The Facebook addicted

Tutti noi siamo esseri sociali, amiamo confrontarci con la gente, raccogliere pareri, esperienze, o semplicemente narrazioni di storie vissute. Ci piace confrontare la nostra esperienza con quella di Tizio o di Caia, siamo fatti così, ed è un motore inesauribile di socialità. Tutti noi amiamo poi raccontare gli affari nostri agli amici, per vantarci o chiedere consiglio, o per misurarci anche, mettere la nostra esperienza a confronto con quella degli altri.

I contesti in cui svolgiamo quest’attività di socializzazione sono vari: la famiglia, la scuola, il bar, la cerchia degli amici, ecc. Sono tutti luoghi importanti di socializzazione. Tuttavia il nostro comportamento è diverso in ognuno di questi luoghi. Sono cose scontate, ma riflettiamoci meglio, e facciamo un esempio. Mettiamo a confronto due ambienti tipici di socializzazione, chiamiamoli, per semplicità, il “Pub” e la “Piazza”. Al Pub noi ci vediamo con gli amici più intimi, compagni e compagne di una vita: Umberto, Vincenzo, Beppe, Anna…. gente che sa quello che vogliamo dire, dove vogliamo arrivare, prima ancora che finiamo di parlare. Ci si è confrontati tra noi milioni di volte, si sa della nostra prima ragazza, del lavoro, dei nostri errori passati, dei successi nella vita. Non si ha alcuna remora a parlare con loro, e proprio per questo, dal confronto con loro si trae grande utilità. Ci si consiglia a vicenda, ci si ascolta, si sa cosa fare se occorre darsi un aiuto, un supporto.

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La situazione è un po’ diversa se stiamo in Piazza. Un contesto più ampio, un porto di mare. Gente nuova che viene e che va, o addirittura sconosciuti di passaggio, amici degli amici o conoscenti di lontani conoscenti. Che cosa raccontiamo in piazza, sulla panchina dei giardini pubblici o alla festa di paese? Raccontiamo storie superficiali, l’ultimo viaggio che abbiamo fatto o la macchina nuova, la crisi economica o il politico ladro e baro. Non andiamo certo a raccontare se la ragazza ci ha tradito o dell’amico che si è comportato male, o di nostro figlio che ha problemi con la fidanzata. Eppure, anche questo confronto ci viene utile, anzi, indispensabile. Possiamo vantarci senza essere smentiti, raccontare magari una storia esagerandola un po’, o addirittura farci passare per chi non siamo, inventandoci vite improbabili con degli sconosciuti, per divertimento o “sparaposaggine”.

Tutto questo, naturalmente, l’abbiamo importato anche nei Mondi Virtuali. Abbiamo ricreato le “Tribù”, con i gruppetti di amici che si ritrovano sempre nello stesso posto, nella land tal dei tali o nel locale alla moda, o a “casa” di Tizio o di Caia. E abbiamo anche occupato la Piazza virtuale di Facebook, creando grupponi allargati di “amici”, la maggior parte dei quali non abbiamo mai visto né sentito, raccogliendo “amicizie” improbabili e inserendole nelle nostre cerchie.

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Dove sta la novità mi direte? La novità sta nella facilità con cui ci dimentichiamo dove siamo, con chi ci confrontiamo. Nel mondo reale non è possibile sbagliarsi, sappiamo esattamente con chi parliamo e dove siamo, nell’ambiente virtuale tendiamo a dimenticarlo. Mischiamo facilmente i diversi livelli di dialogo e di confidenzialità, e, soprattutto, dimentichiamo il vizio di fondo che caratterizza gli ambienti virtuali: per quanto noi possiamo conoscere un “amico” o una “amante”, questi non li abbiamo, quasi sempre, mai visti, spesso non conosciamo nemmeno la loro voce, o il loro sesso, addirittura. C’è un’ambiguità di fondo che si può sciogliere solo superando la barriera del virtuale e confrontandosi direttamente nel mondo reale. Ma se questo non avviene, e nella maggior parte dei casi è così, dobbiamo essere ben consci di sapere dove siamo, e con chi stiamo parlando.

Non vi sembri moralista questo discorso, voglio solo che riflettiate sulla realtà dei fatti, senza essere fuorviati dall’abitudine o dalla voglia di confrontarsi, che è innata. Quando vediamo gente che mette in Piazza su Facebook i propri pensieri più personali e intimi, o quando sentiamo di persone truffate da lestofanti o traditi dall’ultimo amorucolo virtuale, a me personalmente si rizzano i capelli, non so a voi. Quasi che mi trovassi di fronte a gente cha ha perso completamente il senso dell’Io e della propria dignità personale. Mi piacerebbe, cari amici, che riflettessimo su queste situazioni, e ricavassimo, tutti noi, delle regole di comportamento adeguate all’ambiente nuovo che abbiamo creato. Un ambiente che non esisteva in natura, che deve avere regole nuove e nuova consapevolezza. Il Mondo Virtuale ha i suoi pregi, ma ha anche tantissimi limiti e difetti. Sapevatelo! Un caro saluto.

 

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