Il Machinima secondo me – 3

Ben ritrovati!

Oggi analizziamo l’oggetto principale, l’unità formale primaria del fare cinema, ovvero l’inquadratura. Secondo i manuali di cinema, ma anche i grandi registi, l’inquadratura è semplicemente un modo per mettere in ordine la visione. Mettere in ordine significa definire gli elementi del nostro vedere secondo alcune caratteristiche molto precise, e cioè:

– La grandezza. E’ l’unica caratteristica che resta invariata. Nel cinema, lo abbiamo visto, è quella della pellicola, ovvero – nel caso del 35mm – di 22x16mm. Nei formati digitali vi sono altre grandezze che abbiamo analizzato nei nostri precedenti articoli. Essendo la grandezza una costante, è un ottimo metro di misura per tutti gli altri oggetti dell’inquadratura.

– La distanza reale è quello spazio che intercorre dal punto di ripresa (la nostra camera) e l’oggetto di massimo interesse nell’inquadratura. Solitamente quest’ultimo è quello maggiormente a fuoco. Ma non sempre. Per questo interviene anche

– La lunghezza focale, ovvero l’impressione di distanza che ci viene data dal tipo di obiettivo che stiamo utilizzando. Urge un esempio. Se mi metto a 4 metri dall’oggetto della mia ripresa con un obiettivo da 120mm avrò un certo tipo di inquadratura. Se cambio l’obiettivo alla mia macchina da presa lasciandola nella stessa posizione, e monto un obiettivo da 20mm, avrò un’immagine 6 volte più piccola. Questo vuol dire che non solo nel campo entreranno molte, ma molte più cose, ma anche che le fughe di prospettiva presenti nell’inquadratura saranno molto più accentuate. Per ottenere una inquadratura simile a quella dell’obiettivo da 120mm, dovrò quindi mettere la macchina molto più vicina al mio oggetto di ripresa, e anche così le angolazioni prospettiche saranno differenti.

– La posizione si riferisce invece all’asse ottico dell’obiettivo, ovvero all’angolazione della macchina da presa rispetto all’oggetto del mio inquadrare. Può essere orizzontale, dal basso, dall’alto, verticale a piombo o supina, ecc.

– Il movimento: la macchina da presa può stare ferma, lasciando che gli oggetti si muovano nel campo visivo, o muoversi, attuando di fatto inclusioni ed esclusioni nel campo di ripresa. Ci sono diversi tipi di movimento, e li analizzeremo compiutamente più avanti.

– infine c’è la durata dell’inquadratura, elemento che parla da sé e che ci definisce una precisa fetta temporale dentro la quale si svolge la nostra ripresa.

Siete ancora lì? Facciamo una piccola pausa? Bene, vi faccio vedere un bel machinima da parte di uno dei nostri registi migliori, ovvero Luca Lisci. In questo caso Luca ha preso una delle più belle graphic novel di Guido Crepax, ovvero ‘Riflesso’ che ha come protagonista la mitica eroina del grande fumettista, ovvero Valentina, e l’ha trasformata in un sogno attraverso la piattaforma di Second Life. Questo è il trailer.

Adesso cerchiamo di classificare le inquadrature secondo lo schema classico in uso in tutto il mondo, che naturalmente utilizza come metro di misura la figura umana. Le inquadrature quindi saranno:

– Il dettaglio, (DETT) ovvero una singola parte del viso, una bocca, un occhio, che riempie completamente il campo. (Qualcuno ricorda l’inizio di LOST?)

– Il primissimo piano, o PPP, quando inquadriamo la testa dell’attore che riempie completamente il campo.

– Il primo piano, o PP, quando tagliamo l’attore appena più in basso del collo, sulla linea del petto.

Piano medio, o mezza figura, o mezzo primo piano, quando semplicemente abbiamo un mezzo busto dell’attore.

Piano americano, quando tagliamo la figura all’altezza delle ginocchia.

Figura intera, quando i piedi dell’attore sono sulla base della nostra inquadratura.

Totale, ovvero quando vediamo in campo tutti i gli attori di una data scena.

Campo medio, come il campo totale, ma con gli attori che hanno parecchia ‘aria’ sulle loro teste.

Campo lungo, la distanza aumenta, e le figure umane diventano piuttosto piccole.

Campo lunghissimo, le figure sono indistinte, parliamo di un panorama, o di una ripresa aerea, o di una scena di massa.

Bene, basta con la teoria. Adesso cerchiamo di capire qualcosa di pratico. Armiamoci del nostro nuovo viewer 2.0 di Second Life e facciamo un salto nel nostro mondo virtuale per cominciare a fare pratica con i movimenti della macchina da presa e alcuni trucchetti per rendere le riprese più ‘morbide’.