Dal Medioevo al Rinascimento

by AquilaDellaNotte Kondor

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Erano i tempi gloriosi di Second Life, correva infatti l’anno 2007, ed erano tempi in cui esistevano grandi comunità all’interno del Mondo virtuale, per lo più aggregate intorno ad una land, al suo owner. Tempi in cui costoro rappresentavano i signori incontrastati delle communities, veri e propri monarchi, il cui volere era inappellabile, con tanto di corte e di adoratori reverenti intorno a loro. A quel tempo questi leader decidevano e organizzavano, sostenevano spese e dispensavano lavoro e incarichi, spesso avendo alle spalle un’azienda reale, per lo più di piccole dimensioni, ma con ambizioni da start up (le grandi aziende, con pochissime eccezioni, non si sono mai cimentate direttamente inworld). Il miraggio era ovviamente il grande business, che, nelle loro ambizioni, presto si sarebbe sviluppato portando fama e successo. C’era la speranza di cavalcare l’onda della crescita esponenziale dei Mondi Virtuali, ed il sogno era quello di incrementare il proprio giro d’affari, non solo in world, ma anche a vantaggio delle loro imprese reali. Insomma, il grande mito del successo imminente. Molte furono le grandi aziende che investirono in Second Life solo quel minimo che bastava per cavalcare l’onda, per essere trendy. E così, questi imprenditori virtuali fecero loro da tramite, per l’ingresso nel nuovo Eldorado, ritagliandosi un ruolo e una visibilità considerevole, spesso sfociata in articoli e interviste sulla grande stampa internazionale. Per un breve periodo sono circolati soldi veri in Second Life, fino a quando il miraggio ha mantenuto intatto la propria attrattiva ed il proprio fascino. Molti imprenditori, anche di talento, avviarono allora le loro attività in Second Life: i Templar Merlin, i Bruno Echegaray, i Basil Coage, gli Enea Lobo, i Luigi Vandeverre, e via discorrendo, profusero notevoli risorse, personali ed economiche, nell’impresa di far decollare il nuovo business. Alla lunga, pochissimi sono rimasti, e sarebbe certo interessante ritrovare oggi questi amici, per discorrere con loro su cosa non abbia davvero funzionato, a loro modo di vedere, nella realizzazione del sogno.

La disgregazione di queste comunità, di questi centri sociali, ha quindi aperto l’era della frammentazione. Le comunità si sono ristrette, molti hanno abbandonato per sempre il Metaverso, ma molti altri sono rimasti, ognuno con i propri scopi e con le proprie ragioni, spesso di puro divertimento e di svago. L’era dei Comuni ha lasciato il passo ad un lungo Medioevo, mentre tra i pochi nuclei di aggregazione, che hanno mantenuta intatta la loro motivazione con una presenza sempre costante, troviamo, prima di tutti, gli artisti. Sono stati loro che, con la loro creatività ed il loro impegno nell’organizzazione di eventi, hanno mantenuto intatta una certa organizzazione sociale, e continuato a tessere il filo dello sviluppo, tecnico e culturale del Metaverso. Con gli artisti, tra i pochi altri protagonisti indiscussi, troviamo i musicisti e i cantanti, ognuno col proprio gruppo, la propria “banda” di fans. E poi naturalmente gli intellettuali di vario genere: bibliofili, poeti, educatori, sempre presenti ed attivi in Second Life. Tante cellule separate, gruppi divisi, spesso in competizione tra di loro, con pochissimi progetti di grande respiro, portati avanti tra mille difficoltà e con pochissime risorse. Ma del business, quello vero, non troviamo più alcuna traccia ormai …

Di certo il Medioevo sarà lungo, poiché i presupposti per l’uscita dagli anni bui ancora non si sono realizzati, e il nuovo Rinascimento Virtuale, quando verrà, non potrà che originarsi da nuove forze, nuovi protagonisti, essendo la legge dei grandi numeri spietata e cinica. Tuttavia, i progressi tecnologici, spinti dalla ricerca di nuovi sbocchi commerciali da parte delle grandi corporation dell’elettronica, si susseguono ormai a ritmi elevati, e presto invaderanno le piattaforme virtuali, o, più probabilmente, saranno queste ad invadere il  mondo reale sulle ali dell’innovazione espressa dalla Realtà Aumentata, di cui vediamo in giro applicazioni sempre più numerose. Mondo Reale e Mondo Virtuale andranno lentamente ad integrarsi, espandendo le nostre capacità e le nostre esperienze. Sarà possibile “entrare” nell’Avatar, muovendolo e comandarlo con il nostro stesso corpo, lo sguardo, le mani, con tutti i nostri sensi. E verrà il tempo in cui le barriere tra i due mondi, quello reale e quello virtuale, verranno davvero abbassate, e un’ondata di neofiti arriverà dai videogiochi, dalle televisioni, dai Social Network. Dall’altra parte, il Mondo Virtuale diverrà sempre più invasivo, e non sarà più il tempo di cercare di portare il business reale dentro i Mondi Virtuali, ma saranno questi ultimi ad invadere la realtà, integrandola e complementandola.

Che cosa si salverà di questa preistoria dei Mondi Virtuali, di quest’epoca di pionieri? Nulla di quanto oggi conosciamo, temo. L’entusiasmo degli antichi neofiti, frequentatori del Metaverso, verrà travolto e integrato dalla massa dei nuovi arrivati. Le nuove applicazioni di realtà aumentata ci faranno sorridere, come di reperti preistorici, dei prims oggi faticosamente linkati dai nostri artisti virtuali. Le possibilità dell’Avatar, enormemente cresciute, ci consentiranno di vivere una Seconda Vita che sarà non un’alternativa, ma un’estensione, della vita reale, un suo completamento. A quel punto, i più fantasiosi e intraprendenti troveranno altri modi per evadere, per crearsi spazi ed esperienze individuali.  Sarà perciò il tempo della massificazione delle esperienze, del superamento dell’era pioneristica, e del ritorno alla normalizzazione dell’individuo, inteso come motore del cambiamento.

A quelli che sognano quindi un futuro radioso, una nuova età dell’oro per i Mondi Virtuali, possiamo dire che si, certamente le evoluzioni saranno enormi, e immense saranno le possibilità di cui disporremo. Ma l’emozione di trovarsi in un mondo “nuovo”, ancora inesplorato, in cui abbiamo appena imparato a muoverci e a costruire, sarà sempre più sfumata, e forse, chissà, rimpiangeremo i tempi in cui ci si trovava in quattro gatti in una piazza virtuale a godersi un concerto in santa pace, o una mostra con pochi intimi. Di certo non ci mancherà il lag, o le mille difficoltà tecnologiche che abbiamo oggi, ma forse ci mancheranno molte altre cose, in attesa di una nuova rivoluzione, che, chissà, ci porterà forse oltre la dimensione spaziale, verso il superamento di altri limiti … Ma questa sarà tutta un’altra storia …

Alza le tue braccia al cielo e danza! E’ il “One billion rising” day

Alza le tue braccia al cielo, sollevati, e danza. Danza per quelle che tacciono, danza per coloro che non hanno diritti, danza per i massacrati dalla storia, danza per le donne di tutto il mondo, per cui la violenza è pratica quotidiana. Danza per gli uomini, perché il rispetto e l’amore non siano parole vuote. E danza per te stessa, perché il mondo sovverta questa vergogna. Il 14 di febbraio un miliardo di persone in tutti gli angoli del mondo hanno aderito all’iniziativa “One billion rising” (http://onebillionrising.org/), lanciata dalla statunitense Eve Ensler, autrice dell’opera “I monologhi della vagina” nel 1997, che ha fondato un movimento che si chiama V-Day  ) e che ogni anno organizza più di 1500 eventi in 140 paesi del mondo: workshop, incontri, rappresentazioni teatrali, visite e incontri nei paesi in cui i diritti delle donne sono violati ogni giorno. Una donna su tre al mondo, infatti, è vittima di violenza, da quella domestica a quella nelle comunità, nei posti di lavoro, nella vita di tutti i giorni. All’iniziativa hanno aderito, tra i tanti, anche molti personaggi del mondo dello spettacolo: da Robert Redford (https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=mCHXBQIU01Y), il cui video di sostegno all’iniziativa è stato pubblicato sul Guardian il 24 settembre 2012, a Jane Fonda (https://www.youtube.com/watch?v=YUtd3e6Waeg), che in questo toccante video ha spiegato i suoi motivi per l’adesione all’iniziativa:  “Why I’m rising”.

In 205 paesi del mondo si sono organizzati flash mob al grido di “We rise”, e milione di donne e uomini hanno levato le loro braccia al cielo, danzando ed esprimendo il proprio sdegno per l’intollerabile pratica della violenza contro le donne. Il loro grido si è espresso sulle note di “Break the chain”, rompi le catene, scritto da Tena Clark e Tim Heintz (http://www.youtube.com/watch?v=fL5N8rSy4CU). In Italia, a Roma, in piazza di Spagna, e’ partito un flash mob al grido di “Basta la violenza sulle donne”, e il grido di indignazione si è propagato in 100 altre location in tutto il paese, in un raro caso di solidarietà e di ribellione civile. Al festival di Sanremo Luciana Littizzetto ha recitato uno splendido monologo contro la violenza, accompagnata, in una danza collettiva, da un centinaio di donne (http://www.youtube.com/watch?v=_hwTue_fiHo)..

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Hanno partecipato al “One billion rising”, in tutte le parti del mondo, anche gli uomini, e non chiedete loro il motivo di questa partecipazione, sarebbe un’offesa, poiché questa era anche per loro la cosa giusta da fare. Questa battaglia di civiltà riguarda ogni essere umano su questa terra, non riguarda solo le donne, poiché se è vero che c’è chi subisce violenza, è altrettanto vero che, dall’altra parte, c’è chi questa violenza la usa, per cui è pratica quotidiana contro i deboli, gli indifesi. Questa vergogna è una macchia che va cancellata dalla coscienza civile di tutti i popoli, di tutti gli stati e di ogni religione.

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I residenti di Second Life hanno aderito con grande entusiasmo e capacità organizzativa alla manifestazione (http://onebillionrisingsl.wordpress.com). Un evento internazionale è stato organizzato durante tutto l’arco delle 24 ore, il 14 di febbraio, non solo con balli ed eventi musicali, ma anche con esposizioni di artisti da tutte le parti del mondo in Second life ). Straordinario questo video, girato per l’occasione: http://www.youtube.com/watch?v=8AUYdrhoDfE. La comunità Italiana, sempre attivissima fin dal 2010 su questo tema, ha deciso di dedicare eventi tutto l’anno al tema della violenza sulle donne, e tutti coloro che vorranno aderire potranno diffondere il logo, manifestare il proprio supporto e contribuire al 2Lei in Second Life (http://secondlife2lei.blogspot.it/2013/02/you-can-partecipate-support-2lei.html).

Un evento straordinario avrà luogo il 18 di febbraio alle ore 22,30 presso la Antipatik Station, con un concerto dal vivo di Viviana Houston, dall’Italia, e di Ceci Dover dalla Spagna, aderendo all’iniziativa 2Lei in Second Life (http://slurl.com/secondlife/Music Stars Venue/206/222/26). Seguiremo questi eventi, e la riflessione collettiva che ne scaturirà, dandone conto man mano che si susseguiranno, o che verranno annunciati. Invito inoltre tutti quelli che vogliono partecipare a questo dibattito a dare il loro parere, le loro impressioni, a raccontare le loro storie senza remore, ma con spirito di solidarietà e di amicizia, uomo o donna che sia: questa è una battaglia che appartiene a ognuno di noi.

E se fosse solo un gioco?

by AquilaDellaNotte Kondor

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Ho letto questa mattina di un Mondo Virtuale on line: si chiama Second Life. A dire la verità ne avevo sentito parlare con un certo entusiasmo negli scorsi anni, poi… il nulla. L’articolo, molto ben fatto, sostiene che c’è gente che ci vive là dentro. Non resisto alla curiosità e, dopo un facile approccio al sito (grazie Google!) con la scelta di un “Avatar”, con tanto di nome di fantasia (finalmente posso chiamarmi come mi pare!), e dopo un rapido download del software di accesso, entro nel programma.

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Mi ritrovo in uno spazio tridimensionale chiamato “Destination Island”, il mio Avatar, occhialuto e con maglietta e Jeans, non è male, si presenta bene. Sono attorniato da altri Avatar, piuttosto imbranati. Per fortuna sullo schermo mi appare un tutorial. Ci perdo un’oretta a capire i comandi. Intanto guardo una serie di pannelli disposti tutto intorno e, cliccando su uno di questi, senza volerlo, mi ritrovo in un posto diverso, chiamato “Electrobit City”. Subito mi appioppano una richiesta di appartenenza a un gruppo, che non immagino cosa possa essere. Rifiuto. E’ un posto deserto, che cavolo! Apro il pannello con la mappa, e cerco una zona dove vedo tanti pallini verdi, ci clicco su, e il teleport mi fionda in un posto chiamato “The Rock Club”. Mi imbatto in una specie di negozio di abiti, c’è scritto MEB sopra. Tutti vestiti da donna. Mi giro intorno, vedo altri “negozi”, ma solo alcuni, davvero pochi, da uomo (vestiti in stile punk o country … meglio evitare…). Alle mie spalle vedo un posto frequentato da molti Avatar, una specie di discoteca. Dentro intravedo avatar che si agitano al ritmo di una musica assordante. Per la musica ho la mia raccolta su iTunes, il posto non mi interessa per nulla. Torno alla mappa, cerco altri posti con i pallini verdi, e finalmente mi ritrovo in un posto in cui c’è gente che parla con la funzione vocale. Sono Russi, non capisco una cippa. Ricomincio a cercare, scopro la funzione “search”, cerco nomi italiani: Da Vinci Gardens. Ci sono alcune persone, mute, dalle loro schede (profili) vedo che non sono italiani, provo con un “Hello!” che non fa mai male. Nulla, non mi si filano per niente. Sfrutto la possibilità di volare, e vado a cercarmi i pallini verdi sulla mappa, armato del mio “Hello!” e di molta pazienza. Trovo un tizio che suona il piano sott’acqua, con la scritta “owner”, sarà il proprietario di questo posto. Al mio Hello! non fa una piega. Dopo un po’ me ne vado, deluso. Possibile che non ci sia nessuno che mi dia una mano a cercare i posti giusti? Dove trovo gli abitanti di questo posto del cavolo? Dove posso parlare con qualcuno?

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Esco dal programma, rassegnato, dopo due ore. Forse si tratta di una bufala, o non c’è più nessuno qui dentro. Provo a cercare su Google e Youtube. Vedo diversi filmati e, con l’aiuto del sito di Second Life, mi faccio una lista di possibili destinazioni da cercare col search una volta rientrato. La sera dopo riparto con la caccia agli abitanti del Metaverso. Una volta nel programma, mi teleporto in un posto chiamato “Syn City”, molto citato sul web, e nei siti dedicati a Second Life, e infatti è molto popolato, ma di gente che non usa il “voice”, vabbè pazienza, chatterò! Appena arrivato, in una specie di incrocio stradale, trovo un tizio con un pene enorme che chatta con delle “Avataresse” che sembrano alquanto interessate ai suoi solidi argomenti. Inutile riferire i dialoghi, irriferibili, in inglese. Al centro dell’incrocio stradale vedo degli schermi che illustrano le notevoli caratteristiche di organi sessuali virtuali di vario genere. Tutt’intorno, altri negozi, con vestiti di tutti i tipi, biancheria intima femminile, e altri accessori, utili agli scopi che è facile immaginare. A quanto pare il centro di tutto questo commercio è sempre il corpo virtuale dell’avatar, tutto quanto possa servire a renderlo attraente agli occhi di questi energumeni, che vanno in giro col pene in perenne trazione, e delle interessate Avataresse. E’ tutta qui la cosiddetta economia di Second Life? E’ così che qualcuno, un paio di anni fa, pensava di arricchirsi? Cambio posto. Finalmente arrivo in una “land” interessante: una specie di Hub da cui si possono raggiungere decine di altri posti, tutti dedicati ai Role Play, ai Giochi di Ruolo. Accidenti! Ecco una cosa davvero degna di interesse. Comincio a girarli, per esplorarli e capire cosa ci fa la gente. Posti in stile spaziale, medioevale, steapunk, sempre corredati di negozi, con abiti in stile e oggetti pronti per l’uso. Vedo Avatar che si scontrano, combattono, si divertono con grida disumane, o semplicemente si parano, l’un davanti all’altro, probabilmente immersi in profondi IM tra loro, su strategie di gioco o sugli affari loro. Gli scenari sono molto belli. Qui la gente gioca e si diverte, e, a quanto sembra, socializza anche, tra una randellata e un colpo di spada. Credo che queste land siano una specie di videogame di gruppo, e sembra, incredibile a credersi, che ci siano decine e decine di land di questo genere, con paesaggi fantastici e stili diversi. A volte provo a chattare con loro (nessuno usa il voice), ma mi degnano, devo dire, di scarsissima attenzione, ai limiti della scortesia. Tutt’intorno, cartelli con avvisi e divieto di ingresso nelle aree adibite al RP. Tutto questo mondo è davvero interessante, ma inaccessibile per un niubbo quale io sono (ho appreso con stupore, da alcune chat di supponenza nei miei confronti, che sono identificato in tal modo dai residenti). Forse mi ci vorranno dei mesi per capire come funzionano questi giochi e per farmi accettare. Il RP è al di fuori della mia portata al momento.

Sempre più scoraggiato, riprendo il mio viaggio di scoperta del Mondo Virtuale, cercando gli eventi e i posti indicati dai siti web e dalle destinazioni più frequentate, ma tra locali che sparano musica a tutto volume, negozi di vestiti e oggetti più o meno equivoci, land in cui si pratica sesso virtuale a tutte le ore, non trovo nulla che possa interessare un povero niubbo. Ho deciso, però, di non mollare ancora: dedicherò ancora un paio di serate a questo giochino, poi lo manderò all’inferno definitivamente.

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Per fortuna, a questo punto mi arriva un aiuto inaspettato, dal social network di punta del momento: Facebook. Se andate su Facebook e cercate “Second Life” troverete decine di gruppi ispirati a questo gioco, e una serie innumerevole di annunci di eventi, incontri, mostre ecc. Allora c’è forse una Second Life nascosta da scoprire, bastava saperlo … Voglio provarci, prima di mollare.

Scelgo un paio di eventi: una inaugurazione di una mostra e un incontro di bibliofili, a cui partecipo con un certo interesse. Devo dire che questo evento con i bibliofili è alquanto noioso, visto che, ovviamente, non ho mai partecipato prima ai loro incontri (capisco poco in effetti, dei loro discorsi) e non conosco nessuno. Ma tutti loro sono molto gentili col povero niubbo, a differenza dei Role Players incontrati in precedenza. Se resto in questo posto, decido, tornerò a trovarli di certo. Quello che invece mi impressiona davvero, è la mostra collettiva di una serie di artisti, scultori e fotografi virtuali. Davvero in Second Life è possibile costruire cose di grande impatto visivo, non solo quindi land, castelli, edifici, ma anche costruzioni artistiche davvero “nuove” e insolite, rispetto alla vita reale: foto splendide di paesaggi surreali, profili di avatar bellissimi, e dalle pose più varie, ecc. Devo dire che questa è la nota più interessante di questa mia esplorazione. C’è qui dentro qualcosa di davvero innovativo, non solo gioco e sesso a volontà quindi. Ma ci ho messo una settimana per scoprirlo.

Non credo siano molti quelli disposti a spendere tanto tempo, per cercare testardamente un motivo di interesse in questo ambiente. C’è qualcosa di profondamente sbagliato nella gestione di questo posto. E’ come se gli abitanti di Second Life facessero di tutto per restare isolati, per scoraggiare i nuovi arrivati. E’ una mia sensazione, o è proprio così? L’altra possibilità è che si tratti davvero di un gioco per soli iniziati, e, se è così, posso capire il loro scarso interesse ad accettare intrusi.

Tuttavia, quel filo di luce che ho intravisto nella serata con i bibliofili, e le enormi potenzialità di espressione artistica che ho ammirato alla mostra, mi lasciano in dubbio. E’ davvero solo un gioco? Quanto tempo ci vorrà per farne un mondo davvero accessibile?

Forse molto dipenderà non tanto dall’evoluzione tecnologica, che galoppa veloce, ma dall’atteggiamento degli abitanti di questo mondo, e dall’ingresso, nonostante le barricate, di forze fresche e disponibili all’accoglienza e al dialogo.  Lasciate che i niubbi entrino … aprite le porte, accettate il confronto. Il futuro, anche se gli voltate le spalle, timorosi, verrà in ogni caso, e l’importante sarà partecipare, contribuire alla crescita, non farsene travolgere.

Uno spunto di riflessione …

2Lei in Second Life: la parola ad Alice Mastroianni

by AquilaDellaNotte Kondor

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Per fare un po’ il bilancio di questa settimana di eventi, legati alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne, 2Lei in Second Life, abbiamo voluto intervistare una protagonista del nostro Mondo Virtuale che, per quanto un po’ defilata negli ultimi tempi, ha una conoscenza dei meccanismi sociali di Second Life che la rendono una preziosa testimone delle sue trasformazioni. Abbiamo così approfittato dell’occasione per fare con lei una chiacchierata a tutto tondo che, per certi aspetti, ci ha favorevolmente impressionati per la lucida, e cruda, analisi di molti dei vizi nostrani. Ma l’essenza di questa intervista, è stato l’impegno che questa persona ha sempre profuso nelle iniziative sociali nel Metaverso, in particolare sul tema delle donne, e della violenza contro di esse, tanto da vederla protagonista nell’organizzazione di 2Lei in Second Life, e nella gestione dei primi due anni di questa iniziativa, e poi ancora protagonista, anche se un po’ defilata (per le ragioni che ci spiegherà), di questa terza edizione. Abbiamo voluto intervistare Alice Mastroianni.  Ascoltiamola …

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AquilaDellaNotte Kondor: ciao Alice.

Alice Mastroianni: ciao.

AquilaDellaNotte Kondor: Alice, grazie per aver accettato questa chiacchierata. Voglio farti qualche domanda sulla manifestazione 2Lei in Second Life, che è durata tutta la settimana.

Alice Mastroianni: certo.

AquilaDellaNotte Kondor: Alice, tu sei uno dei personaggi più conosciuti nella Second Life Italiana. Ogni volta che c’è una causa da difendere, un’iniziativa umanitaria, un evento di carattere sociale, tu sei sempre disponibile e in prima fila. In un certo senso era scontato, così come lo scorso anno, che ti impegnassi anche per questo megaevento 2Lei di quest’anno, non è così?

Alice Mastroianni: intanto mi permetto di correggerti, 2Lei in Second Life è il terzo anno che si svolge 🙂 Ad ogni modo, non è proprio cosi. Quest’anno avevo deciso di non occuparmi più di nulla in Second Life, per svariati motivi, uno fra tutti l’aver capito che non potevo cambiare mestiere e occuparmi di comunicazione digitale, e quindi dovevo tornare a aggiornarmi e migliorarmi nella mia reale professione. In secondo luogo, perchè finalmente, dopo anni, avevo trovato lavoro in RL per tutti i 5 giorni settimanali, e non avevo più tempo. In terzo luogo, perchè le persone mi avevano profondamente ferita, perché, oltre a considerarmi una delle più conosciute italiane di Second Life, non avevano capito un ca..o di me 🙂 Però poi Christower è riuscito, con arte sottile, a tirarmi in mezzo anche quest’anno, e sono felice ci sia riuscito.

AquilaDellaNotte Kondor: ne siamo felici tutti, la tua mancanza da Second Life si sentiva, e spero ci saranno altre occasioni. Ognuno di noi ha il suo lavoro RL, ma in qualche modo riusciamo a ritagliarci un pò di tempo per le attività qui.

Alice Mastroianni: certo, solo che io amo dare il 100%, e, dal 2007 al 2011, avevo messo in secondo piano la mia professione di igienista. Partecipavo poco agli incontri di aggiornamento, nessun master più nel mio curriculum, e questo perchè avevo scelto di dirigermi verso un altro lavoro, che però, pur avendomi dato tante gratificazioni, una tra tutte l’invito del politecnico di Torino a parlare di PR digitale, non ha dato altro 🙂 Ed io sono così, quando prendo una strada, e questa non arriva da nessuna parte, dopo 5 anni cambio percorso, non insisto, ci vogliono delle scadenze, secondo me, per riuscire. Un pò come dice Renzi ^^

AquilaDellaNotte Kondor: mettere insieme tanta gente, tante land, artisti, cantanti, è sempre un’impresa notevole in Second Life. Quali sono stati i problemi organizzativi?

Alice Mastroianni: diciamo la verità, mettere insieme tante persone non è facile, è quasi impossibile. Ma 2Lei non fa questo. 2Lei coinvolge in modo completamente diverso.Alice Mastroianni: non c’è un capo che decide, e gli altri che eseguono, c’è un invito a partecipare con la propria idea, testa, land, voce, arte, capacità. E’ un comitato spontaneo che nasce, cresce e a volte si separa, ed altre si amplia. Se così non fosse, 2Lei sarebbe finita ancora prima di iniziare. Sse proprio lo vuoi sapere, i problemi organizzativi vengono dopo. Vengono quando il comitato si è composto. Tante teste, troppe prime donne, troppo poca capacità di accettare la scelta della maggioranza. La cosa più difficile è sedare le discussioni in corso d’opera, non mettere insieme le persone. La cosa più difficile è non perdere gente durante il percorso, per incomprensioni o discussioni troppo accese, ” troppo violente”, che fanno veramente a botte col significato stesso di 2Lei 🙂 Questa è la fatica più grande. Questo il mio arduo compito. Quest’anno è stato l’anno più difficile, lo ammetto. Forse per colpa mia, che non sono stata da principio presente. In fondo sono una spaccapalle, ma so essere una brava regina 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: il punto che tu hai toccato è fondamentale, per tutte le attività che si portano avanti in Second Life. Gli stili manageriali, di conduzione di un gruppo, possono essere i più diversi, ma questo discorso ci porterebbe lontano, varrebbe la pena di approfondirlo a parte.

Alice Mastroianni: certo.

AquilaDellaNotte Kondor: altrimenti nascono le frustrazioni, e i progetti poi falliscono.

Alice Mastroianni: però sono sempre più convinta che sia necessario qualcuno che diriga l’orchestra… questo non toglierà ai solisti, comunque, il meritato rispetto.

AquilaDellaNotte Kondor: sono in parte d’accordo, ma il mio punto di vista è un pò differente, ne parleremo in un’altra occasione. Il tema della violenza sulle donne è questione di civiltà, prima ancora che un dramma sociale. Come vivi tu personalmente questo problema sociale? Cosa pensi che dovremmo fare di più?

Alice Mastroianni: lo vivo giornalmente sulla mia pelle. Non pensare che subisca violenze fisiche o psicologiche, da amori o familiari. Le subisco giornalmente passeggiando per strada con una minigonna, ad esempio. Il mio pensiero è molto semplice, e si basa su una esperienza personalissima. Credo che bisognerebbe educare le madri ad educare diversamente i figli. Io adoro mia madre, trovo sia una donna che ha saputo crescere molto bene i suoi figli. Ma anche in lei ho trovato l’errore. Noi due femmine sappiamo stirare, fare la lavastoviglie, curare la casa. Il mio fratello maschio ancora porta i panni a casa da lavare, e, comunque, è sempre il maschio. Sembra una sciocchezza si, ma io credo che parta tutto da queste piccole cose. Non dai branchi, i bulli, le tribù, i credo politici o le religioni. Ma dalle madri. Quindi c’è ancora molto da fare secondo me.

AquilaDellaNotte Kondor: fare il genitore è cosa difficilissima, ti porta ogni giorno a chiederti se quello che fai è la cosa più giusta o è un errore, a lungo termine. Non è facile decidere.

Alice Mastroianni: io non sono genitore, e non discuto la difficoltà. Ma sono donna educata da genitore, e mi rendo conto che, nel mio piccolo, pur sentendomi libera ed emancipata, ho inculcato nella mia educazione la cura dell’uomo, della casa, e poi…. sapessi quante volte sono condannata dallo sguardo delle stesse amiche madri, perché “ancora non ho procreato”, come se fosse l’unico impegno di una donna col mondo. Di tutti gli eventi organizzati per 2Lei infatti, quello che più si avvicina al mio pensiero è stato quello organizzato da Maryhola McMillan: violenza delle donne sulle donne. Sono convinta che solo partendo da qui si possano evitare uxoricidi o omicidi di donne, spesso chiamati erroneamente “omicidi passionali”.

AquilaDellaNotte Kondor: e poi c’è, ovviamente, il ruolo fondametale della scuola.

Alice Mastroianni: però a scuola siamo tutti uguali. In famiglia, soprattutto nella famiglia  di base cattolica, l’uomo è l’uomo, la donna bhe… 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: nel Metaverso i rapporti sociali sono spesso molto più semplici, diretti, che in RL, pensi che in questo ambiente il tema della violenza sulle donne sia un problema superato?

Alice Mastroianni: per esperienza personale ti dico di no. Il tema, nel Mondo Virtuale, non è superato.

AquilaDellaNotte Kondor: eppure, il modo di difendersi in Second Life c’è, ed è efficace: basta bannare e mutare, e la persona molesta scompare. O no?

Alice Mastroianni: e questo è proprio un errore. Primo, perchè esistono gli alt. Secondo, perchè non è cancellando una persona, e quindi non sentendola più, che una violenza finisce. Una violenza verbale, scritta, non sparisce se la cancelli, semplicemente è bannata virtualmente, ma siamo persone no? Abbiamo un animo, una psicologia, paure e ansie. E poi, io ti banno okei, ma come proteggo le altre donne, come impedisco che succeda ancora? Proteggo solo me stessa? Mi rendo così egoista? No, non è vero che virtualmente si hanno armi molto più valide che realmente. Anche virtualmente, puoi solo scegliere di denunciare, e andartene per essere libera dalla violenza, proprio come in RL. Almeno secondo me, ovviamente.

AquilaDellaNotte Kondor: è molto bello quello che dici, ma in rete la difesa contro le insinuazioni, la diffamazione, è costituita soprattutto dalla propria reputazione….

Alice Mastroianni: io credo sia costituita soprattutto dal non aver paura di denunciare la cosa, anche se ti si può riversare contro, anche se potresti pagarne amare conseguenze, come passare come una fanatica delle cause perse, o peggio, “inventate”.

AquilaDellaNotte Kondor: qui io e te adottiamo due metodi molto diversi, ma, potresti obiettarmi, tu sei un uomo, e certe cose non ti colpiscono, ma non è così. Io non mi curo delle falsità o delle insinuazioni, sono i fatti e la reputazione di una persona che parlano per lei.

Alice Mastroianni: parliamo di violenza sulle donne, ma in realtà la violenza virtuale è su ambo i sessi. Ma ancor di più, è sull’idea, sul pensiero, anche solo semplicemente dettata dalle persone che frequenti. Gli uomini possono essere vittime come le donne qui dentro.

AquilaDellaNotte Kondor: esattamente.

Alice Mastroianni: agli inizi della mia carriera virtuale, mi trovavo spesso, ad Italian Beach Jazz Club, a difendere uomini magari un pò dispettosini, o semplicemente giocherelloni, che per questo venivano condannati al ban eterno, quando i luoghi italiani erano molto pochi, e potevi restare solo ed esiliato. Sono violenze differenti, forse. Magari non ti danno della puttana e non dicono che sei solo una povera troia, con manie di protagonismo, ma anche un uomo diventa vittima sul web, forse più che in RL. Proprio per la facilità dei rapporti che possono crearsi o distruggersi.

AquilaDellaNotte Kondor: cerchiamo di trarre un insegnamento da questa esperienza degli eventi 2Lei. E’ possibile in Second Life portare avanti iniziative organizzate come questa, o si tratta di eventi rarissimi, a tuo parere?

Alice Mastroianni: sono convinta sia possibile solo se non si cerca di avere una organizzazione tutta allo stesso livello. In questo mi conosci, sono molto dittatoriale. A parer mio, e per la mia esperienza e i mie successi, si può, solo se una o poche persone hanno la voglia e le palle di dirigere la cosa, prendendosi responsabilità, odii e anche il compito di alzare la voce e dire di no quando serve.

AquilaDellaNotte Kondor: si ma il futuro è davanti a noi Alice, non nel passato. Ti impegnerai ancora, in futuro, in progetti in Second Life? Certo, con tutti i problemi che sappiamo, ma anche con le enormi potenzialità di questo ambiente?

Alice Mastroianni: per essere chiara, un evento come 2Lei può e deve coinvolgere più persone possibili, ognuno che aderisce a suo modo, e con le sue scelte, ma ci vuole chi gestisce tutto e lo amalgama, e non può essere un compito di tutti gli aderenti, sarebbe bello, ma è impossibile. Questo non vuole dire che non ci sia democrazia o scelte condivise, ma bisogna anche saper decidere, accettando critiche e pareri discordanti. Il futuro è avanti a noi Aquila si, e Second Life non è il solo futuro. Sicuramente delineerò delle linee guida per 2Lei per il futuro prossimo, ma non so, e non posso garantire, se me ne occuperò ancora, un’altra volta, in prima persona. Anche perchè nel mio futuro personale vorrei occuparmi del mondo vero. Ambisco a diventare Regina d’Italia. Capisci, ho da lavorare 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: Second Life è solo un prototipo, il Metaverso sarà una cosa ben più ampia, ma le problematiche sociali che si svilupperanno qui saranno sempre le stesse, e dobbiamo imparare a gestirle in maniera forse nuova, diversa… Hai qualche altra considerazione da aggiungere, prima di salutarci?

Alice Mastroianni: si, una cosa che ritengo molto importante.

AquilaDellaNotte Kondor: dimmi.

Alice Mastroianni: quest’anno alcuni aderenti a 2Lei, in prima battuta, si sono tirati fuori, adducendo tra le motivazioni principali il poco coinvolgimento della RL.

AquilaDellaNotte Kondor: in che senso?

Alice Mastroianni: 2Lei in SecondLife non ha lo scopo primario di sensibilizzare il mondo reale, o di finire su un telegiornale, o che un quotidiano nazionale o internazionale ne parli. 2Lei in Second Life ha lo scopo di essere un altro mezzo per sostenere la lotta all’eliminazione della violenza sulle donne nel mondo. Quello che ritengo fondamentale è imparare a capire che Second Life è un mezzo in più per fare questo, e non una vetrina per apparire in RL.

AquilaDellaNotte Kondor: come posso non condividere?

Alice Mastroianni: non puoi 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: Alice.

Alice Mastroianni: Aquila.

AquilaDellaNotte Kondor: questa è stata una delle interviste più belle che ho mai raccolto, ti ringrazio.

Alice Mastroianni: grazie, adoro i complimenti.

AquilaDellaNotte Kondor: non sono complimenti, io ne faccio raramente, è una mia constatazione sul modo in cui abbiamo affrontato certe problematiche in questa chiacchierata.

Alice Mastroianni: sono stata semplicemente sincera, e polemica a mio solito 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: grazie ancora Alice

Alice Mastroianni: grazie 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: buona domenica.

Alice Mastroianni: ciau.

2Lei in Second Life: Maryhola McMillan

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La settimana che si sta concludendo è stata teatro, in Second Life, e per il terzo anno di seguito, di un grande evento per celebrare la giornata dell’impegno contro la violenza sulle donne: 2Lei in Second Life. Molte sono state le land che hanno partecipato a questa maratona, ognuna con un proprio contributo, e molti sono stati i protagonisti. Tra questi Maryhola McMillan, protagonista della serata del 23 novembre, all’isola Imparafacile: “La violenza delle donne sulle donne”, uno dei momenti più seguiti dell’intero ciclo di eventi. Ho incontrato Maryhola per chiederle di condividere il suo punto di vista sul tema della violenza sulle donne.

AquilaDellaNotte Kondor: Mary questa manifestazione è molto sentita, anche nella community di Second Life, cos’è che la rende così importante per te, per voi?

Maryhola McMillan: Innanzitutto il fatto che siamo donne. Io trovo che questo genere di manifestazioni sia davvero pericoloso, perché facilmente strumentalizzabile e anche abbastanza ghettizzante. Io non sono per la categoria protetta delle femmine, ma per il valore e la meritocrazia. Resta il fatto che è una manifestazione contro la violenza, perciò qualunque cosa possa servire a sensibilizzare, anche un solo essere umano alla volta a questo problema, per me è utile impegnarsi e ne vale la pena. Inoltre, è un’ottima occasione per avvicinare tra loro le varie realtà della comunità italiana in Second Life.

AquilaDellaNotte Kondor: Una giornata contro la violenza, chi non sarebbe d’accordo? Ma sulle donne assume un valore particolare?

Maryhola McMillan: Sì certo, è facile essere d’accordo su un tema simile, magari la cosa difficile è farsi un piccolo esame di coscienza. Nel senso che la violenza sulle donne spesso è indotta da una cultura viziata dalla religione, dall’ignoranza, che porta certi uomini, ma anche certe donne, a considerarle deboli. Ma credo che la prima cosa da fare sia smettere di considerarci vittime e iniziare a considerarci al pari, tra noi e con gli uomini, altrimenti a che sono serviti anni di battaglie femministe e culturali per l’emancipazione e l’indipendenza?

AquilaDellaNotte Kondor: Dici che ci vorrebbe anche una giornata contro la violenza, in generale, non solo contro le donne?

Maryhola McMillan: Quella bisognerebbe farla ogni giorno, viviamo in un mondo estremamente violento.

AquilaDellaNotte Kondor: una osservazione che alcuni potrebbero fare…. E’ che Second Life è un mondo di svago, di disimpegno. E’ stato difficile portare qui nel Metaverso una discussione come questa?

Maryhola McMillan: Beh, basta andare a fare un giro in certe land per smentire questa affermazione. Second Life è certo un luogo di svago e di disimpegno, ma ci sono gruppi attivi che associano lo svago all’impegno. Arte e cultura di varia natura sono la base di moltissimi eventi.

AquilaDellaNotte Kondor: Si, ma alla fine il rischio è di ritrovarsi tra i soliti quattro gatti di intellettuali, non è stato così?

Maryhola McMillan: A volte sì, anche se ti dico che ieri sera alcune persone erano in Second Life appositamente per il “reading” e che spesso noi di Libriamo facciamo eventi in mixed reality che portano dentro Second Life, in modo stabile, nuovi residenti. Ma credo che per le prossime edizioni si penserà anche a coinvolgere soggetti in RL, magari dando un maggiore risalto alla manifestazione. Non dimentichiamoci che 2Lei è nata come modo di ricordare la Giornata internazionale anche dentro il Metaverso.

AquilaDellaNotte Kondor: Esiste secondo te una violenza sulle donne anche nel Metaverso?

Maryhola McMillan: Bella domanda. Istintivamente direi di no. Ma poi dipende. Dipende dalle donne, appunto. Qui dentro bisogna sapersi gestire, sapere stare molto attente a chi si potrebbe avere davanti.  Esiste però il mute, puoi cambiare account e identità.

AquilaDellaNotte Kondor: Ma succede anche agli uomini, non credi?

Maryhola McMillan: Assolutamente sì, per questo dico che dipende dai soggetti.

AquilaDellaNotte Kondor: Il Metaverso ha raggiunto finalmente la parità tra i sessi?

Maryhola McMillan: Ma non è una questione di Metaverso. La parità tra i sessi deve essere nelle nostre teste, di uomini e donne. Finché avremo bisogno delle quote rosa, non ci sarà parità. Nel Metaverso è lo stesso, solo che qui molti non ci mettono la faccia e quindi imperversano. Quindi torno a dire, dipende da noi.

AquilaDellaNotte Kondor: Ma in RL effettivamente le donne sono la parte più debole ed esposta della società, oltre ad essere le più impegnate con la famiglia e i figli, qui in Second Life no.

Maryhola McMillan: Secondo me non sono molto dissimili le cose, qui non hai da cucinare e da tenere casa certo, e le donne non sono la parte più debole. Siamo influenzati dalla cultura cattolica che ci impone il ruolo di fattrici e poco altro.

AquilaDellaNotte Kondor: Allora che senso ha celebrare una giornata contro la violenza sulle donne?

Maryhola McMillan: Ha senso invece, la violenza sulle donne è una violenza innanzitutto e come tale va combattuta. La violenza sulle donne è sulle donne, ritenute parte debole e che spesso si ritengono parte debole. E quindi è necessario riflettere, cercare di incentivare una reazione, di innescare una ribellione.

AquilaDellaNotte Kondor: Ma le donne subiscono una violenza oggettivamente più diffusa, non solo per ruolo nella società, ma anche come parte più esposta, non credi?

Maryhola McMillan: Sì certo, perchè sono donne.

AquilaDellaNotte Kondor: E in Second Life è lo stesso? Oppure qui c’è parità?

Maryhola McMillan: Mi provochi? La prossima volta voglio le domande e te le rimando dopo un paio d’ore.

AquilaDellaNotte Kondor: ahahahah. Eh no, non saresti spontanea.

Maryhola McMillan: 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: Io credo che spesso qui in Second Life le parti si invertono, non sempre la donna fa la parte debole.

Maryhola McMillan: Non lo so se c’è parità, io la parità me la creo nelle situazioni che vivo. Per questo ho voluto fortemente puntare l’attenzione sul fatto di smetterla di essere vittime. Mi è capitato di soffrire qui, ma anche di far soffrire, è parità? Secondo me se una persona può permettersi il lusso di essere sé stessa anche qui come fuori, le cose non sono poi dissimili.

AquilaDellaNotte Kondor: Un’ultima domanda Mary. Lo scorso anno mi aveva colpito molto la collaborazione che si era creata tra molte land per gestire questo evento per un’intera settimana, è stato così anche quest’anno? Si è riusciti a collaborare bene come lo scorso anno?

Maryhola McMillan: Io sono entrata nel gruppo organizzatore solo quest’anno e quindi non so come siano andate le altre edizioni. Inoltre, essendo questo un periodo molto impegnativo all’isola, mi sono occupata prevalentemente io dell’organizzazione della nostra serata e quindi, un po’ per questo e un po’ perchè ho visto che già dall’anno passato i ruoli e le dinamiche erano ben consolidate, non ho partecipato attivamente come altri all’organizzazione generale.

AquilaDellaNotte Kondor: In conclusione… Ancora una volta Second Life si rivela un luogo di collaborazione e di impegno, oltre che di svago. In fondo c’è sia la parte ludica che quella impegnata, ma l’aspetto sociale è sempre prevalente, che ne pensi?

Maryhola McMillan: Credo ci sia equilibrio e un’offerta molto varia di occasioni per coltivare questi aspetti in modo indipendente o anche combinato”?

AquilaDellaNotte Kondor: Grazie Mary.

Maryhola McMillan: A te 🙂

AquilaDellaNotte Kondor: Hai fatto un gran lavoro anche ieri, complimenti ancora.

Maryhola McMillan: Grazie 🙂

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Di seguito riportiamo l’intero programma della manifestazione, che si conclude oggi a CSW Island, dopo aver toccato in tutto nove land italiane.

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LUN 19 novembre – 1pm slt  ore 22.00: Presentazione evento – Lettura manifesto Mostra fotografica “Immagini per 2LEI” – ARTE LIBERA

LUN 19 novembre – 2 pm slt ore 23.00: “Malamore” – Reading e rappresentazione teatrale – L’Arme d’Amour a Pyramid – Solaris

MAR 20 novembre – 1pm slt  ore 22: “Liquid song” di CapCat Ragu e Meilo Minotaur – ARTE LIBERA

MAR 20 novembre – 2.30 pm slt  ore 23.30: “Women 4 women” Esposizione di opere di donne dedicata alle donne – Colore Art Gallery

MER 21 novembre – 1pm slt ore 22: Visioni di donna – Esposizione Oltre lo stupro – Reading di Serena Domenici – CSW Island

GIO 22 novembre – 1pm slt ore 22: “La frontiera dei pregiudizi” – Istallazione di Solkide Auer, Giovanna Cerise e Daco Monday – Art’s vision

VEN 23 novembre – 1pm slt ore 22: Reading: La violenza delle donne sulle donne – ISOLA IMPARAFACILE

VEN 23 novembre – 1pm slt    ore 23: L’Istruzione Negata

SAB 24 novembre – 1pm slt ore 22.00: “iGnavi” di Buffy Holfe, installazione – SaliMar

SAB 24 novembre – 2.30pm slt ore 23.30: “Prigioniera in casa”, installazione di maddomxc Umino – Solo Donna

DOM 25 novembre – 1pm slt ore 22: Anonymous women designers / live Music – CSW Island

C’è luce in fondo al tunnel?

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C’è grande fermento in Second Life, come dicevamo, e il tema dei “dibattiti” è solo una delle manifestazioni di risveglio delle attività nella community italiana. Molto è stato detto e molto si è polemizzato sul tema del “gossip”, e cito l’argomento solo perché voglio riportare una frase del mio ultimo articolo, che sintetizza il massimo della “critica” che ho espresso, dal mio personale punto di vista ovviamente, del tutto opinabile, verso tali forme di discussione: “La gente frequenta le sessioni di gossip perché vuole mettersi in mostra. Vuole raccontare la sua storia, dar sfogo al proprio Io. Che c’è di male in tutto questo? Nulla, è un modo anch’esso di socializzare, di condividere le proprie pulsioni e le proprie esperienze, è sempre stato così nella storia dell’uomo, ci si trova intorno al fuoco e si raccontano le proprie storie, vere o immaginarie che siano, e di solito si cerca di spararla più grossa degli altri. La novità è che nel Metaverso di storie immaginarie se ne possono costruire quante ce ne pare, hai voglia quindi a raccontare …”. Lascio giudicare, a quanti dotati di senso critico e di intelletto, cosa di offensivo ci possa essere in una frase del genere, che esprime, addirittura, una forma di apprezzamento, visti i tempi … Per quelli che invece la intendono a modo loro, non ho altro da aggiungere.

Ma, a parte le iniziative rivolte alla discussione e al dibattito, molte sono le attività che vengono continuamente portate avanti nel Metaverso da professionisti, artisti, cantanti, gente di cultura: le serate a tema sui libri, le mostre d’arte, la partecipazione di nostri artisti ad eventi internazionali, l’attivismo delle gallerie d’arte, gli eventi organizzati a scopi benefici, le serate di poesi, ecc. ecc. I nomi li conoscete, inutili farli, altrimenti qualche amico carissimo, che per disgrazia non dovessi citare, mi toglierebbe il saluto … C’è un nuovo emergere di cantanti, ad esempio, anche con un background professionale RL, e questo porta ad un ampliamento dell’offerta, a un incremento della qualità delle serate musicali in Second Life. Così come si riprendono pure a diffondere forme di spettacolo più complesse da gestire, come le serate teatrali. Tutto questo organizzato con grande passione e dedizione. Vorremmo, nei prossimi mesi, dare voce direttamente a questi protagonisti sul nostro Magazine, oltre a raccontarne le gesta con i nostri articoli.

Dal punto di vista tecnologico, l’evoluzione impressa dalla Linden Lab col nuovo CEO Rod Humble, proveniente dal mondo dei Giochi on Line della “EA – Electronic Arts”, prima con le Mesh, poi col Pathfinding, e infine con i nuovi prototipi di Mondi Virtuali basati sul mobile computing, i nuovi “Patterns” ) e la app per iPad “Creatorverse” (http://www.gamemag.it/news/la-seconda-vita-di-linden-lab-con-i-giochi-di-creativita_44240.html), per quanto ancora rudimentali, spingono verso l’incontro tra il modello di Mondo Virtuale legacy, rappresentato dal software installabile su client, e quello di un Mondo Virtuale “open” basato sui web browser. Quando i due paradigmi si incontreranno, la diffusione dell’utilizzo di Second Life sarà molto accelerata.

Eppure, tutto questo non basta a farci dire che ci troviamo di fronte ad una rinascita dell’interesse verso i Mondi Virtuali, verso Second Life in maniera particolare. Che cosa manca per un rilancio?

A mio parere manca un elemento fondamentale: il rinnovamento ed il ricambio. Non ci sono nuovi, consistenti, ingressi nel Metaverso, manca il bridge, il “ponte”, tra Mondo Reale e Mondo Virtuale, che nel passato era stato fornito dall’esplosione dell’interesse data dalla novità e dall’impatto mediatico. E’ vero che il principale passatempo in rete dei giovani, e anche dei meno giovani visti i numeri (un miliardo di utenti toccati da poco), è costituito oggi da Facebook, e che la facilità di accesso e di utilizzo di questo Social Network è estremamente più elevata rispetto ai modelli di viewer attuali alla Second Life, ma è anche vero che tale gap non è bilanciato da un valore aggiunto riconoscibile, che un Mondo Virtuale può certamente offrire. E che cosa può costituire un elemento di traino che dia valore aggiunto “vero” a quanti guardano il Metaverso dall’esterno, e non con gli occhi dei residenti, spesso rivolti verso se stessi e il proprio piccolo mondo? Proviamo a immaginare questa moltitudine che frequenta Facebook (tra cui anche noi, sia chiaro!) la sera dopo il lavoro magari, o dopo una giornata di studio. Cosa ci trova in Facebook, che prima in qualche modo era stato prefigurato da Second Life? Ci trova elementi di socializzazione e di condivisione, con amici o anche estranei di passaggio, lo sviluppo dei temi che gli stanno a cuore, magari in maniera molto frammentata con le catene di post, la voglia di raccontarsi, di mostrare una foto, di scrivere un pensiero. Tutto questo trova su Facebook e lo usa per il proprio piacere e per soddisfare queste esigenze. Che cosa, invece, non troverà mai in Facebook? La possibilità di esporsi direttamente e di confrontarsi in tempo reale con gli altri, anche se mediati da un avatar in un Mondo Virtuale. La possibilità di interloquire, magari a voce, di condividere uno spazio, che solo un Mondo Virtuale può consentire. La voglia insomma di scendere direttamente in campo e interagire. Tutto ciò ovviamente accompagnato dall’immersione in un mondo fantastico, spesso di pura fantasia, che alimenta anche la voglia di gioco, di sviluppo della fantasia. E c’è poi la vera trovata geniale dei creatori di Second Life: la possibilità di “creare” con le proprie mani, oggetti o immagini. E’ un livello di coinvolgimento che non trova l’interesse di tutti i frequentatori della rete. Ci vuole più coraggio, e voglia di esposizione, per misurarsi direttamente, e partecipare ad una comunità ben più visibile e coinvolgente di quella su Facebook. Quindi la platea di quanti frequentano i Mondi Virtuali non può essere paragonata (almeno allo stato attuale della loro evoluzione) a quella dei social network, ma, parlando di contenuti e di valore aggiunto, può fornire occasioni di confronto su temi che riguardano la vita di tutti i giorni. E può essere l’elemento distintivo, l’occasione da offrire, che contraddistingua l’esperienza nel Mondo Virtuale rispetto alla rete nel suo complesso.

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Molte sono le occasioni, nei prossimi mesi, che potranno attrarre una più ampia platea di frequentatori nel Metaverso: le elezioni Americane e quelle politiche in Italia, la battaglia sull’Agenda Digitale e l’evoluzione delle infrastrutture (vi ricordate la battaglia per i referendum, come quello sull’acqua pubblica?), la vita quotidiana nei comuni disastrati dalla crisi, il taglio delle spese imposto ai servizi essenziali, il peggioramento progressivo delle condizioni di vita della gente, la difficoltà di trovare lavoro per i giovani, e per quanti lo stanno perdendo, ecc.

Sarebbe bello rivolgere sforzi e capacità organizzative verso temi del genere, che possano avere risonanza all’esterno del Metaverso, contribuendo anche alla sua rinascita in termini di immagine. Ricordiamoci di quando Sarkozy, Segolene Royal, e anche Barak Obama, vennero in Second Life, durante le precedenti campagne elettorali. Credo sia difficile (ma non impossibile) ripetere tali exploit, ma un passo avanti lo possiamo sicuramente fare. Perché non provarci? Sarebbe bello, ad esempio, organizzare un incontro (non chiamiamoli più dibattiti, per carità …) sulla crisi economica e sociale, invitando persone da ogni parte del mondo, in Second Life. Confrontare le difficoltà quotidiane che stiamo vivendo qui in Italia, con quelle che vivono gli amici Americani, Francesi, Marocchini o Giapponesi. Una discussione dal punto di vista della gente comune, non degli economisti o dei politici. Credo che un evento del genere sarebbe di certo più seguito, all’esterno, di tante manifestazioni organizzate nel Metaverso, per quanto seguite e apprezzate. Potremmo perfino trarne, una volta tanto, qualche insegnamento utile alla vita di tutti i giorni. Perché non provarci?

Dalle parole ai fatti …

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Si è propagata in Second Life una diffusa voglia di dibattere, esprimersi, raccontare le proprie storie. Benissimo, la discussione è sempre utile, aiuta a confrontare le proprie opinioni, a crescere intellettualmente. I temi sono per lo più il modo di vivere il Metaverso, i fatti che vi succedono, dallo stalking ai tradimenti, dai molestatori ai matrimoni, e così via. E’ un segno di grande vivacità. Ovviamente poi queste serate sono spesso caotiche, disturbate dai prevaricatori di turno o da chi espone in maniera ricorrente il proprio ego, autocelebrandosi. Ma tant’è.

I gruppi di discussione non sono certo una novità nel Metaverso, dagli incontri organizzati da giornalisti famosi, a gruppi intellettuali come Brain2Brain, agli incontri di carattere psicologico organizzati dal mio amico Marco Longo, ai salotti serali a Pust Utopia. Bei tempi. Oggi dibattiamo soprattutto su corna e molestie. Tuttavia già la voglia di discutere è, di per sè, un segno di risveglio dell’interesse verso attività più costruttive della solita serata in discoteca o passata al concerto del cantante di successo (… in Second Life).

Intendiamoci, ci sono esperienze di grande interesse che vengono portate avanti, come la serie di incontri di “Libriamo tutti” organizzati all’isola Imparafacile col contributo di diversi protagonisti, o le serate a tema tecnico nell’isola di Solaris tenute da Salahzar Stenvaag, i corsi di building a TorinoItaly, le serate sulla musica classica o la filosofia, organizzate a Italian Mood da Marjorie Fargis, al bellissimo corso di inglese che sfrutta i temi delle canzoni famose, tenuto da Karelia Kondor ecc. Ma il grosso del “pubblico” si indirizza solitamente verso le discussioni orientate al gossip, mentre a discutere di musica classica, o di inglese partecipano i soliti dieci o dodici. Ho riflettuto su questo, e la risposta che mi sono dato non riguarda i contenuti di questi dibattiti, alcuni veramente di notevole spessore, ma l’atteggiamento dei frequentatori di Second Life.

La gente frequenta le sessioni di gossip perché vuole mettersi in mostra. Vuole raccontare la sua storia, dar sfogo al proprio Io. Che c’è di male in tutto questo? Nulla, è un modo anch’esso di socializzare, di condividere le proprie pulsioni e le proprie esperienze, è sempre stato così nella storia dell’uomo, ci si trova intorno al fuoco e si raccontano le proprie storie, vere o immaginarie che siano, e di solito si cerca di spararla più grossa degli altri. La novità è che nel Metaverso di storie immaginarie se ne possono costruire quante ce ne pare, hai voglia quindi a raccontare …

Il fenomeno nuovo è proprio questa “costruzione” senza limiti delle storie. Alla fine è davvero difficile capire cosa c’è di “vero”, e cosa invece è costruito ad hoc, sulla base dei desideri del protagonista, tanto si trova sempre un’Avatar che asseconda la costruzione della storia, segue le iniziative del personaggio in questione o le sue avventure sentimentali. E in fondo, la costruzione delle storie, è uno dei motivi di maggior interesse nella vita dentro il Metaverso. Parte gioco, parte esperienza affettiva, siamo affamati di storie, di avventure.

E’ quindi questo, la voglia e la capacità di costruire una propria storia, un tassello importante nella nascita di quel personaggio, metà reale e metà fantastico, rappresentato dall’Avatar. Quanta parte c’è di “reale” e quanta invece di “immaginario” nella personalità di un Avatar? E chi può dirlo? A meno che non conosciamo il personaggio reale, quello che c’è dietro l’Avatar, è davvero difficile distinguere. Ma anche se fosse, a che servirebbe?

Abituiamoci a vedere quindi nel Pinco Palla di turno (voglio sperare che non esista Pinco Palla come Avatar in Second Life, ma verificherò …) un personaggio che è caratterizzato solo dalla sua presenza nel Metaverso, spesso avendo poca attinenza con la persona reale che ci sta dietro. Abbiamo voglia a dire “sono sempre me stesso”, non è affatto così, altrimenti andremmo in giro col nostro nome e cognome reale stampato sulla testa dell’Avatar. I nostri comportamenti non sono gli stessi che abbiamo nella quotidianità. Tanto o poco che sia, siamo diversi, ci comportiamo diversamente. Fanno eccezione quelli che lavorano in Second Life, e svolgono una vera attività professionale usando questo strumento. Per loro il Metaverso è l’ambiente di lavoro quotidiano, quindi devono essere riconoscibili.

Torniamo alla necessità di giudicare l’Avatar non per chi è, o potrebbe essere, ma per i suoi comportamenti, la sua “Reputazione”. Che cosa intendiamo con questa parola? Esattamente quello che essa esprime: il giudizio che ci si è fatti su quel personaggio, nel tempo, sulla base delle azioni, delle attività che ha portato avanti, dei comportamenti che ha tenuto nella comunità del Metaverso. E se una persona ha costruito negli anni questa “Reputazione”, non c’è diffamazione o fandonia che regga, a patto che quelli che osservano abbiano la compiacenza di guardare ai fatti, alla storia, e non al gossip. Sono fiducioso che la maggior parte degli abitanti del Metaverso sia già conscio di questa verità, anche se poi la sera, davanti al fuoco …

I buchi nella rete.

by AquilaDellaNotte Kondor

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Si sta discutendo negli ultimi giorni, anche sull’onda di alcuni episodi venuti alla luce nella comunità di Second Life, sul tema dello “stalking”. Cioè della messa in atto, da parte di un “molestatore”, di comportamenti persecutori verso una persona, mediante atti di vario genere, e ripetuti nel tempo, che creano nella vittima uno stato psicofisico di disagio, e un senso continuo di timore e di ansia. E’ un fatto molto positivo che su questi temi, spesso taciuti per timore di ripercussioni, o per personale timidezza, si faccia una pubblica discussione. Ho quindi partecipato personalmente a discussioni su questo tema, anche durante una serata recentemente organizzata  e condotta con efficacia dalla mia amica, e reporter di VWM, Serena Domenici. Ho rilevato tuttavia, in questi dibattiti, che il tema dello stalking non viene affrontato in maniera diretta, poiché la discussione spesso sfocia, anche da parte di persone esperte di diritto (ma è comprensibile, vista la “novità” del tema) in temi che riguardano invece la diffamazione. Non parliamo qui di calunnia che costituisce un caso specifico di reato, rilevabile quando la falsa denuncia è rivolta all’autorità giudiziaria o a chi possa esserne un tramite diretto.

Entrambi gli atti, di stalking e diffamazione, costituiscono reato penale, la cui tipologia è sanzionata dagli artt. 612 bis e 595 del codice penale Italiano. Naturalmente questi atti costituiscono reato penale anche negli altri paesi, ma con alcune differenze riguardanti l’onere della prova, ma su questo non è il caso di approfondire. Cerchiamo quindi di distinguere le due casistiche, tenendo conto che entrambi i reati possono essere denunciati alla forza pubblica per richiedere di procedere contro il molestatore. Esiste addirittura un apposito ufficio online della Polizia Postale a cui ci si può rivolgere (vedi linkografia).

Quello che vorrei mettere in evidenza, nel sottolineare questa distinzione, è che non è solo questione di reato penale, ovviamente da perseguire nei casi di gravità rilevata e di condizionamento ripetuto della vita online della vittima, ma che queste fattispecie di reato, presenti da sempre nella nostra vita sociale, risultano purtroppo notevolmente amplificati da questa nuova dimensione di vita sociale in rete. Infatti, la dimensione di comunità “in rete”, non solo non ne è esente, ma addirittura moltiplica e amplifica i casi, poiché gli strumenti di vessazione sono purtroppo pervasivi e di grande impatto nella vita quotidiana, visto il nostro modo di vivere la rete in ormai perenne connessione, tra PC, tablet e smartphone.

Il mio punto di vista è di estrema intolleranza per i casi di stalking, che vanno pubblicamente denunciati, nella comunità online, e all’autorità pubblica se persistenti. Questa gente non deve trovare spazi di azione, deve sapere che si pongono, con tali comportamenti, al di fuori della comunità e della convivenza civile in rete. Sul tema della diffamazione la questione è molto più complessa, dal mio punto di vista, poiché mette in evidenza l’esistenza di un notevole “buco” nella rete, che ormai è uno dei nostri ambienti di vita quotidiani.

La nostra presenza in rete è di due tipi: diretta, se ci presentiamo col nostro nome e cognome, o mediata da un avatar, ed è il caso della stragrande maggioranza dei residenti in Second Life. In entrambi i casi, il tema della “reputazione” in rete è di grande importanza, ma mentre se siamo presenti con la nostra identità reale, è la nostra personalità, la nostra storia reale, e la nostra effettiva reputazione, nota a molti di quelli che ci vedono in rete, che ci viene in aiuto e rende evidenti alcune falsità o di invenzioni, se siamo presenti invece con un avatar, tutto quello che di noi si sa in rete, passa attraverso la nostra reputazione, costruita in molti casi in anni di presenza online. La personalità di un avatar è la sua reputazione. Gli atti che facciamo durante la nostra permanenza online rappresentano la nostra storia e la nostra identità. E’ questo il motivo per cui la diffamazione costituisce un attacco diretto alla stessa nostra presenza in rete.

Molteplici sono i casi di abbandoni della vita online, di avatar eliminati e poi ricostruiti da zero, dopo esperienze catastrofiche o fenomeni di distruzione della reputazione. Così come pure è diffusissima la pratica degli Alter, avatar doppi, per mettere l’avatar principale al riparo di certi rischi. Io non credo che la pratica degli Alter sia uno strumento efficace, penso che il problema vada affrontato alla radice, contrastando efficacemente questa pratica. Da un lato è necessario che la comunità online, e quella nostra italiana in Second Life è abbastanza ristretta, sviluppi dei propri anticorpi, e una rete di solidarietà verso i soggetti colpiti da questa pratica, dall’altra, le vittime devono porre in atto tutti gli strumenti di protezione, denunciando efficacemente i casi di diffamazione, “sputtanando” i soggetti pettegoli o diffamatori. Questa autodifesa deve essere costante, non occasionale o dettata dalle specifiche emergenze.

Il primo livello di denuncia da porre in atto è, ovviamente, verso i gestori della rete di Second Life, e cioè la Linden Lab. Contrariamente a quanto si pensi, la Linden è molto severa nei casi di violazione dei Terms of Services (ToS), l’unica legge, ma molto efficace, imposta dai gestori ), e di cui una traduzione in italiano è stata diffusa in world. Un caso recentemente verificatosi, di violazione di dati sensibili, e di diffusione di informazioni sulla vita reale di una persona (che conosco direttamente, in quanto collaboratrice di questo Magazine), è un caso che grida vendetta. Una violazione così palese dei ToS, se fosse stata denunciata alla Linden da parte di più soggetti, e molti ne erano a conoscenza per diretta testimonianza, avrebbe comportato provvedimenti seri nei confronti del violatore. Ma forse questa coscienza della comunità e della solidarietà, che anche in rete deve esistere tra gli individui (con troppa superficialità definiti “friends”), è un qualcosa che molti non hanno affatto nel proprio DNA. Teniamone conto, nei nostri rapporti quotidiani online, e sforziamoci di crescere anche da questo punto di vista.

Per concludere. Credo che la discussione debba andare avanti, e so che altri dibattiti si stanno organizzando nei prossimi giorni, ma soprattutto occorre comprendere il fenomeno nella sua vera portata, distinguendo i casi di stalking e di diffamazione, e costituendo una rete di solidarietà che potrebbe aiutare ognuno di noi, nel momento in cui fossimo minacciati da queste pratiche. Solo così potremo definirci una “comunità” il primo passo verso una stabile organizzazione sociale del Metaverso.

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Linkografia:

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Polizia Postale:

http://www.commissariatodips.it/

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Stalking (art. 612 bis c.p.):

http://it.wikipedia.org/wiki/Stalking

http://www.filodiritto.com/index.php?azione=visualizza&iddoc=1660

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Diffamazione (art. 595 c.p.):

http://it.wikipedia.org/wiki/Diffamazione

http://www.mondodiritto.it/normativa/codice-penale/art-595-codice-penale-diffamazione.html

La calunnia è un venticello …

by Serena Domenici

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Mercoledì scorso, presso la land Plusia Ars Island, si è dibattuto di un tema spinoso, che è agli “onori” della cronaca Real Life ormai da tempo. Si è parlato di stalking all’interno del Metaverso e si è discusso sull’uso che in genere si fa di questo termine, che, spesso erroneamente, viene caricato di implicazioni puramente sessuali. In realtà lo stalking non è altro che un atteggiamento persecutorio ai danni di una persona. Una vessazione continua e persistente che in taluni casi può sfociare in minacce e violenze non solo verbali nei confronti dell’oggetto causa dell’ossessione, fino alla sua soppressione fisica. Ovviamente, nel Metaverso l’eliminazione fisica non è possibile, come non è possibile la violenza sessuale. Ma lo stalking si sviluppa in tante direzioni, come un antibiotico a largo spettro. Si tratta di un discorso molto complesso e, per quanto io sia piuttosto documentata sulla materia, non ne sono un’esperta e non ho certezze assolute in proposito, né possiedo ricette o soluzioni.

Nel corso del dibattito la presenza di uno psichiatra avrebbe probabilmente reso la discussione  ancora più esaustiva. Forse sarebbe stato più corretto parlare di maldicenza, calunnia, invidia, pettegolezzo, sopraffazione. Atteggiamenti che, se portati all’estremo, assumono i connotati di una vera condotta persecutoria e, gettando la maschera, rivelano il loro vero volto: quello, truce e detestabile, della violenza. Lo stalking ha tanti fattori scatenanti, e altrettanti modi, per insinuarsi nella vita altrui. Di certo causa, in chi lo subisce, paura, ansia e prostrazione. Quella che dovrebbe essere una seconda vita rilassante e appagante, per alcuni diventa motivo di sofferenza o insofferenza. Dal dibattito sono emersi disagi personali che hanno portato a più di una considerazione. C’è chi fa spallucce e afferma di poter risolvere il problema con un MUTE, chi decide di andar via da Second Life e chi vi resta, vivendo male in un contesto che, invece, dovrebbe essere l’occasione per trascorrere in tutta serenità il proprio tempo libero.

Nonostante la buona volontà di alcuni, pensare che Second Life sia solo un teatro dove si rappresentano, di volta in volta, opere o operette, è mera illusione. Siamo troppo umani per distaccarci dalla carne e vivere e ragionare solo in termini di pixel. Io non ho mai visto un cartone animato in cui dall’inizio alla fine trionfano i buoni. Figuriamoci se ciò possa accadere in un ambiente in cui, dall’altra parte dello schermo, c’è tutto un genere umano sull’orlo di una crisi di nervi. Questo vale per ogni contesto virtuale, non solo per Second Life. Un tempo pensavo che Seconda Vita significasse libertà, ed anche espiazione da tutte quei bordelli mentali di basso profilo che fanno parte della nostra vita reale. Invece, le uniche libertà che ho riscontrato, sono state quelle sessuali e creative. Intendiamoci, validissime anche quelle, in un certo senso strutture portanti della rete sociale radicata nel Metaverso. Ma c’è anche dell’altro. Ci sono le amicizie, i rapporti sociali, le relazioni comunicative. Questo ed altro ancora, che spesso assume i connotati di una brutta copia del mondo reale. Ma … shhhh! Non bisogna dirlo, bisogna far finta che non sia così. Invece io lo penso, lo dico e lo scrivo.

Allo stesso tempo, affermo che, se siamo ancora sul Metaverso, è perché per fortuna non ci scontriamo solo con il brutto, o saremmo affetti tutti da masochismo delirante. Quindi dibatterne, parlarne, aiuta a capirsi, ed  a cercare di migliorare atteggiamenti viziati in origine. Credo  che la soluzione sia nell’individualità, nella capacità di ognuno di noi di andare oltre determinati schemi, e vincere i pregiudizi che portano ad isolare, solo per sentito dire, determinate persone.

Tempo fa, al mio ingresso su Second Life, fui messa in guardia verso una persona (la chiamo persona volutamente e non avatar, perché è poi entrato nella mia RL). Me ne dissero di tutti i colori a riguardo, avvertendomi finanche di starne alla larga. Per circostanze che ora non sto a raccontare, lo incrociai sul mio cammino. E siccome non sono una persona influenzabile, decisi di conoscerlo. Sono passati circa tre anni, e posso oggi affermare di aver conosciuto una delle persone/avatar  più squisite del Metaverso. Un vero signore. Certo, ha i suoi difetti, chi non ne ha di noi … ma sul piano etico e civile è senza dubbio una persona correttissima. Mentre chi me ne parlava male, non sempre ha dimostrato di esserlo. Questo per dire che forse sconfiggere determinate persone consiste anche nella capacità di andare oltre. Oltre i preconcetti, la calunnia e le falsità. Convincerci che bisogna dare sempre, a chiunque, una chance di dimostrarci quello che è realmente. Per tutto il resto c’è la Polizia Postale. Più si ha visibilità, in qualsiasi contesto, e maggiori saranno gli attacchi.

L’invidia e la gelosia accecano, ma dovrebbero essere anche uno sprone per chi li subisce. In fondo, se si è invidiati, è perché si hanno quelle caratteristiche e capacità che rodono il fegato agli invidiosi. Poverini, sanno di arrivare sempre secondi, se gli va bene. E in fondo amano, a modo loro, i loro “prescelti”,  li amano a tal punto che vorrebbero tanto somigliar loro. Come non è da sottovalutare anche l’altra faccia della medaglia: c’è chi si spaccia per vittima e in realtà non è tale, anzi, è peggiore dei carnefici. Questa condizione è ancor più difficile da smascherare, solo il tempo riesce a fare giustizia. Mi rendo conto che il discorso non è dei più semplici, perché c’è un sottobosco troppo vasto da affrontare; l’unica arma che abbiamo è di andare oltre, superare i nostri limiti ed evitare di fissarci. Se non ha risolto il problema Walt Disney, figuriamoci noi!

P.S.: Colgo l’occasione anche di ringraziare lo staff di Plusia Ars Island per il tema della serata.

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La calunnia è un venticello

Un’auretta assai gentile

Che insensibile sottile

Leggermente dolcemente

Incomincia a sussurrar.

Piano piano, terra terra

Sotto voce sibillando

Va scorrendo, va ronzando,

Nelle orecchie della gente

S’introduce destramente,

E le teste ed i cervelli

Fa stordire e fa gonfiar.

Dalla bocca fuori uscendo

Lo schiamazzo va crescendo:

Prende forza a poco a poco,

Scorre già di loco in loco,

Sembra il tuono, la tempesta

Che nel sen della foresta,

Va fischiando, brontolando,

E ti fa d’orror gelar.

Alla fin trabocca, e scoppia,

Si propaga si raddoppia

E produce un’esplosione

Come un colpo di cannone,

Un tremuoto, un temporale,

Un tumulto generale

Che fa l’aria rimbombar.

E il meschino calunniato

Avvilito, calpestato

Sotto il pubblico flagello

Per gran sorte va a crepar.

 

Rossini – Il Barbiere di Siviglia

 

La parola

By Serena Domenici

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“Com’è arrapante il tuo avatar!” Me l’hanno detto ieri. Anzi me l’hanno scritto. Ma non è la stessa cosa? Forse sì. O forse no… Quanti me l’avrebbero “detto” in voice? E quanti lo avrebbero fatto a voce nella vita reale, e, soprattutto, che significato avrebbe avuto? Adulazione, sfacciataggine, menzogna, voglia di “provarci”, arroganza, volgarità, ironia? E in Second Life si possono semplicemente trasporre dal parlato allo scritto tutte queste sfaccettature lessicali e concettuali? Me lo sono chiesto quando ho letto (ascoltato?) questo “complimento” tutto particolare-ma-non-troppo. Si impone, a questo punto, qualche riflessione. Si è parlato spesso del no/voice, si/voice, all’interno del Metaverso, e dei vari Mondi Virtuali. In realtà ho sempre ritenuto che fosse un falso problema. Sono dell’avviso che sia una scelta del tutto personale. E che ogni tentativo di demonizzare o, al contrario, esaltare l’uso della voce sia un atto di “prepotenza”. Personalmente trovo comodo il voice: non mi va sempre di scrivere, e con gli amici più cari mi piace ridere e chiacchierare senza dover digitare sui tasti, a tratti in modo frettoloso e compulsivo.

Ho rispetto verso chi non lo usa per ragioni personali, relative al contesto “Real” in cui si trova, molto meno invece, per chi resta muto per potersi comodamente spacciare per qualcun altro/a. Non mi riferisco all’annosa questione di cambio di sesso. Se sul Metaverso a qualcuno piace sentirsi “altro” o poter essere “altro”, ritengo siano fatti suoi, soprattutto se rimane all’interno di un contesto virtuale senza implicazioni real life. Intendo approfondire, invece, il rapporto tra comunicazione e parola scritta, se su di essa si incentrano e si basano le relazioni interpersonali in Second Life. Questione di approccio, di metodo, di mentalità e, purtroppo, o per fortuna, a seconda dei casi, di stile. Invece, poco e meno approfondito è il discorso sull’uso della parola scritta. Mi scuso in anticipo se la questione fosse già stata dibattuta, ma, a meno che mi sia sfuggito, ho letto poco al riguardo. Si digita tantissimo in chat local o in “im” privati. Si scrive per comunicare, si scrive per rendere viva e palpitante la vita all’interno dei Mondi Virtuali. Si scrive in tutte le lingue e si scrive per necessità di proporsi e manifestarsi agli altri. Si scrive per dare e ricevere emozioni, si scrive per fare sesso virtuale, per litigare, amare, sognare, calunniare, spettegolare, lavorare.

Si scrive in modo sgrammaticato, colto, ricercato, confuso o poetico. Si scrive inventando ogni volta, e si scrive per stereotipi, slogan e luoghi comuni. Qualunque sia la ragione, la parola scritta è indubbiamente per molti il veicolo principale per scegliersi, “annusarsi”, valutare e cercare chi, per una serie di varie e spesso misteriose alchimie, più ci piace, o al contrario, chi proprio non ci aggrada. E chi ha la capacità di “leggere tra le righe” riesce a farlo con tempi più rallentati e pertanto con maggiori possibilità di discernimento rispetto a quelle che l’intuito e le sensazioni epidermiche, mediate dal linguaggio del corpo, possono regalare nella vita reale. E, al contrario del voice, la parola scritta aiuta i timidi e li rende audaci. Aiuta chi millanta nobili intenzioni e sentimenti, riesce a far sognare, se si ha il dono di scegliere con cura le parole, ma è capace di distruggere al pari di Attila chiunque incroci il suo “percorso”. Può essere un’arma o un dono, un pugnale o una carezza, una rosa o una spina. La scrittura parla di noi attraverso noi, che diventiamo gli artefici, non sempre consapevoli, di “giochi” di ruolo, che ci vedono di volta in volta vittime o carnefici. Sono certa, per esempio, che molta arroganza scritta trovi la forza di essere tale solo perché, al riparo da sguardi o inflessioni vocali, diventa l’arma principale di qualche imbecille (uomo o donna), che attraverso l’uso della chat, o di messaggi privati, crede che quattro cazzate scritte in maiuscolo possano avere il potere di intimorire gli interlocutori con i quali si rapporta.

Ci sono poi i beffardi (per non dire peggio…), quelli che ti sbattono in faccia risate sardoniche (secondo loro) “bannando” e “mutando” a più non posso, con annesso corredo di faccine doppie, triple e con salto mortale. E tu resti lì a ridere in Real Life, e a chiederti il perché la madre dei cretini sia sempre incinta. Ci sono i seriali, quelli che scrivono a tutti le stesse cose, usano direttamente il copia e incolla, e se li fai uscire fuori dal seminato, sono colti da crisi isterica e/o sindrome da impotenza. Un’altra ineffabile categoria è rappresentata dagli scurrili, che usano definire il loro prossimo con appellativi non proprio eleganti. Hanno la sindrome della troia a tutti i costi, e costi quel che costi. Se non gliela dai sei troia, se gliela dai sei troia lo stesso. Della serie: poche idee e confuse.

Ovviamente c’è l’analogo femminile: l’uomo se ci prova è un porco, se non ci prova è un coglione. Tutto ciò ha un vago (ma non troppo…) sentore di deja-vu Real Life, ma, si sa, non c’è mai nulla di nuovo sotto il sole, di idrogeno o di pixel che sia. I suadenti, poi … ah, loro sì che ci sanno fare: usano la parola danzandoci, sanno quali corde toccare e se alla fine ti prendono in giro sei pure contenta/o. Gli affabulatori sono i cugini larghi dei suadenti, e i parenti stretti dei seriali, ma conoscono più aggettivi e sono più furbi/e.  Riescono a fregarti, però, solo una volta, la seconda sanno già di stantio.

Interessanti, inoltre, sono i profili. Ne parlai già tempo addietro: molti di essi sono per lo più citazioni prese in prestito e raccolte qua e là; il trionfo del copia e incolla da cui è difficile capire la reale personalità che viene fuori col tempo, se si vuole farla venir fuori e, soprattutto, se vale davvero la pena cercarla.

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E’ inevitabile, a questo punto, parlare di “menzogna” nel Metaverso. Difficile stilarne una definizione accettabile, e valida per tutti. La realtà virtuale è essa stessa finzione, sia pur entro certi limiti, e non dire tutto di sè, o dire cose non vere o fuorvianti, fa parte del gioco. Un gioco, però, che spesso si fa duro e coinvolge sentimenti ed emozioni “reali”. O che si fa illusorio o, se vogliamo, consolatorio, rendendoci più vivibile la vita reale, nei casi, e non sono pochi, che essa sia avara di soddisfazioni. E allora ecco che, mentire agli altri e mentire a se stessi, diventano due facce della stessa medaglia, non necessariamente intrise di malafede o cattiveria. Abbiamo bisogno anche di illusioni, “un po’ per celia, un po’ per non morir”. Ma nello stesso modo in cui la propria libertà finisce dove inizia la libertà altrui, la propria menzogna deve arrestarsi dove inizia l’altrui sofferenza. E le parole … bisogna saperle usare.

Ci sono parole che ti arrivano dentro e ti confondono, ci sono parole nelle quali credere aiuta a sopportare meglio la vita, ci sono parole che lasciano il segno e che scrivono la tua storia, al di là del tempo. Il Metaverso è un teatro di vita … E i ruoli sono interscambiabili. Ecco perché non potrà, a mio avviso, esserci un pensiero avatariano autosufficiente ed autoreferenziale. Siamo troppo coscienti e incoscienti per poter prendere le distanze dal nostro pupazzetto. Siamo noi, al di là dello schermo, a dargli il modo di agire e trasmettere input. Sono in pochi ad ammettere di avere una vita sessuale cerebrale all’interno di SL. In realtà solo una minoranza non pratica il cybersex. Fare sesso, mediante scrittura, è per molti l’unico modo per comunicare al proprio partner il desiderio. La letteratura, d’altra parte, è piena di opere erotiche, e sono convinta che il Metaverso, o le chat history, racchiudano dei veri e propri capolavori di Ars Amandi (Ovidio Docet). Quasi quasi, proporrei attraverso questo Magazine la pubblicazione in anonimato (i nomi degli amanti celati) non di racconti, ma di esperienze scritte di erotismo. Che poi non è tanto importante praticarlo, il sesso, ma renderlo desiderabile e perfetto attraverso le parole giuste al momento giusto. Il nostro cervello può godere in mille modi diversi e sublimi, tutto il resto sono dettagli. Pensateci: scrivere, soprattutto in anonimato, ci libera. Libera il meglio e il peggio di ognuno di noi. Sta a noi metterlo su “carta”.

Lo sport nazionale: la polemica.

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Il mio ultimo articolo terminava con queste parole: “…con lo stesso entusiasmo, da parte dei valorosi pionieri di oggi, che saranno chiamati a compiere il salto di qualità. Sarebbe quindi il caso di cominciare da adesso … “.

Era un invito alla discussione, all’approfondimento. Il dibattito che ne è seguito, con molte decine di commenti, è stato più o meno simile a quello svoltosi in altre occasioni analoghe. Da un lato non si è colto, a mio parere, il senso dell’invito all’approfondimento, dall’altro, alcuni lodevoli interventi di merito, che hanno espresso pareri molto interessanti, sono stati subissati dai soliti post di rivalsa e di polemica, se non di vero e proprio insulto.

Intendiamoci, non che sia stata una situazione diversa dalle solite discussioni tipiche del popolo di Second Life, ma è servito a focalizzare la mia attenzione esattamente su tale fenomeno. Alcuni interventi notevoli, tra cui mi piace citare quelli di Melusina Parkin, di Eva Auer, di Sniper Siemens, e di pochi altri, sono stati annegati in un mare di repliche sbrigative e superficiali, non propriamente rivolte all’approfondimento. Classico.

Vorrei qui citare, parlando invece di contenuti, una massima di Marco Porcio Catone: “Bada di possedere i contenuti, le parole verranno…”, che ci ammonisce a considerare prima le idee, le cose che abbiamo da dire, e dopo il modo, l’eloquenza, poiché è questa che deriva dalle prime, e non viceversa. Che cosa voglio dire? Dico che una discussione si basa su un confronto di idee, sul mettere a fattor comune punti di vista diversi, poiché la risultante del confronto è sempre superiore alla somma delle idee di partenza. Discutendo si sviluppa l’analisi, si acquisiscono fatti e punti di vista che non si conoscevano, o non si erano considerati, prima, e si arriva perciò ad una sintesi superiore a quelli che erano i punti di partenza. Logico, chiaro, scontato…

Perché allora ci troviamo sempre di fronte a questa vis polemica, addirittura condita di astio e di ripicche personali, e a volte addirittura di insulti?

Io credo che siano due le motivazioni. La prima è che polemizzando con l’altro pensiamo di primeggiare intellettualmente, di sopraffare con l’aggressività, i punti di vista dell’altro. Una voglia, insomma, di prevalere, basata non sulle idee, ma sulla sterile polemica. E’ il mormorio di fondo, la fiera delle vanità e dell’inutilità. La seconda motivazione è che, volendo intervenire nela discussione, e mettersi in evidenza a tutti i costi, non avendo assolutamente nulla di originale da dire, si innescano discussioni basate sul nulla.

Non voglio entrare nel merito degli insulti, se non chiedendo aiuto, ancora una volta, ai latini: “Gli insulti, se non li prendi in considerazione, vengono presto dimenticati; se invece ti ci arrabbi, appaiono meritati (Publio Cornelio Tacito)”. E’ la politica che di solito adottiamo noi della redazione.

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Tuttavia si pone a questo punto un problema: come vogliamo continuare a portare avanti le nostre discussioni e i nostri approfondimenti? O vogliamo forse rinunciare del tutto alla discussione, limitandoci ad un approccio unidirezionale, senza pubblicare interventi esterni alla redazione, o repliche?

Per quanto mi riguarda, questo Magazine è stato fondato avendo tra gli obiettivi quello di contribuire a far crescere la consapevolezza nelle potenzialità e nel futuro dei Mondi Virtuali (lo scrivo in maiuscolo perché mi piace così, se non condividete, rassegnatevi…). Rinunciare alla discussione sarebbe un venir meno a uno degli elementi fondanti di questo progetto. Quindi nessuna rinuncia, il problema neanche si pone.

Esiste però una questione di metodo. E qui io penso, col mio innato ottimismo, che gran parte del miglioramento nel livello della discussione, debba basarsi sull’autodisciplina. Invito quindi tutti quelli che hanno idee e argomenti da portare al confronto, a esprimere liberamente il proprio pensiero, e a seguire sempre i dibattiti, contribuendovi. Saremo sempre riconoscenti a questi amici, che ci stimolano e ci aiutano a crescere. Viceversa, invito i polemici e quanti non hanno voglia di portare contributi di merito, ma solo ripicche e attacchi gratuiti, ad andare a esercitare tali loro prerogative da un’altra parte. Senza rancore, sempre con amicizia, ma senza avere nulla da dirci. Rinunceremo alla metà dei commenti a beneficio dell’approfondimento. E, dato che l’ottimismo non è pazzia o ingenuità, se l’autodisciplina facesse difetto a qualcuno, saremo costretti a tagliare o stigmatizzare i commenti del tipo suddetto.

Sarebbe una scelta dolorosa, poiché nessuna censura è consentita in rete, da prendersi quindi non a cuor leggero. Si potrebbe poi gestire in maniera democratica tale tipo di intervento, ad esempio delegando questi casi particolari a un team di tre persone, di provata obiettività (da individuare). Sarebbe un sistema macchinoso e poco rapido, tuttavia si potrebbe provare… Un altro sistema potrebbe essere quello di pubblicare il commento in questione seguito da una replica immediata della redazione, che lo identifichi come inutilmente polemico o offensivo. Ma qui gli effetti potrebbero essere ancora più perversi, alimentando ulteriori polemiche, se non addirittura risentimenti personali. Insomma è un tema molto delicato e complesso e chiedo quindi anche il vostro contributo per l’identificazione di una soluzione accettabile.

Una cosa è certa, l’auspicato salto di qualità, che citavo all’inizio, non può tardare ulteriormente a compiersi. Ci sono molti segnali di ripresa dell’interesse nelle potenzialità e negli sviluppi dei Mondi Virtuali, occorre prepararsi a sfruttare la seconda ondata, e non tutti ne sono o ne saranno capaci. La storia del progresso ce l’ha insegnato, spesso tocca ricostruire partendo dalle macerie, su un terreno non vergine. Ed è quello che spero vorremo fare…

Il futuro è adesso.

Nelle ultime settimane sul nostro Magazine si sta conducendo, complici alcuni articoli recentemente pubblicati, un dibattito abbastanza contrastato sulla storia, le esperienze, ed il futuro di Second Life. Commenti e riflessioni, spesso accesi, si sono fatti sulle esperienze e i fallimenti passati, come la mitica presenza delle “imprese reali” in Second Life. Altrettanto combattuti sono i giudizi su un nuovo mondo virtuale, che faticosamente sta cercando di fornire una versione di grid diversa da Second Life, ma ancora tutto da costruire. Insomma, una riflessione sul passato ed il futuro di Second Life, o di quanto da Second Life potrebbe svilupparsi. E’ un momento importante di discussione, da sviluppare ulteriormente. Sono convinto che solo metabolizzando e superando i miti dei passati fasti, si possano porre le condizioni per lavorare seriamente, o giocare serenamente, alla costruzione di un nuovo paradigma di utilizzo dei Mondi Virtuali.

Il primo obiettivo da acquisire, è il superamento del “lutto” per i fasti e la notorietà dei bei tempi passati. Second Life ha avuto il suo momento di massima notorietà tra la fine del 2007 e il 2008. Era una novità, i termini immaginifici di “Seconda Vita” e di “Avatar” conquistarono le prime pagine dei giornali e gli inserti tecnologici e culturali di tutte le riviste. Ne nacque una moda mediatica, con libri, interviste, cantanti e politici che si cimentarono con avatar e viewer, e via dicendo. Poi la moda passò, sostituita da altre più diffuse e popolari che durano tuttora. Il solito chiasso dei media, superficiale ed effimero. Ma, per fortuna, Second Life continua la sua evoluzione, senza tanto clamore. Fin qui tutto normale, logico, prevedibile.

La vera bufala, il malinteso, e l’illusione di fondo, è stata quella che propagandava Second Life come la nuova frontiera, il nuovo mondo. Passò quindi l’idea per cui, come la corsa alle terre dei canestoga nel 1893 in Oklahoma, chi fosse arrivato per primo, avrebbe conquistato le posizioni migliori nel nuovo eldorado. Addirittura imprese reali, per motivi di immagine tecnologica da acquisire (sfruttando la notorietà data dai media in quel momento), o per l’illusione di nuovi business, spesero tempo e denaro per una presenza breve ed inconcludente. Altre imprese, del settore tecnologico e dei servizi, verificarono le potenzialità del nuovo strumento, decidendo che non era il caso di investire altro denaro, e lasciarono rapidamente Second Life, o vi mantennero una presenza discreta da “osservatori”. Questa bufala, oltre che per il rilievo dato dai media alla nuova moda, fu diffusa anche a causa dell’errata convinzione che presto il web che noi conosciamo, e usiamo per lavoro o per svago, sarebbe stato sostituito da una sorta di web tridimensionale di cui Second Life era appena l’inizio. Una famosa ricerca di una società specializzata dichiarava, nell’aprile 2007, che: “entro il 2011, l’80% degli utenti internet attivi avrà una seconda vita in un mondo virtuale”. Si capisce quindi, a guardarla a posteriori, l’aspettativa che si era andata creando, verso i Mondi Virtuali.

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Molti i politici, i cantanti, gente dello spettacolo, che entrarono in Second Life seguendo la moda del momento. Da Paola e Chiara (http://www.youtube.com/watch?v=5ZL0w2G8i6s), a Irene Grandi (http://www.youtube.com/watch?v=HI7tgXpsTlM), da Antonio di Pietro, allora ministro delle infrastrutture (http://www.youtube.com/watch?v=5IGThVGGloU), a Segolene Royal (http://www.youtube.com/watch?v=ALCnho6Tvxk) durante la campagna elettorale per le presidenziali francesi, a Barak Obama nel 2008, col suo geniale messaggio “Yes, we can!” (http://www.youtube.com/watch?v=N2pkSaT7eqs&feature=related), seguito a ruota dal suo avversario McCain.

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Le imprese che entrarono in Second Life, investendo pochissime risorse economiche per la verità ma impegnando il proprio brand in un’esperienza rapidamente rivelatasi inconcludente, scoprirono quelli che erano allora, e sono ancora oggi, i limiti evidenti di questo strumento: limitato numero di utenti, ferraginosità dell’interfaccia software, necessità di un hardware adeguato, mancata diffusione della banda larga, ecc. Inoltre, si capì rapidamente che la profezia della sostituzione del web con i Mondi Virtuali, era la bufala che ora sappiamo. Second Life tornò quindi rapidamente ad essere un ambiente frequentato dai resident, al di fuori del clamore mediatico. Cioè da quelli che, entrandovi, avevano scoperto alcune delle reali potenzialità di questo strumento straordinario, rappresentato dai Mondi Virtuali. Questi pionieri hanno continuato a svolgere e a sviluppare sempre di più, le attività che sono tipiche di una presenza “reale”, tramite avatar, in un ambiente immersivo: sperimentazione artistica, education, concerti, eventi culturali e dibattiti, e così via. Sono le attività in cui è importante la presenza “fisica” delle persone, l’interazione con gli altri. Una pagina web piena di dati, o l’utilizzo di un portale di e-commerce, non hanno alcuna necessità di una presenza “fisica” dell’utente. Le pagine web sono utilissime e sufficienti, per svolgere tali attività. Nessun ambiente 3D mi sarà utile per compilare il 730 o stampare i miei certificati anagrafici dal sito del Comune. Ci voleva poco a capirlo, eppure, la bufala fu digerita da molti in quegli anni di boom.

Sgombrando quindi il campo dagli equivoci, si rivela l’effettiva potenzialità dei Mondi Virtuali, di cui Second Life è un prototipo ad uno stato ormai abbastanza avanzato. Le applicazioni possono essere molteplici, andando a sostituire, con una presenza virtuale, quella fisica, con enormi economie di spazio e di tempo. Pensiamo ai servizi di consulenza, allo svolgimento di attività associative, alla telemedicina, agli ambienti di simulazione, e via dicendo. Oltre naturalmente al superamento degli ostacoli dovuti alla distanza, o all’indisponibilità delle persone, per contatti diretti.

Inoltre, c’è una tematica di tipo sociologico tutta ancora da sviscerare. Un Mondo Virtuale è un vero e proprio villaggio globale, un mondo “vivo” con paesi, città, gruppi sociali. Le interazioni e le necessità di governo di un tale nuovo mondo, sono ancora tutte da scoprire e sperimentare. Ce ne sarebbe di lavoro da fare, per sociologi e psicologi. Alcuni tentativi di elaborazione di un nuovo modello sociale sono stati appena abbozzati negli anni scorsi (ricordate l’esperimento di autogoverno di Neufreiestadt? O il nostro italianissimo Post Utopia?). E’ un filone di ricerca completamente nuovo: una società che nasce e si sviluppa da zero. Quali forme organizzative, quali regole, quale ordinamento politico, può darsi? E’ inevitabile passare dal modello tribale a quello capitalistico? Sono possibili nuove forme organizzative che non mutuino i modelli socialisti o anarchici?

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Un universo nuovo, tutto da scoprire e da sviluppare. Così come pure è importante capire  come potrà svilupparsi, in futuro, l’economia interna ad un Mondo Virtuale. E’ innegabile che un’economia, per quanto limitata alle attività interne, esista in Second Life, e consenta anche a diverse persone di vivere con i guadagni che qui si fanno. Non è certamente un eldorado, o un settore che possa creare migliaia di posti di lavoro, ma sicuramente molti ci vivono, per quanto non navigando nell’oro. Sono lontani i tempi dei fasti speculativi di Anshe Chung, all’inizio della bolla immobiliare in Second Life. Questa gente sbarca a stento il lunario, ma ci vive, e di esempi, anche nostrani, ne abbiamo diversi.

C’è poi tutta la tematica dei Giochi di Ruolo, per cui un mondo virtuale fornisce strumenti sufficienti a sviluppare le diverse “storie” ed i personaggi che si vanno man mano creando: clan, organizzazioni, gilde, sette di vampiri o di cavalieri medioevali, ecc. Ma qui esiste già una consolidata esperienza, data dai Mondi Virtuali più avanzati e diffusi di Second Life, come World of Warcraft, Entropia, Everquest, Ultima on line, ecc.

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Esistono quindi intatte le potenzialità di un grande sviluppo dei Mondi Virtuali, purchè le si guardino in una prospettiva realistica e legata alle effettive possibilità offerte dal Metaverso. E naturalmente, per quanto rappresenti il prototipo più avanzato, Second Life è lungi dal poter essere considerato il futuro dei Mondi Virtuali.

Già oggi innumerevoli altre grid, basate su Open Sims, sono operative, per quanto richiamino un numero molto più limitato di utenti, e abbiano caratteristiche ancora piuttosto lontane da Second Life. Ma è solo una questione di tempo. Questi mondi si svilupperanno, così come pure nuove grid proprietarie verranno create, e avranno legittimamente velleità di svilupparvi servizi e attività adeguate alle potenzialità dell’ambiente.

Quello che posso dire, considerando il potenziale sviluppo di servizi, che utilizzino il paradigma dei Mondi Virtuali come strumento, è che prima di sbandierare soluzioni innovative, o nuovi modelli di business, occorrerà avere progetti più che solidi, con idee precise su quanto vogliamo offrire in termini di servizi, e con una pianificazione chiara delle risorse sia economiche che umane che serve mettere in campo. Questo per evitare ulteriori fallimenti o illusioni di business. La gestione delle attività all’interno dei Mondi Virtuali è qualcosa che si impara vivendoci dentro, e molti, in questi anni, hanno sviluppato tali skills continuando a lavorare in Second life. Nessuna agenzia di servizi o di advertising della società esterna ha alcuna competenza in tal senso. I nuovi progetti ed i nuovi modelli di sviluppo nasceranno dall’interno dei Mondi Virtuali. E non saranno proposti da gente improvvisata o con mire di arricchimento. Saranno i volontari e gli entusiasti resident, che in questi anni hanno operato a proprie spese, ed hanno imparato a muoversi nel Metaverso, che forniranno il know how e le risorse per un nuovo inizio. Con entusiasmo, passione, e senza illusione di business. Lo vedremo presto. In una discussione che ho avuto nei mesi scorsi, con un professore americano profondo conoscitore dei Mondi Virtuali, ipotizzammo un arco temporale di cinque anni per ripartire. A valle di esperienze e di tecnologie innovate, ma con lo stesso entusiasmo, da parte dei valorosi pionieri di oggi, che saranno chiamati a compiere il salto di qualità. Sarebbe quindi il caso di cominciare da adesso …

Sfera

by Eva Auer

 

Sono in corso i campionati europei di calcio e tante sono le immagini calcistiche che sopratutto scorrono, nella televisione accesa, in sottofondo, mentre gironzolo per il web con mio portatile. Imbattendomi in discorsi attorno alla “realtà virtuale”, è inevitabile pensare alle simulazioni del calcio che girano su specifiche piattaforme, o consolle. Utilizzando lo schermo televisivo come monitor, a mio avviso anch’esse rappresentano una virtualità che, vista l’animazione che può generare durante le sessions, è meno sedentaria di quella attorno le vere partite di calcio proposte negli altri canali dello stesso strumento visuale.

Il pubblico del calcio su consolle continua a definire la propria attività “videogioco”. Il termine “realtà virtuale” non si estende a quel tipo di situazioni, non che venga rifiutato: proprio non è preso in considerazione. Forse “realtà virtuale” sa troppo di un qualcosa di mentale che non riguarda quel sottoinsieme dell’ampio strato sociale che assiste allo spettacolo del calcio, in TV e talvolta allo stadio. Il loro oggetto d’interesse è dinamico ed essi si definiscono “tifosi” e appresso, senza remore, “sportivi”. Il momento mentale non fa parte del loro hobby. I loro colori sono sgargianti, brillantemente illuminati, tali da distinguere un momento spensierato.

“Realtà virtuale” è invece un qualcosa con colori “alla Matrix”. Grigi virati in blu, verdi vagamente militareschi, ombre scure di conseguenza. Espressioni facciali che la gioia la ignorano o quasi, anzi, quando poi si animano, mostrano l’essere avvezze alle situazioni delle strade del semicentro, quelle popolate solo da automobili e dove a piedi passa chi rientra a casa scontento di non potersi permettere una zona residenziale incrociando altri che invece non possono permettersi la macchina. Gli unici che lì, a livello strada, non guardano quindi di sfuggita il loro prossimo sono i negozianti che economicamente sopravvivono, attenti e rintanati all’interno dei loro esercizi commerciali. Nei momenti in cui non sono assorti a leggere fatture, bolle di reso e bollette varie, rilevano di persona la decadenza. Si chiedono spesso dov’è finito il resto della gente con la quasi certezza che è fortunato chi si trova nel giro di quel “qualcosa di bello” mostrato in televisione.

Con quest’idea di fondo, la “realtà virtuale” è alternativa a ciò che è lecito sognare e che si guarda nel tempo libero. Se contiene temi avvincenti, esso certamente sono simil-Matrix. Infatti, la stessa gamma di blu che virano al grigio sono usati per le immagini delle introspezioni psico-qualcosa che nei casi estremi posseggono implicazioni degne del thriller. In ogni caso si tratta di discorsi inevitabilmente tendenti all’intimo, che per il gusto della suspense sono praticati con sconosciuti che “non si sa mai chi sia, nascosto dietro il monitor”. Su tutto ciò incombe quel “sesso” che è tipico intendere sognato dai ragionieri con l’immancabile pancetta mentre è fattivamente praticato dagli imprenditori. Viene quasi da sé che non si tratta di temi nell’immediato interesse degli sportivi, più propensi al festeggiare il sogno dell’innocenza. Non a caso i giornalisti sportivi, quando preparano il loro pubblico all’evento sgradevole, pronunciano quel loro dannato “ora vi mostriamo delle immagini che non avremmo mai voluto mostrare”. Ciò, da altre parti, sarebbe immediatamente definito “da voyeur”, però non qui: siamo tra gente semplice.

Probabile, com’è probabile siano tutte solo facciate. In ogni caso, assistere a un incontro di calcio virtuale animato da due giocatori abili, può però essere davvero avvincente. La situazione propizia la fantasia e il lato spettacolare è certamente tenuto in forte considerazione da giocatori e piccolo pubblico -come numero- d’intorno. Non v’è dubbio che lo svolgersi della gara sia un evento ludico e il clima, privo dell’incombere dell’ombra di logiche di mercato/borsa e altre varie geopolitiche, è senz’altro leggero. Inoltre, i pali di sostegno del verde urbano restano al loro posto, le birra in bottiglia di vetro non si sente discriminata, i cassonetti non si accorgono di nulla, i venditori di vernice spray penseranno un pochino di più a Keith Haring e i mezzi pubblici (Mercedes e Skoda) se intonsi prima, restano tali anche dopo.

Ho usato qualche frase spiritosa in quanto la virtualità (per es.: Second Life, SIMS, Kaneva, Habbo Hotel, World of Warcraft, Lineage 2, Dark Age of Camelot, Everquest, Croquet, Multiverse, HiPiHi, Go Supermodel, Jumpstart, Stardoll, Twinity) è oggetto di commenti ironici di chi la considera “surrogato della realtà”. Secondo me ne è una rappresentazione con modalità artistiche ma so che esiste chi la considera valida solo se riconducibile a qualcuno che sia “vero”. Per realizzare il nesso con il vero si attiva una specie di “via dello scambio” di dati reali, sul tipo di foto e/o l’uso condiviso del viva-voce. Ci sono state discussioni attorno a questo tema ma non ho notato cambiamenti d’opinione. Vediamo quindi se la situazione calcistica, nel suo specifico insieme, può aiutarci in proposito.

Intanto partiamo dalla realtà. Raccogliendo pareri e testimonianze, emerge l’opinione che la raggiunta uniformità di gioco praticato ha fatto del calcio un qualcosa di noioso. Infatti, i tornei vengono decisi sempre più spesso dai rigori che i commentatori, appunto, definiscono “una lotteria”. Il mancato spettacolo sarebbe quindi compensato da un intorno di miriadi di analisi dei fatti, occasioni colte e mancate, momenti di crisi dei singoli, altre statistiche e infinite minime analisi anche motivazionali. Che l’intorno sia un qualcosa gestito con cura lo testimonia a sua volta il fatto che a volte è tale da costituire uno spettacolo a sé stante.  Alla lunga, tutto questo show soprattutto “talk”, ha reso il calcio -che nel frattempo si quotava in borsa- astratto a tal punto che per ricordare il suo “spirito” è necessario riferire a immagini classiche, tipo quelle di Italia-Germania 4 a 3, per intenderci. Pertanto viene spontanea una domanda: un qualcosa di concreto che si guarda con in mente un sogno, si tratta di un qualcosa di concreto? Quanto è lungo il passo che si deve fare per virtualizzarlo completamente? Quale motivazione può esserci per stimolare la sua virtualizzazione?

Sogni a parte, vediamo un po’ cosa accade nei risultati concreti. Le vincitrici del campionato nazionale di serie “A” degli ultimi trent’anni sono, a rotazione, sempre le stesse tre e mi chiedo, a questo punto, che gusto si provi a fare il tifo per squadre come Atalanta, Bologna, Cagliari, Catania, Cesena, Chievo, Fiorentina, Genoa, Lecce, Novara, Palermo, Parma, Siena, Udinese. Non mi sorprendo, quindi, se i tifosi disertano sempre di più lo stadio e il calcio è, in definitiva, una danza di minuscole figurette in uno schermo. Il di più della realtà, a questo punto, è la sfilata delle star nella tua città e le chiacchiere d’intorno cariche di gossip, sinergico ad altre questioni di Grandi Uomini e le loro donnine, affari di nipoti di politici africani e tatuaggi sull’inguine.

Tutto ciò, restando nel pallone, perché si presuppone immortale uno spirito evocato tramite nomi di altre ere e, se non basta, altre melancolie sul tipo di quelle recitate da Aldo, Giovanni e Giacomo in “tre uomini e una gamba” oppure il campo sempre di periferia, gli amici sempre veri e la nebbia nei polmoni e altre cose che gettano benzina sul fuoco del ricordo e della sua dannata tendenza alla deformazione poetica. Attitudine, quest’ultima, che tende a farci dimenticare che oggi nelle spiagge si paga persino per respirare mentre nei campi di periferia trovi solo capannoni chiusi e rottami. Gli esseri viventi sono figure vaganti, spesso extracomunitari e altri immigrati dall’avventurosa dimora. Dentro le città, invece, imperverserebbero i pedofili e, se uno spazio è felice, niente di strano che possa essere obiettivo per “terroristi” o altri fanatici. Quanto alle “nuove lottizzazioni” che sono attorno le nostre città, quelle dove i progettisti hanno pensato a tutto, proprio tutto, anche lì non vedi l’ombra di un bambino con il pallone.

Parrebbe sia avvenuta una fuga dalla vita collettiva. Questo per me significa fuga dalla realtà che è stata sostituita da ambienti “opportuni”, contestualmente trasformando i residenti in persone incapaci di distinguere un luogo se non dichiarato specializzato da qualche competenza burocraticamente certa. Insomma, siamo diventati animali d’allevamento: in gabbia. La cultura che comunque noi continuiamo a produrre, contestualmente affermava linguaggi visuali, sopratutto grazie alla contemporanea fruizione dell’onnipresente televisione. Da molti anni, infatti, persino i concerti, se privi di un megaschermo, sono “invedibili”.

Queste osservazioni mi portano ad alcune affermazioni. Intanto che non può non avvenire una forma di ribellione a tutto ciò. Se essa avviene, lo farà con mezzi e linguaggi che da tale popolo ingabbiato possa essere compreso. Cioè, parlando per estremi, un gesto che negli anni ’70 poteva essere “di ribellione”, oggi è, come minimo, un innocuo gesto vintage capace, nel migliore dei casi, di far sbocciare un sorriso altrettanto innocuo in chi è di buonumore.

Tornando al discorso calcistico, la sua virtualizzazione la vedo quindi come conseguenza -e non causa- di un processo in atto. Il suo futuro potrebbe riservare diavolerie tecnologiche? E’ plausibile che i giocatori si connetteranno in rete e vorranno tutto più vero. Pensando alle possibilità tecnologiche, si svilupperanno per esempio sensori wireless (da applicare come cerotti per smettere di fumare) per comunicare (ad altro giocatore e, magari, contemporaneamente all’arbitro) il realistico dolore di un impatto tra il piede del difensore dell’e-Inter507883 e la regione tibio-peronea-astragalica dell’attaccante del Virtual Corbetta04? Oppure tali sensori, per rendere tutto più realistico, permetteranno anche le simulazioni (con tanto di scena madre a video) replicate sullo schermo?

Ancora, tali sensori –per amore del vero- sarà possibile tararli secondo una soglia del dolore soggettiva? Sarà possibile o impossibile hackerarli? Esisterà la possibilità di un voice che trasmetta urla che si presuppongono vere?

Oppure ci renderemo conto che la simulazione non è “dati fisici” – tutto sommato impossibili da replicare per via della loro complessità-  e, a un certo punto, com’é già accaduto se ci pensate bene, ci sarà l’evoluzione del software tale da permettere l’affermazione di una narrazione autonoma. Questa narrazione non potrà che essere uno spettacolo perché solo nell’essere tale, questo qualcosa “del futuro”, festeggerà la “vita” vera, nel mondo reale dove tutto ciò è assodato che esiste.

Quanto agli argomenti di contorno, l’ipotetico giocatore che animerà il Virtual Corbetta04… potrà mai essere definito un “wannabe”?

Missing you

by Serena Domenici

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Con un tp… Si, con un tip può cambiare il corso della storia. Magari sei sola, annoiata, scazzata o semplicemente per fatti tuoi. E incontri qualcuna che se ne sta seduta a guardare un mare finto, ma quasi bello come quello vero, se non fosse per la mancanza degli odori tipici del mare e della natura intorno, sembrerebbe tutto così vero.

HI Serena... HI ****. Ti leggo spesso Serena, ma tu non mi conosci. Ho sorriso imbarazzata anche al di là dello schermo. Sto sempre sulla difensiva da un po’ di tempo a questa parte 🙂

E ho aspettato in silenzio mi dicesse altro.

Ti siedi un po’ vicino a me?

Ho risposto di si… ed in silenzio per un po’ abbiamo guardato il mare.

Stasera sono triste. Mi manca lui.

Lui chi, il tuo compagno?

Si, Serena… Serena potresti scrivere una storia?

 **** Io non scrivo storie, scrivo di temi sociali e attualità del Metaverso.

Si, lo so Sere, ma sempre di storie si tratta. La mia storia, potrebbe essere simile a quella di tante altre.

Ok ****, tu racconta, poi vedremo…

Sere, l’ho conosciuto tre anni fa…Io non credevo nelle storie virtuali, entravo su SL, giusto per passare un po’ di tempo. Mi sono avvicinata a lui giusto per curiosità, più che per reale interesse. Ma piano piano, ho cominciato a cercarlo, ad aprire il PC e collegarmi con la speranza di trovarlo in linea. Lui entrava di pomeriggio o la sera sul tardi. Era diffidente all’inizio sulla sua vita reale e lo ero anch’io inizialmente. Ma col passare del tempo il nostro sentimento cresceva come una febbre che ci divorava e ci consumava nostro malgrado. Io non avevo mai fatto sesso virtuale e con lui scoprii anche quello. Il piacere che provavo non era da meno e forse anche più intenso di quello  provato nella mia RL. C’erano giorni però, nei quali mi sentivo dilaniata  e mi chiedevo se non era una puttanata quello che stavo facendo e se tutto quello che provavo non era una forma per sfuggire da una realtà che forse non mi appagava del tutto. Mi pizzicavo da sola, chiedendomi se non stessi sognando del tutto. L’arco della giornata era scandito dal desiderio di lui, di cosa avremmo fatto e ci saremmo detti. Lavoravo e pensavo a lui… mangiavo e correvo con lui nella mia testa. E per lui era lo stesso. Finimmo per scambiarci i numeri di telefono. Abitavamo a 600 Km di distanza e senza nessuna possibilità di poter rendere il nostro sogno reale. Lui sposato con una donna ammalata e io piena di casini irrisolti. Second Life era il nostro sogno a metà. Ci scambiammo le foto con paura reciproca, e ci piacemmo, come se ci conoscessimo da tempo. Ma per quanto può sembrare impossibile, noi eravamo felici e appagati di questa forma di amore. Avevamo una vita sociale interessante all’interno di SL… una bella casa, e pochi, ma buoni amici. Ma dentro di me, piano piano, cominciò a crescere l’idea che tutto questo fosse una cosa malsana e che la vera vita era là fuori.

Non avrei mai potuto mangiare ad un tavolo di ristorante con lui, toccarlo, annusarlo, correre, nuotare e fare l’amore. Comincia a tediarlo… lui così paziente e innamorato… lui che senza esserci, c’era anche con i suoi consigli, più di tante altre persone che avevano fatto parte della mia vita fino ad allora. Lui e i suoi sensi di colpa, sensi di colpa che gli facevo venire io sul mio futuro senza di lui. Lui diviso tra il senso del dovere e del bene e l’amore per me. Io combattuta tra i miei egoismi e la paura di far del male a lui e a chi gli stava vicino. Tra litigi ed enorme passione, i giorni scorrevano veloci, mentre io diventavo sempre più intollerante e insostenibile. C’erano serate nelle quali piangevo abbracciata a lui, a lui che mi stringeva e che io stringevo, pensando di stringere il vuoto.

Eravamo insieme da quasi due anni… Ma un anno e due mesi fa, entrando su SL, non lo trovai… Trovai una Note… una note di ADDIO: “Amore io vado via…Non posso darti quello che tu desideri. Ti ho amato e ti amo, ma finiremmo per odiarci. Non entrerò mai più qui dentro, SL per me eri ormai solo tu. La mia vita senza di te sarà ancora più difficile, ma è giusto che tu possa amare un uomo libero che non porti con se bagagli pieni di sofferenza (come ben tu sai ed hai potuto constare con i tuoi occhi). Sii felice anche senza di me. Tuo per sempre ****”

Serena… cambiò persino numero di telefono e si trasferì altrove. Ogni tanto mi arriva uno squillo anonimo sul telefonino ed io sento, avverto, sia lui. Non riesco più a rintracciarlo. L’ho odiato e amato per tutto questo. Se pubblicherai la mia storia, molti penseranno che lui mi abbia presa in giro, ma io so che era tutto vero, ho potuto verificare molte delle cose che mi diceva e che non posso raccontare. Ma la cosa più importante per me è dire altro.

E’ trascorso del tempo… ho vissuto due storie nella mia RL… Sono andata al ristorante, ho fatto l’amore, ma non ho mai provato un decimo di quelle sensazioni che ho provato con lui. Nessuno mi ha dato quello che mi dava lui in termine di comprensione, complicità, affinità. No, non l’ho idealizzato, io ci ho provato a vivere.

Sere tu nei tuoi articoli cerchi di capire quello che ci circonda… Ma cosa è vero alla fine, quello che sentiamo, quello che gli altri determinano come cosa giusta o non giusta, o la felicità se esiste non ha confini, tempo e luogo?

 **** io credo, come hai detto tu, che la “felicità” non abbia confini, tempo e luogo. Il Metaverso può essere uno di questi luoghi, ma credo anche che il tempo poi reclami altro… e venga fuori nostro malgrado, come è successo a te. Ma io non sono Dio, non ho certezze assolute, non su tutto almeno. Ma credo che forme di amore possano trovarsi persino su Marte volendo. Persino gli scienziati non hanno risposte a tutto. Non ho risposte certe per te, per me, e per nessuno… ma so che questa sera il nostro incontro ha dimostrato, ancora una volta, che le sorprese sono sempre dietro l’angolo.  Ci sono persone speciali che rendono il nostro cammino, qui e ovunque, qualcosa di misterioso e magico. Nel mare della vita, e persino del Metaverso, tutto può succedere, persino che un giorno di questi ti squilli il telefono e sia lui. O piuttosto conoscere qualcuno con il quale andare al ristorante, o fare l’amore, sarà diverso e forse più bello di come ricordavi. Intanto incontrarsi, io e te, è stato bellissimo per entrambe… Incontri che forse è più facile fare qui… dove aprirsi e raccontarsi è molto più facile che altrove. Il Metaverso non è un videogame, forse lo scopo iniziale era questo, non lo so… Ma come dice anche il mio carissimo amico maddomxc.umino: ”Ho visto capitolare dei campioni”… Dove ci sono i sentimenti non si può barare, al massimo si può barare solo con se stessi cara *****.  Si, questo non è un gioco, nemmeno per i giocatori più bravi e nemmeno per quelli che fanno finta di crederci.

Storie come questa, ce ne sono tante… Più interessanti, più sofferte, meno belle. Il tutto è ovviamente soggettivo per chi legge, non sicuramente per chi la vive… Chi la vive pensa sempre che la sua storia sia unica e irripetibile.
Il senso del mio articolo è quello di evidenziare la parte finale del dilemma della protagonista. Pensieri comuni che si affacciano spesso nell’intimità di molti di noi.
Sul Metaverso si gioca, si ama, e si sogna. Ma sono certa che tanti che praticano il GDR, ad esempio, ad un certo punto abbiano smesso di giocare per seguire una qualche variabile impazzita.
Insomma, mi piace pensare che nulla si debba dare per scontato…

C’è sempre un ponte invisibile che ci collega da qualche parte per ricominciare…

http://www.youtube.com/watch?v=O5Ghr6oNDKs&feature=player_embedded#!

Viaggio tra i sentimenti

by Serena Domenici

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Navigando su internet ho trovato questo articolo: http://www.padovanews.it/news/curiosita-e-gossip/5289-si-prostituisce-su-second-life-il-marito-la-scopre-e-chiede-la-separazione  Si, lo so che non è recente , mi ha fatto però riflettere su un argomento che ho sempre affrontato solo di sfuggita….  Amore, gelosia, tradimenti.  Temi passionali che affascinano e sconvolgono più o meno la vita di tutti noi mortali.  Sconvolgono soprattutto chi ne prende apparentemente le distanze…anzi, diffidate sempre da chi dice di non essere toccato da questi argomenti…mente. Chiunque vive e si relazione sul piano sentimentale, nella vita reale come nel Metaverso, non potrà mai vivere con distacco assoluto i propri e altrui sentimenti.  Si tradisce per svariati motivi…si tradisce perché è insito nell’animo umano. Si tradisce per noia soprattutto….per la necessità di vivere emozioni sempre nuove o semplicemente perché ci sente trascurati dal proprio partner.  Ma qualunque sia il motivo, fa molto male…fosse anche solo per una questione di amor proprio.  Nella vita reale si tradisce , ma lo si fa con dinamiche molte diverse. Incontrare ed essere corrisposti in rl è molto più difficile. Ma avviene lo stesso, magari con meno frequenza e si è molto più circospetti. Nel metaverso invece ,basta farsi un giretto e subito le occasioni proliferano… si indossa magari un alter nuovo…si ripetono gli stessi rituali d’accoppiamento senza dover neanche fingere una nuova personalità et voilà il gioco è fatto.  Tra l’altro il fattore tempo, in sl incide diversamente. E’ tutto molto più intenso e coinvolgente, si consumano intense passioni ma se la storia non è vissuta anche all’esterno, con appendici rl,  salvo rare eccezioni, è destinata a finire in un breve lasso di tempo.  Da tutto questo scaturiscono comportamente esasperati e morbosi, gelosie assurde e sterili perchè finalizzate unicamente a tenere l’oggetto ( il pupazzo dei propri desideri) accanto a sè. Marcare e difendere il proprio territorio diventa il bisogno primario per alcuni avatar.  Ho constatato di persona come sia facile mentire su second life, l’anonimato o pseudo tale fornisce maschere e paludamenti per tutti i gusti ed in questo contesto i cinici trovano un terreno fertile  nel  colpire ed affondare i sentimenti altrui senza battere ciglio.  Siamo in fondo tutti consapevoli, se non altro a livello emozionale ed intuitivo, che vivere un rapporto sentimentale virtuale, in linea di massima, non ha futuro e che dovremmo rapportarci all’altra o all’altro il tempo di un sogno animato comune. Ma tra il sentimento ed il sogno , ci sono in mezzo i nostri desideri , le nostre speranze, le nostre illusioni, le nostre aspettative di vita vera e quindi, nonostante tutti i nostri meccanismi di difesa ,finiamo per cascarci  come tante pere cotte.  Quello che mi sfugge è, invece, un’altra dinamica. Posso comprendere che nella vita reale, ammettere un tradimento o la voglia di evasione non sia facile,ma perché perdere anche sul Metaverso l’occasione di essere sinceri e di avere un comportamento onesto che non lasci spazio a inutili illussioni? Come al solito RL, entra prepotentemente anche nella nostra vita virtuale. Non smettiamo mai di essere, almeno in parte, quello che siamo al di là dello schermo.  La donna scoperta dal marito , protagonista dell’articolo, si è difesa dicendo che tradire virtualmente non è la stessa cosa che farlo nel mondo ‘vero’… ma un tradimento è un tradimento…avviene al di là dello schermo solo per ragioni  pratiche…anzi direi che è anche peggio…tutto ciò che è cerebrale  sa essere di una forza emozionale senza pari. E del tempo che si sottrae a chi ci vive a fianco, vogliamo parlarne?. Il tradimento non è mai solo un fatto di sesso è sempre qualcosa  di più che un fatto fisico…ci coinvolge sempre su più fronti.  Sul metaverso si ama, si odia , si tradisce in modo quasi parossistico e compulsivo…spesso i traditi sono anche i traditori … In un turbinio di apparenti cambi e sostituzioni di personaggi …si consumano veri e propri drammi della  gelosia, si effettuano sfiancanti pedinamenti e sospetti devastanti ci rodono l’anima. Non a caso ci sono anche agenzie investigative.. e si capisce non è affatto facile scoprire le corna sul Metaverso…  Troppo spesso dimentichiamo che nella vita reale,  ci sono uomini e donne che ogni giorno tradiscono il proprio partner…Ma se viene perpetrato a nostro danno sul Metaverso diventiamo cattivissimi con i nostri rivali, dimenticando di essere noi stessi in torto verso qualcuno che ignora la nostra esistenza. Ah ma SL è SL ed RL è RL…molti vi risponderebbero così.  Se chiuso il PC, soffro e ci penso…non è poi così vero.  Certo , c’è anche un campione di avatar che entra per farsi solo seghe animate e la cosa finisce lì…ma per la stragrande maggioranza di pixel in anima non è così.  Se da una parte siamo coscienti dei limiti del mezzo, dall’altra come già accennavo prima, perdiamo il senso del limite. Cerchiamo quello che ci manca e affidiamo in mani e menti altrui   i nostri bisogni primari…amare ed essere amati. Al riparo dello schermo tendiamo all’inizio a dare il meglio di noi stessi, creando quella magica illusione che tutto sia  possibile.  Invece spesso finiamo per riprodurre quegli atteggiamenti negativi che fanno di noi a seconda dei casi dei partner servizievoli, psicologi, vice mamme ,  soddisfiamo persino complessi di Edipo e di Elettra, finendo per commettere gli stessi errori del nostro vivere quotidiano.  Anche su second life  si creano gli stessi meccanismi di facciata , di conseguenza è facile venire usate o usati a scopo rappresentativo.  Ho conosciuto molti avatar, che mi hanno raccontato di non fare sesso, ma di fingere di farlo solo per tenere l’altra persona legata a se. Io gli credo. Credo della disperazione. Un termine  che fà male e mette paura ma che esprime benissimo il concetto…molti avatar vorrebbero unicamente conforto ed un sentimento platonico , ma che purtroppo spesso non trova corrispondenza e che obbliga a scendere a patti con se stessi pur di sentirsi parte di qualcuno, pur di non sentirsi soli.  In quest’ottica  second life non è solo fucina di idee , cultura e spettacolo ma è anche bisogno di appartenenza. Al di là del pc, non vivono solo i nostri demoni , c’è sempre la segreta speranza di coltivare ed inseguire i propri sogni…ecco perché, quando il sogno svanisce ,fà male…e quello che avvertiamo è maledettamente reale.