Perchè siamo in Second Life?

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by AquilaDellaNotte Kondor

 

Questo mese di giugno segna il decimo compleanno di Second Life, il mondo nato dall’intuizione visionaria di Philip Rosedale. Dieci anni sono un periodo lungo, di questi tempi, sono addirittura un’era geologica per il mondo della rete, abituato ad evoluzioni repentine e cambiamenti spesso radicali. Per Second Life non è stato così. Questa piattaforma ha avuto un’evoluzione molto lenta, con pochissimi salti qualitativi nel corso di questi dieci anni. Il voice, le mesh, il Pathfinding … Poca roba, rispetto alle aspettative che si erano create. Siamo ancora in attesa del viewer di Second Life da usare col browser, mentre altri mondi virtuali, come Cloud Party, nascono e crescono. Tuttavia, il mondo della Linden Lab resta ancora oggi, con i limiti e la ferraginosità dei viewers, l’esempio più completo di Mondo Virtuale. Lo è per la tecnologia, dall’alto di un’esperienza decennale, fatta di difficoltà e di miglioramenti progressivi (quanti ricordano i crash frequenti, il lag insuperabile, la precarietà delle connessioni, ecc.), ma lo è soprattutto per la pervicace continuità della community che lo abita. Un milione circa di frequentatori, più o meno assidui, una vivacità costante di attività, di gruppi, di progetti.

Eppure, Second Life, dal mio punto di vista, non rappresenta, a distanza di dieci anni (gli ultimi sei dei quali da me vissuti dall’interno) un progetto di successo, secondo quanto potrebbe, e dovrebbe essere, per dettare un modello evolutivo per i Mondi Virtuali.  Che cos’è che non ha funzionato? In che cosa è lontano da quelli che potrebbero essere, a mio parere, i binari principali dello sviluppo del Metaverso? 

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