maggiori saranno gli attacchi.

L’invidia e la gelosia accecano, ma dovrebbero essere anche uno sprone per chi li subisce. In fondo, se si è invidiati, è perché si hanno quelle caratteristiche e capacità che rodono il fegato agli invidiosi. Poverini, sanno di arrivare sempre secondi, se gli va bene. E in fondo amano, a modo loro, i loro “prescelti”,  li amano a tal punto che vorrebbero tanto somigliar loro. Come non è da sottovalutare anche l’altra faccia della medaglia: c’è chi si spaccia per vittima e in realtà non è tale, anzi, è peggiore dei carnefici. Questa condizione è ancor più difficile da smascherare, solo il tempo riesce a fare giustizia. Mi rendo conto che il discorso non è dei più semplici, perché c’è un sottobosco troppo vasto da affrontare; l’unica arma che abbiamo è di andare oltre, superare i nostri limiti ed evitare di fissarci. Se non ha risolto il problema Walt Disney, figuriamoci noi!

P.S.: Colgo l’occasione anche di ringraziare lo staff di Plusia Ars Island per il tema della serata.

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La calunnia è un venticello

Un’auretta assai gentile

Che insensibile sottile

Leggermente dolcemente

Incomincia a sussurrar.

Piano piano, terra terra

Sotto voce sibillando

Va scorrendo, va ronzando,

Nelle orecchie della gente

S’introduce destramente,

E le teste ed i cervelli

Fa stordire e fa gonfiar.

Dalla bocca fuori uscendo

Lo schiamazzo va crescendo:

Prende forza a poco a poco,

Scorre già di loco in loco,

Sembra il tuono, la tempesta

Che nel sen della foresta,

Va fischiando, brontolando,

E ti fa d’orror gelar.

Alla fin trabocca, e scoppia,

Si propaga si raddoppia

E produce un’esplosione

Come un colpo di cannone,

Un tremuoto, un temporale,

Un tumulto generale

Che fa l’aria rimbombar.

E il meschino calunniato

Avvilito, calpestato

Sotto il pubblico flagello

Per gran sorte va a crepar.

 

Rossini – Il Barbiere di Siviglia