La lunga coda di Second Life

By AquilaDellaNotte Kondor

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Non si parla d’altro, ultimamente, che delle meraviglie tecnologiche in arrivo, per i residenti dei Mondi Virtuali. Da Oculus all’Intelligenza Artificiale, dal mondo della modellazione 3D a nuove aziende, che nascono per seguire le nuove tendenze. Sembra che il Metaverso sia entrato in una sorta di attesa messianica del “nuovo che verrà”. Noi stessi, su questo Magazine, ne abbiamo dato conto nei mesi scorsi, e siamo certi che l’evoluzione tecnologica sarà sostanziale, e fornirà nuovi mezzi e strumenti all’attuale evoluzione dei Mondi Virtuali, e porterà ad aumentare la qualità della vita di quanti nel Metaverso risiedono attualmente. Tuttavia, non dobbiamo dimenticarci che gli strumenti tecnologici sono solo dei “mezzi” per migliorare la comunicazione e l’interazione con altre persone, e non un fine. Dai segnali di fumo, alla corrispondenza, al telefono, a Internet, ai Mondi Virtuali, gli strumenti sono andati evolvendosi, e hanno migliorato di molte potenze di 10 l’efficacia e l’interattività della comunicazione. Ma ricordiamoci della “parabola” dell’Aborigero, di Guzzantiana memoria (sempre significativa, e a cui vi rimando, per farvi due risate). Ammesso che in un microsecondo noi si riesca a comunicare con qualcuno dall’altra parte del mondo, e che questo qualcuno sia disponibile ad ascoltarci, che cosa abbiamo da dirgli?

Questo è il nocciolo della questione, ed è questa la scommessa da vincere, per migliorare non solo l’efficacia della comunicazione, dal punto di vista tecnico, ma anche l’interazione con comunità, popoli, religioni e società, che, nonostante la globalizzazione crescente, hanno ancora tanti ostacoli da superare per comprendersi, e fidarsi, gli uni degli altri. Ostacoli storici, culturali, religiosi, economici. I Mondi Virtuali possono fare moltissimo, avvicinando la gente in un modo molto più coinvolgente di qualsiasi chat o gruppo di Facebook. E’ possibile dialogare col guzzantiano Aborigero, scambiandoci esperienze e modi di pensare, facendo dei passi in avanti, nella comprensione reciproca e nella tolleranza. Siamo tutti Americani, ed Europei, e Charlie, ed esseri umani. Se guardiamo a quello che oggi si muove, all’interno di Second Life, vediamo luci ed ombre.

salahzar

Molte ombre purtroppo, poiché il livello d’interazione sociale è andato man mano limitandosi, in gran parte, ai meccanismi relazionali emotivi e di breve durata. Serate in discoteca, relazioni effimere e compulsive, annessi pettegolezzi e ricircolo di storie altrui. Nulla da eccepire naturalmente, sarà sempre così in qualsiasi umana comunità, per quanto in un Mondo Virtuale tali manifestazioni tendano a proliferare, senza i freni inibitori della vita reale. Morto un Avatar se ne fa un altro, e via daccapo. Quello su cui si concentra il mio interesse, è la persistenza di iniziative di valore, che tendono ad aumentare le capacità di discussione, e anche altre che fanno crescere le abilità tecniche e artistiche. Ho assistito, nei giorni scorsi, a manifestazioni per le libertà civili (Parigi in SL), e a successive discussioni in gruppi italiani (grazie a Mexi Lane e Mind Clarity). Ho seguito con interesse lezioni su prodotti software, come quelli per la modellazione 3D (grazie a Salahzar Stenvaag e Sarabell Jansma).

volando

Ho assistito alla crescita di nuove comunità e luoghi virtuali (grazie a Margherita Hax e alle ragazze di “Oltranza”, e a nuove land inaugurate). Ho seguito classiche iniziative culturali (grazie a Edizioni Volando) e attività artistiche di grande interesse. Tutto questo è importante, e di grande valore, poiché, al di là dell’attrezzo tecnologico che usiamo, è la qualità di quello che facciamo a renderci più evoluti, più consapevoli. Tutto questo va al di là di Second Life. Il valore di una comunità, di un progetto, di un’iniziativa culturale, può essere migrato ovunque nel Metaverso, ed è la sola cosa importante ai fini dell’evoluzione futura. Non ha importanza se saremo in Second Life o in New World o su un satellite. Hanno importanza le esperienze e le competenze che siamo in grado di alimentare e di far crescere, il livello di discussione civile e di confronto che riusciamo a gestire, la tolleranza tra le culture e le religioni che siamo in grado di migliorare. In fondo, il “siamo tutti Charlie” dei giorni scorsi non era solo un tributo alle vittime o alla libertà di espressione, ma era un vero e proprio grido di speranza verso il futuro, un futuro migliore in cui crediamo fermamente, nonostante tutto.

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